L'impronta degli dei tra il Sacro e il narrato nell'Ottocento romantico
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L'impronta degli dei tra il Sacro e il narrato nell'Ottocento romantico

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Eugène Delacroix - La Liberté guidant le peuple, 1830
Eugène Delacroix - La Liberté guidant le peuple, 1830

 

Gli antichi dei nonostante riflettessero vizi e virtù degli uomini, rimanevano confinati nel loro regno lontano dalla vita degli uomini. Non mancavano apparizioni e miracoli, spesso veri e propri prodigi a seguito di una loro intromissione nel mondo umano.

Prendevano posizione a riguardo di importanti scontri bellici, così come si univano a donne terrene dando vita alla stirpe intermedia dei semidei. Poi ritornavano nella loro dimensione fatta di vizi ed eccessi. Questo discorso è da condursi in linea generale senza dimenticare che anche sull'Olimpo, come del resto nel mondo umano, ci sono le specificità e coloro che splendono più per virtù che per vizi o difetti. L'Occhiazzurra Atena è sicuramente tra le virtuose. Vede, sa e consiglia utilizzando come mezzo di contatto con l'uomo il teriomorfismo della civetta, o il sogno.

È attraverso i racconti mitologici che si spiega il mondo degli umani in rapporto all'Assoluto, così come è attraverso il Mito che gli dei lasciano emergere, affiancando o scontrandosi con l'uomo, le loro caratteristiche. Il mito è la sfera d'azione degli dei in relazione al cammino degli uomini da essi consigliato o all'opposto ostacolato. Ed è proprio attraverso il Mito che l'eroicità dell'uomo emerge, avvicinando la dimensione storica a quella divina. Ed è proprio questo l'aspetto della Mitologia che tocca maggiormente l'uomo dell'Ottocento. Il coraggio alla base delle imprese che potrebbero anche concludersi con una dolorosa sconfitta che però deposita l'orma dell'eternità per le generazioni del futuro. Se oggi siamo portati a concepire il tempo in relazione al presente, lo stesso non si può dire riportandoci all'indietro fino a due secoli fa. L'uomo di allora viveva il proprio tempo all'insegna dell'eternità da coltivare già in questa vita. Il sangue versato, la morte erano passaggi che avrebbero condotto ad altri mondi oppure, come nel caso di Leopardi e di Foscolo, l'esistenza terrena avrebbe lasciato traccia del passaggio del poeta che attraverso i suoi scritti sarebbe rimasto eternizzato nel tempo. Una cosa è l'eternità conquistata per fede, altro è l'eternità che si realizza nella storia e finalizzata alla storia. Infine, altro ancora è l'eternità che si riversa negli spazi oltre la materia. La seconda si concretizza attraverso le gesta eroiche e risuona di monito per il futuro, riecheggiando oltre gli orizzonti visibili. La prima forma di eternità si svolge sul piano verticale, la seconda si colloca sul piano orizzontale. La terza è data dall'intersecazione dei due piani, e proprio a questa ultima guardano con grande attenzione gli appassionati delle tradizioni popolari, soprattutto del Romanticismo nord europeo.

Le gesta antiche, i combattimenti che confermano la grandezza dell'eroe nonostante il sangue versato e la distruzione di vite, decantano una loro bellezza che si fa anche insegnamento per le generazioni presenti. Le gesta epiche dei cavalieri antichi risuonano di una loro grandezza che travalica le barriere del Medioevo e si accende di nuova luce al principio del Romanticismo. Se non è per Dio, si muore per i grandi valori di famiglia e di patria e spesso tutti e tre coincidono. Il sangue versato in campo di battaglia è sangue nobile che distingue la stirpe di una nuova aristocrazia che se non per alto lignaggio, si afferma e si conferma come nel Medioevo, nell'Ottocento.

È dell'Ottocento la scoperta del neutro "bellum-i col significato di guerra" agganciato alla qualità della bellezza. Esiste il pianto bello della commozione che smuove nel profondo, un'immagine questa che trasborda i confini ottocenteschi e ritorna nelle atmosfere metropolitane ma raffinate, evocate dalla Yoshimoto verso la fine del Novecento. Esiste la bellezza della morte che accompagna la soavità del ricordo, tema prettamente romantico, ed esiste la guerra bella che, nonostante la raffica di morti e la crudeltà, sospinge l'uomo verso una regalità prettamente spirituale. È questo un valore che, travalicati i confini col Novecento, porterà all'esasperazione le idealità del vecchio mondo rappresentato dal Nazifascismo, così come respirando sotto la cenere della spiritualità russa ridotta in macerie dal Comunismo, riesploderà ai giorni nostri portando a una rinascita degli antichi ideali di radici, di patria e di sentimenti.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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