Dall'adulazione all'appartenenza. Dalla regina della notte di Mozart alle dee luminose di Mucha e Klimt
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.

Dall'adulazione all'appartenenza. Dalla regina della notte di Mozart alle dee luminose di Mucha e Klimt

Invito all'Arte
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times
The moon - Alphonse Mucha
The moon - Alphonse Mucha

 

Chi è Dio se non Ordine? Il principio del Cosmos fattosi realtà. Dio ha bisogno dell'uomo per guardarsi allo specchio e riconoscersi. Per questo li chiamò e li chiamò col loro nome: Adamo ed Eva. Perché loro con quel nome esprimevano l'unità del principio.

E li chiamò affinché loro ritornassero a Lui che era il loro Sé, e da Lui non si separassero. Poi accadde che nel tempo l'uomo divenne sordo al punto da adulare finti dei e da non adorare il vero Dio.

Che significa adulare? L'adulazione è una forma di rito magico ingannevole espresso soprattutto con la voce. L'adulazione è di chi vuole raggirare in cambio di qualcosa. L'adulatore crede di possedere le redini del gioco e di gestire esso a proprio piacimento. In realtà è lui ad essere caduto nell'inganno. Avrebbe creato gli idoli con lo scopo di essere servito, ma sono gli idoli a servirsi di lui. Qui, chi è creduto la preda o lo strumento è il vero divoratore insaziabile. Tutto ciò che ha sembianze d'uomo e non lascia riecheggiare la forma vivente è figlio dell'imbroglio della notte che non permette di distinguere il vero dal falso.

È di notte che si consumano gli inganni peggiori e la notte ha per suo tramite il letto. Qui, quando la coscienza dorrne, la cattiveria agisce. Quando si è svegli, l'anima va altrove. Quando non si dorme e si sogna, si è altrove. La notte senza la sua metà di luce. impedisce al sogno di realizzarsi. È a tal fine che ella agisce nascondendosi nell'ombra dello specchio. È la strega malvagia che non tollera altri se non se stessa.

È proprio di notte che nella mitologia ancestrale nel letto separa chi è unito in questa vita ma non nell'anima. E di notte si compiono gli scambi dentro l'anima dei congiunti non dal destino che ha scelto per loro altre vie. Nella mitologia olimpica gli dei si accoppiano tradendo nella cecità del giorno. Gli inganni si consumano di notte oppure, in stati di ebbrezza ed incoscienza che rendono cieca la mente.

È la rivincita dei figli della Notte. Dei titani e degli orchi. Ci chiamano per sedurre, non come il dio chiama noi riconoscendoci e per riconoscere s'intende sapere che siamo parte sua, così come una madre chiama i suoi piccoli per nome tra noi esseri umani, o con i versi che i suoi figli riconoscono, nel mondo animale.

La notte ha la sua luce quando le stelle disperdono un coro di richiami nella lontananza, ricomponendo coppie e famiglie di apoartenenza. La notte di luna nera è la notte di Ecate, la divoratrice che non perdona. Di Crono che evira Urano, riportando il Caos con in aggiunta la macchia della cattiveria.

La notte degli adulatori è la notte senza la pietà delle stelle. È il buio fagocitante che determina gli intrighi. Ed è proprio questa la regina della notte che ritroviamo ne "Il flauto magico" di Mozart. Qui il flauto ridà voce all'energia aggregatrice delle stelle nella distanza roboante del buio senza origine. La regina della notte è la voracità mostruosa che seduce con gorgheggi acuti e striduli. È colei che fa dipendere tutto da se stessa o almeno così vorrebbe. È colei che vorrebbe comprimere e riappallottolare le pagine scritte dell'Universo per cancellare ogni forma di vita a parte lei.

Riazzerare tutto e l'esistenza della figlia, Tamina.

Tutto l'opposto è la notte con le sue stelle. La notte col cielo che profuma di gocce di latte disperse da fecondazioni antiche di cui ancora c'è traccia nell'alveo dei sogni. A questa notte consolatrice, materna e immortale ci riaccorda Mucha con la sua magia pittorica di passaggio dall'Ottocento al Novecento. Una notte fanciulla e matura come una rosa turgida e aperta. C'è un cordone che unisce, vibratile e sottile, ma fiero di luce le tre figure del "Le tre età della donna" di Klimt. Tre donne diverse unite tra loro. Forse un'unica donna che si riflette nelle altre due rammentando o ricordando a tutti noi la continuità che è trasfusione nella vita stessa. L'unità del Dio che ci chiama dalla moltitudine del Creato riconoscendoci figli suoi.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-fsp-cca-001