I quattro veleni bianchi dell'alimentazione che consumiamo senza saperlo
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I quattro veleni bianchi dell'alimentazione che consumiamo senza saperlo

I QUATTRO VELENI DELL'ALIMENTAZIONE

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Al giorno d’oggi l’alimentazione è sempre meno naturale a causa di cibi preconfezionati che hanno subìto innumerevoli modificazioni tecnologiche con l’aggiunta di additivi di ogni genere.

I quattro veleni bianchi dell'alimentazione che consumiamo senza saperlo
I quattro veleni bianchi dell'alimentazione che consumiamo senza saperlo

 

Il lato positivo è che sono dei cibi pronti o comunque veloci da preparare e questo sembra essere fondamentale quando il tempo a disposizione per cucinare è davvero poco. Ma i cibi troppo raffinati sono dannosi per la salute e andrebbero consumati il meno possibile o, ancora meglio, eliminati del tutto. In particolare 4 alimenti presenti spesso sulla nostra tavola hanno degli effetti devastanti sull’organismo e l’uso sproporzionato potrebbe comportare patologie anche gravi.

Il primo veleno è lo zucchero raffinato (lo zucchero bianco) che per subire i processi di normale raffinazione deve essere sottoposto a trattamenti industriali che prevedono l’utilizzo di sostanze chimiche che possono essere dannose per la salute. Molto spesso l’assunzione di zucchero è sproporzionata e questo crea delle modificazioni a carico del metabolismo glucidico con insorgenza di diabete mellito di tipo 2 e aumento dei picchi di insulina nel sangue, questo provoca una rapida diminuzione della glicemia che stimola il senso di fame creando così una sorta di circolo vizioso difficile da arrestare se non se ne prende coscienza; inoltre lo zucchero provoca sovrappeso e obesità che insieme al diabete e all’iperinsulinemia rappresentano un quadro clinico definito sindrome metabolica che aumenta il rischio di malattie cardiovascolari.

Per innalzare il valore della glicemia basta una semplice caramella: questo perché lo zucchero da cucina è uno zucchero semplice che non ha bisogno di molto tempo per essere digerito e dunque va subito nel circolo sanguigno provocando iperglicemia. Ma lo zucchero si trova in molti alimenti e bevande come succhi di frutta, bibite gassate, merendine yogurt e molti altri prodotti che si trovano sugli scaffali del supermercato; quindi è sempre utile leggere le etichette anche per valutare il contenuto di dolcificanti artificiali come aspartame o saccarina che sono molecole altrettanto dannose. Dunque sarebbe opportuno evitare lo zucchero raffinato e consumare quello naturalmente presente nella frutta o il miele.

Il secondo veleno è la farina bianca che è ottenuta con una macinazione che prevede l’eliminazione della crusca, la quale contiene le fibre e le vitamine del gruppo “B”, e il germe contenente oli polinsaturi (quelli buoni), vitamine e minerali. Una farina privata delle sue proprietà nutritive diventa fonte delle cosiddette calorie vuote che fanno ingrassare, perché innescano un meccanismo che stimola il senso di fame per il crollo degli zuccheri. La composizione della “moderna” farina bianca, arricchita con additivi per favorire la conservazione ed evitare l’ossidazione, porta ad abituare l’intestino ad accumuli di “residui” che provocano infiammazioni e vulnerabilità a sostanze tossiche che intaccano l’organismo. Una serie di altri disturbi si manifestano con il tempo: problemi respiratori e cardiaci, psoriasi, depressione e costipazioni. L’alternativa è l’uso della farina integrale di origine biologica e dei relativi prodotti, in modo che l’organismo possa riavere i nutrienti tipici e che nel tempo possa riadattarsi e anche disintossicarsi, meglio se con l’aiuto di un nutrizionista.

Anche se il sale da cucina è una preziosa fonte di sodio e di cloro che sono indispensabili per il corretto funzionamento dell’organismo, un abuso comporta numerosi effetti nocivi soprattutto sull’apparato cardiocircolatorio; come nel caso dello zucchero, il sale che consumiamo ha subìto una lavorazione industriale con l’utilizzo di sostanze chimiche che potrebbero interferire con la salute; molto spesso il consumo di sale è notevolmente più alto rispetto al fabbisogno: basti pensare che un adulto medio, nella sua alimentazione, ha bisogno al massimo di 1 kg di sale all’anno mentre oggi purtroppo la media nei paesi civilizzati è di circa 10kg all’anno! Questo accade perché non solo viene usato in grandi quantità nei condimenti ma è anche sovrabbondante in diversi alimenti come snack, patatine, fritti, salumi e formaggi stagionati.

Quando si assume più sale del dovuto il corpo deve compensare trattenendo i liquidi per mantenere il sale in soluzione e questo comporta gonfiori, sensazione di pesantezza e la famosa ritenzione idrica causa di tanti inestetismi. L’assunzione eccessiva di sale nella propria alimentazione comporta nel lungo periodo tantissime conseguenze negative prima tra tutte l’ipertensione arteriosa. I tipi di sale in commercio sono diversi e bisogna imparare anche a scegliere quello giusto tra le tante varietà: ad esempio il sale rosa dell’Himalaya risulta essere povero di sodio rispetto a tutti gli altri tipi. Per attenuare gli effetti negativi di un eccesso di sodio nell’organismo è necessario abbinare l’apporto di potassio, che riduce sensibilmente l’effetto ipertensivo e regola anche l’equilibrio elettrolitico nel sangue che, se mal funzionante, porta gonfiore, edemi, scompensi cardiaci e sete. Dunque è bene seguire una dieta equilibrata con tanta frutta e verdura e, in particolare, banane, avocado, fagioli, spinaci e zucca che contengono il potassio.

Il quarto e ultimo veleno è considerato il latte: noi siamo l’unica specie al mondo che si nutre del latte di un’altra specie e per di più dopo lo svezzamento. Intorno ai due anni circa, si ha una progressiva riduzione dell’attività della “lattasi”, che è l’enzima adibito all’assimilazione del latte, fino ad arrivare all’età adulta in cui la sua azione è praticamente inesistente (riduzione di circa il 90-95%). Questo ovviamente porta ad una intolleranza più o meno grave che può manifestarsi con diversi effetti collaterali quali gonfiori, irritazione del tratto intestinale, coliche, allergie,  etc. Il latte può trasformarsi in una bevanda nociva per la salute e questo accade quando vengono alterate le sue qualità organolettiche, soprattutto con la pastorizzazione, la scrematura, l’aggiunta di vitamine e Omega 3.

Il latte acquistato nei supermercati, ma anche quello fresco, a seguito dei trattamenti per garantire la lunga conservazione, soprattutto quello UHT (Ultra High Temperature), perde le vitamine e subisce la modificazione della caseina e degli aminoacidi. Ecco che l’organismo non è più in grado di gestire tali modifiche, in quanto vengono distrutti anche quei batteri benefici che proteggono la flora intestinale. L’apparato digerente reagisce con intolleranze, cattiva digestione, e altri disturbi intestinali. Il latte scremato in particolare è quello che più di tutti perde in qualità. Privato dei grassi e delle vitamine A e D inibisce l’assorbimento di calcio e predispone ai tumori della prostata e all’infertilità femminile. Insomma, l’alternativa a questo tipo di latte industriale è il latte crudo, reperibile presso allevatori locali che hanno scelto di seguire un protocollo biologico. In mancanza di quello crudo va bene anche quello fresco ma intero, diminuendo però le quantità. Un'altra alternativa può essere il consumo di latte di origine vegetale di soia o di riso.

Dunque il consiglio generale che do ai miei pazienti è quello di selezionare più possibile i cibi, evitando quelli industrializzati o troppo raffinati; una maggiore sicurezza si può avere con un’alimentazione biologica che risulta essere priva di agenti chimici che sono dannosi per la nostra salute; l’invito è quello di ritornare all’alimentazione semplice e naturale dei nostri nonni per salvaguardare la salute e vivere meglio! 

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Author: Redazione

Nutrizione - Salute e Benessere
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