L'attentato che ha visto la morte della figlia di Dugin, ideologico del sistema di pensiero in cui fortemente s'identifica l'azione punitiva di Putin, è un fatto che non potrà passare sotto silenzio e che scatenerà pesanti conseguenze.
Si avranno inevitabili effetti e nello scacchiere bellico a difesa dell'uno o dell'altro schieramento e anche in Italia in vista delle prossime elezioni del 25 settembre. E non potrebbe che essere così dal momento che questo tragico episodio tocca su vari piani l'opinione pubblica. E sul piano del valore della cultura oggi, che ormai non ha più una sua definizione indipendente ed è vista come il motore pensante delle azioni politiche. Questo fatto assume grosse dimensioni perché evidenzia l'incapacità oggi di considerare la cultura per quello che è. Da qui l'odio verso gli ideologi e i pensatori, in vero davvero pochi, perché di per sé visti come traino del furore e del consenso avversi ai propri.
L'altro punto su cui trovo giusto e consequenziale esprimermi è il tema antiatlantista trattato da Dugin che vorrebbe una coalizione euroasiatica di contro all'imperialismo americano. Tale obiettivo parrebbe anacronistico dal momento che gli Americani sono visti come gli esportatori di un sano modello capitalistico e democratico. Tale modello non considera i legami di appartenenza radicati nella storia dei popoli europei e non solo e che vedono escluso fino alle soglie dell'età moderna un vero terreno di confronto tra America e Europa costituitosi in virtù dell'immigrazione degli Europei nel nuovo continente. Altro è il rapporto socio culturale che da tempi immemori, per non dire preistorici, lega l'Europa all'Asia anche geologicamente, e a cui dovremmo tutti guardare. Purtroppo la cultura di straniamento per non dire "di sradicamento" dal senso di appartenenza sta portando a non guardare indietro i corsi storici e a concentrarsi sul nuovo. Chi tratta la storia attuale e interviene con occhio critico su quanto si sta svolgendo ai nostri giorni viene tacciato di dietrologia o di demagogia. Nulla di più sbagliato. La conseguenza a lungo termine della linea politica vigente è il vassallaggio vero e proprio a una realtà continentale che guarda al moderno senza possedere un nutrito passato né ideologico, né culturale, né artistico.
Per quanto riguarda invece la teoria di una quarta politica super partes, io personalmente la considero inattualizzabile dal momento che ci sono evidenti divergenze di base che non possono essere superate. Si può pensare all'instaurazione di un dialogo costruttivo, però rimanendo sempre ancorati alle proprie posizioni.