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(di Antonella Tommaselli)
Voi come attraversate la strada di questi tempi? Occorre fare molta attenzione… Le strisce pedonali possono essere un luogo per essere birilli… Siamo tutti assai distratti… Con la testa tra le nuvole… Badiamo assai poco al mondo reale! Le strisce pedonali o attraversamenti pedonali sono il luogo dove il pedone ed il guidatore di qualsiasi mezzo può avvertire improvvisamente la sensazione di essere riportato nel mondo. È il luogo dove ci accorgiamo della presenza altrui e del miracoloso perché in molte occasioni è grazie ad un angelo invisibile che ci riprende per la collottola se non succede il peggio…
È destabilizzante mentalmente ed emotivamente anche, quando in situazioni estreme, troviamo chi ci sorprende con atti di attenzione!
È un giorno in cui le pasticcerie sono prese d' assalto… Si indica una pasta, pensando ad una in particolare non solo per qualità, tipo: una ci attrae più delle altre e la Signora al di là del banco ci porge proprio quella… La si ringrazia sorridenti e contenti facendo presente che ci ha letto nel pensiero!
E lei risponde: "lo avevo visto dai suoi occhi!" In un luogo sovraffollato questa persona si era presa la briga di osservare… Un atto di altruismo e di calma interiore…
Al banco si chiedono tre caffè ognuno differente dall’altro… Scusandoci del disagio che si procura in tale situazione! Ed il barista sorridente replica che è un motivo in più per non svolgere il lavoro solo in un unico modo…
Ogni persona può cambiare il modo di offrire ad altre in proprio operato attraverso il proprio essere e disponibilità, apertura al mondo intero…
Al mondo di coloro che distrattamente vanno di corsa, che meccanicamente agiscono, che non sanno dove è la loro attenzione è interessante un esercizio, ma non solo per loro, ma per tutti coloro che desiderano studiarsi nella propria struttura… L’esercizio dello STOP… Per far ciò ci deve essere un direttore del gioco esterno che improvvisamente, quando uno meno se lo aspetta, pronuncia tale parola! Uno deve bloccarsi immediatamente qualsiasi cosa stia facendo, pensando. Si resta sospesi in tale azione, in tale pensiero! Si riesce ad intravedere un qualcosa di nuovo. È come un fotogramma che si separa dalle sequenze. È un modo per scoprirsi, quando si corre troppo sbadatamente, quando si crede di sapere già ogni cosa di noi, quando desideriamo mutare atteggiamento, ma non riusciamo neppure a notare come sorge, prende avvio… Siamo macchine e dobbiamo apprendere ad essere umani… Siamo circondati da molto rumore e per rumore possiamo intendere non solo il suono cacofonico, lo stridore esterno ed interno alle nostre case, ma anche ciò che leggiamo, vediamo… I più attenti noteranno che siamo in un mondo colto da afasia! L’afasia non è solo l’assenza della parola, ma è una malattia o una incapacità! Prendiamo il dizionario e vediamo il significato del termine:
1. Incapacità di esprimersi mediante la parola o la scrittura (a. motoria) o di comprendere il significato delle parole dette o scritte da altri (a. sensoria), dovuta ad alterazione dei centri e delle vie nervose superiori.
2.
Per gli scettici antichi, la sospensione di ogni giudizio sulla natura delle cose, derivata dalla inconoscibilità della realtà.
Siamo slegati dalla realtà per natura… Il ritorno alla realtà è del figlio dell’ “Uomo”, del risvegliato, dell'illuminato di colui che fa del proprio credo divenire cosciente e consapevole… Non è che eravamo nella realtà, non lo eravamo già prima ed ora accentuiamo in quest'epoca tale problematica… E non c’è ne rendiamo conto oggi come già ieri…
Ed ecco allora che esistono musiche create in maniera consapevole e cosciente per tentare di risvegliare l’essere umano. Musiche che per loro natura risuonano interiormente, nei luoghi a noi sconosciuti, perché mai ci siamo accostati, interessati e risvegliati alla nostra interiorità più profonda.
Useremo della parole di Gurdjieff:
”Se afferrate questi principi, sarete capaci di rispondere da voi stessi a queste domande. Ma se non capite i principi, nulla di quanto io possa dirvi vi servirà da spiegazione. È a questo proposito che è stato detto: guarderanno con gli occhi, e non vedranno, ascolteranno con le orecchie, e non udiranno. Non vi darò che un esempio: la musica.
Tutta la musica oggettiva si basa sulle ottave interiori. Essa può dare risultati precisi, non solo d’ordine psicologico, ma d’ordine fisico. Esiste una musica tale da far gelare le acque. Vi è una musica capace di uccidere un uomo all’istante. La leggenda della distruzione delle mura di Gerico con la musica è proprio una leggenda di musica oggettiva. La musica ordinaria, di qualunque tipo, non farà mai crollare muri, ma la musica oggettiva invece lo può. E non soltanto può distruggere, ma può edificare. La leggenda di Orfeo è tessuta su tali ricordi di musica oggettiva, perché Orfeo si serviva della musica per insegnare. La musica degli incantatori di serpenti in Oriente si avvicina alla musica oggettiva, ma in modo assai primitivo. Spesso non si tratta che di una sola nota, appena modulata, e prolungata indefinitivamente; in questa semplice nota si sviluppano incessantemente delle ‘ottave interiori’, e in queste ottave, delle melodie non percepibili alle orecchie, ma che possono essere sentite dal centro emozionale e il serpente ode questa musica o, per meglio dire, la sente e le obbedisce. Una musica di questo tipo, soltanto un po’ più complessa, farebbe obbedire degli uomini”
Le giuste note aggiungiamo noi potrebbero destare il nostro cuore di pietra, indurito, cementato, indifferente al mondo.
Il video che vi presentiamo oggi ha come protagonista Mario Sollazzo. Mario Sollazzo ci parlerà delle musiche di Gurdjieff e de Hartamann che ha lui stesso suonato ed inciso. È interessante apprendere direttamente da Mario Sollazzo che attraverso il dover suonare solo alcuni frammenti o accordi dovesse dimenticare se stesso, ma lentamente andasse lui stesso in uno stato meditativo, di concentrazione più alta. Tale musica si presenta infatti per cercare di risvegliarci, accedere ad un nuovo stato dell’essere. Risvegliare la nostra attenzione, la nostra presenza!
Il video con Mario Sollazzo si presenta ricco di riflessioni non comuni…
Questo mondo, se guardato bene, appare abitato da folli. Di recente, sulle locandine dei giornali per le strade, abbiamo pure letto del mercato nero degli psicofarmaci… A tale proposito vi riportiamo un passaggio di una scrittura... A narrarlo Gregorio Magno che narra a Pietro di San Benedetto ed in questo caso de:
La pazza risanata nello Speco
"Il fatto che ora racconto è’ successo proprio in questi giorni.
Una donna che per malattia mentale aveva perduto completamente la ragione, si aggirava per i monti e le valli lungo i boschi e attraverso i campi, sia di giorno che di notte, e si fermava soltanto quando la stanchezza la costringeva.
Un giorno in questo suo pazzo errare vagabondo, capitò nello Speco del beatissimo Padre Benedetto ed entrata così, all’insaputa, si fermò li dentro e vi trascorse tutta la notte. Al sorgere del giorno ne uscì fuori, ma con la ragione in così perfetto equilibrio, come se non avesse mai sofferto di malattia mentale. In seguito, finché visse, non perdette mai più la riacquistata sanità.
Pietro: Non riesco a comprendere bene quello che tante volte si dice, che cioè si ricevono più benefizi per mezzo delle reliquie dei martiri, che non negli stessi santuari dei martiri dove è il loro corpo. Si va dicendo cioè che operino maggiori benefizi dove non si trova il sepolcro.
Gregorio: Non c’è dubbio, Pietro, che nei luoghi dove i santi martiri riposano coi loro corpi, moltissimi sono I miracoli operati per loro intercessione: a chi prega con rettitudine d’animo distribuiscono grazie senza numero. Però agli uomini di poca fede può facilmente sorgere il dubbio se i santi siano presenti dove si sa che non riposano i loro corpi. Allora ecco la necessità che essi mostrino prodigi più grandi proprio là dove le anime deboli hanno motivo a dubitare della loro presenza. Coloro invece che hanno la mente ferma in Dio, acquistano tanto maggior merito nella fede, quanto più credono di essere esauditi là dove i martiri non hanno il sepolcro. Si comprende ora perché la stessa Verità, per accrescere nei discepoli la fede, ebbe a dire:
”Se io non andrò via, il Paraclito non verrà a voi”. In verità il Paraclito procede sempre dal Padre e dal Figlio: e allora perché il Figlio dice che si allontanerà per far venire Colui che dal figlio non è mai separato? Appunto perché i discepoli, che vedevano il Signore corporalmente, bramavano sempre di vederlo corporalmente, proprio per questo è stato detto loro: ”Se io non andrò, il Paraclito non verrà”, quasi volesse apertamente insegnare: ”Se io non allontano il corpo non potrò mai mostrare chi sia lo Spirito che è Amore; e se non cessate di guardarmi con l’occhio del corpo, non imparerete mai ad amarmi in modo spirituale”.
Pietro: Adesso si che sono persuaso.
Gregorio: Ora sarà bene, Pietro, sospendere per un po’ i nostri colloqui. Nel frattempo, in attesa di ricominciare fra poco il racconto dei miracoli di altri santi, ristoriamo, con un po’ di silenzio, le nostre energie“.
È nostra speranza che il video con Mario Sollazzo vi giunga per ristorare le energie. Per sentirsi sereni. Al di sopra del bene e del male: Oltre dove regna la pace, la quiete. Ci auguriamo che tali scritti ci sollevino e allevino l’animo facendoci scoprire suoni, parole in grado di segnarci di energia benefica interiormente e ci facciano germogliare parole e pensieri di grazia.
Per chi si sofferma a mirare la volta celeste offriamo questo scritto di Ernst Jünger:
“IL COLORE AZZURRO”
Überlingen
"Noi siamo le piccole cesene che la madre terra incanta col colore rosso. Rossa è la sua materia interna, che essa nasconde sotto il verde vestito, sotto le candide cime montane intessute di gelo dei ghiacciai, e sotto le grigie balze con cui l’oceano orla i suoi litorali. Ci piace molto che nostra madre ci sveli un pò dei suoi rossi segreti, amiamo il luccichio dell’antro di Fafner, amiamo il sangue nei caldi giorni della battaglia, amiamo le labbra turgide che si offrono semiaperte. Rossa è la materia della nostra vita terrena; di essa siamo completamente rivestiti. Perciò il rosso ci è vicino, che tra esso e noi non c’è spazio per la meditazione. È il colore del puro presente; sotto il suo segno c’intendiamo l’un l’altro senza parlare.
Nello stesso tempo, tuttavia, per nostra fortuna saldi sigilli sono apposti a questo colore. Lo salutiamo con veemenza indietreggiamo spaventati dinanzi ad esso. Il rosso dà al respiro vitale un soffio più rapido ma anche più ansioso. Altrimenti, se non fosse così sigillato, il mondo ci apparirebbe come la camera di Barbablu, e si mostrerebbe alla luce come teatro o scenario percorso disordinatamente dal bagliore di interrotti incendi. Contro questo pericolo custodiamo le potenze protettrici e ordinatrici, la porpora del principe e la pura fiamma del focolare delle Vestali.
Questa parsimonia che torna a nostra gloria presuppone, d’altra parte, il principio di un nobile spirito legislatore cui è correlato il colore azzurro. In questo colore si manifestano le due ali con cui vola lo spirito:il meraviglioso e il nulla. Esso è lo specchio delle misteriose profondità e delle infinite lontananze. Innanzi tutto, l’azzurro ci è familiare come colore del cielo. Più pallido e più fresco, tale da sfiorare spesso il grigio o anche il verde, esso richiama nelle nostre latitudini il sentimento dello spazio vuoto e illimitato. Solo in prossimità dei Tropici s’irradia l’azzurro atlantico, eternamente sereno, di cui si può veramente parlare come di una cupola o di un padiglione. Ma al di là dei vapori terrestri la grande volta risplende nel suo profondo fulgore prossimo al nero, ed è possibile che l’immane potenza del nulla si sveli lassù compiutamente. In essa si librano le stelle come il cristallo si libra nell’acqua madre.
I mari profondi catturano questo colore, lo fissano in se’ lo riflettono in molteplici gradazioni, dall’opaco cobalto all’azzurro lucente. Vi sono distese marine dallo scuro splendore serico o di color zaffiro, alternate a superfici di lucentezza cristallina sopra il fondo luminoso e a vortici presso le scogliere, in cui il flusso sgorga dalla profondità con riflessi variopinti come calici di fiori o pupille incastonate nell’iride, allargandosi in mirabili sfumature. Chiunque ami il mare ricorda istanti di sgomento e poi di limpida serenità spirituale vissuti dinanzi a simili spettacoli. Nè l’acqua nè l’infinità dell’acqua suscitano quella serenità, bensì la divina forza che è nell’acqua, forza nettuniana, che dimora anche nella più piccola onda.
Azzurro è il colore dei luoghi estremi e degli ultimi gradi che segnano i confini della vita, come la caligine che svanisce nel nulla, la neve granulosa sotto il ghiaccio, il nucleo che vediamo nel bulbo della fiamma. In modo analogo, l’azzurro penetra nelle ombre, nei crepuscoli e nelle lontane linee dei remoti orizzonti. Esso si avvicina all’elemento in quiete e retrocede dinanzi all’elemento in moto.
Quando appare il colore rosso, avvertiamo un ravvicinamento e un’accelerazione nei rapporti con le cose. L’azzurro, invece, suscita il sentimento della lontananza e del rallentamento. Una stanza con le pareti azzurre ci sembra più grande, più silenziosa, ma anche più fredda. Il colore azzurro possiede una forza risanatrice che agisce sul cuore. Nel linguaggio popolare, esso indica le situazioni strane, irreali, ebbre, in particolare come calore dell’aria; oppure, in alternativa, è la metafora dell’elemento magico e anche della perseveranza fedele. Infatti l’azzurro, in contrapposizione al suo polo opposto, il rosso, appare come il colore convenzionale delle alleanze, come il colore universale per eccellenza. Per simili motivi esso indica la via spirituale e intellettuale, e, specialmente nelle sue sfumature violette, quella parte della vita che nella carne è sterile. Il colore azzurro addita la via per giungere allo stato di più alta spiritualità, ma non allo stato nobile, indicato piuttosto dalla porpora, livello in cui culmina la gamma dei rossi. L’azzurro non prende parte agli eventi in cui si distribuiscono i gradi gerarchici; si può supporre che il suo luogo naturale sia là dove la legge è implicita e familiare alle cose, non là dove essa governa. Il rapporto tra l’azzurro e rosso offre materia di alta meditazione: nella sfera cosmica, è una meditazione su cielo e terra; nella sfera umana, sul potere religioso e il potere regale”.
Georges Ivanovic Gurdjieff rimane ancora oggi una figura di confine tra l’enigma e la storia, portatore di un pensiero legato al racconto come riflesso volutamente “infedele” e non realistico della realtà. La sua musica, frutto di un lavoro di collazione, ricordo, creazione svolto insieme a Thomas A. De Hartmann porta gli stessi segni dei suoi scritti e della sua biografia. Il confine, labile e in fondo insignificante, tra la necessità di fissare su carta una memoria fatta di tradizione orale e una vaga pretesa etnomusicale fanno del corpus delle sue musiche un esempio tra i pochi di documentazione musicale magica; non un esempio isolato nella storia della musica ma uno dei pochissimi della storia recente.
VIDEO. “Inno, danza, pensiero”- Le musiche di Gurdjieff e de Hartmann. Con Mario Sollazzo
Leggi anche: Associazione Eumeswil
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.
Visita il Sito: Associazione Eumeswil
(di Antonella Tommaselli)
In alcuni slarghi di strade di quartiere abbiamo scorto, nel corso del presente mese, venditori di alberi di abete, di Natale. Ognuno di loro ha mani forti, occhi limpidi, voce e lingua schietta il più delle volte, non manca un accenno di furbizia. Ognuno di loro ha una storia da raccontare composta di tradizioni legate al bosco e alla conoscenza profonda delle piante di abete: ve ne sono di molteplici qualità, di caratteristiche assai diverse, aghi morbidi ed irti, alberi più verdi, meno verdi, alcuni che luccicano di argento nella parte sottostante dell’ago, profumati e non. Alberi con e senza radice, da esterno ed interno appartamento…
Tanti di voi, avranno abbellito l’albero con decorazioni varie secondo i gusti personali.
Chi ha i piccoli in casa avrà aiutato i bimbi a scrivere la lettera a Babbo Natale. Non mancheranno colori che felici hanno distrutto i sogni dei pargoli dicendo che Papà Natale non esiste…, chissà se poi proprio questa non è la vera bugia!
Un Maestro di conoscenza d’Occidente, un maestro della conoscenza reale dell’uomo, fece una volta un albero di Natale originale: le radici rivolte al Cielo e la punta rivolta alla terra! Avrà avuto la febbre? Avrà avuto le allucinazioni? A ben pensare però può vivere un albero sprovvisto di radici? Le radici non sono solo la tradizione, ma anche il radicamento alla vita. E quelle del Natale da dove nascono e provengono, se non dal Cielo?
A breve assisteremo al solstizio d’inverno, il sol invictus. In quel giorno, in quel momento avrà inizio la rivincita della luce sulle tenebre, il sole vincerà sul buio. Qualche giorno più avanti, più o meno tre giorni, numero simbolico, quando realmente il cammino del sole avrà ripreso il suo corso, si avrà la nascita della Luce del mondo. Una luce che mai si spegne, neppure nella notte fonda, anzi par rendersi presenza in chi medita di notte…quando il sole è oramai tramontato... Nasce colui che ha segnato una nuova era per l’Occidente e non solo… Pure il calendario utilizza la sua nascita per segnare un mondo antecedente ed uno a seguire: prima e dopo la Sua venuta… Un portatore di un nuovo vento, di carità… Viene alla luce un bimbo apportatore di nuova vita, ri-generante… Nasce in un momento in cui l’uomo si stava allontanando dalla vita nomade e diventava stanziale. Si allontanava dalla natura e iniziava una nuova vita in cittadelle primordiali.
La vita di Gesù è stata anche una vita mossa a mettere in risalto la verità nascosta sotto le apparenze! Ci permettiamo di suggerire ai più coraggiosi tra Voi, ai più forti, a coloro che ricercano le vere amicizie, di provare a pestare i calli ai conoscenti più cari! È un regalo inconsueto. È il solo regalo che riesce a mostrare come siamo in realtà, sotto, sotto. È il regalo che solo un vero, autentico amico può fare... Non è facile sapere che vi sono i calli... Vivono nascosti... Solo qualcuno che si è preso la briga di studiarci e bene li può individuare... Il callo fa male all'essere se non viene limato ancor meglio eliminato... Qual’è la nostra reale indole ed atteggiamento quando non veniamo lustrati, quando non ci viene dato lo zuccherino? È un regalo strambo, ma è un regalo che ci mostra, ci porta alla luce per quello che realmente siamo…
E dato che si approssima il Natale l’epoca attesa soprattutto per i regali vi mettiamo in guardia con proverbi trovati frutto della saggezza popolare! Possono essere pungenti, ma sono a nostro modesto avviso efficaci!
L’uomo non è un maiale per dimenticare il bene ne’ un gatto per ricordarsi il male.
Ed eccone altri:
Un solo rifiuto a chi non ha conoscenza ne’ giudizio ridurrà a nulla tutti i benefici che gli avete procurato.
È degno di essere seguace di una religione solo chi, anche se si ricorda del torto che un altro gli ha fatto, non cercherà di fargli alcun male.
Avrete acquistato del vero buon senso solo il giorno nel quale avrete appreso a distinguere quello che vi farà bene o male domani da quello che vi sembra buono o cattivo oggi.
Tale è la natura dell’uomo
che al primo regalo che gli fate - si prosterna
al secondo- vi bacia la mano
al terzo - si inchina
al quarto - si contenta di un cenno del capo
al quinto - diventa confidenziale
al sesto - vi insulta
al settimo - vi porta in tribunale perché non gli avete dato abbastanza
E questa è veramente la realtà di alcuni, ma, per fortuna, non di tutti! Apprendiamo ad apprezzare di più chi non si comporta in maniera meschina!
Il video di oggi è con il Rev. don Curzio Nitoglia, è una riflessione, meditazione su: “Il Natale”. Sulla vita del Cristo. Sarà un ripercorrere la Sua esistenza per esteso. È il ricordare il Presepe!
Don Curzio si soffermerà nell’ intimarvi a non ricercare i piaceri eccessivi, disordinati! Noi crediamo però che stiamo perdendo il piacere… Il reale piacere è frutto di una visione spirituale e culturale dell’esistenza. È affinamento del gusto, della conoscenza. Il piacere è anche il frutto non solo di una azione, ma anche del modo in cui si compie l’azione in se’ e non solo la sua manifestazione terminale. Avremo così la scoperta del piacere della Presenza. Questo benefico dono, si verifica quando siamo presenti, attenti, concentrati nelle azioni che compiamo, non le facciamo meccanicamente innescando il pilota automatico. Quando il nostro essere è realmente, intenzionalmente, volontariamente occupato in una azione si sente parte di qualcosa di ordine superiore. Lo si può capire attraverso la sensazione. Sensazione pura e’ il nome di Dio: sensazione pura e bruciante. Il corpo è lo strumento per sperimentarlo. Avvertiamo pertanto che il miracoloso è in azione! Chi conosce il racconto zen che anche pulendo un bagno, spazzando ci si può illuminare? Non è un caso che in molti monasteri vige la regola: “Ora et labora”. E qui si trova e sperimenta il reale piacere!
Dato che a Natale siamo tutti più buoni e molti andranno alla Messa vi invitiamo a dare un’occhiata, se capiterete in Chiese antiche, all’arte astratta che figura tra i marmi. Se presteremo sufficiente attenzione ed avremo avuto alcune informazioni preliminari sulla simbologia sacra vedremo schiudersi innanzi ai nostri occhi il rapporto esistente tra: svelamento-manifestazione-rivelazione. La manifestazione toglierà il velo e porrà la sua nuova immagine composta di simboli dinamici viventi, oracolari... Parrà compiersi un prodigio in terra. Si entrerà nel mondo dello stupore.
Desideriamo salutarvi con la poesia che il mondo di Eumeswil legge insieme prima di sedersi a tavola per il pranzo di Natale. Per celebrare il Santo Natale. Il mondo di Eumeswil è una famiglia oramai non solo di sangue, ma soprattutto di spirito! Auguriamo a tutti Voi un Santo Natale!
La Notte Santa
(Melologo popolare)
di Guido Gozzano
- Consolati, Maria, del tuo pellegrinare!
Siam giunti. Ecco Betlemme ornata di trofei.
Presso quell’osteria potremo riposare,
che’ troppo stanco sono e troppo stanca sei.
Il campanile scocca
lentamente le sei.
- Avete un po’ di posto, o voi del Caval Grigio?
Un po’ di posto per me e per Giuseppe?
- Signori, ce ne duole: è notte di prodigio;
son troppi i forestieri; le stanze ho piene zeppe.
Il campanile scocca
lentamente le sette.
- Oste del Moro, avete un rifugio per noi?
Mia moglie più non regge ed io son così rotto!
- Tutto l’albergo ho pieno, soppalchi e ballatoi:
Tentate al Cervo Bianco, quell’osteria più sotto.
Il campanile scocca
lentamente le otto.
- O voi del Cervo Bianco, un sottoscala almeno
avete per dormire? Non ci mandate altrove!
- S’attende la cometa. Tutto l’albergo ho pieno
d’astronomi e di dottori, qui giunti d’ogni dove.
Il campanile scocca
lentamente le nove.
- Ostessa dei Tre Merli, pietà d’una sorella!
Pensate in quale stato e quanta strada feci!
- Ma fin sui tetti ho gente: attendono la stella.
Son negromanti, magi persiani, egizi, greci…
Il campanile scocca
lentamente le dieci.
- Oste di Cesarea… - Un vecchio falegname?
Albergarlo? Sua moglie? Albergarli per niente?
L’albergo è tutto pieno di cavalieri e dame
non amo la miscela dell’alta e bassa gente.
Il campanile scocca
le undici lentamente.
La neve! - ecco una stalla! - Avrà posto per due?
- Che freddo! - Siamo a sosta - Ma quanta neve, quanta!
Un po’ ci scalderanno quell’asilo è quel bue…
Maria già trascolora, divinamente affranta…
Il campanile scocca
La Mezzanotte Santa.
È nato!
Alleluja, alleluja!
È nato il Sovrano Bambino.
La notte, che già fu si buia,
risplende d’un astro divino.
Orsù, cornamuse, più gaje
suonate; squillate, campane!
Venite, pastori e massaie,
o genti vicine e lontane!
Non sete, non molli tappeti,
ma, come nei libri hanno detto
da quattro mill’anni i Profeti,
un poco di paglia ha per letto.
Per quattro mill’anni d’attese
quest’ora su tutte le ore.
È nato! È nato il Signore!
È nato nel nostro paese!
Risplende d’un astro divino
La notte che già fu si buja.
È nato il Sovrano Bambino.
È nato!
Alleluja! Alleluja!
VIDEO. Meditazione, riflessione sul: Natale. Con Don Curzio Nitoglia
Leggi anche: Associazione Eumeswil
L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
L’Associazione si fonda su tre pilastri:
CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.
TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.
RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.
Visita il Sito: Associazione Eumeswil
(di Antonella Tommaselli)
Ssss, amico carissimo, sss, sss, non vedi ho il dito indice sulla bocca, ti prego:
“Taci. Su le soglie
del bosco non odo
parole che dici
umane; ma odo
parole più nuove
che parlano gocciole e foglie lontane.
Ascolta. Piove
dalle nuvole sparse. Piove su le tamerici salmastre ed arse,
piove su i pini
scagliosi ed irti,
piove su i mirti
divini,
su le ginestre fulgenti
di fiori accolti,
su i ginepri folti
di coccole aulenti,
piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude novella,
su la favola bella
che ieri
t'illuse, che oggi m'illude, o Ermione.
Odi? La pioggia cade
su la solitaria
verdura
con un crepitìo che dura e varia nell'aria
secondo le fronde
più rade, men rade. Ascolta. Risponde
al pianto il canto
delle cicale
che il pianto australe non impaura,
né il ciel cinerino.
E il pino
ha un suono, e il mirto altro suono, e il ginepro
altro ancóra, stromenti diversi
sotto innumerevoli dita. E immersi
noi siam nello spirto silvestre,
d'arborea vita viventi; e il tuo volto ebro
è molle di pioggia come una foglia,
e le tue chiome auliscono come
le chiare ginestre, o creatura terrestre che hai nome Ermione.
Ascolta, ascolta. L'accordo delle aeree cicale
a poco a poco
più sordo
si fa sotto il pianto
che cresce;
ma un canto vi si mesce più roco
che di laggiù sale, dall'umida ombra remota. Più sordo e più fioco s'allenta, si spegne.
Sola una nota
ancor trema, si spegne, risorge, trema, si spegne. Non s'ode voce del mare. Or s'ode su tutta la fronda crosciare
l'argentea pioggia
che monda,
il croscio che varia secondo la fronda
più folta, men folta. Ascolta.
La figlia dell'aria
è muta; ma la figlia
del limo lontana,
la rana,
canta nell'ombra più fonda, chi sa dove, chi sa dove!
E piove su le tue ciglia, Ermione.
Piove su le tue ciglia nere sì che par tu pianga
ma di piacere; non bianca ma quasi fatta virente,
par da scorza tu esca.
E tutta la vita è in noi fresca aulente,
il cuor nel petto è come pèsca intatta,
tra le pàlpebre gli occhi
son come polle tra l'erbe,
i denti negli alvèoli
son come mandorle acerbe. E andiam di fratta in fratta, or congiunti or disciolti
(e il verde vigor rude
ci allaccia i mallèoli
c'intrica i ginocchi)
chi sa dove, chi sa dove!
E piove su i nostri volti silvani,
piove su le nostre mani ignude,
su i nostri vestimenti leggieri,
su i freschi pensieri
che l'anima schiude novella,
su la favola bella
che ieri
m'illuse, che oggi t'illude,
o Ermione”.
La pioggia nel pineto, Gabriele D’Annunzio (1863-1938)
Caro amico,
tu che cammini, ti affretti, corri, odi, ascolti, senti queste parole più nuove? Le odi?
Caro amico,
affrettati ad ascoltarle, poniti in ascolto…
L’uomo sta arrivando ovunque con le sue costruzioni, ovunque…
Amico mio, il pianeta sta cancellando il suono della natura e il suono della Parola di Dio.
Amico affrettati ad ascoltare…
Ti incanterà…
Amico mio, la natura, parla un linguaggio unico… e tu puoi sentirlo, tu puoi, caro amico! Per favore, amico mio togli le cuffie, toglie i dispositivi bluetooth ascolta…
Togliti da quella via rumorosa, vieni con me nel bosco, vieni…
Ascolta i tuoi passi sulle foglie secche… Ascolta il merlo ed il passero… Ascolta l’upupa ripetitiva…
Ora, vieni con me, guarda: ci sono due bambini di nazionalità differenti, parlano lingue diverse eppure s’intendono ridono e giocano insieme.
Guarda quelle due donne sono madre e sposa di quell’uomo. Una è francese,la madre anziana è russa. Lui parla ambo le lingue. Le due donne non si intendono se non attraverso il linguaggio dell’amore per quell’uomo. Guarda lui lavora tanto ad una scrittura è un Maestro e il vedere le due donne unite e capaci di comprendersi per l’amore che nutrono per lui gli crea una energia diversa… Sente che il suo sacrificio può valere qualcosa…
Quando le persone si uniscono per la voce dell’amore il linguaggio diviene universale, attraversa qualsiasi barriera…
Vedi, caro amico, non ascoltiamo più l’altro, non ascoltiamo più noi stessi, non ascoltiamo più Dio. Non conosciamo più il silenzio eloquente… Oggi tutti sono impegnati a far rete. Nessuno tesse legami…Non ricordiamo il telaio… I fili compongono trame ed orditi… Fili diversi messi in verticale ed orizzontale… Il telaio coi fili compone disegni. Le mani invisibili formano tessuti connettivi, sociali, arazzi, disegni del destino… Le Parche, le Norme, recidono i singoli fili, le singole vite… L’uomo intesse rapporti, relazioni…
Taci, odi, senti…
Odi la pioggia, ascolta il suo picchiettare, senti come ti bagna, entra nella tua pelle, entra nei tuoi pori…
Odi, ascolta, senti… Fai attenzione…
Ascoltare crea rapporti in orizzontale e verticale… Crea tessuti, il tessuto protegge la pelle fragile dal sole caldo, dal freddo intenso…
Amico mio, ascolta il video e saprai ancor meglio come si ascolta, sente ed ode…
L’apparato uditivo. Ricorda però l’orecchio è solo una porta, tu devi metterci la testa, il cuore, il ventre, e gli arti e l’ascolto sarà articolato. Ascolta, odi, senti il silenzio ed allora sarai completo.
Paolo Vannucchi: già responsabile della Unità operativa di Audiologia e Foniatria dell’Azienda Ospedaliera Universitaria di Careggi.
“COME SI ASCOLTA, SI SENTE: l’apparato uditivo”
Il sistema uditivo è un apparato complesso che ci permette di udire, e quindi parleremo di come funziona e di come possiamo intervenire per permettere il suo funzionamento, quale è la situazione attuale e quali sono le prospettive future. Peraltro in questo racconto terremo presente che per noi umani è anche fondamentale capire ciò che ci viene “comunicato” per poterci relazionare con gli altri e sviluppare, nel bene e nel male, la nostra umanità.
VIDEO. Come si sente, come si ascolta. Con Paolo Vannucchi
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L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger.
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(di Antonella Tommaselli)
In queste giornate molti guarderanno le vetrine cercando regali da fare… Vi sarà chi d’istinto verrà attratto da oggetti nuovi e chi da passati. In qualche famiglia si sfoglieranno vecchi album di foto. Si vedranno scatti, presi furtivamente così come si fanno al volto di persone quando ci troviamo a viaggiare in culture diverse da quelle di appartenenza.
Vi saranno volti di bambini freschi come rugiada all’alba, dalla pelle morbida e compatta come una rosa vellutata appena sbocciata. Vi saranno volti solcati da rughe che paiono trasportare l’acqua della fonte che lentamente discende nel mare. Gli occhi sono velati. La pupilla talvolta circondata d’azzurro e non sappiamo bene se questi occhi siano in grado di mettere a fuoco il presente o indugino in un passato sbiadito o siano protesi al futuro anteriore. In entrambi spesso il sorriso illumina in volto. Il bimbo è gioioso e temerario nell'esperire ed in tutto trova l’ardire di provare a scoprire, l’anziano invece si lascia andare, si stacca dal mondo di terra se i suoi giorni son già troppi…
Accanto a queste foto poi si trovano quelle provenienti da autoscatti, da pose artefatte e ricordano chi non beve la vita con fiducia, ma vuol scegliere la sua bevuta e si appresta a mostrarsi per quello che presume esser il meglio di se’…
Talvolta si viene trasportati verso il passato, in modo innato e ci piacciono gli oggetti del passato. In essi rinveniamo storie, energie, esperienze, vite, non solo nostalgia di ciò che non c’è più, ma anche l’indizio di una perdita della perfezione legata ad una età dell’oro… Pertanto non e’ tanto l’oggetto in se’ ad attrarre, ma ciò che inspiegabilmente esso ci rimanda cioè ad una ricerca di perfezione che nel mondo del presente sembra non esservi più e pertanto non sarà possibile neppure nel futuro in terra.
Con tale istinto, sensazioni, premesse, sentimenti, ma con motivazioni ancor più filosofiche, letterarie, storiche ci avviciniamo al tema di oggi una nuova lettura di Julius Evola a cinquant’anni della Sua morte. Il video di oggi è la presentazione del testo: “Fuoco segreto”. Lettere, interviste, documenti, testimonianze, inediti di Julius Evola, ed. Mediterranee 2024. Il video sarà con i curatori dell’opera Andrea Scarabelli e Giovanni Sessa, Luca Sinoscalco. Si soffermeranno a parlarci tra i vari temi anche dei rapporti di Evola con il fascismo, Mussolini, con l’ambiente austriaco cattolico, con i pensatori tedeschi e non solo… Luca Sinoscalco metterà in risalto una corrispondenza, presente nel testo,edita per la prima volta tra Evola ed Jünger.
Evola si interessa ad Jünger ed è grazie a Lui che il pensiero del Maestro attraversa le Alpi. Evola traduce "Al muro del Tempo" sotto lo pseudonimo di Carlo d’Altavilla. Nel video- però si metteranno a fuoco altri punti e si preciserà che l’interesse di Evola nei confronti di Jünger è solo nei confronti del primo Jünger e non dello Jünger contemplatore solitario dedito alla letteratura e speculazione filosofica anzi per Evola questo aspetto porta un certo disincanto nei confronti del nostro autore di rriferimento. I due non si incontreranno mai di persona.
Vi invitiamo all’ascolto del video. Verranno alla luce molti dettagli assai interessanti che faranno di Evola un pensatore compleesso e di stampo europeo.
Dalla descrizione del libro così si apprende:
“Una raccolta eterogenea di documenti rari o inediti, molti dei quali provenienti dagli archivi della Fondazione J. Evola, che integrano ciò che si sa della sua “biografia spirituale”: numerosi carteggi con personalità del Novecento, interviste dimenticate, saggi, lettere dedicate all’arte, bozzetti pubblicati per la prima volta, voci “magiche” bocciate dall’Enciclopedia Treccani, il “manifesto ideale” della rubrica Diorama Filosofico, due capitoli di Rivolta contro il mondo moderno espunti dall’autore nel corso degli anni, un racconto erotico, forse destinato a Playmen, e molto altro. Saggio introduttivo di Joscelyn Godwin”.
Noi ne approffiteremo per soffermarci su Ernst Jünger partendo dall’intervista di Antonio Gnoli e Franco Volpi “I prossimi Titani” e partiamo da questa domanda posta ad Jünger:
D: ”Lei ha conosciuto anche Eliade e per un certo periodo ha diretto con lui una rivista. Come lo ricorda?”
R. È stara una amicizia intensa, fruttuosa, Entrai in contatto con lui perché mi interessava “Zalmoxis”, la rivista di scienza delle religioni che egli diresse a Parigi fino al 1942. La nostra conoscenza risale ad allora. Più tardi, negli anni Sessanta, decidemmo di dar vita a una nuova rivista, “Antaios”. Scegliendo questo nome come titolo, intendevamo ricordare il gigante le cui forze vengono ritemprate al contatto con la Terra, la madre che lo ha generato. La Terra è il fondo comune dal quale scaturiscono tutte le energie: queste, benché spesso si contrappongono, possono venire comprese soltanto in relazione alla loro origine. Anche l’uomo, figlio della terra, può mantenere il suo equilibrio nel vortice dell’immane energia cosmica che la tecnica moderna sta sprigionando soltanto se ritrovo il suo radicamento della sua origine dalla terra.
D.” Su questo motivo dell’energia cosmica ha molto insistito in Italia Julius Evola. Lo ha mai conosciuto?”
R. “No, personalmente non ci siamo mai incontrati. Ho però avuto con lui rapporti epistolari. Si era interessato alla mia opera e ha anche scritto un saggio sul mio pensiero”.
Dato che nel corso del video si sentirà parlare di rivoluzione conservatrice ci sentiamo di menzionare il saggio apparso sui nostri Annali di Eumeswil dedicato al "Crimine: complotti, veleni e delitti" di Giancarlo Lacchin dove si parlerà di "Jünger, Staufferberg" e la “Germania segreta”:
“La riflessione di Jünger sul tempo, attraverso il paradigma della Gestalt e del “destino astrale”, permette di determinare la prospettiva mitica e meta-storica nella quale collocare il singolo fatto storico. Il concetto di “irradiazione”, come movimento riflessivo di espansione e individuazione, consente inoltre di cogliere il nesso sostanziale che lega l’ermeneutica storica alla dimensione della poiesis artistica, secondo i principi di quella Gestalbiographie viene teorizzata nell’ambito del Circolo di Stefan George e che assume, in tal senso, una valenza storico-filosofica. All’interno di tale prospettiva il gesto di Claus von Stauffenberg, esecutore materiale dell’attentato a Hitler del luglio 1944 e insigne discepolo del poeta tedesco, assume un significato altamente simbolico e mitopoietico, definito dalla dimensione spazio-spirituale della “Germania Segreta”.
Questo antefatto è assai fondamentale per intentare di contrassegnare il cammino di Jünger che vediamo attore-spettatore nella prima guerra mondiale, solo spettatore nella seconda guerra mondiale, ma in cui la guerra si rivela pure maestra senza escludere però che abbia potuto avere maestri reali in terra. Questa transizione interiore porta anche ad una evoluzione sul piano spirituale contrassegnata da tre momenti e figure della sua produzione letteraria: la prima quella dell’operaio (Arbiter), la seconda quella del trattato del "ribelle" e la terza quella del anarca. Nella prima fase Jünger combatte lo stato ed il sistema, nella seconda fase si sottrae al sistema e allo stato tornando al bosco, nella terza fase si assiste ad una forma di equilibrio precario anarca e stato, il sistema: paiono ignorarsi. Il sistema, conosce e riconosce il potere e la libertà di cui è intriso ed apporta il singolo-anarca: uomo libero interiormente che conosce la storia, è in contatto coi piani più elevati dell’esistenza e cova spazi supplementari interiori e spirituali: Così scrive:
“Un solo singolo avrebbe salvato Sodoma - e se sul nostro treno si trovasse un solo uomo in grado di raggiungere una nuova meta, verrebbe con ciò reso un servizio anche alla miriade di uomini rimasti nella stazione" ( Al muro del tempo pag. 252).
Partiamo anche da un’altra domanda posta ad Jünger:
D."chi è il filosofo per Lei?"
R. "È un uomo in grado di costituire un sistema".
Ed ecco che troviamo il pensiero e l’opera di uno Jünger visionario, volta a cercare un sistema per la sopravvivenza dell’uomo, in un’epoca in cui la terra muta il suo manto, il titano faustiano produce una tecnica che irradia una nuova energia esplosiva, atomica, livellante, omologante.
I Titani, semidei noiosi, e uniformi, asserviti al culto del lavoro scacciano gli dei e le feste dal mondo, l’arte si impoverisce, il tempo incede monotono, decretano la fine della bellezza. Il letargico, l’ipnotico sono correlati al crescere dell’automazione, ma anche l’angoscia crescente. Al contempo il Padre cambia casa si passa dall’era dei pesci a quella dell’acquario. Si entra in un nuovo eone o verso la fine del tempo qui regna l’enigma… La terra necessita di spiritualizzarsi... Le guerre civili e non solo, le catasfrofi ambientali, i mutamenti umani, animali sono il sintomo, il risultato di un mutamento ancor più ampio...
La filosofia di Jünger si ascrive alla filosofia della speranza. Sa bene che l'uomo, frutto del comfort, ha barattato la salvezza con una presunta sicurezza e così recita prendendo a prestito da Lutero:
"Se il mondo finisse domani, io pianterei oggi un albero di mele".
Per Ernst Jünger che avverte il totale cambiamento epocale dell’uomo, della terra del cielo astrologico pensa che l’unico compito avvertito come responsabilità da individuo è quello di come trasmettere la 'libertà di volontà' o forse ancor meglio trovare quella via per riconnettersi alla libertà con cui è intriso l’universo… dice così Jünger:
… “L’autentica relazione tra organismo e organizzazione appare dunque enigmatica per il pensiero, dal momento che la sua ora sta al di fuori del tempo, mentre lo spirito deve pur sempre considerarla entro un ordine e successione. Essa ha tuttavia il suo posto nel mondo della contemplazione e delle sue immagini, soprattutto nelle religioni, e qui resta un elemento di insolubilità, per il fatto che non c’è una religione soltanto, ma molteplici.
La libertà dell’uomo raggiunge qui il suo culmine rispetto all’universo; si prendono qui decisioni dalle quali dipendono molte altre. Che cosa spetti al padre e cosa spetti alla madre, che cosa sia assegnato alla creazione e che cosa all’origine: tutto ciò varia a seconda dei popoli e dei tempi, e tuttavia da questo dipende ogni ripartizione ulteriore, che è determinata da questa prima disposizione.
Se al primo sguardo sull’universo e sulla grande divisione dei suoi strati si offrissero la rivelazione, i sogni, la storia, non si avrebbe semplicemente la visione passiva dell’ordine cosmico. L’uomo è presente nella sua libertà, con la potenza del suo giudizio e delle sue istituzioni. Ciò è evidente ovunque compaiano dei: ne è un esempio la risposta che Simon Pietro dà in Matteo,16,16 ( “Rispose Simon Pietro: ’Tu sei il Cristo, il Figlio del Dio vivente’.”). Angelus Silesius, dicendo che Dio non può essere senza l’uomo, e che senza lo spirito dovrebbe cessare all’istante di esistere, enuncia una delle verità più grandiose ed audaci.
La libertà dell’uomo rispetto all’universo si manifesta in primo luogo nella parola: gli dei ricevono dall’uomo i loro nomi, da lui sono nominati. Da ciò non si deve concludere che essi siano creazione dell’uomo. Con la denominazione essi sono piuttosto tratti fuori dal fondo senza nome del mondo; la’ è la loro realtà, in ogni caso più possente di quella di una parola imperfetta che cerca di tracciare loro un confine. È più possente anche di qualsiasi forma di personalità che può rappresentarsi l’uomo come essere organizzato e abbellirlo con una serie di attributi”.
Jünger crede alla astrologia come sistema che non lo rende soltanto figlio della terra, ma anche figlio del Cielo. Invero, l’idea di Jünger non è quella di avvalorare l’aspetto meramente “mondano”della scienza astrologica, essendo il suo un discorso che affonda in un’intuizione filosofica ben precisa:
”a noi interessa la possibilità di suddividere il tempo in modo metastorico, al fine di giudicare il presente”. L’astrologia, tramite la quale si giunge a una “visione immediata e indivisa”, conduce a vedere il corso del mondo da una prospettiva trascendente che è coerente con una visione antiantropocentrica: l’uomo non è l’unico protagonista della storia della terra, seppure la sua manifestazione è di importanza decisiva, non solo per se stesso, ma proprio per la storia della terra… A ricordarlo in un saggio per i nostri Annali su "La paura" è Luca Caddeo…Non dobbiamo dimenticare che ogni uomo nasce con un tema Natale e lo zodiaco è presente in molte basiliche antiche...
Il nostro è solo un invito a leggere l’opera di Jünger, assai visionaria, attuale, avveniristica, multiforme, composita, complicata… Vi assicuriamo non mancheranno sorprese!
Andrea Scarabelli: ha collaborato con la Cattedra di Storia della Filosofia I (Unimi) e la Scuola Romana di Filosofia Politica. Vicesegretario della Fondazione J. Evola, dirige il blog Attuali e Inattuali (ilGiornale.it) e la rubrica Mattini dei maghi su "Storia in Rete". Ha curato o co-curato opere di Gustav Meyrink, Julius Evola e René Guénon. Per Edizioni Bietti dirige la rivista "Antarès" e la collana "l’Archeometro". Suoi saggi sono apparsi su varie testate e in diversi volumi collettanei
Giovanni Sessa: già docente di filosofia e storia nei licei, già assistente presso la cattedra di Filosofia politica della facoltà di Scienze Politiche dell’Università “Sapienza” di Roma e già docente a contratto di Storia delle idee presso l’Università di Cassino. Suoi scritti compaiono su diverse riviste e ha all’attivo molteplici saggi.
Luca Sinoscalco: È Professore a contratto di Estetica presso l’Università degli Studi di Milano (UNIMI) e presso l’Università eCampus. Insegna “Filosofia contemporanea”, “Storia e cultura dell’esoterismo”, “Letteratura e storia contemporanea” presso UniTreEdu.
VIDEO. Julius Evola: ''Fuoco Segreto. Lettere, interviste, documenti, testimonianze, inediti''
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