Reddito di cittadinanza, la grande beffa per i 2.700 navigator: ora rischiano di restare disoccupati
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
19
Mar, Mar

Reddito di cittadinanza, la grande beffa per i 2.700 navigator: ora rischiano di restare disoccupati

Reddito di cittadinanza, la grande beffa per i 2.700 navigator: ora rischiano di restare disoccupati

Cronaca
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

di Lorenzo Salvia. Erano stati presentati come la soluzione a tutti i mali del complicato mondo del lavoro italiano.

La selezione per i navigator, alla Fiera di Roma
La selezione per i navigator, alla Fiera di Roma

 

Era stata promessa loro la stabilizzazione, cioè il posto fisso. Ma, al di là degli annunci, le carte dicono che al momento per i navigator sembra profilarsi una fine triste, e anche un po’ solitaria. Una beffa per i 2.700 mila tutor assunti per due anni con il compito di aiutare chi prende il reddito di cittadinanza a trovare un lavoro.Il loro contratto scade a fine aprile. Ma nel disegno di legge di Bilancio, che fissa spese ed entrate dello Stato nel prossimo anno, soldi non ce ne sono.

L’articolo 55 prevede uno stanziamento di 10 milioni di euro per Anpal servizi, l’Agenzia per le politiche attive che li gestisce. Ma quei soldi servono per altre attività. E anche se fossero utilizzati per loro, basterebbero per prolungare il contratto fino a fine 2021 solo per 500 di loro. Uno su sei. Altro che posto fisso per tutti. Intervenire in corsa è sempre possibile, visto che sulla manovra il dibattito in Parlamento è appena iniziato. Il Movimento 5 Stelle sta preparando un emendamento che prevede la proroga di un anno. Coperture permettendo. Dal ministero del Lavoro dicono che una soluzione si troverà, magari con i soldi del Recovery fund, e ricordano come Nunzia Catalfo li abbia definiti «parte integrante del sistema». Ma resta il fatto che nella manovra, appena depositata dal governo, i soldi non ci sono. E per i navigator sembra avvicinarsi il momento del fine corsa.

VIDEO: Una giornata da navigator, tra computer obsoleti e nessun lavoro da offrire

Loro ne sono consapevoli e per questohanno creato una sorta di sindacato, «Anna», sigla che sta per Associazione nazionale navigator. Certo, il Covid non ha aiutato nemmeno loro. Lo smart working ha complicato ancora di più un compito che in realtà appariva confuso fin dall’inizio e che infatti ha provocato non poche tensioni con le Regioni. Ma il vero problema è che nessuno può difenderli mettendo sul tavolo i risultati del loro lavoro. Perché, semplicemente, i risultati del loro lavoro non si conoscono.

Solo due settimane fa proprio l’Anpal ha pubblicato gli ultimi dati sul reddito di cittadinanza. Dicono quelle tabelle che su poco più di 1,3 milioni di beneficiari del reddito inseribili al lavoro, cioè non tutti ma meno della metà, 352 mila hanno avuto un contratto. Attenzione però: nel conto entrano tutti quelli che hanno trovato un posto fin da quando è partito il reddito di cittadinanza, mentre a fine ottobre gli attivi erano scesi a 192 mila. E perché vengono considerati tutti i tipi di contratto, anche quelli brevissimi, mentre quelli stabili sono appena il 15,4%. Il vero problema è però un altro. Anpal non dice e non sa quanti di quei posti sono stati trovati grazie ai navigator oppure per altri canali. In un Paese dove, dice l’Istat, quattro giovani su dieci il posto lo trovano grazie alla segnalazione di parenti, amici o conoscenti. C’è anche chi sostiene che quel dato sarebbe prossimo allo zero, perché sono le stesse convenzioni con le Regioni a stabilire che il contatto con le aziende deve essere creato dai centri per l’impiego, i vecchi uffici collocamento, e che il navigator deve limitarsi al supporto. E questo a prescindere dalle qualità, dalle capacità e anche dalla volontà dei singoli.

Ma non è detta l’ultima parola, visto che l’Italia resta pur sempre il Paese dei ricorsi. I navigator sono stati assunti con un contratto da cococo ma sono stati utilizzati come dipendenti. Lavoratori a termine con un finto contratto autonomo, accade spesso. Quella scelta venne fatta perché andavano arruolati velocemente, anche perché erano una carta da giocare nella campagna elettorale per le Europee del 2018, allora dietro l’angolo. Un ricorso lo vincerebbero a mani basse. E il governo lo sa. (fonte: Corriere.it)

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: RedEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.