''Attenti a quei due'' e gli altri noi
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''Attenti a quei due'' e gli altri noi

''Attenti a quei due'' e gli altri noi

l'Opinione
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La televisione oggi non serve a nessuno.

Roger Moore Tony Curtis 'Attenti a quei due'
Roger Moore Tony Curtis 'Attenti a quei due'

Non serve agli anziani che vivono in solitudine e avvertono l'impossibilità di dialogare e aprirsi agli altri. Non serve ai bambini che dovrebbero essere educati al confronto con i loro coetanei, a stare con gli altri e a sviluppare ciascuno la propria personalità. Non serve agli adulti deformati da una società che li ha alienati dal valore dell'interrelazione e li ha resi incapaci di rapportarsi agli altri. Depressione, disturbi della personalità, male di vivere sono le malattie che più del cancro uccidono oggi e a cui pare non vi sia rimedio. L'assuefazione ai media sta causando un detrimento su tutti i fronti. Una carenza di idee supportata da una diffusa insufficienza verbale che rivela l'incapacità di condurre un discorso organico. A breve saremo tutti automi e forse lo siamo già.

Un tempo non era così. Gli anziani di allora sapevano guardare e ascoltare. Di televisori ce n'erano pochi e non più di uno per famiglia. Il programma televisivo era l'occasione per riunire le famiglie e commentare. I programmi erano suddivisi in rigorose fasce orarie nel pieno rispetto dell'infanzia, e c'erano pochi canali. Oggi si utilizza il televisore come il computer. Si passa col telecomando da un canale all'altro, seguendo la successione repentina di immagini che difficilmente vengono interiorizzate con una logica. Di conseguenza stiamo divenendo insensibili e questo è l'inevitabile effetto causato dall'assuefazione alla corsa vitrea delle immagini, letale soprattutto per i più giovani. Lo schermo diviene una droga che atrofizza le capacità immaginative e sul piano emozionale inaridisce. Tutto scorre e nulla s'imprime, facendo sì che anche le emozioni di base come il dolore perdano intensità. Non si prova più nulla perché non ci si relaziona più con se stessi e l'empatia che servirebbe a entrare nella sensibilità degli altri è ormai assente.

Si aggiunga a quanto detto la varietà di programmi e reti di trasmissione che generano solo confusione e disorientano. I programmi pista di una volta non ci sono più. I telefilm che hanno tracciato la storia della notra gioventù e che ci hanno formati divertendoci e appassionandoci. Happy days, Attenti a quei due, Spazio 1999 giusto per citarne alcuni che nella loro originale diversità seguivano dei contenuti e preparavano alla vita. E' vero, erano altri tempi. C'era la cultura del corteggiamento, dell'educazione e del buon gusto. C'erano pochi canali, pochi film, ma in quel poco c'eravamo noi perché la televisione era in grado di dialogare con la società e contribuire alla formazione della nostra storia. Oggi c'è tanto e poco di tutto o proprio niente. Non abbiamo una storia e la televisione rappresenta il nulla.











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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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