È difficile porsi dei limiti quando si prende una certa via. Si va avanti senza avere consapevolezza di quanto accade. Questo è un punto su cui la società è chiamata a riflettere.
Gli eccessi nell'esibizionismo, l'ostentatezza a tutti i costi, dove ci stanno portando? Alla disgiunzione dalla realtà, che si traduce concretamente nell'indifferenza. Siamo entrati in un cortocircuito, in un circolo vizioso in cui la prevaricazione sull'altro segue la pista del multimediale e della rete. È in corso una competizione mediatica su tutti i fronti. Si è bravi se si va oltre e si sa sorprendere.
Il dramma è che oggi sorprendere equivale a saper ingannare. È tutto ingannevole. Tu guardi ma non sai realmente cosa stai vedendo e questo meccanismo ci ha resi insensibili al dolore che gli altri, gli sfortunati, provano sulla propria pelle. Lo vediamo anche dalla guerra in corso. Vittime, spargimento di sangue, crolli, distruzione a tappeto, eppure è difficile porre la parola fine, quasi tutti fossero stati irretiti da un processo incontrastabile.
Oggi tutto è violenza e guerra, anche l'amore. Tutto è gioco e morte e tutti, come i soldatini dei bambini, finiscono nella scatola di legno, perché non ci sono vite che possano proseguire il loro libero corso, laddove ci sono morti e distruzione. Siamo precipitati in una società delirante, dove regna la confusione tra le parti. L'innocente è chi istiga e il colpevole chi risponde. Impariamo a punire. Incominciamo a farlo porgendo l'arma del silenzio, solo così la verità potrà impossessarsi del suo giusto ordine e iniziare a innalzarsi, con lei trascinando noi tutti sopra la logica dello sterminio.