Una nuova molecola che causa l’infarto: la lipoproteina A
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
28
Gio, Mar

Una nuova molecola che causa l’infarto: la lipoproteina A

Una nuova molecola che causa l’infarto: la lipoproteina A

Articoli Nutrizione
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

Lipoproteina A, il terzo colesterolo che causa infarto

Una nuova molecola che causa l’infarto: la lipoproteina A
Una nuova molecola che causa l’infarto: la lipoproteina A

 

Quando a causare l’infarto non è il colesterolo totale, quello LDL o quello HDL, ma il “terzo colesterolo”: la lipoproteina A. Conosciamola insieme.

La lipoproteina A (LpA) è un valore, troppo poco considerato, importantissimo invece per la prevenzione della salute umana: si è visto, infatti, che buona parte delle persone sottopostesi al dosaggio di questa proteina, mediante analisi del sangue, ne presentava dei valori elevati.

Quello che causa la liproteina A, se presente in elevate concentrazioni, è l’alto rischio di incidenza di malattie cardiache.

Conosciamo meglio questa molecola

La Lipoproteina A (Lpa) è chiamata il “terzo colesterolo”, mentre il “primo colesterolo” è l’LDL, anche noto come colesterolo cattivo perché pericoloso per le nostre arterie e “il secondo colesterolo”, è l’HDL, ossia quello buono, con azione protettiva verso le arterie. Si tratta di una molecola che si forma in fegato e intestino a partire dal colesterolo LDL e serve per trasportare alcune molecole lipidiche nel sangue.

È stata scoperta nel 1963, ma è rimasta ignorata per molti anni; oggi si sa che la lipoproteina A ha attività trombogena ed aterogena, con forti conseguenze nell’insorgenza di malattie cardiovascolari.

Lo studio

La lipoproteina A, tuttavia, è un fattore di rischio cardiovascolare indipendente dai soliti colesterolo totale, ipertensione, diabete, obesità e fumo e i suoi effetti sono mostrati in uno studio condotto da un Consorzio di ricerca chiamato Procardis, che riunisce scienziati dell’Istituto Mario Negri di Milano, del Wellcome Trust Centre e della Clinical Trials Service Unit di Oxford, del Karolinska Institute di Stoccolma e dell’Università di Munster, in Germania.

È stato visto che i livelli plasmatici di LpA mostrano una notevole variabilità tra gli individui: si tratta spesso di un’alterazione della Lpa a livello genetico che cresce nella popolazione, in particolare si ha una variazione del gene APO (A) che causa un aumento dei livelli di lipoproteina A.

Lo studio Procardis ha dimostrato che 1 persona su 6 è portatrice di variazione del gene APO(A) con elevati concentrazioni di lipoproteina A, le quali aumentano di ben 4 volte il rischio di riscontrare infarto in questi soggetti rispetto a coloro i quali presentano un genotipo normale. La lipoproteina A è, quindi, un biomarker del sistema cardiocircolatorio, ossia un indice della salute del cuore e di tutto il sistema vascolare.

Livelli elevati di lipoproteina A aumentano il rischio di incidenza di malattie vascolari e di infarto del miocardio. Lo sviluppo di infarto e trombosi può quindi, essere causato dalla lipoproteina A pur avendo valori di colesterolo totale, HDL o LDL perfettamente normali.

C’è una novità e un’assoluta innovazione in questo campo

La Lipoproteina a (Lpa), in particolare può causare morti improvvise, trombosi, infarto miocardico in quanto essa esplica la sua azione sul sistema plasminogeno, un sistema complesso che controlla la formazione di trombi nell’interno del sistema vascolare. Un aiuto contro gli elevati livelli di lipoproteina A sembra essere la carnitina, molecola in grado di tenere sotto controllo e ridurre i livelli di questa lipoproteina.

L-carnitina, è una sostanza endogena, presente nell’organismo, prevalentemente nei muscoli ed è normalmente assunta con i cibi; è nota per il ruolo chiave svolto nel metabolismo cellulare degli acidi grassi, ha un’azione protettiva sulla cellula, un’azione energizzante e un’azione sui lipidi.

Questi risultati preliminari rendono dunque la L-carnitina una nuova opportunità terapeutica per la riduzione dei livelli di LpA in pazienti dislipidemici. Il campo scientifico, tuttavia, ancora necessita di ulteriori ricerche che arrivino ad una visione conclusiva sulla lipoproteina A.

L’alimentazione

Considerando che l’aumento dei livelli di lipoproteina A probabilmente siano dovuti ad un problema a livello mitocondriale, ossia a livello degli organuli cellulari deputati all’ossidazione degli acidi grassi, in particolare nel fegato, la soluzione alla riduzione di tali livelli risiederebbe nell'alimentazione.

Una sana e corretta alimentazione, per abbassare le concentrazioni di lipoproteina A, parte da un’abbondanza quotidiana di frutta e verdura, sia cruda che cotta, senza tralasciare gli alimenti ricchi di omega-3 sia come integrazione che come cibi, tipo il pesce, da consumare almeno tre-quattro a settimana, mentre vanno assolutamente evitate le bevande alcoliche. La scienza è un continuo scoprire ed è importante conoscere e tenersi sempre aggiornati su temi così legati con la nostra salute.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Redazione

Nutrizione - Salute e Benessere
Notizie su nutrizione e alimentazione

Seguici anche su Facebook

Ti potrebbero interessare anche:
home-2-ads-nut-cca-001