Il trionfo della donna nell'Ottocento, tra austerità e aperture
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Il trionfo della donna nell'Ottocento, tra austerità e aperture

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Edoardo Tofano - Donna con ventaglio
Edoardo Tofano - Donna con ventaglio

 

 

Pensiamo all'Ottocento come al secolo delle bambole. Le bambole da salotto ci riportano a un'epoca in cui la donna era tristemente concepita come un oggetto da esibire nel suo contegno e nel suo riserbo. La donna era un pozzo senza fondo di fascino e potenza spirituale, era il fulcro intorno a cui ruotava tutta la famiglia che allora comprendeva anche genitori e suoceri.

Era sogno e miele e i cappelli a cuffietta in seguito sostituiti dai modelli a parasole, accentuavano l'aspetto di calma e quiete che è solo la superficie dell'essere donna.

La donna è la forza indomita della Natura che trova i suoi corrispettivi nel mare e nel fuoco. È l'acqua cheta che nel privato esplode in una passione travolgente. A volte il fuoco è vivo ma sopito dall'educazione troppo severa che impedisce alla donna di esprimere al meglio se stessa.

Secondo le culture indigene del Nord America la forza delle persone è contenuta nei capelli. Se il Seicento e il Settecento nascondevano il capo di uomini e donne sotto parrucche eccessive ed elaborate, nell'Ottocento si ritorna alla riqualificazioe del vero accostato alla definizione di pulito. "Pulito" e "vergine" vanno di pari passo secondo la concezione ottocentesca che ricerca la genuinità accompagnata da gusti sobri e altresì da una equilibrata ricercatezza. Le donne tornano come nel Medioevo a mostrare i loro capelli, se aristocratiche o di famiglia abbiente. Operaie e contadine, così come domestiche e religiose, tendono a nascondere i capelli e per proteggerli dal sudore e dalla polvere e perché considerati arma di seduzione. L'ingenuità nasconde una sana maliziosità che seduce nell'anima gli uomini più temprati. È in questo la pericolosità della donna, nel suo apparire angelo e altresì avvenente creatura dagli attributi carnali. Il mistero agita e si fa turbamento e follia, sconquassando il mondo interiore dell'innamorato, come accade nel romanzo "Jane Eyre" di C. Bronte o nella narrativa di T. Hardy.

Dalla seconda metà dell'Ottocento il mondo intimo si rafforza tramite le esperienze all'aperto. Si scopre il piacere dei picnic in campagna, delle passeggiate nei giardini soleggiati e ricompaiono ombrellino e cappelli. I ventagli si adoperano nelle serate di ballo o nelle passeggiate nelle giornate calde all'aria aperta. Il ventaglio resta un accessorio di seduzione che però completa l'immagine di raffinatezza che la donna tende a salvaguardare, offrendo il meglio di sé. Il ventaglio allontana e avvicina. Consente alle amiche di scambiarsi oltre agli sciocchi convenevoli anche confidenze private, senza dare troppo nell'occhio. È uno strumento di dialogo vero e proprio che intesse un linguaggio tutto suo, tagliando fuori i non interessati. Ciò che lo sguardo non sempre riesce a dipanare comunica il ventaglio con oscillazioni a volte rapide, a volte scattanti e nervose, altrimenti lente e svogliate. Ritenuto un accessorio di lunga tradizione, riesce leggibile anche dagli uomini direttamente coinvolti dalla donna, madre, moglie, o amante che lo usa. Questo accade in Occidente. In Estremo Oriente e in particolare in Cina è uno strumento di comunicazione tra donne lontane ma interessate da un rapporto più che profondo, sororale. Il ventaglio cinese fatto di carta di riso e bambù diventa lo scrigno privato e condiviso, l'esperienza più intima oltre a quella amorosa e sessuale che due donne possano vivere. I messaggi vergati sul ventaglio utilizzano un codice a cui gli altri non sono ammessi. È indecifrabile come il rapporto delle due donne interessate che spesso dà adito ad accese note di ambiguità.

L'Ottocento è il secolo delle definizioni dei confini, delle centralità identitarie, così come anche delle moderne spinte espansionistiche e delle politiche colonialiste. Il vecchio continente va alla ricerca dell'ebbrezza del nuovo e incamera usanze e tradizioni che vengono riadattate a quelle che sono le esigenze degli statio europei colonizzatore. Non esistono rinunce e l'apertura combacia col consolidamento delle proprie radici.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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