Conosciamo la celiachia?
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Conosciamo la celiachia?

Conosciamo la celiachia?

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La celiachia è una patologia di tipo auto-immune che si verifica in organismi geneticamente predisposti, nel momento in cui vengono a contatto con il glutine; la reazione riguarda lo sviluppo di anticorpi specifici e di una reazione infiammatoria causa di lesioni più o meno gravi alla mucosa dell’intestino tenue

Conosciamo la celiachia?
Conosciamo la celiachia?

 

L’intestino tenue rappresenta la parte dell’apparato digerente che, grazie a particolari cellule epiteliali dotate di trasportarori e grazie alla presenza di estroflessioni (villi e microvilli) che gli conferiscono un’ampia superficie, possiede un ruolo fondamentale nell’assorbimento dei nutrienti, dunque la distruzione di strutture quali i villi intestinali, decreta lo sviluppo di una condizione di malassorbimento che porta: nei bambini, ad avere complicanze nello sviluppo mentre negli adolescenti e negli adulti la situazione di malassorbimento protratta negli anni può portare ad anemia da carenza di ferro o vitamine, disturbi mestruali o amenorrea fino a riduzione della fertilità, osteoporosi da scarso assorbimento di calcio e vitamina D, ulcere ed emorragie intestinali.

Se non diagnosticata e curata per tempo può essere causa anche di tumori intestinali o allo stomaco. Il glutine è una prolammina che origina dall'unione di due tipi di proteine: la gliadina e la glutenina presenti principalmente nell'endosperma delle cariosside dei cereali quali frumento, farro, segale, kamut e orzo, durante l’impasto con l’acqua. Conosciamo meglio i mediatori chimici che intervengono nella patogenesi della celiachia. Un ruolo centrale nella patologia celiachia è svolto dalle cellule coinvolte nella risposta immunitaria specifica, i linfociti T, e dalle transglutaminasi ovvero un gruppo di enzimi che catalizzano la formazione di legami covalenti abbastanza resistenti alla degradazione proteolitica, tra un gruppo amminico libero ed il gruppo ?-carbossiamidico di proteine che presentano residui di glutammina

I linfociti T ( CD4+) che sono presenti a livello della mucosa intestinale, vengono attivati dalle molecole HLA DQ2/8 delle cellule presentanti l’antigene alle quali si è legata (in seguito alla processazione da parte della transglutaminasi) la gliadina. Subito dopo l’attivazione dovuta al contatto con l’antigene, i linfociti T migrano e cominciano a produrre particolari messaggeri chimici: le chitochine, le quali sono responsabili dell’appiattimento dei villi della mucosa intestinale tramite fenomeni apoptotici e di iperproliferazione cellulare. Soprattutto nei casi non trattati con dieta appropriata, si riscontra anche un ruolo da parte dei linfociti B la cui azione porta alla produzione di anticorpi anti-gliadina, anti-endomisio e anti-transglutaminasi tissutale i quali sono sfruttati per quanto riguarda la diagnosi della patologia.

Infatti l’esordio della MC si accompagna proprio alla positività di alcuni marcatori sierologici di autoimmunità, soprattutto la positività degli anticorpi anti transglutaminasi (a-tTG) di classe A (escludendo contemporaneamente una carenza nelle IgA totali). Nel caso la quantità di a-tTG IgA sia molto elevata si procede con altri test sierologici: la ricerca degli anticorpi antiendomisio (EMA), che rivelano un danno alla mucosa enterica, e la ricerca della predisposizione genetica (HLA di tipo DQ2/DQ8). Nel caso invece la quantità di a-tTG IgA fosse borderline o leggermente superiore al valore soglia, si procede direttamente la biopsia intestinale, la quale è in grado di evidenziare la tipica enteropatia celiachia con atrofia villare, ipertrofia delle cripte ed aumento dei linfociti intraepiteliali

L'unica terapia della malattia celiachia è seguire una dieta priva di glutine che deve essere protratta per tutta la vita per cercare di permette il ripristino della funzione assorbente della mucosa intestinale e di conseguenza la scomparsa dei disturbi. In generale il paziente celiaco dovrà prestare attenzione oltre che ad alcune regole alimentari, anche ai metodi di preparazione delle pietanze in modo che non vi siano contaminazioni ed in particolare deve stare attento a non utilizzare gli utensili di chi ha cucinato cibi con glutine, ai piani di cottura dove è appoggiato il cibo, all’acqua o all’olio di cottura, all’impanatura ed agli ingredienti in generale.

Solamente in questo modo possiamo trattare la patologia e si può garantire al soggetto una condizione di vita e di salute assolutamente normale. Certo tutto ciò si traduce in un impegno ed un’attenzione costante, anche se oggi giorno ci sono dei cibi alternativi appetibili, e numerosi prodotti preparati esclusivamente senza glutine. Inoltre la sensibilizzazione è cresciuta cosi tanto che numerosi sono i ristoranti e le pizzerie che propongono menu dedicati ai celiaci. Naturalmente un alimentazione priva di glutine non necessariamente significa qualità bassa, anzi guardare l’etichettatura dei prodotti non è assolutamente scontato se si vuole procedere sulla strada della corretta alimentazione.

Sono molti i pazienti che si rivolgono al mio studio perché sospettano o sono già sicuri di essere affetti da celiachia. In realtà in passato si credeva che se il problema non si fosse manifestato da bambini non si sarebbe presentato neanche in età adulta. Purtroppo cosi non è, ed il numero di soggetti che scoprono il problema durante l’adolescenza o in età avanzata sono molti. La prevenzione e i sintomi non danno motivo di dubitare che forse c’è un problema e questo è un bene per limitare i danni futuri ai tratti intestinali. In passato proprio per l’errata consapevolezza che la celiachia non potesse colpire gli adulti si è ritardato di diagnosticarla, presentando poi a volte dei non sintomi l’adulto tendeva a non consultare il medico e a vivere un disagio di un certo rilievo

Nei bambini generalmente la mancanza di aumento di peso, della crescita, una diarrea costante, un aumento del gonfiore addominale e dei dolori intestinali, sono i sintomi più comuni e più certi per far pensare alla celiachia. Negli adulti non sempre è cosi facile, come detto ho avuto pazienti che presentavano un quadro diverso con sintomi cosiddetti sfumati, non c’era diarrea e con dolori non solo intestinali. Tuttavia da esami accurati a volte una forte anemia, carenza di ferro, può far sorgere dei sospetti. Altri sentori possono essere presi in considerazione:

la frequente comparsa in bocca di afte, l’anomalia nello smalto dei denti, dermatiti, la fragilità delle unghie, una forte perdita di capelli, la carenza cronica di vitamina D, l’emicranie costanti o il calo di peso.

Alcune volte i soggetti con questi sintomi atipici passano da un medico specialistico ad un altro prima di mettere insieme i tasselli e capire cosa veramente non va, c’è di fondo che rivolgersi al nutrizionista può accelerare la scoperta.Un valido aiuto è rappresentato dalle linee guida dell’AIC (associazione italiana celiachia) che ha stilato una serie di tabelle e prontuari dove sono indicati i cibi SI ed i cibi NO;

più in generale bisogna stare attenti a non ingerire cerali, farine e derivati come grano, orzo, segale, avena, farro, kamut, amidi, gnocchi di patate, couscous, focacce, pizze, grissini, carne e pesce impanati, e tutto quello che utilizza pane grattato come le polpette , anche yogurt con cereali o minestroni contenenti cereali o condimenti come besciamella, lievito naturale, seitan o caffè solubili, bevande di orzo o avena o la birra sono da escludere. L’elenco potrebbe non finire qui ecco perché è importante controllare sempre e rivolgersi al proprio nutrizionista che indirizzerà i soggetti nel migliore dei modi.

 

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Francesco Garritano
Author: Francesco GarritanoWebsite: http://ilcentrotirreno.it/nutrizione/
Responsabile Scientifico del Supplemento NUTRIZIONE del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Biologo Nutrizionista e Professionista GIFT. Studio, Passione ed Esperienza per il benessere fisico-psichico dei miei pazienti! Nel 2003 conseguo la mia prima laurea in Chimica e tecnologia farmaceutiche, voto 110 su 110 e lode, con tesi di laurea in Biochimica Applicata che diventa pertanto la prima importante esperienza in campo farmaceutico. Nel 2007 ritorno “sui libri” per conseguire nel 2009 la seconda laurea in Scienze della Nutrizione con voto 110 su 110 e lode. Il passo seguente è l’abilitazione per avviarmi da subito alla professione di biologo nutrizionista. L’inizio di questa nuova avventura coincide con la seconda professione di docente e relatore in vari convegni su tutto il territorio nazionale, in quanto responsabile scientifico della NutriForm, società di formazione ed eventi.

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