Passeggiata nel passato recente
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Mar, Apr

Passeggiata nel passato recente

Passeggiata nel passato recente

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Sembra che in tutte le epoche ci sia stato qualcuno che diceva che “ si stava meglio quando si stava peggio”. Quanta verità racchiude questa frase !!!!

Passeggiata nel passato recente
Passeggiata nel passato recente

I nostri nonni spesso ci continuano a dire che non potevano permettersi ai loro tempi tutto quello che oggi compriamo. Inoltre continuano a ricordare che non avevano bisogno di palestre, in quanto il loro lavoro era già abbastanza duro. Il movimento quindi, era necessario alla sopravvivenza, non al puro scopo di formare addominali scolpiti sul loro addome. Spesso ci continuano a dire che lo spreco non esisteva, discorso rivolto alla quantità di cibo che spesso oggi compriamo e poi buttiamo nelle pattumiere, perché non ci piace o perché lo abbiamo fatto scadere in frigo.

Parlando con loro tendono ad osannare alcuni cibi piuttosto che altri, perché nel loro vissuto di un tempo, tali cibi se li potevano permettere solo i ricchi, mentre i più poveri non erano abituati al loro consumo costante.

Paradossalmente il loro “cibo povero”, poco raffinato, di scarto potremmo anche dire, è oggi quello più costoso in termini di salute, che abbiamo perso e che i nostri nonni ricordano con trasporto.

I ricchi erano più grassi di loro, perché vedevano nel pane bianco come detto o nei dolci zuccherati, quel benessere economico e di status che rincorrevano.

Il correre verso quel cibo ha rovinato invece la generazione odierna, che di quel cibo, la nostra società ne fa un grosso utilizzo, rimpiangendo ora il cibo povero del passato, sicuramente qualitativamente migliore.

Infatti, sempre facendo questa ipotetica passeggiata, ci potremmo accorgere, prestando maggiore attenzione, che l’aspetto estetico nelle persone è cambiato, fortunatamente non si vedono più tanti visi solcati dalla fatica e bruciacchiati dal sole del lavoro nei campi, ma si vedono sempre più volti simili ai ricchi del passato. Il corpo della maggior parte di noi, oggi, è meno segnato dalla stanchezza e la pinguedine è vistosamente presente nella maggior parte, soprattutto nei bambini.

L’obesità è il male che si è diffuso.

I nostri nonni potranno raccontarci di tutto, come era dura alzarsi all'alba e doversi accontentare di pane scuro e formaggio, quando a casa del baronetto c’erano dolci alla crema e bignè al cioccolato. I nostri nonni ci potranno raccontare di come era dura prediligere solo un pasto, a volte il pranzo, e razionare il cibo, mentre a casa del baronetto si mangiava fino a notte inoltrata.

Sicuramente era dura, ma essere diventati oggi un po’ tutti baronetti, con le nostre tavole ricche di tutto e soprattutto di raffinatezza, sta portando il nostro corpo verso un’obesità non solo legata ad un fattore estetico, ma soprattutto legato alla salute.

La quantità è aumentata e la qualità è sparita dal nostro cibo.

Sempre più cibi spazzatura sono presenti nei nostri pasti e sempre più sostanze prodotte in laboratorio fanno festa nel nostro palato avendoci fatto perdere sensibilità verso i sapori veri. Finendo qua il parallelismo con il passato affrontiamo in modo più concreto il concetto oggi della qualità del cibo.

Importante nelle nostre prerogative deve diventare: mangiare genuino, autentico, naturale e semplice. E’ questa una consapevolezza da far diffondere, perché questo è una delle regole fondamentali che stanno alla base della buona salute, ma anche del dimagrimento.

Tutta la manipolazione che il cibo sta subendo, per via dell’industrializzazione e della legge sugli abbattimenti dei costi, deve trovare un freno nella nostra coscienza profonda e bisogna riappropriarsi di odori, colori, sapori e nutrienti essenziali per il nostro vivere.

Più continueremo ad ingurgitare cibo senza queste qualità e più sarà il nostro corpo a farne le spese, non a caso è proprio in questa società così opulenta che maggiormente si muore di cancro, si soffre di diabete, ipertensioni, valori clinici sfasati e ci si ammala di obesità sia anatomica che cellulare.

La paura dei nostri nonni, che era quella di non avere abbastanza cibo sul tavolo, è diventata la nostra paura inconscia, che invece è meglio mettere più cibo possibile sul tavolo, senza avere alcun pensiero se poi la pasta è condita con passate di pomodoro edulcorate e cosi via.

Purtroppo si mangia obiettivamente molto, ma il molto è solo rivolto ad una quantità di calorie vuote, quando si potrebbe mangiare molto meglio con cibi di qualità che non ingannino il nostro cervello, ma che lo stimolino a darci maggiore benessere.

Chi ci rimette in tutto questo? Sempre loro, i nostri pargoli. Sentiamo spesso di mamme che contente, quasi fiere del loro operato, spiegano come sono capaci di far mangiare le verdure ai loro piccoli: impanandole, friggendole, ricoprendole di salse e altri condimenti per mascherarne il sapore.

Viviamo in una società ipernutrita, che contemporaneamente è denutrita.

La parola essenziale deve essere saper scegliere. La nostra scelta deve essere riguardo alla varietà, alla qualità, alla provenienza, alla manipolazione, ai passaggi che il prodotto ha subito. Ci dovrà guidare la consapevolezza che mangiando prodotti di qualità, le nostre cellule ci ringrazieranno facendoci trovare salute e forma fisica.

I nostri nonni possono sembrarci ora troppo vecchi anche per l’età che hanno. Troppo malati, ma stranamente sono ancora longevi, forse perché la loro infanzia era priva di tutti quegli edulcoranti e coloranti che ora noi ingurgitiamo. Quindi dobbiamo accettare per vero che ora, siamo più vulnerabili e la sola genetica non da certezza se questa non è sostenuta da un cambiamento.

La qualità del nostro futuro dipende dalla qualità di quello che entra nel nostro corpo adesso.

Facciamo veramente ciò che Ippocrate ci diceva: “Fa che il cibo sia la tua medicina e che la medicina sia il tuo cibo”. Perché il cibo è sia in grado di guarirci che di farci ammalare.

La via è più lunga, ma la buona salute merita un percorso sicuro.

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Author: Redazione

Nutrizione - Salute e Benessere
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