L'INTERVISTA. Le voci dell'Immagine nell'esperienza creativa e creatrice di Germano Di Mattia
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L'INTERVISTA. Le voci dell'Immagine nell'esperienza creativa e creatrice di Germano Di Mattia

Pensiamo per immagini e sogniamo per immagini. L'mmagine è sostanza sincera che emerge dal nostro tessuto interiore librandosi in Arte.

Il volo della creatività si inerpica sui paesaggi dell'anima in cui coesistono voci e suoni che attraverso l'individuale ingegno prendono posto nella realtà. Il nostro mondo interiore è costellato di geografie che smuovono le corde del Sacro e ci trasferiscono sul piano del trascendente. In una società che ha perso il contatto con la sostanza e si consacra alla mutevolezza dei tempi, è raro trovare chi imprime la propria musica interiore attraverso i suoi molteplici interessi e ancor più raro chi, sul prorio variegato universo interiore imposta le proprie attività. Germano Di Mattia è colui che trasversalmente spaziando tra gli infiniti mondi dell'arte riesce a dare timbro e voce a ogni sua esperienza investendo l'ispirazione di quella sacra bellezza oggi ai più sconosciuta. Appassionato di Storia e dei primordiali linguaggi dell'Uomo viaggia a bordo della straripante creatività coinvolgendo la realtà contingente che da essa si lascia sedurre e ammansire. Quale esploratore delle infinite possibilità umane è regista, narratore e cantante e ancor più un artista eclettico che ha a cuore il suo esserci nelle molteplici stanze dell'anima. Germano sogna e fa sognare invitandoci trmite la tessitura raffinata della sua arte a percepire un nuovo senso delle cose.

Germano, fra tutte le espressioni artistiche quale sente veramente sua?

"Tutto ciò che in genere scelgo di fare è sempre frutto di un sentire, quindi direi che in ogni mia espressione artistica c’è una parte considerevole di me, direi che le sento tutte come propriamente mie."

La sua insegnante Beatrice Bracco espresse su di lei un pensiero che si è  rivelato molto importante lungo il suo percorso esistenziale e professionale. Ce ne vuole parlare?

"Lei è stata una delle più brave maestre di acting che io abbia conosciuto (almeno in Italia), e di certo anche lungimirante nei miei confronti, mi aveva perfettamente inquadrato. Mi ripeteva spesso in spagnolo: tú piensas como un director! Eres un actor que se dirige como si fuera un director! Pensi come un regista, Sei un attore che si dirige come se fosse un regista…"

Lei e’ un perfezionista della scrittura  e cio’ la porta a lavorare con grossi nomi, vero?

"Può essere che io sia un perfezionista della scrittura, ma questo non necessariamente mi deve portare a lavorare con grossi nomi. Penso più a lavorare con persone che possono comunicare in sintonia con il mio sentire, allora direi che tendo a lavorare con persone a me affini, poi se sono grossi nomi va ancora meglio!Non è la fama di un artista a colpirmi, ma ciò che realmente esprime. Non sempre i famosi sono realmente grandi, mentre è spesso vero il contrario, che ci sono grandi anche fra nomi sconosciuti al grande pubblico!"

Nella sua visione estetica l'immagine e la Bellezza s'intrecciano indissolubilmente. Quanto del Pensiero greco classico rivive in lei?

"Certamente per me vale il binomio Bellezza=Arte, ma l’idea di bellezza che ho, non è fine a se stessa. Se la bellezza non è corredata di parola, non ha contenuti, diventa un involucro vuoto. In un mondo come il nostro, dominato dall’immagine e dalla forma, la bellezza ha un ruolo dominante, ma spesso è una scatola vuota. La vera bellezza, non è solo quella delle forme, ma quella dellle forme che hanno contenuti. Può essere che io sia affascinato dal mondo classico, ma ogni civiltà ha avuto splendori e rovine."

Alcuni critici hanno paragonato la sua scrittura a quella del grande Tolkien. Cosa ci dice a riguardo?

"Non saprei, se così fosse potrei dire che il paragone mi onora enormemente. Non sono un professore di filologia ad Oxford ed è certamente un po’ azzardato questo accostamento, ma è probabile che mi si possa accomunare a Tolkien e forse anche a C.S. Lewis ( scrittore delle Cronache di Narnia) per il fatto che come loro, in un mondo quasi totalmente dominato da storie distopiche, porto nelle mie trame una non convenzionale allegoria giudaico-cristiana, e comunque la ricerca di un’umanità perduta, il divario ombra-luce, la battaglia cosmica tra il bene ed il male ed naturlamente il tema del viaggio. Ecco però tutt'al più direi che mi augurerei certamente di giungere alla loro altezza."

Nel suo romanzo "L'arciere. L'Ordine dell'Arco" che sta avendo uno straordinario e ben meritato successo, lei riprende tradizioni antiche poco conosciute che contemplano le figure dell'arco e dell'arciere all'interno di un percorso iniziatico. Ce ne vuole parlare?"

"L'ordine delle 'Arco e L'Arciere sono frutto della mia personale intuizione ma rimandano alla costellazione di  Orione. Nel lontano Oriente questa costellazione era chiamata Arco e frecce, così anche per la tradizione mesopotamica ma Orione era conosciuto anche come Mul-kak-si-di, quell'ordine di Melchisedec  menzionato nelle sacre scritture, e tradizione iniziatica tra le più importanti ed antiche. Orione che con il suo arco scocca la sua freccia Sirio, la stella più luminosa del firmamento. Quella stessa Sirio che è La rappresentazione di Iside egizia in cielo e che è il cuore del sacro femminile."

Veniamo a “La profezia dell'aquila e del condor". Come è  nato questo  lavoro così  importante, e come si inquadra nel suo percorso esplorativo esistenziale?

"è un film documentario sul quale lavoro da anni, ho raccolto molte informazioni e circa 25 interviste da sciamani, guaritori, ricercatori di tutto il Mondo. Il lavoro nasce da un’esigenza e da una intuizione di far conoscere mondi pressoché inesplorati dai media e dalle tv. Il mio percorso si inquadra perfettamente in totale comunione con il mio personale sentire, con il mio percorso, con le mie ricerche. Le scelte lavorative che compio sono sempre una conseguenza di una precisa scelta anche interiore."

Una delle sue frasi che meglio la rappresentano è “Io curo con l'arte.” Ce la vuole spiegare?

"Ah, si, intendo dire che per me, secondo la mia visione, l’arte intesa come arte dello spirito, è già cura, perché pura emanazione divina. Gli artisti sono spesso dei guaritori feriti, e solo questi possono realmente guarire o aiutare a farlo o dare spunti. La vera guarigione è un dono divino, ed è anche una maturazione, una raggiunta consapevolezza. Ma qui ci addentriamo in altri campi..."

Al tempo di oggi si avverte lo scollamento dell'Immagine dalla Parola. in ciò  si ravvisa uno dei grossi limiti della nostra epoca. Lei crede che un ritorno allo studio approfondito dei Miti potrebbe aiutarci a ricucire lo strappo tra le due realtà?

"Lo studio dei miti potrebbe aiutare e di fatto aiuta le persone di buona volontà che come cercatori di verità, scoprono i loro significati profondi. C’è però una gran parte delle persone che ahimé sono completamente noncuranti, tanto da scambiare lucciole per lanterne! Cosa voglio dire? Un esempio di questo scollamento di cui parla, è il fatto che oggi esistono artisti che hanno solo una immagine e non hanno la “Parola” nel senso di Verbo, dicono cose che non “vibrano”, cantano cose che non “emozionano”, e quando in una società vi è solo forma oppure peggio, solo voglia di scioccare, è il segno che siamo giunti al termine corsa, alla fine della civiltà. La buona notizia è che per esserci un nuovo inizio, ci dovrà essere una fine, e la stiamo vivendo."

Quanto e’ stato importante  per lei l'incontro con Ivan Graziani?

"All’epoca ero solo un ragazzo di provincia molto insicuro, non ero cosciente neppure delle mie potenzialità. L’incontro con lui ed anche con altri maestri, mi aiutò a divenire ciò che sono, ad acquisire sicurezza, non solo nello scrivere ma anche nell’interpretare, in questo caso canzoni. Lui mi prese a battesimo se così si può dire, e mi aiutò a fare i primi passi, se non fosse scomparso prematuramente è probabile che mi avrebbe prodotto come artista, come di fatto già stava facendo. Ho un gran bel ricordo di lui e della sua famiglia."

Lei e’ Abruzzese ma vive a Roma. Quante “patrie" convivono in lei?

"Tante, ho vissuto l’infanzia in Venezuela, da ragazzo ho vissuto per anni a Milano, poi Parigi per dei lunghi periodi. La vera patria è dove ti senti te stesso, dove stai bene. Potrei essere straniero o italiano. Sono ancora perennemente alla ricerca di un luogo dove fermarmi, ma non avrò mai e non mi sentirò mai una appartenenza precisa, per dirla alla Alan Sorrenti: Noi siamo figli delle stelle!"

Lei ha un'anima che mi permetto di definire con pregio “antica", che riesce ad esprimere anche attraverso i documentari. Ce ne vuole parlare?

"Spero di essere anche moderno! Scherzi a parte! Credo di si, ma pur essendo un’anima antica come dice lei, sono completamente proiettato verso il futuro, oppure direi che passato, presente e futuro coincidono ora in un unico tempo che è il qui ed ora! Ho realizzato almeno 8 film documentari in totale, diversi tra loro, alcuni dei quali hanno vinto anche dei festival cinematografici internazionali ndr…Tutti però hanno un fil rouge, un qualcosa che li lega fra loro, in primis la mia terra d’origine l’Abruzzo, poi temi che spaziano tra l’antropologia e il sociale, la spiritualità e la natura, l’arte, l’architettura e l’esoterismo…L’ultimo in ordine di tempo è la via dell’Angelo, il percorso millenario del culto di San Michele, una strada che coincide quasi perfettamente con la via Francigena, e che dalla Puglia arriva in Normandia e poi nel sud ovest del Regno Unito, e si muove in corrispondenza di una ley lines una linea energetica, dove sono posizionati i più grandi monumenti dedicati all’Arcangelo, luoghi di grande potere e di suggestive storie come quella della saga del Graal."

 L'Abruzzo e’ considerato la regione dei castelli. Quanto Medioevo esiste in lei?

"Si è chiamata la Baviera italiana, il Tibet d’Europa eccetera eccetera…Ma credo abbia una sua identità. Potrei dire che non sento di appartenere a nessuna epoca in particolare, chi crede nella reincarnazione direbbe che siamo stati tutto, siamo vissuti ovunque ed in molte epoche. Io credo che l’uomo odierno sia un condensato di molteplicità etno-culturali, epoche, stili, in questo risiede anche il nostro compito ed il grande mistero della vita, creare con tutti questi elementi, un grande lavoro alchemico."

Noi siamo ciò che ci portiamo dentro. Verbo e Vibrare hanno la stessa radice etimologica e ciò dice molto della tessitura poetica originaria delle parole. Le vibrazioni sono in noi e noi siamo una composizione di materia vibrante a più livelli. L'Arte è riconoscersi nella Verità e Germano Di Mattia ha consapevolezza di questo, così come di non avere altre patrie se non quella in cui è presente col proprio cuore. A lui e ai suoi molteplici progetti i migliori auguri da parte mia e di tutta la Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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