Il ministero valuta l'invio degli ispettori
"Sono qui a prendermi i pesci in faccia, come è giusto che sia, ma non scrivete che la colpa è solo dei magistrati. Non è neanche giusto distinguere tra magistrati e cancelleria, ma la massa di lavoro da smaltire è tale che il ministero della Giustizia dovrebbe provvedere ad assumere cancellieri e assistenti perché è quello di cui abbiamo bisogno". Così Edmondo Barelli Innocenti, presidente della Corte d'appello di Torino, sulla mancata carcerazione di Said Mechaquat, 27enne che ha confessato l'omicidio Leo ai Murazzi.
"Come rappresentante dello Stato mi sento di chiedere scusa alla famiglia di Stefano Leo. Non consento di dire che la Corte d'appello sia corresponsabile dell'omicidio. Qui abbiamo fatto quello che dovevamo fare", ha detto Barelli Innocenti. "C'è stato un problema. Posso scusarmene, ma non c'è nessuna certezza che Mechaquat Said - ribadisce - potesse essere ancora in carcere il 23 febbraio".
Sulla circostanza per cui Said Mechaquat si trovasse in libertà, il ministero della Giustizia non ha proceduto al momento all'invio degli ispettori per valutare il caso ma sta studiando la vicenda e acquisendo informazioni. Non è escluso - secondo quanto apprende ANSA - che possa attivarsi nelle prossime ore.
Said Mechaquat non avrebbe dovuto essere a piede libero: l'uomo era stato condannato a un anno e sei mesi per maltrattamenti in famiglia con una sentenza, diventata definitiva, che per lui comportava la carcerazione. Secondo fonti interpellate dall'ANSA, ci sarebbe stato un ritardo, o un intoppo, nella trasmissione dei documenti dalla Corte d'appello alla procura presso il tribunale.
Said non aveva ottenuto la condizionale per via dei suoi precedenti. Inoltre non aveva diritto a chiedere subito misure alternative per via del coinvolgimento di un minorenne nella vicenda. La condanna di primo grado, del 2015, era diventata irrevocabile perché il ricorso era stato giudicato inammissibile dalla Corte d'appello.