L'INTERVISTA. Il fiume che incontra la gente. La semplicità cristallina del compositore Giordano Alivernini
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L'INTERVISTA. Il fiume che incontra la gente. La semplicità cristallina del compositore Giordano Alivernini

Il nome racchiude l'identità di chi lo indossa. Il nome è la finestra sul mondo, pertanto scrigno segreto e rivelazione.

Tutti nasciamo già con un nome che ci identifica e contribuisce a forgiare il nostro destino inclinandoci verso le giuste scelte. Il nome lo scegliamo noi prima di nascere, è quanto ritengono le filosofie orientali, e questa convinzione in molti aiuta a dare forma alla propria personalità.

L'artista che sto per presentare è un compositore cantautore che sembra aver attinto dal proprio nome la giusta inclinazione per consolidare la propria presenza nel mondo e definirsi. Giordano è innanzitutto il nome del fiume in cui Gesù ricevette il Battesimo dal cugino Giovanni. È il fiume del prima e del dopo, della rivelazione della santità di Colui che e’ venuto al mondo con una propria missione spirituale. Il fiume Giordano è acqua che lava scorrendo cristallina e limpida verso la sua prestabilita meta. Nel caso particolare di Giordano Alivernini, il fiume segue la propria strada per incontrare il mare che lui identifica con la gente.

Giordano, lei nella musica trasfonde la sua visione del mondo che trasferisce agli altri. Che ruolo pensa possa avere la musica oggi in cui la realtà appare molto confusa e caotica?

“Ritengo che la musica per come la intendo io abbia una sorta di missione che è proprio quella di risvegliare la coscienza in ciascuno di noi. La musica va ad agire direttamente sull'anima riaprandeci i canali occlusi oggi dai vari mezzi di comunicazione che lavorano all'obiettivo di manipolare gli individui.”

“Una sorta di missione purificatrice che opera attraverso un percorso di rientro in se stessi. Di lei colpisce la visione cristallina e pura della propria interiorità che trasferisce con piena padronanza all'esterno.Quando ha preso coscienza dell'importanza della musica come rivelazione della verità?”

“Io mi sono formato con la musica degli anni Novanta e in particolare con l'hip hop americano che veicolava messaggi importanti. Così il rap, altra cosa rispetto al trap odierno che dirama messaggi che diseducano i giovanissimi, purtroppo i veri fruitori di questo genere.”

“Mi piace la sua definizione riguardo al trap “versione sporca del rap" che condivido. Oltre al rap, lei ha coltivato da buon ascoltatore anche il cantautorato anni Settanta.”

“Sì, per i testi e la giusta corrispondenza con la melodia.”

Ecco, questo è un carattere che contraddistingue le sue composizioni. Sembra che la musica si faccia voce dei testi.

“Sì. Io concepisco la musica e i testi in una sorta di rapporto che non esito a definire legame d'amore. Ciò è reso possibile dalla nitidezza dei messaggi che io porto avanti nei testi e che  rendo anche attraverso la melodia.”

In lei si respira il dono della trasparenza che non è possibile distinguere dalla semplicità. La trasparenza si ciba della semplicità necessariamente. Si è chiari se si è semplici e questo connubio è il disvelamento di un dono teso oggi a scomparire. Al presente viviamo nel torbido dell'indefinito, facendone una conquista prestigiosa, quando dovremmo coglierlo come un difetto e un limite. Giordano, dalle sue canzoni traspare un forte senso di equilibrio oltre che di consapevolezza.

“Sicuramente entrambe sono il risultato di un processo di autoanalisi condotto nel tempo. Io scandaglio i messaggi da trasmettere e considero molto il bacino d'ascolto del pubblico più giovane. Il fraseggio dei miei testi è pregno di contenuti, pertanto io mi definisco più che compositore, cantautore.”

Bellissima la sua definizione “io faccio suonare le parole".

“Grazie. In effetti per me la musica è un veicolo e quindi deve combaciare con i contenuti che trasmetto. Oggi c'è la musica, un domani potrei utilizzare un altro mezzo. L'importante per me è la trasmissione di ciò in cui credo.”

Per lei la musica è una forma di terapia.

“La musica rasserena e mette a nudo la tua interiorità, dipanando le nebbie. Questa sensazione io l'ho provata e vissuta da ragazzino ascoltando i rappers. All'epoca non riuscivo a sbrogliare il groviglio di idee e pensieri, esperienza invece resa possibile grazie alla musica. Sono cresciuto con la percezione che questa mi rasserenasse e ora ne sono convinto. È stato un processo spontaneo che si è aperto un varco nella mia interiorità, quello che poi mi ha condotto verso l'affinamento della melodia che si tradotta in dolcezza. Assaporo la dolcezza con la musica e nella musica, per cui per me la canzone e’ una forma di preghiera.”

Attraverso la preghiera ci assolutizziamo cavalcando il fluire del tempo. Ogni forma di arte, la più intima, dovrebbe compiere innanzitutto nel suo creatore la realizzazione dell'innalzamento dell'anima che si astrae dal Tempo per poi immergersi nella comprensione di tutto. Il cielo come punto di arrivo, corrisponde al mare, rendendo implicito il ritorno dell'immagine del fiume che divide per ricomporre tutto nella nuova luce dell'infinito. Ogni opera si particolarizza in chi la riceve e così facendo si universalizza, compiuta la necessaria separazione tra ciò che è puro e quanto non lo è, indispensabile per portare a compimento la tensione verso l'Assoluto. Nell'epoca della confusione e della menzogna crede che la musica debba recuperare la sua dimensione del ritorno? Le sue composizioni proprio perché mature nel loro grado di consapevolezza che la riflettono, hanno un'impronta di autenticità che riconduce al tempo dell'infanzia in cui nulla appariva torbido e tutto invece cristallino, specie per chi ha ricevuto educazione e valori esemplari. Sicuramente il caso suo e di suo fratello Mirko.

“Sicuramente... grazie. Ho valori, ho principi che si riscontrano nelle mie canzoni. Per questo differisco da chi fa e propone musica commerciale, in quanto questa categoria cerca il plauso della gente assecondandone i gusti. Io invece faccio esattamente il contrario. Cerco di avvicinare gli altri al mio modo d'intendere e fare composizione. Quindi ai miei contenuti.”

Lei parla di contagio e in questo ravviso il potere magico della musica.

“Esatto. La musica è Magia nel momento in cui interviene in bene, curando mente e anima.”

Lei ha collaborato con Mirko suo fratello che è regista e che per molti versi le somiglia, per altri no. Avete mai avuto problemi d'intesa artistica?

“Inizialmente non è stato facile perché io, a differenza di mio fratello, non amo trasferire in ciò che produco elementi che richiamino la violenza. Invece mio fratello lo fa, anche se con l'intenzione di scuotere il pubblico. Per me esiste una linea sottile che separa la violenza giustificata da quella gratuita e non sempre questa linea viene rispettata. Pertanto trovo necessario preservare i ragazzini dalla violenza che ha facilmente spazio oggi nei media, a cui accedono tranquillamente anche i più giovani.”

Ci racconti i passaggi più salienti del suo percorso nell'universo della musica, che lo hanno condotto dove è ora.

“Ho iniziato da ragazzino col solfeggio, poi crescendo mi sono appassionato all'hip hop e da qui ho incominciato a concentrarmi sull'importanza della melodia. Ho preso a considerare il piano come strumento e ho iniziato a studiare per imparare a mixare le frequenze. Come strumento al momento suono l'ukulele, continuo a studiare armonizzazione e sono diventato direttore artistico.”

Secondo lei, la musica ci riporta al passato o ha il compito di accompagnarci nel futuro?

“Per me viene dal passato per portarci verso il futuro. A proposito di questo, vi anticipo che il 6 ottobre pubblicherò un album di sei sette tracce riprese dal passato. Si tratta infatti di mie composizioni risalenti alcune a 5, altre addirittura a 10 anni fa. La cosa sconcertante è che i testi, per quanto risultano attuali, sembrano scritti ieri.”

Carattere magico e carattere profetico nella musica s'incontrano.

“Questo lavoro che sta per uscire si chiama infatti “L'extraterrestre".

Lei per alcuni anni ha vissuto all'estero. Ha in qualche modo questo periodo influito sul suo percorso musicale?

“Ho vissuto nel Texas per sei anni, a stretto contatto con la dimensione della campagna, lontano dai rumori assordanti di città. Mi sembrava di essere riprecipitato negli anni Ottanta. Sicuramente le mie composizioni più recenti risentono dell'influenza country. Ho appreso il carattere di racconto che è tipico delle canzoni country, quasi fossero dei film da ascoltare con la musica.”

Ci sono per quanto riguarda il lavoro nella musica delle tappe significative che vanno menzionate?

“Nel 2005 ho partecipato al tour di Radio Company e Radio Kiss Kiss. A 18 anni ho superato la selezione di Sanremo Famosi. Con soddisfazione aggiungo, senza alcuna spinta o raccomandazione in entrambi i casi. Ricordo con piacere la collaborazione con Alex Britti prima che diventasse famoso.”

In quanto chiarificatrice, la musica assolve alla funzione di condurci alla verità. La musica è compagna dei nostri momenti di vita anche poco significativi che di colpo assurgono a nuova luce grazie proprio alla scansione della melodia che ci accompagna in quei momenti. Imparare ad ascoltarsi attraverso l'ascolto della musica è uno dei messaggi di questa intervista che mi sono particolarmente rimasti dentro. Oggi la musica è precipitata in una rocambolesca vertigine che l'ha trascinata verso il basso, trasformandosi in rumore per cui nessuno vuole più ascoltarsi e ancora più difficile rispetto a ieri, è diventato ritrovarsi. Il mio auspicio è che grazie all'impegno di chi vive la musica e la produce seriamente, si possa risvegliare la vera funzione della musica, forse la più nobile e la più libera tra tutte le forme d'arte. Ringrazio pertanto il cantautore e musicista Giordano Alivernini per averci condotti in questo viaggio di esplorazione e immersione nell'universo della musica. A lui e ai suoi progetti futuri i migliori auguri da parte mia e della Redazione.

Giordano Alivernini, canale Youtube

 

Ippolita Sicoli
Ippolita Sicoli
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