FESTIVAL D'AUTUNNO, IL RUOLO DELLA SCUOLA PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI
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Ven, Mar

FESTIVAL D'AUTUNNO, IL RUOLO DELLA SCUOLA PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI

FESTIVAL D'AUTUNNO, IL RUOLO DELLA SCUOLA PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI

Cronaca
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Le immagini di Numeruomini, il cortometraggio del fotoreporter calabrese Gianfranco Ferraro, hanno la grande capacità di raccontare un dramma, quello di chi cerca una vita migliore rispetto a quella minacciata dalla fame e dalla guerra, attraverso una sorta di favola a lieto fine

FESTIVAL D'AUTUNNO, IL RUOLO DELLA SCUOLA  PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI
FESTIVAL D'AUTUNNO, IL RUOLO DELLA SCUOLA PER L'INTEGRAZIONE DEGLI IMMIGRATI

 

Così gli uomini che non hanno né nome né storia, gli uomini che “non si accolgono ma si contano”, dopo un processo che contempla anche e soprattutto l'istruzione, riescono ad uscire da una sorta di massa informe e si rendono volti. E' dalla visone di questo video, menzione speciale ai “Globi d'oro 2018”, che è partito il terzo evento culturale del Festival d'Autunno. Persone non numeri è stato il titolo della conferenza che ha voluto indagare su quanto la scuola italiana, quella tradizionale e quella dei Cpia (i Centri per l'istruzione degli adulti), mette in atto per rendere concreto un percorso finalizzato all'integrazione. A moderare gli interventi il direttore della Comunità ministeriale di Catanzaro, Massimo Martelli il quale, dopo aver introdotto il lavoro di Ferraro, ha ceduto la parola alla dirigente scolastica del Liceo Classico “Galluppi”, Elena De Filippis.

SCUOLA E INTERCULTURALITA': UNA RICCHEZZA PER TUTTI
La “preside” ha subito sfatato il luogo comune in base al quale le classi degli istituti scolastici sono piene di alunni stranieri.
«L’ultimo rapporto del Miur – ha detto - rivela che la diminuzione degli studenti italiani è compensata da quelli con cittadinanza non italiana. In realtà è vero in parte: si tratta di una presenza che raggiunge solo il 9,4%». La dirigente ha quindi sottolineato quale deve essere il ruolo della scuola: «Bisogna far sì che gli immigrati non siano stranieri. E allora la prima grande operazione da mettere in atto è quella di farci capire, di essere intesi e di comprenderli. Obiettivo che sin dal 1968 porta avanti l’esperienza, nata nelle borgate romane, della “scuola della pace” della Comunità di Sant’Egidio. Qui non insegnano maestri di professione ma tanti giovani che danno il loro contributo per far conoscere la lingua italiana. Mi piace molto il concetto di comunità – ha concluso – perché a mio avviso non c’è altro che possa salvare il mondo dalla violenza che la formazione effettuata attraverso la condivisone».

IMMIGRATI E CPIA: “MOLTO PIU’ DI UN LAVORO”
A portare l'esperienza dell'attività che si svolge nei Cpia, Francesca Tedesco, che da  oltre 18 anni è docente sia negli istituti penitenziari sia nelle scuole destinate all'istruzione per gli adulti, ormai da tempo frequentate da tanti stranieri. «I nostri alunni sono sempre più spesso uomini e donne che hanno lasciato una vita, una casa, affetti e arrivano nelle nostre aule in cerca di un sapere che renda loro possibile una vita dignitosa  in tempi e spazi che non conoscono. Cercare di intercettare i loro bisogni così da coniugare un’offerta formativa “interessata e interessante” non è facile. E’ da lì che parte il nostro lavoro di comprensione e accoglienza». Anche per la docente, «presupposto imprescindibile per una reale convivenza è la conoscenza, l’uso e l’utilizzo della lingua italiana che è un punto di forza della nostra offerta formativa – ha detto - e rappresenta anche il punto di partenza per una reale integrazione. Fare scuola per noi del Cpia è molto più che un lavoro, è un momento di tessitura che, in un luogo-non luogo intreccia e intesse percorsi disciplinari in strutture linguistiche e comunicative. Senza tralasciare – ha proseguito – i loro saperi, quel bagaglio di tutti e di ciascuno che non può essere trascurato o taciuto perché non lo si riesce a dire». Francesca Tedesco ha introdotto il concetto di “artigianato pedagogico” che è quello messo in pratica dai docenti del Cpia e che consiste nell’inventate metodologie sempre nuove per entrare in contatto con gli stranieri.

MARTELLI: IMPORTANTE E’ ESSERE TESTIMONI AUTOREVOLI
Dell'attività che si svolge all'interno della Comunità ministeriale di Catanzaro ha parlato lo stesso Massimo Martelli che la dirige da circa due anni: «Il nostro compito  - ha sostenuto - è di vigilare, è di evitare ai ragazzi qualsiasi rischio. Noi dobbiamo essere testimoni autorevoli: manifestare  un’autorevolezza istituzionale altrimenti vendiamo solo fumo. Dall’esperienza maturata, dalle storie dei ragazzi ospiti, mi rendo conto che è fondamentale non sottrarre tempo alle relazioni. Nella Comunità trovano chi li ascolta e sono messi in atto programmi individualizzati: sembra un paradosso – ha concluso – ma ritengo che la fortuna di questi ragazzi sia quella di aver commesso un reato, altrimenti non avrebbero mai avuto la possibilità di comprendere gli errori commessi».

IL TEATRO COME STRUMENTO DI INTEGRAZIONE
All'interno delle carceri catanzaresi il teatro ha svolto e svolge un ruolo molto importante. Un pioniere di queste esperienze finalizzate all'apprendimento della lingua italiana e all'integrazione è l'attore e regista Gregorio Calabretta, anche lui docente del Cpia di Catanzaro. Dopo aver visto un filmato riassuntivo di uno spettacolo dal titolo “Il viaggio di Malah”, rappresentato con i docenti e gli ospiti dell’Istituto penale minorile di Catanzaro, Calabretta ha portato l’esperienza diretta del suo rapporto con i giovani immigrati che ha curato, nel corso degli anni, nei tanti laboratori attivati nelle carceri.   
«La cosa più bella – ha detto  - è l’arricchimento dal punto di vista umano: ho avuto modo di girare  il mondo restando fermo. Ho ascoltato così tante storie che credo di poter dire che  basterebbe imparare ad ascoltarci un po’ di più per costruire un mondo migliore».

Dopo alcuni interventi da parte del pubblico, le conclusioni le ha tratte il direttore artistico del Festival, Antonietta Santacroce la quale ha evidenziato  come la «scuola abbia un ruolo importantissimo per l’integrazione degli immigranti. La normativa ci aiuta ma l’esperienza, che stasera abbiamo sentito dalla viva voce di chi opera sul campo, è altra cosa. Vi devo ringraziare – ha aggiunto – perché svolgete  un compito difficilissimo ma fondamentale che è giusto sia conosciuto da tutti.  E’ stato un incontro che ci ha arricchito».

I PROSSIMI APPUNTAMENTI: VITA DA SPRAR E SERGIO CAMMARIERE
Gli appuntamenti del Festival proseguono con un altro evento collaterale. Il 19 ottobre, alle 18,30, la sala conferenze del Complesso monumentale della chiesa di San Giovanni ospiterà Vita da Sprar, un viaggio nei centri del Sistema di protezione per richiedenti asilo e rifugiati che vuole far conoscere più da vicino queste realtà che operano nel nostro territorio.
Per quanto riguarda gli spettacoli, il 27 ottobre sarà ospite del Teatro Politeama di Catanzaro Sergio Cammariere con un concerto che riproporrà i suoi grandi successi ma anche molta parte della sua produzione legata alla musica brasiliana. Giorno 26, l’artista terrà una masterclass gratuita nella Biblioteca “De Nobili” del capoluogo.
Tutte le notizie della XVI edizione del Festival d'Autunno sono anche sull’app scaricabile gratuitamente, sui canali social e sul sito ufficiale della rassegna www.festivaldautunno.com. Per ulteriori informazioni contattare il numero telefonico 331.8301571.

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