Il Natale era un profumo fino a ieri. Ora, la nostalgia ha il volto sconosciuto di chi ci ha preceduti e ci intona i suoi racconti. La speranza non è più il volto di chi amiamo orlato di luce mentre ci porta una lampada nuova. Sono gli insegnamenti tracciati che resistono ai diari della storia ancora indecifrati. Sono i pianti di uomini e donne che in noi si destano come ululati alla luna che presto sorgerà sulla foresta marmorea d'inverno.
Il Natale allora è la folata che annuncia la presenza del Salvatore e di quelli che in questo tempo bucheranno la solitudine per impiantare una narrazione nuova.
I muscoli del tempo
Il Natale era un profumo,
un sentore buono,
fino a qualche tempo fa.
Tu bussavi e il vento era una visita,
una sorpresa inattesa,
la nostalgia di foglie morte.
Tu bussavi e il mio cuore fioriva.
Il vento bussava
come nelle Scritture antiche.
Un segno lasciava,
l'impronta di chiaro
all'alba di cose nuove.
Ora, nell'incertezza di un percorso invisibile,
ogni gesto si fa parola.
Il tempo diviene bianco scultore
che lascia andare sul nastro del cuore
presenze anonime
che si siedono sul grembo della nostra dolcezza
per ascoltarci e darci sostegno.
Un tempo eri tu,
ora non più.
Siamo qui ad aver bisogno
di chi a noi viene
perché non ci sentiamo dimenticati,
ombre, muscoli della notte,
linfa di un tempo andato che in noi respira
per dirci dove è casa
e che ancora non è finita.
Ippolita Sicoli