Il dolore nella fibromialgia spiegato dal glutammato
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Il dolore nella fibromialgia spiegato dal glutammato

Il dolore nella fibromialgia spiegato dal glutammato

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Il dolore insopportabile causato dalla fibromialgia sembra essere spiegato dallo studio pubblicato su Pain Management nel 2016, che ha ritrovato fra le cause l’eccesso di glutammato che agisce a livello centrale. Leggete l’articolo per saperne di più.

Il dolore nella fibromialgia spiegato dal glutammato
Il dolore nella fibromialgia spiegato dal glutammato

 

Glutammato e fibromialgia

Solo nel 1994 la fibromialgia è stata classificata come reumatismo dei tessuti molli, infatti, agli inizi del 1900 veniva considerata una malattia infiammatoria dei muscoli, definita anche fibrosite, poi negli anni 40’ si considerava come malattia a base psicologica, ma solo con la “Dichiarazione di Copenhagen” nel 1994 la diagnosi è stata accertata a livello internazionale.

Molti miei pazienti che soffrono di fibromialgia accusano sintomi come dolori diffusi, affaticamento, disfunzione cognitiva, problemi del sonno ed altri che si ritiene possano essere correlati ad un coinvolgimento del sistema nervoso centrale. Si crede che il dolore cronico sia mediato da uno stimolo iniziale che causa il rilascio di glutammato, un neurotrasmettitore di tipo eccitatorio. Normalmente, in seguito all’arrivo di uno stimolo eccitatorio di depolarizzazione viene rilasciato glutammato nello spazio sinaptico (a livello neuronale) dove si lega ai recettori ionotropici (NMDA, AMPA) presenti a livello pre- e post- sinaptico, dapprima si attivano i recettori AMPA, poi quelli NMDA rilasciando il blocco voltaggio-dipendente mediato dal magnesio; per normalizzare i livelli di glutammato esistono dei meccanismi di ricaptazione che coinvolgono trasportatori specifici, che lo captano nel momento in cui il glutammato è in eccesso, che potrebbe causare, quindi, iperstimolazione dei neuroni fino al punto di farli morire, fenomeno definito eccitotossicità.

Lo studio del 2016 riportato sotto dimostra che il dolore cronico che si manifesta nei pazienti affetti da fibromialgia è mediato da uno stimolo iniziale nocicettivo che causa il rilascio del glutammato, il quale agisce sui recettori AMPA: più prolungato sarà lo stimolo, maggiore sarà il rilascio del glutammato, che attiva anche i recettori NMDA. Contemporaneamente durante la percezione del dolore viene rilasciata la sostanza P, causando depolarizzazione della membrana di lunga durata che porta al dolore cronico; questa aumenta la permeabilità della barriera ematoencefalica, che normalmente protegge il cervello da alte concentrazioni plasmatiche di glutammato alimentare, quindi, se lo stimolo del dolore è continuo e i livelli di sostanza P aumentano, la barriera ematoencefalica diventa permeabile e consente al glutammato alimentare di entrare più facilmente nel cervello, peggiorando i sintomi della fibromialgia.

Il glutammato, però, non è coinvolto soltanto nella trasmissione nel dolore, ma è implicato anche in condizioni di dolore minori come l’emicrania, il disordine temporo-mandibolare e la sindrome dell’intestino irritabile. Lo studio pubblicato sul The Journal of Headache and Pain del 2013 ha confermato il legame tra glutammato e presenza di dolore, poiché attraverso l’iniezione di glutammato nel muscolo massetere ha indotto dolore alla mandibola nei soggetti sani. 

Fibromialgia e dieta

Se il glutammato presente nella dieta è eccessivo e la stimolazione dolorosa contribuisce al rilascio della sostanza P, aumentando la permeabilità della barriera ematoencefalica, il dolore che avvertiranno i pazienti con fibromialgia sarà continuo. Studi dimostrano che la dieta contribuisce ai sintomi, poiché se contiene elevate concentrazioni di glutammato, comporta una neurotrasmissione del glutammato anormale.

Ma dal punto di vista dietetico che cos’è il glutammato? È un amminoacido che svolge il ruolo di neurotrasmettitore eccitatorio, spesso presente nei cibi insieme all’aspartato, come nella carne, oppure si trova in forma libera in additivi alimentari, quali il glutammato monosodico, le proteine idrolizzate, i concentrati proteici, l’estratto di lievito, l’aspartame e altri. Anche diversi alimenti ne contengono, come la salsa di soia, i sughi di pesce, i dadi da brodo, i pomodori e i formaggi stagionati come il cheddar ed il parmigiano. Diversi studi hanno dimostrato che i sintomi della fibromialgia sono migliorati dopo la rimozione del glutammato e dell’aspartato dalla dieta o addirittura si è verificata la remissione dei dolori diffusi, con ricomparsa in caso di reintroduzione di aspartato e glutammato.

Quali sono i consigli da seguire a tavola? Come sempre la dieta deve essere bilanciata e prevedere i tre macronutrienti ad ogni pasto: proteine, carboidrati e fibre, eliminando i cibi contenenti additivi ed elevate concentrazioni di glutammato (elencati sopra), eliminando anche gli alimenti contenenti aspartame prestando attenzione alla scelta di yogurt, cereali e pane confezionato, poiché viene utilizzato come edulcorante.

Il consiglio che do sempre ai miei pazienti è quello di comprare alimenti prodotti con pochi ingredienti, più naturali possibili, eliminando dalla nostra alimentazione i cibi a lunga conservazione contenenti additivi ed esaltatori di sapidità, talvolta nascosti nelle etichette dietro il nome di spezie, condimenti, aromi e aromi naturali.

Inoltre, affinchè la neurotrasmissione possa avvenire in modo ottimale è necessario che non vi siano carenze di minerali coinvolti nel meccanismo; due dei più importanti sono lo zinco ed il magnesio: il primo viene rilasciato insieme al glutammato modulando negativamente la risposta eccitatoria, mentre il magnesio che blocca fisiologicamente l’attivazione del recettore NMDA, se è carente, il blocco non è efficiente e aumenta lo stimolo eccitatorio. Infine, altra importante integrazione da consigliare è la vitamina B6, che funge da importante cofattore per l’enzima glutammato decarbossilasi, che converte il glutammato (un neurotrasmettitore eccitatorio) in GABA (un neurotrasmettitore inibitorio), quindi una sua carenza comporta livelli più alti di glutammato e ridotta inibizione da parte del GABA.

Come in ogni patologia, l’alimentazione è indispensabile per il raggiungimento del benessere psicofisico: riflettiamo sul fatto che eliminare dalla dieta il glutammato migliora i sintomi della fibromialgia e che insieme all’integrazione di vitamine e minerali potremmo evitare il continuo uso di farmaci antidolorifici. Invito, inoltre, chi soffre di fibromialgia ad iscriversi al mio gruppo Facebook dedicato proprio a questa patologia.

Riferimenti bibliografici:

  • Holton K. The role of diet in the treatment of fibromyalgia. Pain Manag. 2016 May;6(4):317-20 
  • Akiko Shimada et al. Headache and mechanical sensitization of human pericranial muscles after repeated intake of monosodium glutamate (MSG). J Headache Pain. 2013; 14(1): 2. 
  • Smith JD et al. Relief of fibromyalgia symptoms following discontinuation of dietary excitotoxins. Ann Pharmacother. 2001 Jun;35(6):702-6.
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Francesco Garritano
Author: Francesco GarritanoWebsite: http://ilcentrotirreno.it/nutrizione/
Responsabile Scientifico del Supplemento NUTRIZIONE del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Biologo Nutrizionista e Professionista GIFT. Studio, Passione ed Esperienza per il benessere fisico-psichico dei miei pazienti! Nel 2003 conseguo la mia prima laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, voto 110 su 110 e lode, con tesi di laurea in Biochimica Applicata che diventa pertanto la prima importante esperienza in campo farmaceutico. Nel 2007 ritorno “sui libri” per conseguire nel 2009 la seconda laurea in Scienze della Nutrizione con voto 110 su 110 e lode. Il passo seguente è l’abilitazione per avviarmi da subito alla professione di biologo nutrizionista. L’inizio di questa nuova avventura coincide con la seconda professione di docente e relatore in vari convegni su tutto il territorio nazionale, in quanto responsabile scientifico della NutriForm, società di formazione ed eventi.

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