Mi mancano tanto le atmosfere soffuse dei jazzclub. Il jazz e le sue pulsioni sconvolgenti... tutta un'altra vita. La cosa più triste è che queste atmosfere io le lego a una Bari che non riesisterà più e che mi ritorna nelle impronte indelebili che mi ha lasciato.
In quel connubio intricato che lega l'ambiente alla musica. La musica, luce e ombra traccia gli ambienti. È pittura e vernice fresca che si alternano. È luce e il fascino destato dalla penombra in cui adesso dimoro e che mi permettere di discernere i fatti nitidamente. Bari mi ha lasciato il gorgo della profondità. La vertigine di chi scende e si estranea dalla realtà intorno. Ero in quelle atmosfere ma per conto mio, con gli occhi di una studiosa che se ne sta acquattata in un angolo come una gatta bambina. Bari mi ha fatto capire che l'infanzia è dentro di me e che gli infantilismi sono nocivi perché non mi appartengono. Così come non mi appartiene l'immaturità che mi circonda oggi e che traccia la definizione perfetta di questa società. Si ha paura per sentirsi vivi. Si ha paura a non se ne può fare a meno e pertanto la si insegue come fanno i bambini che rincorrono ciò che temono perché pensano che tutto sia un sogno o un racconto fiabesco da cui riaversi alla fine del gioco.
Bari non è più la città che ho conosciuto e che mi porterò dentro. La Bari degli anni Novanta innamorata di acid jazz e funky. Di quella modernità che ci lanciava incontro alla vita. C'era un entusiasmo ammorbante nel desiderio di sfidare se stessa. Bari come la Puglia intera ho smesso di riconoscerla perché morti sono i suoi ideali di musica e vitalità. L'ho capito l'ultima volta che sono stata a Polignano. Una frenesia accesa regnava, una confusione che metteva all'angolo i poveri e i soli, le persone non ammesse a quell'incanto. Una specie di fiera animata da coppie felici e comitive di giovani. Un confusione che isolava sempre più chi restava a guardare e non vi si riconosceva. La Puglia di oggi è gonfia e tronfia. Dal suo piedistallo pensa di dominare e dettare legge. La fiera è svanita, divorata dall'illusione e la realtà si mostra per quella che è. Tutto ciò che è stato, è servito a tracciare la via del potere, portando in alto chi come Vendola vorrebbe la Bellezza stravolta e in conflitto con la sua genitrice che è la Natura. Che vorrebbe quindi l'Arte come corona a chi la omaggia per proprio lustro e tornaconto. La Puglia regina del turismo e dei bagni di folla... che corre dietro alle velleità della gente, che vuole piacere ma non piacere a se stessa. Adesso vittima di un'ingordigia che la divora dall'interno con l'ignoranza di chi la amministra. Un'ignoranza rozza e mercantile che alza la testa perché in sintonia col mondo dall'ideologia imperante che discrimina dove vorrebbe mettere pace. Che distrugge lì dove dice di voler salvare. La Puglia dell'avida libertà che scorre tra i party tirati fino all'alba e le discoteche sul mare. La Puglia che con arroganza detta le linee guida dell'obbligo vaccinale e che non è amica di quel Meridione sincero che lei sfida e che in lei non vuole riconoscersi.