Il confine sfumato della Scrittura, il Cinema oltre l'attore. INTERVISTA a Nando Morra
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Il confine sfumato della Scrittura, il Cinema oltre l'attore. INTERVISTA a Nando Morra

L'immaginazione è  il motore dell'Arte. Nel teatro l'immaginazione riempie l'assenza e per questo diviene contenuto essenziale. Nello spazio ridotto il lavoro dello spettatore è  di completamento e aggiuntivo allo scheletro dello spettacolo.

Anche il cinema è sorretto dall'immaginazione che rende visibile ciò che appare aleatorio. L'attore nella sua definizione sorregge l'infinito ed è l'unico abitante del regno di parole che riempie lo spazio scandito della sceneggiatura. Quando pensiamo al cinema, viene in mente la dimensione conosciuta che in noi coincide col visibile. Il Cinema si vede, ma il Cinema innanzitutto si pensa. È pensato da chi non vediamo e che pure lo firma. Il regista e prima ancora lo spettatore crèano lo spartito che gli attori renderanno forma raccontata. Lo sceneggiatore compone ciò  che l'attore plasticamente  rende. Oggi, in questa intervista ci soffermeremo sul ruolo dello sceneggiatore e lo faremo tramite chi è  arrivato a scrivere per il cinema dopo averlo conosciuto lavorandoci all'interno. Nando Morra nasce infatti attore e grazie alla sua determinazione  conquista il traguardo di regista e sceneggiatore.

Nando, lei nasce e vive a Napoli. Quanto la sua città ha influito sulle sue scelte lavorative?

"Sono nato a Napoli e ci vivo da sempre. È una città particolare, per comprenderla non è sufficiente visitarla, va vissuta. In quella “particolarità” si nasconde anche la grande magia dell’Arte. Non è un caso che abbia dato i natali a geni come Totò, Eduardo De Filippo, Massimo Troisi… solo per citarne alcuni. Se riesci ad essere empatico con questa città, vivendola pienamente, senza mai giudicarla, lei sa ricambiarti, facendoti dono della sua magia e offrendoti tanta ispirazione artistica. Mi piace pensare a Napoli come un’entità viva, che sceglie di chi impossessarsi per mostrare attraverso di loro la parte migliore della sua anima."

Molto bello il suo pensiero su Napoli... Nando, lei ha scoperto relativamente tardi l'amore per il Cinema, vero?

"Il colpo di fulmine è scattato abbastanza tardi, ero più vicino ai trenta che ai vent’anni; mi ritrovai, quasi per gioco, su un set e mi innamorai di questo meraviglioso mondo, fatto di precisione, organizzazione e massimo impegno da parte di tutto il personale sia tecnico che artistico."

Lei ha vissuto inizialmente il Cinema come sfida. Che intende dire con questa espressione?

"Sono stato un bambino ed adolescente timido, ho sempre cercato di evitare di esibirmi nelle recite scolastiche. Odiavo all’epoca la timidezza, era come un tappo sulla bottiglia della propria personalità; crescendo decisi di combatterla e quando arrivò il colpo di fulmine verso il mondo del cinema, capii che quella era la mia vera “Sfida” alla timidezza che tanto mi aveva frenato in passato, e che potevo, finalmente, affrontarla e forse sconfiggerla diventando attore. Decisi, quindi, di studiare recitazione cinematografica. I primi provini a Roma e così, a piccoli passi, è iniziato il mio percorso artistico, con tanta voglia di recuperare il tempo perduto."

Cosa significa per lei recitare oggi?

"Anche se oggi ho affiancato alla recitazione la scrittura e la regia, la recitazione resta il “primo amore” e non si dimentica mai. Ho scelto per quello che sarà possibile di non essere più interprete dei miei prossimi lavori da regista, per meglio dedicarmi alla regia e godermela pienamente, ma amo ancora lavorare come attore per progetti altrui. Recitare rappresenta per il sottoscritto poter vivere più vite in una sola. Dare vita ad un personaggio attraverso la mia persona è semplicemente ed indescrivibilmente meraviglioso."

Spesso i giovani si accostano al mondo del cinema richiamati dal bisogno di celebrita’, sorvolando sui tanti requisiti che il lavoro di attore richiede, come lo spirito di abnegazione. Cosa si sente di rispondere a questi aspiranti attori?

"La nostra epoca ha lasciato credere a molti giovani che basti partecipare ad un programma televisivo, con un elevato share di ascolti, per potersi proporre come artisti. Penso, invece, che il vero artista debba necessariamente avere un minimo di talento, ma occorre anche tanta voglia di crescere e di mettersi in gioco. Si può avere la fortuna di arrivare alla celebrità attraverso una scorciatoia, ma se a questa non fai seguire impegno, dedizione e studio, sei destinato ad essere confinato al ruolo di meteora."

La tenacia, l’umiltà e la forza interiore che la contraddistinguono la stanno portando a realizzare i suoi obiettivi e l'hanno resa nota al pubblico. Ci fa una breve carrellata dei lavori che l'hanno vista presente in televisione?

"Se ami questo lavoro, lo rispetti soprattutto se  non hai i famosi “Santi in Paradiso”. Per riuscire a realizzare i tuoi obiettivi non ti resta che impegnarti. Essere tenace, non avvilirsi quando arrivano i momenti bui, non smettere mai di imparare, soprattutto dai propri insuccessi, e tanta umiltà. Quest’ultima è quasi sempre la cartina di tornasole del vero Artista; tutti i grandi artisti che ho incrociato e che stimo si sono rivelati persone umili e generose nel mettere a disposizione dei colleghi la loro esperienza.
Tra le mie esperienze da interprete ci sono diverse partecipazioni a ruoli primari e secondari in molti lungometraggi e cortometraggi indipendenti, ho preso parte anche a varie fiction tra cui “La nuova squadra” (RAI3) e “Gomorra La serie” (SKY)."

Veniamo al cortometraggio “Una vita da sogno" che la vede presente come regista e sceneggiatore. In questo lavoro lei affronta il tema scottante dell'eutanasia, lasciando spazio anche ad altro, vero?

"L’anno 2018 ha segnato il mio debutto alla regia, con lo short film “Una vita da sogno” che ho scritto, diretto, interpretato e prodotto. Tratta il delicato tema dell’eutanasia e della libertà che, a mio avviso, ogni essere umano dovrebbe avere nel decidere della propria esistenza. Il corto ha anche un altro messaggio sociale, che, ammetto, solo in pochi hanno colto: l’attenzione all’uso del casco. Per chi fosse curioso di vedere (o rivedere) il cortometraggio, lo trova disponibile su YouTube al link seguente:  https://www.youtube.com/watch?v=KMTs4TG6EZc"

Un ottimo messaggio diretto ai giovani meridionali che il casco non lo usano mai. La liberta’ è un tema che dovrebbe riguardare chiunque operi nell'arte. Partendo dalla sua visione della libertà, quanto la sua sfera privata influenza il suo lavoro di sceneggiatore?

"Sulla libertà si è tanto scritto e detto, la vera libertà è quella di pensiero. Questa la si acquisisce attraverso il confronto con le persone, leggendo e viaggiando. La scrittura rappresenta per me un momento intimo di incontro esclusivo con me stesso, ma ognuno di noi è sia parte dell’universo che contenitore dell’universo stesso, pertanto, anche la scrittura è inevitabilmente influenzata dalla sfera privata, anche quando non sembra essere così."

Ottima considerazione che faccio mia. La sua è una vita ricca e per certi versi complessa, essendo lei padre di cinque figli avuti da tre donne diverse. Riesce a districarsi tra lavoro e famiglia in modo soddisfacente o è costretto a determinate rinunce?

"I figli sono la più grande ricchezza di un uomo, insieme al tempo libero. In un periodo in cui si fanno pochi figli ed il numero degli anziani supera quello dei giovani, serviva qualcuno che si impegnasse per la causa (ndr. Sorride). Scherzi a parte, non è sempre facile districarsi tra lavoro e famiglia (nel mio caso molto allargata). Occorre tanto equilibrio, e questo lo si impara nel tempo. È impegnativo sottrarsi alle rinunce, ma se si è  costretti, l’importante è avere adeguatamente analizzato e soppesato la situazione, in modo da evitare rimpianti."

Colpisce il suo grande equilibrio interiore e quella calma che non tutti possiedono. Quanto il suo lavoro ha contribuito a forgiarla?

"Nella vita è inutile cercare la felicità, perché questa è fatta di picchi e dura al massimo qualche secondo o minuto; il nostro dovere è cercare l’equilibrio, e questo arriva col tempo e con la capacità di lasciare aperta la mente. Sicuramente la natura del mio lavoro ha molto contribuito a cercare questo equilibrio che in parte ho raggiunto, ma mai smettere di lavorare per migliorarlo."

Quando scrive, ha già in mente a chi destinare i ruoli?

"Durante la scrittura cerco di pensare prima di tutto alle caratteristiche psicologiche del personaggio e poi a quelle fisiche; in questo modo cerco di cadere meno nell’errore di associare, già in questa fase, il volto dell’attore che potrebbe interpretarlo."

Veniamo alla sua Associazione di promozione sociale “La Rampa Film". Di cosa si tratta?

"La mia esperienza di “produttore” durante la realizzazione nel 2018 del cortometraggio “Una vita da sogno” mi ha appassionato anche al mondo della produzione che reputo essere molto più complicato della recitazione e della regia. Ma in fondo le cose semplici non mi divertono e pertanto ho deciso di continuare in questa nuova avventura, cercando però  di strutturarmi. Pertanto, è nata la RAMPA FILM, della quale ricopro il ruolo di presidente e in cui io e i miei collaboratori svolgiamo formazione e produzione cinematografica. Il termine “RAMPA” nasce come acronimo delle iniziali dei miei cinque figli, un bel modo, credo, per fondere l’amore per  la famiglia con quello per il lavoro."

Sicuramente. Lei, Nando, insieme ai suoi collaboratori sta realizzando un Festival a Quarto di Napoli. Ce ne vuole parlare?

"Con la RAMPA FILM stiamo organizzando il RAMPA FILM FESTIVAL: la prima edizione di un concorso internazionale di short film che si terrà a Quarto di Napoli nel mese di ottobre. Il bando è attualmente aperto e si chiude il 10 maggio. Prevede cortometraggi di massimo 30 minuti (titoli di testa e coda inclusi) e prodotti a partire dal 2018. C’è una sezione a tema sociale ed una a tema libero, ed è previsto un premio in denaro per il miglior cortometraggio. Sempre a Quarto stiamo formando le classi dei corsi della nostra accademia cinematografica, per portare la cultura del cinema su quel territorio e nelle zone limitrofe flegree. Gli interessati al festival e/o all’accademia possono consultare i dettagli informativi sul nostro sito, al link seguente:
https://www.rampafilm.it"

Pensa in futuro di continuare sulla scia del cinema in chiave sociale o ha in mente altro?

"I temi sociali resteranno predominanti nei miei progetti futuri ma non esclusivi; da grande amante del genere thriller, specie quello psicologico, mi sono dedicato di recente alla scrittura di un soggetto, che spero possa diventare presto un lungometraggio o una serie. Lo scopriremo solo vivendo!"

Una persona come lei centrata in se stessa, disponibile verso gli altri ma profodamente volitiva, come vive il rapporto con i colleghi? C'è qualcosa che vorrebbe cambiare del suo ambiente di lavoro?

"In generale ho un buon rapporto con i colleghi e cerco sempre di imparare qualcosa da loro, dal più esperto al più giovane. Riesco a legare molto più facilmente con coloro che stimo professionalmente e, soprattutto, umanamente. Anche quando seleziono gli attori per i miei progetti, tengo sicuramente conto della bravura tecnica, ma il mio giudizio finale si basa moltissimo sull’aspetto caratteriale e sulla dose di umiltà espressa che reputo l’ingrediente essenziale per lavorare bene in squadra. Ecco, se potessi variare qualcosa di questo ambiente, vorrei meno presunzione e più umiltà.”

Ognuno e’ nella sua specifica immensita' contenitore dell'Universo. Questa è  una  delle considerazioni estrapolate da questa intervista che mi sono rimaste dentro. Quanti lo ricordano o ne hanno adeguata consapevolezza? In questo mondo di involucri vaganti il sacrificio è associato al danaro e non contempla la salita di perfezionamento interiore che pure tutti dovremmo affrontare. Nando Morra ci induce a profonde riflessioni su quanto importante sia mettere da parte l'ego per riuscire a esprimere se stessi al meglio e offrire cosi’ un servizio agli altri.
A Nando Morra come uomo e come artista sinceri auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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