La soap opera e i social. Intervista a Salvatore Romano
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La soap opera e i social. Intervista a Salvatore Romano

Gli anni '80 hanno segnato un'epoca non solo per le vicende politiche o per la fioritura di nuovi generi musicali, ma anche per l’affermazione delle sceneggiate.

Veri e propri serial con storie intermibabili, saghe famigliari accese o love story concepite sui luoghi di lavoro hanno depositato un’impronta nell'immaginario popolare,  viva ancora oggi. Poco importa che fossero ambientate nel Sud America come "Cuore selvaggio" o "Anche i ricchi piangono" col nome di telenovelas, oppure nella civilizzata America a proposito di "Dallas" o "Dinasty", i chilometrici "serial" hanno appassionato un po’ tutti per le intriganti vicende amorose e perche’ specchio dell’alta societa’ di cui ostentavano lusso e vizi. Semplici  casalinghe come anche donne  istruite si sono fatte coinvolgere  emotivamente da questo genere televisivo mirato ad alimentare i sogni di chi conduceva una vita  piatta o priva di aspettative. Ben diverso era il taglio della sceneggiata italiana anni 70 e poi anni 80, dall’evidente impostazione teatrale ammirabile in cui l'elemento "mistero" aveva un ruolo di primo piano imprescindibile dalla storia.

La sceneggiata italiana era seguita da un vasto pubblico affascinato proprio  dall’impostazione teatrale di scene e dialoghi. Viene in mente a riguardo "La cittadella" prodotto negli anni ‘70 con un indimenticabile Alberto Lupo, un dramma a puntate trasferito sul piccolo schermo. Oggigiorno sarebbe impensabile riportare  alla ribalta un lavoro televisivo con queste caratteristiche.

E’ cambiato rispetto al passato il tipo di pubblico? Lo chiedo a un regista che da anni è a contatto col piccolo e grande schermo. Salvatore Romano attualmente è impegnato in Un posto al sole di cui cura l'organizzazione della messa in scena, ma ha lavorato maggiormente per il cinema. Suoi sono i film "Liberarsi" di cui è regista e produttore con la sua società "Loading Production" e "La croce e la stella" per la regia di Salvatore Lo Piano, di cui è produttore con la stessa società.

“Piu’ che altro sono cambiate le strutture. Un tempo non c’erano i social network che oggi hanno un ruolo importante nella diffusione delle soap.  Non solo  il pubblico ha subito una diversificazione, ma anche i film del piccolo schermo.”

Regista Romano, le saghe famigliari riscuotono ancora successo?

“Certamente, soprattutto quelle di produzione Rai.”

Si avverte ancora l’eco delle sceneggiate nelle soap di oggi?

“La struttura classica dei film a puntate non cambiera’ mai, anche perche’ il dramma per come viene concepito e’ sempre attuale.”

Si e’portati a usare indifferentemente i termini fiction e soap. C'è invece differenza tra i due? E qual è?

“Certo, la differenza esiste e riguarda il numero di puntate. Tecnicamente la soap è concepita per durare in eterno, anche se nulla è eterno in questo mondo. C'è a livello progettuale l'intenzione di farla durare il piu’ possibile, preoccupandosi a monte dei fondi da reperire, affinche’ si abbia la sicurezza di una continuita’ temporale. La fiction invece ha una durata limitata decisa in partenza.”

Regista Romano, come si colloca attualmente la soap italiana nel panorama internazionale?

“L’unica soap che attualmente viene prodotta in Italia è “Un posto al sole”  che è molto seguita dagli Italiani all’estero.”

Lo immagino - intervengo io a questo  punto - Noi Italiani ci riconosciamo nelle scene rappresentate, specie noi Meridionali.

A proposito di "Un posto al sole" ben curato anche nella  costruzione dei dialoghi, quanto sono importanti i temi sociali   esposti e rappresentati?

“Hanno inequivocabilmente il loro peso, essendo a differenza delle fiction una soap e quindi , in un rapporto di interazione con la societa’. I temi presentati variano e sono comunque estrapolati dalle emergenze sociali.”

Sempre restando su “Un posto al sole” regista Romano, gli attori hanno un ruolo decisionale o devono attenersi rigorosamente al copione?

“Esiste una sceneggiatura e devono rispettarla come stabilito da contratto . A loro e’ concessa la  facolta’ di intervenire  sui dialoghi, sostituendo ad esempio delle parole con delle altre,  senza pero’ alterare il senso. Gli attori principali sono sempre gli stessi e hanno fatto talmente propri i loro ruoli, da interpretarli in modo molto spontaneo.”

Verissimo, regista Romano. Navigando sui social ho notato che esistono diversi gruppi di discussione  sorti intorno alle fiction e a “ Un posto al sole”. Chi lavora a questi programmi ne tiene conto?

“A proposito di “Un posto al sole” ci sono determinate persone che vi collaborano che hanno il compito di confrontarsi con questi canali social per capire se quell'argomento trattato e’ apprezzato oppure no. Quindi si’, i social sono utilizzati  per ascoltare il pubblico  e capire se quel tema deve essere portato avanti oppure è necessario accantonarlo”.

Ringrazio il regista Romano per la sua  squisita disponibilità e per aver offerto l’opportunita’ a tutti noi di riflettere sulla reale e costruttiva presenza dei social,  oggi spesso relegati a sciocco passatempo. L’uomo moderno e’ portato a relazionarsi con l'ambiente circostante attraverso l’utilizzo del virtuale il quale non sempre distorce la realta’, spesso la riflette, stimolando le giuste risposte  alle domande  che  la sana televisione c’induce a porre.

 

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