Dal due al doppio. Dal Romanticismo al Decadentismo
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Dal due al doppio. Dal Romanticismo al Decadentismo

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La malinconia e gli ideali
La malinconia e gli ideali

 

La morte ci prende e ci porta con sé. C'è una parte di noi che se ne va per sempre nel momento in cui a lasciarci è un proprio caro o una propria cara. Amore è Morte in relazione alle tragedie che si rendono immortali nel momento in cui aprono una voragine in noi, trascinandoci nel baratro.

L'Ade non è un mondo a parte, ma l'isola buia oltre la quale nessun'altra tragedia pare reggere il confronto. E abita in noi.

Una banale caduta da cavallo, una polmonite... una ragione qualsiasi e chi va via si porta dietro la parte migliore di chi resta, o viene raggiunta da questa per condividere eternamente il legame in cui si crede. L'Ade nell'Ottocento era il regno del buio e della copertura, del ristagno del dolore in cui ritrovarsi uniti. Una caratteristica era la mancanza di volontà da parte di chi subiva il lutto, di uscire da quello stato di angoscia e di rituffarsi tra la gente. Si veniva risucchiati e questo era la fine di tutto.

Nella narrativa romantica e naturalistica la morte la si ritrova a conclusione dell'opera. La fine è l'inizio di un qualcosa che colpisce e che sta al lettore convertire dentro di sé in bellezza e novità. La novità è di per sé qualcosa di bello, una nascita che sopraggiunge improvvisamente e porta con sé un nuovo sole. Nella letteratura ad ogni perdita c'è una riconquista che non sempre riesce a tappare tutti i buchi della sofferenza patita e ciò parte dalla convinzione che il dolore avvicini ciò che la gioia separa. È un principio questo alla base delle più imprevedibili forme di avvicinamento alla fede e alla conversione. Nel dolore precipitiamo in noi stessi, mentre la luce, la festosità distraggono e ci decentrano.

Nel Decadentismo il due che contraddistingueva la ricerca estetica del Romanticismo viene sostituito da un io fortemente egocentrico. Il dolore non è più associato alla morte come tentativo di separazione del due a cui la ricerca romantica risponde con la morte spirituale di chi della coppia rimane in vita. Nel Decadentismo la morte è dell'uno che si sdoppia tra oggetto e soggetto, mettendo in difficoltà la narrazione lucida dell'io narrante. Il due è il doppio se non nessuno o centomila. E nel doppio, prendiamo ad esempio il pittore del "La morte a Venezia" di T. Mann, c'è la dissoluzione dell'io. Il doppio non è la coppia, è l'alter ego lacerante e distruttivo. È la malattia psichica del depresso e dell'alienato a cui dovrà far fronte la psicanalisi junghiana e del Novecento. L'isolamento dell'uomo decadentista si fa rinuncia perché lui non si sente collegato a nulla e neanche crede nell'esistenza di un filo che spieghi e indirizzi tutte le sue esperienze terrene verso una luce. Non crede più neanche in sé stesso perché non sa chi egli sia e chi sia il suo sé.

L'uomo romantico è in grado di stabilire un dialogo con la propria anima e di mettere a nudo le sue insicurezze. Ha un amore a cui rivolgersi e in mancanza di questo, si rivolge a sé stesso e alla Natura che ascolta e gli porge risposte se non ulteriori domande. L'amore è l'ideale che cresce in lui e che va oltre la storia biografica di lei che lo ispira. Pensiamo a Leopardi e alla sua Silvia. La poesia lo libera dalle catene della solitudine nell'abbraccio comprensivo dei luoghi natii e della luna e dell'infinito in cui si esprime ogni singolo cuore.

C'è nel Romanticismo il sentore che il dolore della perdita sia necessario all'eternità della storia d'amore che può proseguire il suo cammino oltre la trama tessuta e preparata per il lettore. C'è un mondo oltre che può essere fine e distruzione oppure, molto probabilmente prosecuzione delle due su realtà parallele che s'incontrano nel sogno e nel ricordo. Perché se nel Decadentismo tutto è transitorio fuorché l'uomo con la sua solitudine, nel Romanticismo contano i sentimenti che sono musica o rumore. Più di tutto resta il dolore come sostanza vera e lume nella vita di ogni giorno.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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