GOVERNO. Dal 4 marzo 2018, 17 mesi dell'Italia giallo-verde
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GOVERNO. Dal 4 marzo 2018, 17 mesi dell'Italia giallo-verde

GOVERNO. Dal 4 marzo 2018, 17 mesi dell'Italia giallo-verde

Politica
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Dai primi contatti al contratto, dal governo Conte alle recenti tensioni

GOVERNO. Dal 4 marzo 2018, 17 mesi dell'Italia giallo-verde
GOVERNO. Dal 4 marzo 2018, 17 mesi dell'Italia giallo-verde

 

Diciassette mesi sull'ottovolante per una maggioranza nata solo dopo le urne, tenuta insieme da un contratto ma divisa su tanti temi decisivi. Un anno e mezzo di 'voce grossa' con l'Europa e di una economia che ancora fatica a decollare. Ma quelli vissuti dal governo giallo-verde sono anche diciassette mesi di promesse mantenute, dal reddito di cittadinanza alla stretta sull'immigrazione.

E' il 4 marzo del 2018: si chiudono le urne e l'Italia si scopre giallo-verde. Per il Pd il risultato delle elezioni è un tonfo ma il centro-destra non ha i voti sufficienti per andare a governare. Il primo partito in Italia è il Movimento 5 Stelle, votato quasi da un italiano su tre. Ma la Lega di Matteo Salvini vede quadruplicare i voti e si impone sullo scenario politico da protagonista. E per il partito che all'origine era riferimento solo per il Nord comincia una cavalcata fino al successo delle Europee di maggio che ha portato ad un ribaltamento di pesi e consensi. Anche se in Parlamento le bocce sono ferme ad un anno e mezzo fa. E questo forse è tra i fattori dell'acuirsi della crisi e alla situazione nella quale si è arrivati oggi.

Il 4 marzo 2018 restituisce dunque al Paese un esito politico tutto da costruire e per ben 80 giorni si susseguono incontri, trattative, ipotesi, con il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella a gestire il momento più delicato del suo mandato. L'incarico al premier Giuseppe Conte, fino a quel momento un docente universitario vicino ai 5 Stelle ma mai impegnato in prima persona nella politica, arriverà solo il 23 maggio, preceduto da incarichi esplorativi e da una breve ipotesi 'tecnica' con Carlo Cottarelli. Ma soprattutto dalle lunghe riunioni per mettere a punto, tra i due partiti così lontani prima del voto e tra i due leader consacrati dalle urne, Luigi Di Maio e Matteo Salvini, il "contratto". Più che un documento programmatico, un vero e proprio 'atto notarile' con l'indicazione dei precisi impegni firmati dalle parti. E anche la stesura il quel contratto rivela la differenza tra le due compagini, con stop-and-go, sedute fiume, annunci e smentite. Poi l'accordo e la consultazione tra i propri elettori. Anche qui modalità diverse che rispecchiano la differente storia delle due anime politiche: M5s on line e la Lega nei gazebo.

La cosa chiara è che a far rispettare quella 'carta', con obiettivi diversi e mega-misure che rischiano di mangiarsi le risorse a vicenda, debba essere un arbitro terzo e così la scelta di Di Maio e Salvini cade sul professor Conte. Il reddito di cittadinanza, Quota 100 con la 'cancellazione' della legge Fornero, la stretta sui migranti, la legittima difesa, le norme 'spazzacorrotti': sono alcuni dei risultati importanti che, nonostante alcuni distinguo, i giallo-verde mettono a segno. Ma ci sono anche grandi temi che dividono, dalle Autonomie al concetto di famiglia, con Di Maio e Salvini che si 'pizzicano' in continuazione. In tv, sui giornali, e soprattutto sui social.

Sfide a colpi di dirette Facebook ma anche di scaramucce in Parlamento. In mezzo Conte che pazienta, media, ma ad un certo punto dice anche 'basta'. Lo scorso 3 giugno il premier sceglie la Sala dei Galeoni di Palazzo Chigi per incontrare la stampa e lanciare il suo ultimatum ai suoi due vicepremier: "Non mi presto a vivacchiare, galleggiare. Sono pronto a rimettere il mio mandato al Presidente della Repubblica. Decidano". Si sfiora la crisi ma l'incontro chiarificatore con Di Maio e Salvini arriva e il governo si dice pronto ad affrontare i temi ancora aperti, soprattutto la difficile manovra economica che si preannuncia per l'autunno. Ma i mal di pancia ricominciano presto.

La Lega, forte del risultato delle Europee, vuole portare a casa il decreto sicurezza bis e la Tav. Sui migranti M5s ingoia, pronunciando il suo sì alla stretta sui salvataggi in mare che crea anche una profonda ferita nei rapporti con la Chiesa italiana. Sulla Tav i 5 Stelle tengono il punto ma restano isolati. Ma non basta, la Lega vuole di più. Il resto è storia di oggi.

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