Sono vetrate le ore in cui ci facciamo presenti a noi stessi. Vetrate trafitte da fendenti della luce, o semplicemente da momenti che lasciano scorrere l'impurità che portiamo dentro. Il grigio allora è un colore che lascia intravedere nel torbido un alone di luce e sbiadisce, devia in un chiaro d'uovo che annaspa nel cielo sgombro.
Le anime che ci hanno preceduti asciugano e assolvono e assorbono il pianto che abbiamo dentro e il nero dell'oscurità che è dentro di noi diviene non l'orma di errori e peccati commessi, ma il nulla che spinge verso una nuova partita.
Fendenti di luce
Ci sono i pescatori e poi,
coloro che ci vegliano.
Sull'altra sponda anime pulsanti
dentro abiti sottili,
garze sugli occhi,
nembi trafitti sulle mani.
Sono oltre e tirano le funi
alle nostre esistenze
per sorreggerci o trattenerci
dove ci hanno lasciati,
mai dimenticati
se non da noi stessi,
e dal tempo che passa oltre.
A noi riconduce.
Ippolita Sicoli