L'Intimo e il Vero nella poliedrica visione del Se'. INTERVISTA all'autore e attore Giacomo Casaula
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L'Intimo e il Vero nella poliedrica visione del Se'. INTERVISTA all'autore e attore Giacomo Casaula

In chi possiede un'anima artistica coesistono infinite vite che trovano ciascuna il proprio canale espressivo.

Oggi la memoria del Sé tende a scarseggiare anche in coloro che si misurano con la scrittura creativa che parte e si riconduce ai nodi del cuore. La capacità di confrontarsi con le proprie esperienze nasce da una visione fluida dell'esistenza che connota l'artista maturo il quale integra e accoglie nel greto dell'anima vicende e sfumature che vengono quindi poste nella giusta dimensione e collocazione. La scrittura, come qualsiasi altra forma d'arte, ha il volto di una giovinezza atemporale in cui convivono varie età in base alla capacità critica di leggere e visionare quel dato avvenimento che nella sua esternazione risulta privato delle fondamenta empiriche. Trasmutato in qualcos'altro, migra leggero tra gli spazi immaginifici dell'etere, posandosi sulle esistenze sensibili.

In questo risiede la magia dell'arte. Nella sua capacità di spogliare dei tratti variabili e contingenti quel dato accadimento che ha già una sua storia, per calarlo nello smalto dorato della dimensione universale. Il sovrasensibile è oggetto dell'anima che plana dall'alto in virtù della sua capacità intrinseca di svellere da ciascuna esperienza circostanziata la sua materia grezza, per traghettarla verso altri lidi.

Lo spessore di una creazione sta proprio lì: nella capacità di fluttuare serena e libera da ogni contrasto e ciò è possibile nelle anime mature, contraddistinte da una rilevante capacità critica che spoglia il vissuto del proprio tempo.

Il protagonista di questa intervista è un autore di narrativa e canzoni, nonché attore che risalta a pieno titolo nel firmamento artistico odierno e per spessore critico e per autenticità di stile. Giacomo Casaula, a soli 27 anni, col suo romanzo Scie ad andamento lento sta raccogliendo un notevole consenso di pubblico, suffragato dalla presenza sulla scena che lo vede impegnato come attore e autore di canzoni.

Giacomo, attraverso la sua voce limpida ma ben impostata, è possibile percepire le sfumature di un'anima fluida e restia a intrattenersi sulle esperienze mortificanti. È matura in lei la visione della vita come viaggio che, nonostante le incrinature necessarie e imprescindibili, prosegue leggero e tranquillo. Questi sono i presupposti di un valido narratore capace di slanciarsi nel tempo anche come poeta, in un'epoca in cui le incrostazioni macchiano la vita di tanti giovani arenatisi ai primi scogli.

“Diciamo che effettivamente ho una visione fluida dell’anima, che viene riflessa dalla mia scrittura sicuramente creativa nel senso vero del termine, per cui io mi esprimo sollevandomi dalle esperienze soggettive.”

Come nasce e si articola in lei l'approccio alla scrittura?

“Sicuramente anche i miei primi lavori come quelli di altri autori esordienti appaiono immaturi e acerbi. Io sono stato precoce, ma nel tempo ho visto crescere in me proporzionalmente all'età quella capacità critica e autocritica indispensabile per raggiungere livelli importanti.”

Dal suo romanzo emerge la costante presenza di una coscienza vigile che porta alla riflessione. Si percepisce la tendenza a scandagliare le esperienze su due piani paralleli. L'uno del vissuto esperienziale, l'altro dello scorrere di un tempo intimo.

“Sì. E’ evidente il passaggio tra quella che è la mia dimensione interiore a quella esteriore, una via di comunicazione tra il dentro e il fuori.”

Lo scrittore sa affrontare con dignità il confronto col mondo più intimo. La Verità viene messa a nudo con convinzione ma anche con la giusta delicatezza. Colpisce il fatto che lei diversamente da altri, non si trincera dietro il sipario della coscienza e questo si evince anche dal desiderio di comunicare che permea le pagine del suo romanzo. Si ritrova in questo?

“Si’, c'è in me il desiderio di comunicare che si concretizza nel bisogno di riconoscersi negli altri attraverso la scrittura. Sul palco questo bisogno si traduce nell'incontro con lo spettatore.”

La sua è l'anima di chi possiede una verità. Il desiderio di comunicazione e soprattutto il discorso attoriale che lei porta avanti con dedizione e convinzione lo rivelano pienamente.

“Sì, io credo molto nella scrittura e nella recitazione che utilizzo per incidere un'orma nella realtà. Un messaggio che si fa grido sulla scena, mentre rimane raccolto e intimo, espresso in sordina nella scrittura.”

La maturità porta al senso critico che si traduce nell'autoironia spesso volgarmente confusa con la leggerezza. È proprio della fluidità del racconto presentare un doppio binario di narrazione. Il primo è collocato sul piano di chi vive l'esperienza esistenziale. L'altro Invece, riguarda chi la analizza incidendovi un'impronta autoironica. Un esempio di narrazione che si articola sui due binari è il romanzo “Il ritratto dell'artista da giovane” di J. Joyce. Quanto è presente nella sua scrittura l'autoironia?

“È presente, ma nella narrativa sono molto delicato a proposito delle mie esternazioni. Nel teatro canzone invece, utilizzo molto la satira, perché mi piace essere incisivo. Non è casuale che mi sia laureato proprio sul teatro canzone e nello specifico su Giorgio Gaber. Mi piace portare in scena l'autocritica. Il mio spettacolo “Nichilismi e Fashion week" è tutto impostato sul Nichilismo e sull'autoironia.”

La scrittura è dentro di lei. Come la vive nel profondo?

“La vivo come un rapporto d'amore con la propria donna che a volte sembra nascondersi. Nel mio romanzo, il protagonista Stefano De Santis è uno scrittore di 31 anni che non riesce più a produrre da diversi anni. Stefano sarei io, con qualche annetto in più. Siccome tendo a mettermi a nudo attraverso la scrittura, è di notte che produco i miei pensieri migliori e li trascrivo. Quando scrivo canzoni sono sistemico.”

La sua è una scrittura riconducibile ai grandi narratori decadentisti. Prima ho citato Joyce a proposito dell'autoironia.

“Effettivamente mi sento molto vicino alla letteratura novecentesca, in particolar modo apprezzo Calvino e Buzzati. Su Pier Vittorio Tondelli ho discusso la tesi della Triennale in Lettere Classiche. Ho una predilezione per la Francia, tant'è che consumo solo sigarette francesi di una marca che non conosce quasi nessuno.”

Calvino le piace per il discorso della leggerezza, altro rispetto alla superficialità a cui sovente oggi viene accostata. Buzzati per la diluizione del tempo, che compare in modo particolare nel suo “Il deserto dei Tartari". In entrambi si coglie il valore della lentezza che profonde l'espressione poetica. Il tempo e la lentezza sono elementi che si riscontrano anche nel suo romanzo.

“Esatto. Lo posso definire un elogio alla lentezza e alla fragilità. Un altro tema centrale è quello del ricordo associato all'origine. Lo scorrere del tempo a ritroso ha in questo una sua finalità che consiste nel ricongiungimento all'origine al cui centro è riposta la Verità. Il senso della mia scrittura si rintraccia proprio nell'incontro di questi due elementi. Per me il ricordo è fondamentale perché mi riconduce al letto dell'anima. Ciò spiega la mia predilezione per tutto ciò che è vintage.”

Il ricordo per lei è importante in quanto di stimolo a proseguire. Va puntualizzato e a giusta ragione, in una società che fa fatica ad andare avanti in quanto sradicata dall'origine che contiene l'identità di un individuo e di un popolo. L'identità è sinonimo di verità, ed entrambe nell'epoca attuale di forte relativismo, sono spesso messe in discussione. Pertanto io le chiedo, cosa sia per lei la verità. Quale valore le attribuisca.

“Per me la Verità si riscontra nella realtà, non è disgiunta. Al tempo stesso però la travalica e così porta a compimento il suo significato. È una medaglia a doppia faccia. Verità e ideologie devono fondarsi sul concreto.”

La visione critica che la contraddistingue rivolta anche alla realtà, la differenzia da molti suoi coetanei. Come lei inquadra il futuro, in base a quanto finora dichiarato?

“Diversamente dalla generazione dei loro genitori, i giovani di oggi hanno una visione poco chiara e piuttosto nebulosa del futuro. Mancano i punti saldi che chi li ha preceduti invece possedeva. Certo i giovani di oggi non devono rassegnarsi a questa condizione di cose, in quanto è loro responsabilità lottare per cambiarla.”

Si ritrova nei valori dei giovani di oggi?

“Le rispondo con quanto rispose De André al suo intervistatore. “Non so se la nuova generazione abbia dei valori. Io sono troppo impegnato a portare avanti i miei.”

Che valore ha per lei il Sogno?

“Ha un valore enorme in quanto rappresenta la parte migliore di un uomo. È capace di fare ordine dentro di noi per dirigerci verso ciò che desideriamo, al tempo stesso ci permette di esprimerlo.”

Certo. Ha mai raccontato un sogno nelle sue canzoni?

“L'ho espresso nella canzone “Leggerezza cercasi" presente nel mio spettacolo. A un verso della canzone sono molto legato. Attraverso esso faccio riferimento al sogno inconsapevole che emerge in un momento slegato dalla realtà a cui però si dirige e a cui fa ritorno. È in questo il senso del sogno, risiede nella sua applicazione nella realtà.”

Il sogno è il lato leggero della dimensione umana. Il sogno nasce da dentro per involarsi oltre le frontiere del conosciuto, traghettandoci dall'ombra alla nuova luce. Non esiste poesia né poeta senza il sogno che ci rende liberi, perché germoglio di quell'autenticità che conserviamo alla base di noi stessi. Possiamo altresì dire che il sogno ci rende liberi perché nasce dalla libertà che riposa nell'infanzia dell'anima dove ha culla l'origine. La libertà ha un cammino lento e soave e non soccombe al tempo e forse, per ricondurci alla visione poetica dei nostri predecessori, dovremmo riabilitare in noi la visione arcana della vita in simbiosi con la fanciullezza dell'anima.

Con l'artista Giacomo Casaula abbiamo ripercorso l'identità della parola dalla sua stesura fino all'espressione scenica, toccando punti su cui di rado nella vita di tutti i giorni siamo soliti soffermarci. Ricordo, sogno...origine e lentezza dovremmo riscoprirli nel loro significato più pieno perché lì dove c'è un significato siamo presenti con tutto noi stessi. Lì, compare l’Uomo.

Ringrazio pertanto Giacomo Casaula per averci introdotti nei meandri di un viaggio esplorativo che partendo dalla poetica espressiva ci ha accompagnati alla scoperta del senso leggiadro della poesia narrata e alla sua trasposizione scenica. A lui e ai suoi lavori futuri, i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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