Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane
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Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane

Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane

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Milano,19 gennaio 2021 

Il 47% donne italiane che lavora nel settore tech ritiene che gli effetti causati dal COVID-19 abbiano ritardato il loro avanzamento di carriera, mentre il 45% ha dichiarato che il lavoro da remoto possa facilitare il raggiungimento della parità di genere. In generale, nonostante il lockdown sia stato visto come possibile motore per le pari opportunità nelle posizioni IT, il persistere di pregiudizi sociali ha comunque ostacolato questa potenziale svolta. 

Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane
Indagine Kaspersky: gli effetti della pandemia hanno ostacolato la carriera per il 47% delle donne italiane

 

È opinione comune che il lockdown e il distanziamento sociale avrebbero portato a un cambiamento positivo nella lotta per la parità di genere. L’idea alla base di questa opinione risiede nel fatto che il lockdown, secondo molti, avrebbe consentito di portare allo stesso livello gli impegni sociali e familiari di uomini e donne eliminando quegli stereotipi che vedono le donne meno flessibili e con una carriera meno longeva. Gli effetti del COVID, in effetti, hanno incoraggiato o addirittura costretto molte aziende ad adottare il lavoro a distanza per garantire la continuità del lavoro e questo, in una certa misura, ha prodotto un cambiamento generale della mentalità di molte organizzazioni. 

Inoltre, secondo quanto emerso dal nuovo report Women in Tech di Kaspersky, dal titolo "Where are we now? Understanding the evolution of women in technology", l’opinione delle donne italiane che lavorano nel settore tech circa il lavoro da remoto è molto positiva. Infatti, il 32% preferisce l’home working all’ufficio mentre il 29% sostiene addirittura di essere più efficiente quando lavora da casa e il 38% di avere maggiore autonomia.  

Tuttavia, alcuni dati emersi da questo report evidenziano come i potenziali vantaggi del lavoro da remoto per le donne siano state in qualche modo oscurati da alcune dinamiche sociali. Da marzo 2020 infatti, il 44% delle donne italiane che lavora nel settore tech, ha dichiarato di avere fatto molta fatica a dividersi tra lavoro e vita familiare. Indagando più a fondo le ragioni di questo disequilibrio diventano più chiare, infatti, quando al campione femminile è stato chiesto quali fossero stati gli impegni quotidiani che avevano in qualche modo influito sulla loro produttività, il 60% ha indicato i lavori domestici (contro il 36% degli uomini) mentre il 66% l’home schooling (contro il 37% degli uomini). Inoltre, il 47% delle donne, per potersi occupare della famiglia, ha dovuto adattare il proprio orario di lavoro in misura maggiore rispetto al partner.  

In definitiva, il 47% delle donne ritiene che nel complesso gli effetti del COVID-19 abbiano in realtà ritardato, piuttosto che accelerato, la loro carriera.  

"Gli effetti della pandemia non sono stati gli stessi per tutte le donne. Alcune hanno apprezzato la maggiore flessibilità di questa nuova modalità di lavorare cosi come la possibilità di evitare gli spostamenti da casa all’ufficio. Molte altre, invece, hanno ammesso di essersi sentite sull'orlo del burnout. È fondamentale che le aziende diano supporto alle proprie dipendenti in questo senso.  

“L'altro significativo trend emerso durante la pandemia è stato la coesistenza all’interno della stessa azienda di dipendenti che lavoravano esclusivamente da casa e dipendenti che si alternavano tra lavoro da remoto e lavoro in presenza. Questo ha rappresentato una sfida per le donne che hanno lavorato esclusivamente a distanza poiché avendo meno accesso al top management presente in ufficio potrebbero non essere state prese in considerazione per quel tipo di incarichi che consentono una promozione. I datori di lavoro dovrebbero tener conto di questi svantaggi e organizzarsi di conseguenza per ridurli al minimo", ha commentato la Dott.ssa Patricia Gestoso, Head of Scientific Customer Support presso BIOVIA, vincitrice del premio 2020 Women in Software Changemakers, e membro di spicco della rete di donne professioniste Ada's List. 

Questi esempi di disparità sociale non sono comuni solo al settore tecnologico ma indicano un ostacolo che impedisce a tutte donne di trarre pienamente vantaggio dal lavoro a distanza imposto dalla pandemia. Il 37% delle donne italiane che lavora nel mondo tech (rispetto al 23% degli uomini) ritiene che lavorare in un ambiente di lavoro paritario offrirebbe maggiori opportunità di carriera mentre il 46% considera il lavoro a distanza come il modo ideale per raggiungere una parità di genere.  

Merici Vinton, Co-fondatrice e CEO di Ada's List ha aggiunto: "Le aziende dovrebbero dimostrare, attraverso cultura e politica aziendale, di poter garantire ai dipendenti con figli, di entrambi i generi, la flessibilità di cui hanno bisogno durante e dopo la pandemia. Le imprese dovrebbero capire che il modo con cui si presentano è molto importante. Avere donne alla guida o che ricoprono un ruolo di portavoce e team composti da una maggioranza di quote rosa è un buon modo di dimostrare che nella loro azienda c’è spazio anche per le donne. Infine, ci sono molte aziende di successo che collaborano con organizzazioni femminili esterne che si dimostrano fonte di grandi stimoli, ispirazione e che sono in grado di dare una marcia in più alle aziende". 

"Se il mondo della tecnologia prendesse l'iniziativa garantendo un ambiente più flessibile ed equilibrato per le donne, sono certa che diventerebbe la norma più rapidamente aumentando anche le probabilità che si inneschi un ulteriore sviluppo anche nelle dinamiche sociali. Come sempre non cambierà tutto da un giorno all'altro, ma ci sono segnali che indicano che le donne si sentono più legittimate ad esigere un cambiamento. Guardando al futuro, noi come azienda, dobbiamo proseguire su questa strada, prendere i lati positivi del lavoro flessibile e fare da catalizzatore per un cambiamento sociale ad ampio raggio", ha concluso Evgeniya Naumova, Vice Presidente della Global Sales Network di Kaspersky.  

Per maggiori informazioni, il report Where are we now? Understanding the evolution of women in technology è disponibile sul sito web di Kaspersky.  

Informazioni su Kaspersky  

Kaspersky è un’azienda di sicurezza informatica che opera a livello globale fondata nel 1997. La profonda competenza di Kaspersky in materia di threat intelligence e sicurezza si trasforma costantemente in soluzioni e servizi innovativi per proteggere le aziende, le infrastrutture critiche, i governi e gli utenti di tutto il mondo. L'ampio portfolio di soluzioni di sicurezza dell'azienda include la protezione degli Endpoint leader di settore e una serie di soluzioni e servizi specializzati per combattere le minacce digitali sofisticate e in continua evoluzione. Più di 400 milioni di utenti sono protetti dalle tecnologie di Kaspersky e aiutiamo 250.000 clienti aziendali a proteggere ciò che è per loro più importante. Per ulteriori informazioni: https://www.kaspersky.it/  

Metodologia 

Kaspersky ha incaricato Arlington Research di svolgere una ricerca intervistando uomini e donne che lavorano nel settore della tecnologia da novembre a dicembre 2020 in 19 mercati globali. L'indagine ha esplorato le percezioni delle persone sulle differenze di genere all'interno del settore, gli ostacoli a una carriera nel settore della tecnologia tra i due sessi, cosa ha motivato uomini e donne a sviluppare una carriera in questi settori e l'impatto che la pandemia COVID-19 ha avuto sulle prospettive di carriera degli intervistati. 

È stato condotto un sondaggio online su 13.000 intervistati in 19 paesi: Regno Unito (1.000 intervistati), Germania (1.000 intervistati), Francia (1.000 intervistati), Italia (1.000 intervistati), Spagna (1000 intervistati), Stati Uniti (1.000 intervistati), Canada (1.000 intervistati), Argentina (500 intervistati), Brasile (500 intervistati), Cile (500 intervistati), Colombia (500 intervistati), Messico (500 intervistati), Perù (500 intervistati), Australia (500 intervistati), India (500 intervistati), Giappone (500 intervistati), Malesia (500 intervistati), Singapore (500 intervistati) e Vietnam (500 intervistati). 

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