Gli occhi vedono e narrano. Hanno anch'essi una loro antica memoria che ci porta a formulare un quesito. È la realtà a innescare il processo di costruzione dei simboli, o è esattamente il contrario? Di certo, dall'episodio della Caduta che secondo la nostra tradizione si fa risalire alla cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, l'uomo è andato alla ricerca di quel perduto da recuperare dentro di sé attraverso la coltivazione del Sacro e anche attraverso le religioni, col rischio di sentirsi spesso tradito proprio da queste ultime.
Noi vediamo e all'arte più raffinata questo spesso non basta. Cogliere e risvegliare nell'altro una catena di sensazioni altrimenti sopite, è quanto si prefigge l'Impressionismo andando ben oltre la sterile discussione estetica.
Gli occhi vedono e trasfigurano ed è quanto ci trasmette la narrativa di Joyce che per quanto antesignano di un nuovo modo di concepire la narrativa, rimane legato a una dimensione sacra, prettamente romantica. Ma è col Surrealismo che gli occhi diventano tramite per recuperare un retaggio ancestrale ermetico che sovrapposto alla diversità degli stati dell'essere, fa coincidere quanto l'intelletto è portato a mantenere distante o a dividere.
Tutto parte dallo studio dell'occhio e dalla capacità di mostrare in base ai contenuti e alla sensibilità di chi guarda. L'occhio è la finestra del volto. La bocca la fornace. Le narici, la canna fumaria. Le orecchie la nostra impronta marina. L'associazione occhio orecchio non è solo consonantica. Le orecchie ci permettono di ascoltare e altresì di compenetrarci col silenzio che è la chiave di accesso ai misteri dell'Universo e al nostro più remoto passato.
Accostare le conchiglie all'orecchio per ascoltare il rumore del mare è più di un passatempo infantile. La forma dell'orecchio suggerisce quella di una conchiglia e come tutti gli organi facciali, anche l'orecchio passa le informazioni al cervello che è più della sede dell'intelletto. È il centro dell'Universo individuale regolato da una sua meccanica.
Se l'orecchio è la conchiglia che ci permette di ricostruire dentro noi stessi i primi suoni di vita che riconduciamo al moto del mare, l'occhio è il pesce che sguazza nel regno liquido. La corrispondenza tra cielo e mare è sempre esistita anche nel linguaggio sacro ermetico, e viene rivalutata attraverso il Surrealismo nel primo ventennio del Novecento. Si ha bisogno di uscire dalle contrazioni rigide e corporee di lunghi secoli di condizionamento sociale riflesso nei rigidi protocolli comportamentali. La pazzia di Artaud ci porta a una rielaborazione dell'uso della maschera più che pedagogico, terapeutico, spingendoci a vivere il teatro e la scena come trampolino di lancio verso le esplorazioni esistenziali. Il "Teatro e la peste" e il "Teatro della crudeltà" pongono le basi a un nuovo quanto primitivo modo di concepire il teatro tramite l'utilizzo totale di corpo e anima.
L'occhio non è più tramite con cui sbilanciarsi verso l'esterno, ma finestra ribaltata verso l'interno con cui cogliere tracce di luce e l'infinito esteso oltre ogni misura che viaggia dentro di noi. È quanto le opere di Magritte ci suggeriscono con le figure di uomini in abito borghese che paradossalmente passeggiano e discutono tra loro nel cielo e tra le nuvole.
La grande rivoluzione la compie Breton, l'ideologo del Surrealismo, che riporta l'occhio ai suoi riferimenti ancestrali. L'occhio come pesce sguazza tra i paesaggi dell'oceano interiore suggerendo una forma di realtà che noi abbiamo sempre ricercato nel cielo. Il mare è la dimensione più antica che abbia tastato l'uomo. L'occhio come pesce lo ritroviamo anche nelle opere di Modigliani, ci viene suggerito in relazione al Simbolismo dall'arte sacra bizantina e ortodossa. I pesci che nuotano nel cielo al posto delle nuvole appartiene al pensiero del Surrealismo di seconda generazione che attraverso il Futurismo sviluppa una sua identità. Il dirigibile non è forse un pesce che nuota nel cielo? Il suo riflesso sarà il sommergibile concepito circa 10 anni dopo.
Anche la Fisica e le scoperte scientifiche Primo Novecento ci parlano dell'influenza che ebbe la nuova ideologia in relazione a una nuova concezione del mondo, capace di nuove fioriture in luogo di una sempre più incisiva e segnante alienazione dell'uomo.