Il grande si riconosce nel grande, il piccolo nel piccolo e qui ritroviamo i bambini tanto attratti da cuccioli e animali di piccola mole. È da tempo immemore che l'uomo ritrova il suo corrispettivo in animali che universalmente lo rappresentano.
Ma come da me riportato già in precedenza, l'uomo ritrova in loro se stesso attraverso quelle caratteristiche che non raccontano l'animale ma lui. È questo il confronto dell'uomo con la bestia e il raffronto stabilito dall'uomo in base alla sua necessità di governare il mondo e innanzitutto se stesso.
L'uomo è ingovernabile e i simboli dell'uomo rappresentano la necessità di stabilire un ordine all'interno del Cosmos suscettibile sempre a nuovi equilibri per tramite di intermedi stadi di transito e di disordine. L'ordine è la svrastruttura ed è quanto raccontato e ripartito dal Maestro. L'ordine matura dal ritrovarsi sulle basi di un'identità coincidente. Ma c'è un'altra figura che subentra in maniera molto incisiva quanto velata nel Romanticismo e che attinge direttamente dal repertorio ermetico medievale. È la figura del maestro terribile.
È questa una figura che ritroviamo all'interno della vita di loggia massonica e che sappiamo parte da lontano e dalla figura di Saten, l'avversario di Dio nel repertorio della tradizione ebraica. Il cattivo maestro lo ritroviamo presente nella Comedia di Dante, impersonato da Caronte. Costui è il traghettatore che conduce Dante nel regno dell'Ade qui interpretato come Inferno. È colui che illustra la conoscenza nascosta a chi è pronto a riceverla e qui la narrazione di Dante si snoda su due binari: l'uno esperienziale attraverso cui le anime dannate si presentano e raccontano la loro storia, l'altro del non detto ed ermetico che porta i pochi buoni intenditori a intuire ciò che è vero e si sottrae alla logica di espiazione punitiva.
Il disordine concepito come malum: frutto cattivo, è necessario perché la vita vada verso un ulteriore passo evolutivo. L'uomo ha bisogno del suo alter ego per oltrepassare se stesso ed iniziare un nuovo cammino che non nasce dal dimenticare ma tutt'altro, da ciò che si è fatto ma che con la consapevolezza acquisita, si comprende non basti. La vita esoterica massonica parte dal presupposto che l'uomo è perfettibile e ciò, in quanto realtà inconfutabile, è suffragato dalla presenza di un ostacolo nel deserto della profanità che tentandolo, avvia con l'uomo un rapporto dialettico che lo sprona ad andare oltre. Il maestro terribile nelle iniziazioni equivale a colui che spoglia l'uomo e lo pone di fronte alla serie di denunce che ultimano con la morte alla vita profana.
Occorre morire per assurgere alla verità più grande e sensibile quanto profonda ed è in tale ottica che il Romanticismo sulle spoglie dell'Illuminismo edifica se stesso. Il Faust di Goethe, racconto inglese di età Elisabettiana, recupera il concetto sopra esposto. Da bravo massone, Goethe offre nuove chiavi interpretative a riguardo dell'angelo cattivo. Occorre morire per abbracciare nuove conquiste. La morte è necessaria come sacrificio per avviare un nuovo incipit. È quanto Dante eredita in rapporto alla compagnia dei fedeli d'amore, andando ben oltre questa conoscenza e per oltre intendo, risalendo alle origini persiane e mazdeiche che respirano all'interno dell'Islam e che fungono per certi aspetti da elemento di accordo e congiunzione tra il mondo ebraico e quello islamico. La figura di Zoroastro è tutto fuorché quello che ci aspetteremo noi educati alla dialettica greca. Zoroastro insegna a splendere sulla base della lotta con se stessi ed è quanto il mondo romantico riafferma da una rilettura iniziatica anche di Dante.
Nel maestro terribile coesistono l'anima di Mephistofele e di Caronte. È colui che conduce, tradendo le apparenze, per i percorsi sbarrati che solo le anime tenaci e volitive fino in fondo riescono a superare, convinte che vincere equivalga a perdere e che morire consista nel passare dall'altra parte.