Scuola, Mirabelli (ex Consulta): "Merito non è clava per dare botte in testa a non meritevoli"
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Scuola, Mirabelli (ex Consulta): "Merito non è clava per dare botte in testa a non meritevoli"

Politica
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(Adnkronos) - "Il riferimento al merito non è una clava per dare botte in testa ai non meritevoli, ma una molla per chi lo è e non ha la possibilità per esprimere tutte le capacità che potrebbe esprimere".

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Ad intervenire con l'Adnkronos sulle polemiche innescate sulla definizione e la conformazione delle deleghe che la premier Giorgia Meloni ha assegnato ai ministri, nello specifico per quanto riguarda il mondo della scuola al ministero dell'Istruzione e Merito, è il presidente emerito della Corte costituzionale, Cesare Mirabelli, che citando l'articolo 34 della Costituzione ricorda che si tratta di un principio costituzionale stabilito "per garantire l'ascensore sociale a chi ha capacità e il merito per essere sostenuto fino ai più alti gradi degli studi, che non sono solo quelli universitari ma anche successivi". "Punto questo legato anche all'articolo tre della costituzione che indica il da farsi per assicurare una eguaglianza sostanziale".  

Mirabelli obietta dunque all'attacco del segretario generale della Cgil Maurizio Landini secondo cui il merito "rischia di essere uno schiaffo in faccia per chi parte da una condizione di diseguaglianza": "Favorirebbe le diseguaglianze se limitasse le posizioni degli altri o ferisse la dignità della persona - replica - Nel caso della scuola, ci sono giustamente alunni che hanno difficoltà e necessitano di insegnanti di sostegno, ma questo non implica parimenti non dover supportare chi ha le capacità e merita di essere sostenuto ad esempio potendo partecipare a corsi ulteriori a quelli di programma, o con una università più elastica, congegnata diversamente".  

"Infatti la costituzione parla di capaci e meritevoli - prosegue il costituzionalista - per rimuovere gli ostacoli alla eguaglianza sostanziale, agevolando l'ascensore sociale che manca nella nostra società a sostegno del diritto dei capaci e meritevoli di accesso ai gradi più alti di studi conformi alla loro potenzialità". "Le polemiche - conclude - mi pare che non siano ancorate al contenuto che si vuol dare al merito". (di Roberta Lanzara)  

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