Mondo antico e mondo moderno, il senso della nobiltà oggi. INTERVISTA al prof. Domenico Fulvio Falcone Franco
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Mondo antico e mondo moderno, il senso della nobiltà oggi. INTERVISTA al prof. Domenico Fulvio Falcone Franco

Pochi considerano quanto il mondo d'oggi sia veramente avverso agli antichi ideali di nobiltà.

Lo sfarzo, l’eccentricita’ inseguita pur di ricevere in cambio l'agognata visibilità ci allontanano incolmabilmente da quel mondo antico che ancora respiriamo attraverso il repertorio mitologico e leggendario tramandato dai nostri avi. I bambini si nutrono di quelle ambientazioni autentiche nella loro semplicità  e altrettanto complesse per contenuti che aiutano a intraprendere il cammino verso la maturità guidati dall'intelligenza del cuore. Dalle Favole della Mille e una notte a I cavalieri della Tavola Rotonda intercorrono chilometri e spazi colmati da culture tanto distanti eppure così vicine per quegli ideali cavallereschi che hanno forgiato un tempo grandi uomini. Confondere la nobiltà di sangue  con quella cuore accade facilmente in un'epoca che ha smarrito la tracciabilità del suo percorso storico spirituale e ha bisogno di reinventarsi  sulla base di titoli e fregi privati di quell'autentico significato.

Il protagonista di quest'intervista ci condurra’ a riscoprire il leggendario mondo di casati e signorie, di castelli e di palazzi rivelandoci i molteplici volti di una realtà  che a tutt'oggi fa sognare. Il cavaliere nobile gentiluomo Domenico Fulvio  Falcone Franco, dirigente professionale, professore  d'informatica e soprattutto appassionato di Storia e di Araldica, ha molto da raccontarci su una realtà  preclusa a molti e ancora ambita, forse proprio perché  in via di estinzione. Di antiche e aristocratiche origini napoletane e pugliesi, ha fondato un'accademia virtuale gentilizia a cui aderiscono nobili e notabili animati da un forte senso di nostalgia verso un passato che difficilmente potrà  più  tornare.

Prof. Falcone, quali motivazioni l'hanno spinta a fondare l'Accademia Virtuale dei Nobili?

"Buonasera, ho tentato di creare anche se in modo virtuale, un salotto che riunisse tutte le  Amiche e gli Amici che ancora sentono proprie le antiche virtù trasmesse dai Nostri Avi e dove ci  si potesse confrontare su temi culturali, storici, religiosi, sociali in modo protetto da indesiderati commentatori dell’ultima ora."

Prof, Falcone, che valore ha per lei la nobiltà oggi?

"Al giorno d’oggi purtroppo la Nobiltà ha solo un valore storico ed in alcuni casi può rappresentare solo un piccolo baluardo simbolico che ancora tiene in auge antichi modi e maniere che resero grande ed unica la Nostra (povera) Italia e la fecero invidiare ed ammirare da tutto il mondo. Di certo non è più una classe di potere ed aggiungo che il famoso “ IO SONO “ ormai è solo una chimera rimasta nel pensiero di pochi nostalgici a cui consiglio di destarsi dal Loro sogno."

Il mondo della nobiltà è molto complesso, al di là dei titoli e delle dinastie. E’ così?

"La Nobiltà era regolata da moltissime regole per proteggerla e pregiare solo chi ne aveva davvero diritto, salvo chiaramente interventi ad hoc del Potere Reale, che la controllava con mano severa ed emanava nuove “patenti“ per i discendenti o nuovi sudditi. Attualmente visto che non c’è un organo legale competente ( vedesi Consulta ), è lasciato tutto alle tradizioni familiari e purtroppo ci sono tantissimi pseudo studiosi e genealogisti senza alcuna etica che si inventano regole pur di accontentare i loro clienti e dargli riconoscimenti nobiliari senza alcun valore e del tutto mendaci."

Professore, quando s'inizia a parlare di nuova nobiltà?

"Dopo l’abolizione della feudalità e di tanti privilegi da parte di Napoleone, anche se si tentò nel1815 di ritornare allo status quo, ormai la coscienza dei Popoli era stata risvegliata e grazie anche ai principi illuministici, il potere di questa casta perse terreno ogni giorno, fino ad avere il colpo di grazia con la rivoluzione industriale che fece emergere una Borghesia rampante e desiderosa di porsi al centro della vita sociale. Vero molte Famiglie Nobili si adeguarono ai tempi, investendo le loro ricchezze in progetti nuovi ed adeguati alla realtà, ma moltissimi Rampolli dilapidarono immense ricchezze nei casinò e nei teatri ed in tutti i luoghi di piacere che la Belle Époque offriva e quindi i loro Discendenti davvero dovettero adeguarsi anche a lavori comuni pur di sopravvivere. Rimase la Nobiltà di salotto che ancora dava lustro ma ormai confusa con una Aristocrazia Borghese che aveva fagocitato usi e costumi e l’unico interesse sociale fu imperniato sul DIO DENARO ed addio a tradizioni ed all’ANTICO CODICE CAVALLERESCO."

In cosa si differenzia il patriziato dalle altre forme di nobiltà?

"Il Patriziato era in epoca romana l’insieme dei discendenti dei Patres delle Antiche Famiglie che avevano avuto parte attiva durante la nascita della città di Roma, in epoca successiva questa espressione venne usata per indicare l’insieme delle Famiglie che presiedevano alle maggiori cariche cittadine ed ai Seggi, organismi di amministrazione delle città. Va precisato che non tutte le città ebbero il Patriziato che a mio parere mai va confuso con la Nobiltà Civica a cui appartenevano le Famiglie che avevano avuto la concessione del privilegio dal Potere Sovrano ma non dalla Classe Patriziale che eleggevano altri Membri tramite la regola della Coptazione, cioè erano loro stessi che designavano l’entrata di nuovi Patrizi o anche la loro cacciata. Quindi il tutto senza nessun intervento del Re e quindi una Classe Nobiliare autoctona almeno in teoria. Infatti, tutte le Famiglie Patriziali ottennero anche la Nobiltà Regia (caso a sé furono i Patrizi Veneziani, non per nulla si parla di Repubblica Oligarchica) ottennero feudi e quindi rientrarono anche nella famosa Nobiltà Generosa (cioè di discendenza secolare). Quindi il Patriziato può essere considerato la prima vera forma di Nobiltà nata nei Centri di Potere Cittadino, non per nulla essere un Patrizio non è da tutti i Nobili. Purtroppo le ultime regole nobiliari elargite dal Regno Sabaudo ha posto il Patriziato nelle ultime righe della scala nobiliare, ma si sa che praticamente avevano creato una nobiltà di censo, in barba a tutta la splendida tradizione Italiana ed Europea."

Nello Stato Vaticano il titolo nobiliare ha ancora la sua rilevanza?

"Ufficialmente si, visto che lo Stato Vaticano è una Monarchia Assoluta Teocratica, ma dal Papa Paolo VI è ormai fuori dai Palazzi di Potere eccetto qualche caso, e quindi ormai fa mondo a se. Preciso che comunque esiste ancora e funzionante la Consulta Vaticana che regola la Classe Aristocratica Nobiliare Romana, ma solo e semplicemente questo."

Professore, molti sperano in un ritorno della Monarchia in Italia. Qual è il suo pensiero a riguardo?

"Una semplice chimera, la Nostra Costituzione Repubblicana si auto protegge con ben precise norme (l’articolo 139 stabilisce che la forma repubblicana non può essere oggetto di revisione costituzionale) quindi nessun referendum all’incontrario. Solo un colpo di stato o meglio una rivoluzione potrebbe cambiare l’attuale forma di governo e non vedo nessuno che rischierebbe la vita per questo, discendenti reali compresi."

Si puo’ vivere oggi di eredità  e  di soli titoli aristoratici?

"Tutto finisce se non si rimpinguano le casse di Famiglia e di certo gli appannaggi reali ormai sono solo storia."

Dopo la Rivoluzione Industriale si è realizzato un nuovo assetto della società. La nobiltà quale collocazione ha assunto nell'immaginario collettivo?

"Il posto che si scelse da sola. Avendo perso tutto il potere, si diede ai salotti aristocratici e con tuba, monoloco ed immancabile bastone di passeggio dava sfoggio della sua “innata“ eleganza e delle glorie dei suoi augusti avi.  Nella società quindi, diviene sinonimo di aristocrazia irraggiungibile . Vi prego di non  confondere l’aggettivo nobile di pensieri con l’appellativo nobile di sangue, il secondo può essere anche il primo ma non l’incontrario."

Cosa pensa del revisionismo storico neoborbonico?

"Che ricercare e divulgare le verità storiche e sbugiardare tutte le favole che ci hanno tramandato dalla fine dell’ottocento, che raccontavano di eroi e di salvatori è giustissimo e sacrosanto e soprattutto doveroso per le generazioni future, altro è quando si cade in un fanatismo inutile e dannoso alla verità che mai deve essere manipolata. Sorrido sinceramente al pensiero che per un secolo circa la Casata dei Borbone era stata praticamente dimenticata per poi essere riscoperta quando quella sabauda ormai dissacrata dai suoi stessi errori e crimini. Ritengo che molti si dicono neoborbonici solo perché sperano in qualche bella foto con i Discendenti Borbone o magari in una bella Croce di Cavaliere. L’Italia anche se con furbizia, violenza e ruberie è unita e va benissimo così. Tutti i Fanti d’Italia che sono morti durante le Due Guerre fianco a fianco, dal nord al sud, hanno suggellato una fratellanza di sangue che nessun fanatismo inutile dovrà più sciogliere."

Professore, la figura di Murat è  spesso oggetto tutt'oggi di  interpretazioni contraddittorie e di accese polemiche. Chi era per lei il re Murat?

"Il valoroso Gioacchino Murat era un Figlio del Popolo che grazie alla sua audacia seppe far carriera nell’esercito di Napoleone e fece innamorare la sorella di quest’ultimo e sposandola chiaramente arrivò a sostituire Giuseppe Bonaparte come re di Napoli, ma ritengo che rimase un sognatore di quei principi che avevano pervaso l’Europa tutta e quindi sostenitore di una parità sociale e della rinascita del Popolo. Nel suo breve Regno tentò delle riforme ispirate a questi principi ma come tanti venne poi travolto dalla caduta  del cognato e pagò con la vita il suo ultimo atto di eroismo."

L'educazione aristocratica impartita dalle famiglie trova che oggi possa avere ancora un senso?

"Assolutamente si, dovrebbe essere il punto di partenza nelle Famiglie per ridare rispetto, educazione, eleganza vera, cortesia a questo mondo che ormai segue solo l’apparenza grossolana e segue il dio denaro. Per quanto ci sia stata una giusta emancipazione femminile trovo che siano sempre dovuti un inchino ed un fiore ad una Donna."

Cosa si e’ verificato con lo sbarco di Garibaldi qui al Sud?

"Che il Popolo del sud che aveva acclamato questi mercenari come salvatori dal latifondismo e dal gioco di ancora tanti Aristocratici, fu ancora una volta ingannato nel peggiore dei modi e non per nulla dopo qualche decennio nacque la questione meridionale e il fenomeno dell’immigrazione mentre prima erano gli altri che emigravano al sud. Ho sempre pensato che siamo stati semplicemente terra di conquista dell’arroganza sabauda e dei suoi industriali che ormai hanno fatto dei danni davvero irreparabili. Non dimentichiamoci una per tutte che Garibaldi entrò a Napoli grazie alla complicità della “onorata società“ prezzolata del prefetto Romano ed ebbe in premio, persino cariche di polizia."

Secondo lei, è  pensabile nell'attuale Italia la monarchia costituzionale?

"Non credo proprio che ci sia una maggioranza di Italiani tale da poter sovvertire l’attuale repubblica, si sa che è facile fare le rivoluzioni davanti ad un buon caffè, comodamente seduti ad un tavolino. E poi la storia ci insegna che erano solo degli astuti e coraggiosi condottieri che si creavano dei loro regni (vedesi gli Altavilla) e difficilmente potrà avvenire oggi, a parte che tra le varie casate che hanno regnato in Italia davvero ci sarebbe l’imbarazzo della scelta. Io per dipiù non vedo questi reali discendenti molto interessati alla questione."

I nostalgici dei Savoia credono che l'esito del referendum sul passaggio dalla monarchia  alla repubblica sia stato alterato. Cosa pensa lei a riguardo?

"Penso che ci furono imbrogli e forzature per aumentare il più possibile il fronte dei repubblicani, ma ormai il destino di quella casata che aveva sbagliato in tutto, era stato segnato."

C'e' differenza di significato tra le forme ‘Sua Altezza’ e ‘Maestà’?

"Il titolo d’onore (o meglio il trattamento) di Sua Altezza Reale è dovuto a tutti i discendenti diretti del Re, cioè i Figli e la prole dell’Erede al trono, comprese le Mogli chiaramente, invece il titolo di Sua Maestà è il trattamento spettante ai Re o Regine che effettivamente regnano su uno Stato riconosciuto. Per maggiore chiarezza, se un Re perde per qualsiasi motivo il posto di comando del Suo Regno, perde anche il titolo di Sua Maestà e gli rimane solo quello di Sua Altezza Reale abbreviato in S.A.R."

L'aristocrazia oggi può  avere valore educazionale inscritto in una serie di regole comportamentali per chi ha a cuore la nobiltà  d'animo. Collegi, accademie stanno rispolverando antiche regole rintracciabili nel galateo, fino a qualche tempo fa considerate sepolte e che accendono fantasie e sogni romantici. Pensiamo al Ballo delle Debuttanti  a cui hanno accesso rampolli e signorine di famiglie abbienti molto spesso senza alcun titolo dinastico. Altro però è la nobiltà  del cuore oggi ottenebrata dai ritmi frenetici e da un'eccessiva informatizzazione della società sempre piu’ orientata al pragmatismo. Ascoltando il pensiero del prof. Falcone Franco mi sono ritrovata tra le pagine del romanzo Tess dei D'Urberville di J.Hardy. Un bel tuffo nel passato ottocentesco in cui l'avvenire di una famiglia dipendeva strettamente dal titolo o da un matrimonio redditizio. È cambiato il mondo, siamo portati a pensare. Ma è  davvero così? O forse all'immagine suggestiva di castelli  e cavalieri abbiamo sostituito quella amena di attori e calciatori? L'importante è fare la differenza dalla gente comune. Triste ma vero.

Ringrazio a nome della Redazione il prof. Domenico Fulvio Falcone Franco per le informazioni preziose che ci ha trasmesso, con la speranza che possano portare ciascuno di noi a profonde riflessioni e ci spingano a creare al presente una umanità  migliore.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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