Furto di gioielli a Palazzo Ducale a Venezia, 'valore di qualche milione'. Procura apre fascicolo contro ignoti
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Sab, Apr

Furto di gioielli a Palazzo Ducale a Venezia, 'valore di qualche milione'. Procura apre fascicolo contro ignoti

Furto di gioielli a Palazzo Ducale a Venezia, 'valore di qualche milione'. Procura apre fascicolo contro ignoti

Cronaca
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Erano in mostra per rassegna "Tesori dei Moghul e dei Maharaja"

Furto di gioielli a Palazzo Ducale a Venezia, 'valore di qualche milione'. Procura apre fascicolo contro ignoti
Furto di gioielli a Palazzo Ducale a Venezia, 'valore di qualche milione'. Procura apre fascicolo contro ignoti

Alcuni gioielli della mostra "Tesori dei Moghul e dei Maharaja", ospitata a Palazzo Ducale a Venezia, sono stati rubati stamane da una teca. L'allarme è scattato intorno alle 10. Sul posto la polizia. I monili avrebbero un valore di alcuni milioni di euro. La mostra, allestita nella sala dello Scrutinio, si chiuderà questa sera. Raccoglie, per la prima volta in Italia, 270 tra gemme e gioielli indiani dal XVI al XX secolo appartenenti alla collezione Al Thani.

I gioielli indiani della collezione dello sceicco Al Thani sottratti dalla mostra di Palazzo Ducale hanno un valore doganale dichiarato di 30 mila euro ma il valore reale, che potrà essere confermato solo dalla proprietà, "potrebbe essere di qualche milione di euro". Lo affermano fonti della Questura lagunare, confermando che ad essere sottratti sono stati un paio di orecchini e una spilla. Per gli investigatori, i gioielli sono molto difficili da smerciare al mercato nero perchè troppo conosciuti. 

La Procura della Repubblica di Venezia ha aperto un fascicolo affidato al sostituto Raffaele Incardona e riguarda ignoti: l'ipotesi di reato è di furto.

"Probabilmente non è un gesto estemporaneo: pensiamo che ci possa essere stato un sopralluogo. Le teche dovevano essere inaccessibili e proprio per questo dobbiamo capire i punti di debolezza per poter valutato come i ladri abbiano potuto commettere il furto". Lo ha detto il Questore vicario di Venezia, Marco Odorisio. "Ci sono tanti tasselli da mettere in ordine - ha aggiunto - intanto è scatta un'azione ad ampio raggio con l'impiego della squadra mobile e dello Sco di Roma". "L'indagine - ha concluso Odorisio - è un classico mosaico, dobbiamo partire dai particolari per poi allargarci e risalire a che ha commesso il furto; è prematuro parlare di autori italiani o stranieri stiamo visionando anche per questo le telecamere".

Dall'analisi dei video di sorveglianza emerge che i ladri - non è chiaro se siano due o più persone perchè risultano mescolati alla folla dei visitatori della mostra - dopo aver sottratto i gioielli dalla teca ed esserseli messi in tasca si sono allontanati subito indisturbati. Si sono diretti senza esitazioni verso l'uscita a passo molto spedito e si sono confusi con i turisti che si trovavano in quel momento in Piazza San Marco, facendo perdere le proprie tracce.

Sono stati chiamati immediatamente gli esperti della polizia di Roma per fare luce sul furto. A renderlo noto il Questore Vito Gagliardi che sottolinea che è indispensabile capire "cosa non ha funzionato" perché e "stata aperta una teca come fosse una scatoletta mentre l'allarme, se ha funzionato, è partito con ritardo". I monili sottratti non sarebbero tra i "pezzi forti" della rassegna e le loro fotografie sono già state inviate a Londra, dai gestori degli stessi, per una corretta identificazione e la quantificazione d3le valore.

Secondo le prime informazioni a forzare la teca sarebbero state due persone, una che ha agito direttamente, e l'altra che lo copriva. E' quanto emergerebbe dalle riprese della video sorveglianza. Acclarato che il sistema d'allarme ha funzionato ma che la reazione della sorveglianza, complice, il numero delle sale e il fatto che gli autori del furto si siano mescolati alla folla non è riuscita a intercettare i malviventi.

"Una conoscenza tecnologica da parte dei ladri altamente sofisticata che ha permesso loro di ritardare l'entrata in funzione dell'allarme e di aprire la teca contenente i gioielli senza romperla": così il questore di Venezia Vito Gagliardi spiega all'ANSA come sia potuto avvenire il furto. "L'allarme, molto sofisticato, è scattato - chiarisce - ma chi ha compiuto l'azione ha potuto fare in modo che avvenisse in ritardo, permettendo ai ladri di uscire indisturbati". Gagliardi parla degli autori del furto come di professionisti con una "altissima conoscenza tecnologica" che ha consentito di farsi beffe "degli altissimi livelli di sicurezza" che erano stati messi in atto nel palazzo e nella sala per salvaguardare l'integrità dei pezzi esposti. La teca, in particolare, è stata aperta senza che i malviventi abbiano avuto la necessità di romperla per impadronirsi della spilla e degli orecchini, il cui "valore doganale" è stato dichiarato in 30 mila sterline. Il questore esclude che vi possano essere state falle nel sistema di sicurezza. "Il protocollo era adeguato e di altissimo livello - conclude - così come le sale e l'intero palazzo".

Gli oggetti rubati a Palazzo Ducale "sono di recente fattura e di valore marginale rispetto agli altri gioielli di maggiore valore storico esposti". Lo precisa la Fondazione Musei Civici di Venezia a proposito del furto di due oggetti della collezione Al Thani. I preziosi, viene sottolineato, erano custoditi in una vetrina di sicurezza, facente parte dell'allestimento, progettato dalla Fondazione Al Thani e già utilizzato in alcune tappe precedenti dell'esposizione. "Grazie al tempestivo intervento dell'apparato di sicurezza operante all'interno delle sale espositive, e la cui definizione è stata condivisa fin dall'inizio con la Questura di Venezia - viene detto in una nota diffusa stasera - la Fondazione Musei Civici è stata in grado di fornire alle forze dell'ordine tutti gli elementi necessari per una rapida soluzione dell'indagine in corso". Per agevolare queste operazioni la mostra è stata chiusa pochi minuti dopo l'accaduto, anticipando la chiusura definitiva prevista per oggi. (ANSA)

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