Il Medioevo tra logoi e nostoi
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Il Medioevo tra logoi e nostoi

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Dante Gabriel Rossetti - Love's Greeting
Dante Gabriel Rossetti - Love's Greeting

 

Siamo soliti concepire il logos al singolare nella sua complessità di significati. Logos dalla cui radice deriva anche Lingua è un termine prettamente greco che esprime più di tutti il pensiero più maturo della cultura ellenica.

Il Logos è il Principio, è più di un termine usato come strumento espressivo. È il tutto e l'origine che acquistano valenza in chi lo intende nella sua profondità.

"Al principio era il Logos" ma il Logos è anche la coincidenza del Principio con il tempo e l'Assoluto. È un'identità che troverà valore d'ispirazione nello Gnosticismo a proposito della dimensione cristica trasferita nei Vangeli apocrifi detti appunto gnostici.

I logoi al plurale li ritroviamo inerenti alla scrittura tramandataci da Erodoto a cui va il merito di far incontrare nella storia l'humus culturale di una civiltà con i fatti realmente accaduti. Se il mondo greco attraverso il Mito ci ha trasmesso il resoconto animico a riguardo della guerra di Troia riportata da Omero, Erodoto attraverso i Logoi ci porge la sensibilità dei popoli trattati, non soffermandosi sugli avvenimenti e limitando la loro costruzione cronacistica. Altro è il lavoro di Tucidide più scientifico, per quanto scientifici si potesse essere all'epoca. Comunque d'impostazione diversa.

Il Medioevo si nutre di miti, storie e racconti che andranno a comporre il patrimonio collettivo popolare non solo per l'analfabetismo diffuso. In questo si ravvisa il bisogno di aprirsi e accostarsi alle culture lontane, pur mantenendo fede alle proprie convinzioni. È questo il motivo che ha spinto il Romanticismo a recuperare il Medioevo e a riconoscersi in esso. Certo, il Medioevo tra aneddoti e superstizioni ha porto ai secoli successivi una vasta produzione di trame poi di volta in volta rimaneggiate e ha posto le basi a quella che definiamo identità di popolo. Il Medioevo seppur con le sue mille contraddizioni è l'epoca del contatto dell'uomo con la sua dimensione ancestrale determinata dalle due pulsioni esatte e contrarie, paura e desiderio. Se Dante ha utilizzato lo strumento dell'allegoria per rendere visibile e concepibile la sua sapienza attraverso la Divina Commedia, il Medioevo tutto ruota attorno all'approccio in chiave simbolica dell'uomo alla realtà. Non a caso il simbolo è la manifestazione espressiva degli archetipi fondanti il background culturale ancestrale dell'uomo.

Altro tema recuperato dal Romanticismo a riguardo del Medioevo è quello dei Nostoi magistralmente raccontati da Omero a proposito della guerra di Troia. I Nostoi medievali traggono origine dall'amore per la patria e per la propria famiglia, valori sentiti e rispettati dal buon cavaliere. In un tempo contraddistinto da sanguinose battaglie contro civiltà diverse e pagane, il nostos medievale porta avanti un'immagine forse troppo idilliaca e poco rispondente al vero a proposito dei rapporti marito e moglie. La riverenza verso la propria Domina era di pochi. I tradimenti imperversavano e i figli bastardi servivano a stringere altre necessarie alleanze con popoli o signori periferici rispetto al proprio dominio. Su questo poggia una forte incongruenza tra realtà e racconto. Quest'ultimo lo ritroviamo ben confezionato e reso nella narrazione della romanza medievale che ispirò il nome Romanticismo.

Nella romanza le peregrinazioni che si trova costretto a vivere il cavaliere prima di ricongiungersi alla famiglia, contengono vere e proprie prove inizatiche a cui si sottopone e che lo formeranno. Si veniva forgiati con l'educazione e col sangue in continua vicinanza con la morte, e le cosiddette fughe amorose sarebbero pure giustificabili. Meno lo sono gli atteggiamenti violenti e irriguardosi verso la propria consorte diffusi non solo nei ceti bassi. Anzi, li ritroviamo soprattutto nella nobiltà. Non mancavano le relazioni coniugali virtuose nonostante i matrimoni combinati che erano all'ordine del giorno e che spesso fomentavano racconti di puerile dileggio nei confronti del malcapitato o viceversa della malcapitata.

La rosa era il fiore del Medioevo. La domina era per tradizione tenuta a lavare i piedi al marito di ritorno da un lungo viaggio o da una dura battaglia. L'infusione avveniva in una bacinella di acqua profumata ai petali di rosa ed era preparata dalla serva più intima. Così come sempre la moglie era tenuta a togliere stivali e calzari al marito prima del sonno notturno, nella loro camera privata.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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