A causa della pandemia in corso, sono milioni le prestazioni sanitarie rinviate o non effettuate, tra ricoveri, esami diagnostici, visite specialistiche, con conseguenze importanti per i malati cronici, come le persone con emofilia. Dall’indagine, condotta lo scorso anno da Bhave, per valutare l'impatto sociale del Covid‐19 sulle persone con emofilia, su 142 intervistati, il 73% ha dichiarato di aver deciso di non effettuare o di posticipare le visite programmate urgenti, il 37% di non aver svolto le attività riabilitative e il 22% di non aver rispettato le indicazioni per la terapia ricevute dal proprio centro. Il 60% degli intervistati ha anche riferito che il proprio medico, durante il lockdown, ha fornito suggerimenti specifici in merito alla gestione di emofilia e coronavirus, come farmaci e protezioni, per la maggior parte in remoto: tramite telefono (63%), WhatsApp (60%) e posta elettronica (30%).