L'INTERVISTA. La lente sul Cinema. Luca Liguori e la rivista digitale Movieplayer.it
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L'INTERVISTA. La lente sul Cinema. Luca Liguori e la rivista digitale Movieplayer.it

La tecnologia odierna ci permette di accorciare ogni distanza.

Se in passato la cultura del cartaceo  rendeva piu’ difficile e prezioso l'approccio alle letture di approfondimento sull'arte e su tutte le sue correnti espressive, oggi l'informazione servita dalla rete permette una maggiore divulgazione di quanto attiene alla cultura. Da narratrice e pubblicista ritengo che il cartaceo nonostante il suo insostituibile fascino,  cristallizzi nel tempo opinioni e verità che necessiterebbero di continui aggiornamenti per stare al passo con i tempi.

Il virtuale è  una  grande lente sul mondo che ha dato vita a nuove professioni capaci di guardare al  di la’ della logica del profitto, e di affermarsi. Tra queste c'è il lavoro che ruota col suo discorso di critica attorno al mondo del Cinema. In questa intervista avremo modo di avvicinarci al lavoro appassionante che Luca Liguori insieme ai suoi collaboratori svolge sulla rivista digitale Movieplayer.it, e alla sua utilità concreta.

Spinto dal suo amore per la pellicola che sappia raccontare, Luca Liguori è riuscito a coniugare la sua professione di programmatore con l’attitudine a critico cinematografico, in virtù della sua preparazione sul mondo del Cinema, in continuo e costante affinamento.

Luca, Movieplayer.it è per importanza la terza rivista in Italia specializzata nel Cinema. Un bel risultato se consideriamo gli oltre cinque milioni di utenti che la seguono. Cosa ha determinato questo successo?

"Mi piace pensare che dipenda molto dalla passione che mettiamo nel nostro lavoro e che, da quel che ci dicono, traspare dai nostri articoli e dai nostri video. Ho una redazione composta da persone molto in gamba, tutte appassionate ed esperte di cinema e serie, con cui si è creato un legame forte e di grande complicità, tutto grazie a questa passione in comune."

Come nasce Movieplayer?

"Prima ancora di Movieplayer c'era un altro sito chiamato CinemaZone – Castlerock.it, che avevo fondato nel 2000 e che, con il tempo, era diventato un punto di riferimento importante per gli appassionati italiani. Nel 2008 quel primo progetto si è evoluto grazie al coinvolgimento della media company Netaddiction, che ha creduto in noi e ha voluto fortemente realizzare questo nuovo sito. In 12 anni Movieplayer.it è cresciuto sempre di più, sia come numeri che per  importanza all'interno del settore."

Quale pubblico la segue?

"Avendo superato i 5 milioni di utenti unici, ormai possiamo dire che il nostro pubblico è troppo vasto e variegato da poterlo definire in modo specifico: abbiamo sicuramente un pubblico di cinefili e appassionati di serie TV, ma allo stesso tempo ci leggono anche gli spettatori occasionali alla ricerca di notizie e consigli. Di sicuro noi scriviamo con un unico scopo: cercare di coinvolgere chi ci legge, aiutarlo a scoprire elementi e significati che magari erano sfuggiti e trasmettergli la nostra stessa passione."

Voi spaziate dal Cinema del grande schermo a quello delle serie televisive, è così?

"Assolutamente sì. Già nel 2005, prima ancora che scoppiasse il grande amore per la narrazione seriale anche in Italia, in redazione prendemmo la decisione di trattare le serie TV come i film, semplicemente perché per noi non aveva senso ritenere una cosa migliore dell'altra, soprattutto perché, sempre di più, cominciavano a lavorarci gli stessi registi, gli stessi sceneggiatori, gli stessi attori..."

Com'è articolata la Redazione  della rivista e su quale materiale  lavora?

"Con il passare degli anni siamo diventati sempre più strutturati ed organizzati. Al momento è divisa in più reparti: articoli, news, social, video etc etc... Ogni reparto ha il suo responsabile e io, nei limiti del possibile, provo a coordinare il tutto e a ritagliarmi qualche spazio per me, come lavorare ad alcune delle recensioni dei titoli più attesi."

Luca, il mondo del Cinema e della Letteratura  spesso s'incontrano o appaiono legati da un filo intuibile. Lei è  stato un grande e appassionato lettore. Quale genere predilige?

"Sono uno spettatore e cinefilo a 360° e mi piacerebbe dire altrettanto del mio rapporto con la letteratura. Una volta era sicuramente così, da ragazzo divoravo tanto i grandi classici quanto gialli, thriller, horror o fantasy. Ultimamente, causa lavoro, leggo sempre meno e devo ammettere che in questi ultimi anni, quando riesco, spesso preferisco letture più leggere e distensive: quando sono in vacanza non c'è nulla di meglio di un bel thriller che possa catturarti fin dalla prima pagina."

Lei non ha un genere di preferenza per quanto riguarda il Cinema, ma apprezza il Cinema di qualità. Ritiene che ci sia un calo oggi,  nel Cinema, per quanto riguarda la funzione  e la capacità di solleticare l'immaginazione?

"Ritengo che sicuramente una parte significativa dell'industria cinematografica stia diventando sempre più “schiava” del profitto, anche perché più aumentano i costi e i rischi di impresa e più diventa necessario per gli studios prendere strade già battute. Ma mi stuzzica vedere come grandi autori e registi stiano comunque riuscendo, più o meno a fatica, a ritagliarsi il loro spazio e a imporre una loro visione anche in queste condizioni. Poi non dobbiamo mai dimenticarci che il cinema non è solo quello che vediamo nei multisala: i blockbuster occupano una fetta importante di mercato, ma il cinema d'autore, di qualità, spesso indipendente, gode comunque di buona salute e continua a sfornare tantissimi capolavori."

Secondo lei, la tecnologia nel cinema è una presenza invadente o costituisce un valido supporto?

"La tecnologia nell'industria cinematografica ha sempre avuto un ruolo di rilievo e ha sempre portato grande innovazione e grandi libertà agli autori. Sicuramente è importante che non se ne faccia un abuso, perché è fondamentale che la tecnologia sia al servizio dell'arte e mai il contrario."

Avverte nel cinema odierno un calo di qualità e se sì, ritiene che sia anche da attribuire a un uso sbagliato  della tecnologia?

"Torniamo al discorso precedente, dipende sempre e solo dal tipo di cinema che uno guarda e segue. Sicuramente ad uno sguardo superficiale, magari guardando solo i risultati al botteghino, si può pensare che ormai il cinema abbia poco da dire, ma in verità, a detta di tutti gli esperti del settore, veniamo da un decennio di cinema davvero straordinario, ricchissimo di capolavori e grandissimi autori. A dimostrazione che la tecnologia, se usata bene, può solo ampliare i nostri orizzonti e fornirci maggiori possibilità."

Per quanto attiene alla narrativa, pensa che sia valido lo stesso discorso?

"Ammetto di conoscere la narrativa contemporanea molto meno di quanto conosca il cinema, quindi la mia opinione non può che essere incompleta, se non superficiale. Guardando le vetrine delle librerie, la mia impressione probabilmente non è troppo dissimile da quellia di coloro che guardano i cartelloni delle multisale. Ma sono certo che molti critici letterari sarebbero in grado di segnalarmi tantissime opere meritevoli."

La visione in streaming e  Netflix secondo lei aiutano la diffusione del buon cinema?

"Potrà sembrare un paradosso, ma in parte sì. Perché abituare lo spettatore a vedere film, soprattutto se di buona qualità, non può far altro che aumentare la “fame” di cinema. È chiaramente un discorso molto complesso che non si può ridurre semplicemente a questo, ma di sicuro demonizzare lo streaming non serve a nulla."

Luca, lei è  stato mai contattato da un regista per un consiglio sul film?

"Se parliamo di registi giovani ed esordienti, posso dire che capita piuttosto spesso di essere contatti per un parere, casomai è complicato riuscire ad accontentare tutti perché ovviamente questo lavoro non lascia molto tempo libero. Se parliamo di registi già affermati o comunque di prodotti “commerciali”, il discorso è diverso: al massimo può capitare di vedere il film con largo anticipo, magari ancora non finito al 100%, per avere un primissimo parere. Parliamo sempre e comunque di pareri, opinioni, mai di consigli."

Secondo lei, il digitale può sostituire la pellicola tradizionale?

"Di fatto lo sta già facendo, da anni. Ma per fortuna qualche eccezione continua ad esserci. Assistere a proiezioni in pellicola oggi è un privilegio: a noi critici capita ogni tanto durante i festival, sia per quanto riguarda film nuovi che restauri, ed è sempre un'emozione grandissima."

Come vede lei il Cinema del futuro?

"Io sono molto ottimista perché i film di qualità non mancano mai e sono tantissimi i giovani autori di talento che sono emersi negli ultimi anni. Sicuramente ci troviamo in un periodo di grande cambiamento, l'avvento dello streaming necessariamente modificherà alcune dinamiche che noi diamo per scontato ma non credo che rinunceremo mai del tutto alla sala cinematografica. E di certo non smetteremo mai di guardare film o serie."

Luca, per il futuro prevede cambiamenti nel suo lavoro?

"Vale un po' quanto detto per il discorso precedente, sicuramente per chi come me segue il cinema tutti i giorni si prospettano alcuni cambiamenti importanti, ma d'altronde è un qualcosa che sta già avvenendo da qualche tempo. Di sicuro c'è sempre tantissimo da raccontare sul cinema, e non solo perché continuano ad uscire nuove opere, anche di rilievo, ma anche perché le opere del passato non smettono mai di affascinarci e appassionarci, e le nuove tecnologie come lo streaming possono aiutarci a riscoprire tantissimi tesori che credevamo dimenticati."

Cambierà la conformazione delle strutture, la loro organizzazione, ma il Cinema mai rinuncerà alla sua funzione di stupire e di lasciar immaginare. Dell'intervista mi è  rimasto impresso il forte accento attribuito al termine libertà in una realtà, l'attuale, dai gravi condizionamenti. Anche nel cinema  come in tutte le forme di arte la libertà è figlia e artefice dell'indipendenza che consente all'artista di volare alto. È importante quindi riconsiderare in una nuova luce il cinema indipendente, perché  la bellezza e l'espressività  di un qualsiasi lavoro non sono mai legati alla disponibilità di capitale, ma alla genialità che ha al suo interno e che è capace di esprimere. Forse è  proprio su questo punto che il Cinema odierno dovrebbe soffermarsi.

Luca Liguori ci ha aperto una finestra su un mondo fatto d'entusiasmo, di studi e di ricerca. A lui e alla Redazione del Movieplayer i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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