Dalla pancia al ventre. L'Arte e la conquista della luce
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Dalla pancia al ventre. L'Arte e la conquista della luce

Invito all'Arte
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Venere di Willendorf, 26 000-25 000 anni fa ca., pietra calcarea, h.11 cm. Vienna, Naturhistorisches Museum
Venere di Willendorf, 26 000-25 000 anni fa ca., pietra calcarea, h.11 cm. Vienna, Naturhistorisches Museum

 

Assodato che la pancia non piace a nessuno, c'è purtuttavia da fare un distinguo tra l'uomo e la donna. La pancia nell'uomo sembra non serva a un bel niente e ciò ha influito senz'altro sui canoni estetici epocali e moderni. Nella donna è ben diverso.

La pancia che è il luogo del tutto richiamandosi alle proprietà primitive della terra rappresentate dalla dea Madre, di nascita, nutrimento e trasformazione, trova una sua motivazione nella donna strutturata, pronta alla procreazione. I primi esempi di divinità femminili sono proprio le statuette di veneri panciute ritrovate nell'ancora considerata la più antica area miogenetica che è l'Ucraina. Sembrerebbe proprio alla luce di quanto si stia compiendo in questi giorni, che la terra di Ucraina sia di stimolo all'avvento di nuove evoluzioni all'interno della cultura umana e sia deputata alla nascita di nuovi esempi di umanità.

Sulla base di quanto detto sopra a proposito delle rotondità femminile, va posta comunque una distinzione tra pancia e ventre. La pancia ci riporta considerevolmente all'esigenza più primitiva dell'uomo che è quella di alimentarsi. Il sesso è consequenziale. La pancia la associamo alla pienezza eccessiva che si associa all'aspetto della cupidigia e dell'accumulo dell'avaro. Esprime l'attaccamento ai beni materiali che ristagna e si consolida come vizio che impedisce all'uomo di evolversi e liberarsi dall'ignoranza. È la terra che espleta le sue funzioni di approvvigionamento, trasformazione e smaltimento. Le due ultime funzioni vanno insieme.

Altro è il ventre e qui ci muoviamo in ambito sacro e simbolico. Il ventre è il luogo che contiene colui che vi è entrato. Rimanda alla sacralità della vita racchiusa nell'espressione "frutto del tuo seno Gesù.". "Ventre" che ritroviamo in "entrare" è l'interno della grotta, la cavità che esprime accoglienza e che protegge l'embrione indifeso e ancora fragile. È altro dalla pancia che rimanda al caos primordiale e suscita attributi di rozzezza. La cavità come principio collega all'esperienza estetica e artistica dell'uomo che in disparte va oltre se stesso. È la bottega del pittore, lo studio dello scrittore. È il luogo dell'affinamento e dell'espressione dell'anima tradotti in profondità e prodotto artistico.

L'uomo ha bisogno di rintanarsi nella sua cavità per concepire se stesso. Il concepimento è la scintilla da cui inizierà l'opera. Nella cavità l'uomo si esalta e libera se stesso portandosi a compimento attraverso l'uso di una creativa manualità. Quando l'uomo crea, ha in sé l'immagine del ventre, non della pancia.

"Ho visto l'angelo nella pietra e l'ho liberato." È quanto disse Michelangelo parlando della sua fonte di ispirazione e così ha confermato quello che ha rappresentato la vera svolta nell'Umanesimo e nel Rinascimento. Ossia la liberazione dagli istinti primordiali e la cura dell'anima attraverso lo splendore delle arti. Una finalità meno propagandistica applicata all'arte rispetto a quella portata avanti dalla Grecia Classica. L'arte nobilita, esalta. Avvicina a Dio così come lo allontana nel momento in cui scade nell'opulenza e nell'apprezzamento fine a se stesso che genera cupidigia e potere ed è quanto si verifica tra il Quattrocento e il Cinquecento con l'esasperazione della temporalità nella Chiesa. L'arte controbilancia le goliardate dei rampolli delle famiglie nobili rinascimentali, come ci ha trasmesso Lorenzo il Magnifico.

L'immagine del ventre la ritroviamo anche nel modello delle fabbriche sacre gotiche che ripropongono la grotta. La leggerezza dell'impalcatura di sostegno interna è suggerita dalle pareti slanciate verso l'alto e poco spesse che riportano alle basi della civiltà sacra muratoria che consiste nello scavare, azione equivalente a quella di sgrossare la pietra. In questo trova espletamento il grande lavoro dei maestri scalpellini all'interno e all'esterno delle fabbriche gotiche e l'impegno a tramandare una profonda conoscenza sapienziale attraverso la definizione di simboli e immagini sacre scolpiti. Carpentieri, falegnami e scalpellini sono coloro che hanno dato corpo all'ordine gotico. La ripetizione delle monocelle interne caratterizzate dalle volte a crociera non introducono all'immagine della caverna, bensì della grotta che lungo la navata centrale porta allo svincolamento dell'uomo dalle ombre della profanità facendolo morire e rinascere a stadi di coscienza superiori ad ogni passaggio, fino alla liberazione e all'assorbimento nella luce.

Il pavimento a scacchi bianchi e neri che ritroviamo ad esempio nel pavimento della Cattedrale di Notre Dame de Paris invita alla ricerca dell'Uno che non è il risultato che si ottiene col grigio, bensì la via stessa, il viaggio magico che si compie all'interno della cattedrale. Una via di trasformazione, e anzi di vera e propria trasmutazione alchemica che ha come riferimento l'argento.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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