I sogni, l'ombra e l'istinto eroico
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I sogni, l'ombra e l'istinto eroico

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I sogni, l'ombra e l'istinto  eroico
I sogni, l'ombra e l'istinto eroico

 

È dei sogni rimandarci a contenuti sui quali non ci soffermiamo mai doverosamente, o che diamo per scontati. È anche dei sogni distogliere dalle false convinzioni che condizionano i nostri rapporti interpersonali.

Ci parlano, ci suggeriscono e aprono gli occhi su noi stessi, minando le nostre sicurezze, come la scure che si abbatte su un tronco d'albero tagliandolo in due.

Siamo soliti pensare i sogni in merito alle rivelazioni traghettate dagli stessi, come a presenze ammonitrici atte a farci comprendere quanto di negativo e offensivo esiste in noi. Dimentichiamo spesso che grazie ai sogni, noi diventiamo più clementi verso noi stessi, tramite la loro azione esercitata su di noi di allontanamento dalla convinzione di non fare abbastanza per qualcuno che non ci rendiamo conto di amare. Questo è un aspetto sul quale la civiltà odierna dovrebbe soffermarsi adeguatamente e non solo perché siamo un po' tutti distratti dalla fretta, ma per le gravi incisioni inferte alla cultura dei legami interpersonali. Questa società già da tempo si mostra pronta a giudicarci e a realizzarsi in una finta solidarietà che ci vede tutti cattivi o comunque incapaci di guardarci allo specchio e cogliere quanto di buono e immacolato esiste e persiste in noi. Ciò richiama l'aspetto utile e moderno del sogno, di porci di fronte al buono che è in noi.

Un tempo era diverso. Dal mezzo di discesa degli dei nell'anima, a rivelazione e protezione del prescelto dai santi numi, a iniziazione vera e propria nelle civiltà sciamaniche, il sogno era recepito come uno strumento profetico o di ravvedimento, spesso adoperato proprio dai defunti. La scure degli indiani o ascia era un arnese ricorrente e dominante nell'immaginario comunitario. Era distintivo della civiltà cacciatoriale e in quanto tale, accoglieva in sé le svariate sfaccettature che caratterizzavano i pellerossa. "Scure" e "sicurezza" hanno la stessa origine di "oscurità" da "secare". Tagliano, recidono e, nel caso della sicurezza, questa serve a separare la luce delle conquiste interiori, dalle tenebre.

È del travaglio interiore che anticipa la conversione o comunque, il salto a una dimensione altra sul piano della coscienza, ribaltare i pilastri delle proprie convinzioni o certezze che sono della dimensione profana. È del tormento che anticipa la morte o distaccamento degli aspetti superficiali che legano alla mondanità ribaltare la visione della luce e delle tenebre che appaiono meno terribili delle ombre. Queste sono evocazione dell'inafferrabile. Sono echi che giungono o dagli Inferi o dal Cielo. Sono sfuggenti e non identificabili. La tenebra si distingue. L'ombra è concepimento di luce e tenebra. Del dio che vuole rimanere nel suo mistero, come evidenzia il passo del Vengelo a proposito del concepimento di Gesù.

L'ombra è di chi si scontra con le proprie finte certezze e cerca un nuovo appiglio nel naufragio dell'esistenza. È l'ultimo maroso da cavalcare in vista dell'approdo sicuro. È il segno del tormento impresso sul volto delle anime inquiete di Gertrude e dell'Innominato.

Non può esserci conquista della Luce vera e non illusoria se non tramite la lotta con le ombre. Sembra paradossale questo passaggio che rimanda alla lotta di Don Chisciotte contro i mulini a vento. In verità, nulla c'è di più terribile dei mostri interiori dei quali le ombre sono una evidente seppur fluttuante rappresentazione. Eppure l'ombra attrae, ha un suo fascino. Ci riporta in maniera velata alla dimensione del sogno, a un tempo di pace con noi stessi o a un nuovo che si annuncia e non sempre luminoso. L'istinto eroico che respira nell'uomo da sempre, in certi momenti epocali ritorna a suggerire la rimossa capacità di intervenire nella storia. È quanto riscontriamo sul finire dell'Ottocento nell'Età Vittoriana. L'istinto eroico resta ermetico e si lascia comprendere da pochi, rimandando a un concetto più che significativo. Che l'apprendimento può essere guidato ma non imposto e che ognuno ha dentro di sé i suoi tempi per tradurre l'ombra in nuova luce. Bisogna sentirsi pronti, in quanto i tempi del risveglio aspettano noi per rivelarsi.

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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