Ade e il principio della notte
Sono diverse le divinità che designano l'amore maschile nel mondo greco. La prima è Ade nato dall'unione di Crono e Rea. Poi, a seguire, Eros figlio di Ares e Afrodite e i figli di Zeus, Apollo e Dioniso.
Sono diverse le divinità che designano l'amore maschile nel mondo greco. La prima è Ade nato dall'unione di Crono e Rea. Poi, a seguire, Eros figlio di Ares e Afrodite e i figli di Zeus, Apollo e Dioniso.
C'è sempre un antefatto che introduce pur essendone parte, la storia stessa. La burrascosità frenetica del nuovo secolo fa scalpitare le azioni che come nei romanzi gialli dove forte è l'impronta del climax, fanno precipitare i fatti.
In Maria madre di Gesù ritroviamo tutte le antiche dee pagane della protezione e dell'amore. Maria rappresenta Gea e Gaia, non rappresenta Rea e Giunone troppo vicine all'altro aspetto del Femminile vendicativo e intrigante.
Il mare è umiltà. Il mare è silenzio. Non c'è silenzio senza umiltà. Il silenzio di chi pretede di possedere la conoscenza è urticante. Lacera i contenuti del mondo, al contrario del silenzio dell'umile che tutto in sé possiede e si rende accoglienza. Maria contiene il mare nella vastità dell'infinito reso immagine attraverso il nome che di esso lei si fa veicolo.
Il nome Maria significa "Amore" e l'amore è nella vita stessa. Il nome "Maria" ci riporta alla primordialità delle religioni e contiene il riferimento all'elemento acqua. "Maria" significherebbe anche "goccia del mare".
Le celebrazioni in onore della Madonna del Carmine chiudono all'incanto devozionale sollecitato dalla Natura che magnifica Dio. Il caldo eccessivo dei giorni a seguire deconcentra e trasporta l'uomo a una chiusura ferrea o al contrario, a distrazioni eccessive nella mondanità.
L'intuizione della vita oltre la morte è un punto decisivo nella storia dell'evoluzione dell'uomo. Nonostante si creda che lo abbia reso fragile alimentando il carattere di ingenuità su cui hanno insistito i governanti per tenere pressato il popolo.
La Natura avvolge chi riposa in lei e chi è da lei riscosso. È riposo quando è mansueta, immagine questa stimolata dalla mucca che placida con tutta la sua pesantezza si adagia nella calma del pascolo. È veglia quando si scatena con terremoti e tempeste e in lei ritrova la sua radice la donna madre premurosa e maestra, così come la capricciosa bambina.
Tutto nasce da un racconto e quale racconto si mostra a tutti facile da leggere che non sia un paesaggio? Ogni racconto riposa all'ombra di un paesaggio. Sembra una definizione romantica e in parte lo è perché proprio il Romanticismo inglese nasce con questa particolare impronta che avvicina tutta la narrativa ottocentesca al regno degli archetipi.
Proteggere vuol dire elevare e ciò spiega il perché del tetto spiovente. L'interazione uomo ambiente ha portato a questa concezione architettonica della casa in presenza di luoghi montani e o anche freddi.
È dal di dentro che cogliamo la magia. La magia accade dall'interno e parla all'interiorità più primitiva. Ecco perché oggi si è nascosta. Di primitivo cosa è rimasto?
Proteggere è quanto di più vero sia nell'immaginario archetipico della casa. La casa è emissione del pensiero partorito dall'intimità. È innalzamento della spiritualità più autentica.
La lingua è suono e il suono educa il pensiero espresso dall'intelligenza del cuore. È la lingua che insegna a pensare salvando e dando luce all'eleganza del cuore che non è realtà a sé stante rispetto ai sentimenti, ma una tonalità dell'anima che ingentilisce la forma del pensiero.
La terra è il tutto e il niente. Il cielo è il niente e il tutto. Il Cristo lascia la terra e il suo nome Gesù per assurgere al tutto che è invisibile a chi non è pronto ad accoglierlo. L'accoglienza è innanzitutto comprensione e la solidarietà fittizia poggia sulla mancanza di comprensione che può essere intellettiva o empatica.
Per capire quanto la Calabria sia legata alla cultura cacciatoriale, un indizio ci proviene dalla caccia al pesce spada e dalle tradizionali tonnare. Un'ulteriore conferma ci deriva dal termine "cacciare" che nella regione ha anche il significato di "tirare fuori" e si usa in più situazioni, non ultima nonché in cucina dove "Cacciare la pasta" significa scolarla. "Cacciare" è un termine in tal senso acquisito dalla tradizione marinara dedita all'operazione di estrarre i pesci dal mare.
L'infinito porta al dispiegamento dello spirito creativo. È qui che si posa come ali di farfalla, pronto a fuggire via da chi non lo coglie in tempo. E qui è il senso dell'estetica e della poetica romantica.
L'associazione mare - liquido amniotico ci parla delle origini misteriose della nostra esistenza e ci affaccia sulla finestra visibile della memoria. Nella vita ci muoviamo su un doppio filo: su ciò che perdiamo e vorremmo riconquistare, e su ciò che conserviamo in noi ma che mantiene il suo mistero.
Ogni storia ha una conclusione a lieto o brutto fine. C'è una evoluzione all'interno dei romanzi che porta alla felicità oppure, alla presa di coscienza di errori fatti in precedenza e che in forma punitiva si riflettono sul destino. I romanzi romantici seguono uno schema preciso che si compie nella conclusione.
Come l'agricoltura, anche le feste in relazione al ciclo lunare e solare hanno il loro ritmo fatto di pause e di cadenze. La ruota dell'anno traccia il ritmo del tempo ordinario ripetitivo, scandito tra famiglia e lavoro. Ad essa si affianca quella del tempo straordinario relativo alle feste pagane, poi divenute cristiane.
L'unicorno esiste anche in versione alata, a ribadire l'origine solare del simbolo. Il cavallo in quanto associato alla velocità e alla terra è un animale che rientra nel Simbolismo femminile.
I simboli comunicano tra loro e si scambiano messaggi. C'è da parte dell'uomo la necessità di ritornare all'unità primordiale e di ritrovare la propria metà complementare. Nella vita ogni esperienza finalizzata all'unità androgenica non è mai risolutiva. Ogni esperienza ritualistica attraverso il sangue che scorre implica la morte di una parte di se stessi e la complementarità è un'illusione da concretizzare nella vita attraverso il matrimonio.
Erroneamente attribuiamo i riti di passaggio all'adolescenza solo alle vergini. In realtà, essi riguardano anche il sesso maschile. Qui il sangue ha il valore di unire e di separare una volta vissuta attraverso il rito, la parte femminile, trionfando su di essa.
Fin dall'antichità l'uomo è stato portato a unificare l'alba e l'aurora sotto l'unica voce di alba legata alla ripresa delle attività dopo la pausa notturna. Già i nomi pongono una distanza tra i due momenti che si compiono in cielo e legati al sorgere del sole.
Fissare le esperienze in memorie e ricordi è quanto si prefigge il Romanticismo creando un punto di intersecazione tra il movimento espresso anche dalla luce, e l'eternità immobile. Il cambiamento nasce come esigenza di ristrutturare la realtà, in cerca di un equilibrio che viene espresso anche attraverso il teatro.
Il sole versa sangue quando sorge e quando tramonta. Nel linguaggio archetipico il fuoco è attribuito al sangue e il legame tra il metallo e il sangue è il passaggio successivo dato dalla comparsa delle guerre nell'Età del Ferro, che ebbero protagonisti i fabbri.
Andare e rientrare per poi riandare è il moto continuo del mare che dà voce al Romanticismo.
"Acconciare" significa aggiustare. Da qui derivano etimi come "acconciatura" e il calabrese "acconzare" o "cunzare". "S'è cunzato u tiempo" è una classica espressione dialettale. L'arte del cucito è stata anticipata da quella della conceria delle pelli, vera e propria attività che con la cura del bello non aveva nulla a che spartire.
"Rammentare" e "Rammendare" hanno una radice comune che nel Romanticismo ritrova la sua risonanza. A "rammedare" si riconduce il "fare ammenda" così come, nel mondo rurale, il rinvigorimento attraverso anche la concimazione, di un pezzo di terra. Il mondo agricolo è pieno di riferimenti all'arte del cucito e della filatura.
L'infanzia è un tempo breve, per molti assente, lungo la retta dell'esistenza. L'infanzia dei miti e degli dei invece, può durare tempi lunghissimi, veri e propri cicli che vanno a sovrapporsi alla maturità del tempo diurno. Molti dei nascono nel regime notturno dei simboli e si sviluppano di pari passo con l'evoluzione umana, ricollocandosi nella dimensione diurna. Anche al dio Ares toccò questa sorte.
Un verbo antico che viene ripreso dalla scrittura aulica del Romanticismo è "Rammentare". Lo ritroviamo nella poetica di Leopardi accanto agli altri due verbi simili "Rimembrare" e "Ricordare". Se quella del ricordo è un'attività sottile ma altrettanto pervasiva, il verbo "Rammentare" ne completa la visione.
Gli antichi dei nonostante riflettessero vizi e virtù degli uomini, rimanevano confinati nel loro regno lontano dalla vita degli uomini. Non mancavano apparizioni e miracoli, spesso veri e propri prodigi a seguito di una loro intromissione nel mondo umano.
La via della luce è la via della dispersione. Zeus nasce da Crono e Rea. Crono è colui che evira il padre Urano dalle cui gocce dei genitali nasce Afrodite. Interessante è l'insegnamento che da tutto questo deriva, ossia che l'amore e la bellezza governano gli dei.
Solo l'anima seduce. È quanto il Romanticismo è riuscito a trasmettere e a infondere fino ai giorni nostri. L'anima non intesa come qualcosa di astratto ma che assume caratteri di concretezza nel momento in cui intreccia legami di corrispondenza con luoghi e simboli che diventano assorbiti da lei, tasselli preziosi dell'interiorità.
L'aratura avviò un processo di trasformazione della civiltà. Arare non significa soltanto mettere ordine nella natura ma anche instaurare un rapporto di fiducia e di scambio con gli animali più vicini all'uomo. L'addomesticazione e l'avvio della civiltà rurale incominciano con l'aratura in cui sembra che il bove conduca l'aratro, ma in realtà è l'uomo che guida l'intero processo.
Il veleno è una pozione dal bivalente significato. Può curare come uccidere. Ed è curioso come in inglese e in francese venga tradotto con "poison", il corrispettivo del nostro "pozione" che rimanda all'intruglio magico.
Il pudore è aderenza alla natura. Gli esserini mitologici e fiabici come fate ed elfi sono timidi e si rivelano solo a chi scelgono perché in sintonia animica con loro. Discrezione e ritrosia sono le caratteristiche degli esseri magici che decidono a chi rivelarsi. La rivelazione è lo stato di esternazione del pudore ed espressione della più alta forma di amore.
Come accade nell'antica tradizione della Torah secondo cui YHVH (tradotto arbitrariamente con Yahweh) era nella dinastia celeste il dio più vicino al regno degli uomini, così nella Teogonia di Esiodo, Zeus. Costui non è tra i primi dei a comparire ma per ordine genealogico lo ritroviamo tra i figli del titano Crono e di Rea.
La grazia è nello sfiorare appena, nel riconoscere l'altro parte propria ma emanazione di un altro sé. L'individuo è un microcosmo a sé stante. È un mistero di luci e ombre che travalica il cuore di una madre. Il Vangelo c'insegna che un figlio non è la proprietà di una madre, né la sua estensione.
Le parole scritte non sono foglie al vento, ma ricami di luce. Sono la rivelazione dell'ombra rappresentata dal foglio bianco che attende di essere vergato. Raccontarsi con le parole è altro dal raccontarsi a parole tipico di chi è fatto di niente.
Le parole un tempo raccontavano, oggi raccontano e raccontano di insignificanti virtù e di un mondo ormai a pezzi. Un tempo le parole raccontavano. Erano produzione concreta del pensiero. Tracce di ebano sul selciato ruvido.
Se Nix era lo spazio vuoto del nulla, Urano rappresentava il firmamento con i suoi tappeti di stelle. La vita per il Greco dei primordi e per l'uomo arcaico in genere si svolgeva dall'alto verso il basso. La fecondazione era opera della luce che rispuntava all'alba. Il cielo trepidante di costellazioni luminose era la promessa di vita e di fecondità. Come in cielo, così in terra...
L'arte, anche quella più ancorata alla realtà, non è illustrazione fedele ma esempio supremo che ci porta ad andare oltre. Guardando un'opera, ascoltando un brano, attraverso la lettura di un racconto o di una poesia, noi c'immergiamo in un tempo e in una realtà che altrimenti non potremmo avvertire dentro di noi. Ci sentiamo trasportati da qualcos'altro non per insoddisfazione puerile, ma perché è in noi la ricerca della patria agognata che accende lampi di una profonda e inappagabile nostalgia.
È incredibile come i Titani fossero anticamente coloro ai quali gli dei affidavano il cosiddetto lavoro sporco tramite cui vendicarsi di offese e torti subiti. Interessante è l'episodio riportato nella Teogonia di Esiodo in rapporto a Urano, Dio primordiale del cielo, evirato da Crono, il figlio, per volere della moglie madre Gea.
Noi europei siamo figli del progenitore del bue, l'uro. Il nome "Europa" fa riferimento al territorio molto esteso dove l'uro si sarebbe diffuso a partire dall'India, circa due milioni di anni fa. Era l'animale più consumato dall'uomo di Neanderthal che a quanto pare, da esso ricavava ogni materia prima utile al sostentamento.
La sensualità è anche tenacia, costanza. Si tradisce nel momento in cui è vissuta come maschera o gioco. È nudo ciò che aderisce a noi stessi e la coerenza richiede coraggio, ossia muoversi e agire partendo dall'interno.
I fari dormienti sono sempre esistiti. Sono i moniti che lo splendore dei tempi trascorsi ci lascia, affinché i moderni ripartano da lì per recuperare i fili gloriosi spezzati o dispersi. È più facile che si rintracci e recuperi il filo disperso, che invece si riporti in vita il filo spezzato. Il nodo è una cicatrice che devia il corso delle cose verso un orizzonte sbagliato o non sempre roseo.
Diventiamo parte di chi desta in noi meraviglia o interesse. Appartenenza è ritrovarsi in un racconto, in un'espressione del volto. È un richiamo continuo che ci assorbe e ci fa rientrare in noi stessi anche nella negatività, nella cattiveria che pure ognuno di noi, chi più chi meno possiede, e nell'odio che esiste e che per quanto brutto e cattivo sia, lo annoveriamo tra i sentimenti.
Il gigante è colui che guarda e vede dall'alto della sua statura, cose agli altri proibite. È curioso l'epilogo dei Giganti. All'origine erano possenti creature munite di discernimento e di una loro saggezza, poi, nel tempo, la statura ha preso il sopravvento sulle altre doti, fino a renderli bruti e stupidi.
La Gigantomachia di Esiodo narra la rivolta dei giganti contro gli dei dell'Olimpo. Questo è un tema comune tra le più antiche tradizioni del passato, che si particolarizza dando vita a diverse variazioni.
In ogni individuo vivono il piccolo (nano) e il gigante. Il primo è legato alla natura e alle sue radici nel sottosuolo, il secondo alla potenza effusiva del sole. Il nano ci parla direttamente del carattere fertile della Natura e dei semi al principio di ogni evoluzione.
La grazia è l'incarnazione del cielo, è la carne che ospita il cielo. È un prodigio che ancora seppur raramente s'invera in chi incontriamo e che ancora riesce a far vibrare in risposta le corde della nostra anima.
La fratellanza implica un rapporto alla pari. Ognuno dà e ognuno riceve in base alle proprie possibilità in uno scambio vicendevole che non prevede ricatti. Il rapporto di solidarietà invece implica la subordinazione del più debole al più forte e si intensifica una volta caduti i confini tra i popoli.
Ciò che incanta ci ruba le parole, ci toglie il respiro. Scatena una forma di implosione che sopprime il tempo prima che il pensiero concepisca uno stato di ammirazione totale.
Nel mare tutto si compie. In esso nulla si confonde e ogni cosa trapela con la sua luce e il suo odore. Ci si riappropria del mare ma occorre possedere un'anima altrettanto profonda per comprendere ogni traccia che da esso risorge fino a diventare stella e a schiumare in un istante eterno.
Non è il mondo ad essere cambiato tra virus e clima, siamo noi ad essere diventati incapaci di vivere e di affrontare per il giusto verso le situazioni. Il virtuale ci ha assuefatti a una realtà che non esiste. I giochi a cui partecipano i ragazzi di oggi e che circolano in rete obbediscono ai rigidi meccanismi elettronici che sono quanto di più lontano esista da quelli della psiche umana.
Solo l'amore ci rende solidi. Altrimenti saremmo aria e luce. Dall'energia dell'amore prende forma la vita. Occorre la terra, l'acqua a nutrire il seme ma innanzitutto, la disponibilità a offrirlo e per offrirlo intendo generarlo.
Le maschere di Pierrot e Pulcinella sono tra quelle che maggiormente si legano al loro luogo d'origine. Entrambe mettono in risalto bonariamente l'aspetto traffichino delle antiche città dalla consolidata tradizione marina. All'inconcludente in amore primo Pierrot di origine veneziana, corrisponde l'imbroglione Pulcinella, napoletano per antonomasia.
Beati coloro che pur non avendo visto crederanno. È questa la benedizione che Gesù rivolge a tutti tramite Tommaso, comparendo davanti ai suoi apostoli dopo la sua Morte e Resurrezione. Sembrerebbe che Egli come unica traccia del Suo passaggio sulla terra ci abbia lasciato la Sua Parola filtrata dalla dagli Evangelisti.
La storia di Pierrot parte da lontano, dagli ambienti della Commedia dell'Arte alla fine del Cinquecento. La maschera nasce in Italia e il personaggio ricorda non solo per i colori il napoletano Pulcinella.
La perla a forma di goccia ha impreziosito il collo della donna di ogni epoca. Il collo della donna ha sempre sottolineato quello slancio austero alla base di un portamento elegante fino ai tempi più recenti, ossia a quando l'altezza anche e soprattutto delle donne difficilmente superava il metro e sessanta.
Pensiamo all'Ottocento come al secolo delle bambole. Le bambole da salotto ci riportano a un'epoca in cui la donna era tristemente concepita come un oggetto da esibire nel suo contegno e nel suo riserbo. La donna era un pozzo senza fondo di fascino e potenza spirituale, era il fulcro intorno a cui ruotava tutta la famiglia che allora comprendeva anche genitori e suoceri.
L'estate è il tempo della fine. Ci sono fiori ma appassiscono ovunque. Il sole brucia e arroventa disperdendo cristalli di sale ovunque. È come vivere in una stella che fiammeggia e pulsa e ottenebra.
Ritrovare l'acqua in ogni cosa. Nei ricami di luce nei boschi, tra i campi. Riflessi che trasbordano dagli orli delle nuvole nelle ore di passaggio aurorali o crepuscolari di assaggio della sera. Questo fa l'Impressionismo, presentandoci il mondo come fosse una realtà sommersa e noi, pesci che abitano questa dimensione.
Gli occhi vedono e narrano. Hanno anch'essi una loro antica memoria che ci porta a formulare un quesito. È la realtà a innescare il processo di costruzione dei simboli, o è esattamente il contrario? Di certo, dall'episodio della Caduta che secondo la nostra tradizione si fa risalire alla cacciata di Adamo ed Eva dall'Eden, l'uomo è andato alla ricerca di quel perduto da recuperare dentro di sé attraverso la coltivazione del Sacro e anche attraverso le religioni, col rischio di sentirsi spesso tradito proprio da queste ultime.
Siamo soliti legare gli occhi al cielo. Sono le nostre finestre che mentre lo scrutano o si tuffano nell'anima dell'altro lasciano trasparire la loro interiorità. Sta a chi hanno di fronte riuscire a interpretare il loro linguaggio e ancor più, a separare la verità dalla menzogna. L'intelligenza da "intellegere" significa proprio leggere nell'altro quanto di vero c'è e separare la finzione dalla verità.
La volta avvolge e protegge. La volta custodisce e diventa simbolo di Dio nella copertura punteggiata di astri, che chiamiamo firmamento. La volta ha un inizio e una fine che corrispondono a quanto i nostri occhi vedono e comprendono, nonostante sappiamo che è infinita.
Per i nostri remoti predecessori l'origine della vita era dovuta a un atto di volontà. Volontà e necessità hanno fatto la storia dell'evoluzione umana, a volte incontrandosi, a volte sovrapponendosi, ma tenendo sempre in conto il presupposto di acquisizione dall'esterno che avviene durante il processo di evoluzione che sempre obbedisce a un atto di libertà.
Durante il Romanticismo ci si interroga spesso sul fuoco divorante della passione, quasi questo fosse altro dalla calma matura di un rapporto. Nascondere equivale a rivelare alle persone giuste, ma sulla capacità di intendersi spesso nascono seri dubbi che si trascinano lungo la narrazione e che riflettono il problema della lingua accusato molto forte in Italia.
A proposito dell'innesto del Cristianesimo sui culti pagani, un esempio ci giunge in epoca romantica dalle incredibili apparizioni di Lourdes. Che il Romanticismo non abbia nulla a che fare con quanto si verificò nella cittadina francese ai piedi dei Pirenei, io personalmente non lo credo affatto.
L'eleganza è discrezione. È leggere il mondo e restituirlo attraverso garbo e movenze gentili, mostrandosi velatamente. Per questo associamo l'eleganza al mistero che scava nelle sue profondità l'osservatore o anche il contemplatore. L'eleganza non è assenza di espressione ma equilibrio e misura che intendiamo con la definizione di contegno.
Siamo eleganti quando prestiamo fede alla nostra identità. L'eleganza non inventa ma ricorda che siamo figli del cielo e della parte più nobile della terra che a lui tende.
È del Romanticismo l'innesto della cultura cristiana su quella primitiva pagana, come già era accaduto nel Medioevo. Questa volta però, senza cancellare o imbarbarire quanto preesistente. L'intensificazione delle ricerche archeologiche sviluppa un nuovo approccio all'antichità meno incosciente e irrazionale, sicuramente agevolato dalla cultura dei Lumi.
Nelle antiche società totemiche il rapporto uomo animale era reso universalmente al maschile attraverso la scultura, il totem appunto. Nelle aree mitopoietiche il rapporto è retto dalla donna. La mitopoiesi tiene conto delle ancestrali elaborazioni del Mito, nonché delle culture mitogenetiche per antonomasia.
La comodità ha distrutto i sentimenti. La comodità, anziché avvicinare, ha diviso le persone. È un processo che è partito da lontano.
L'Unità d'Italia coincide con un periodo di riforme ammodernatrici che coinvolgono la nostra neonazione e l'Europa intera. Col sopraggiungere del Positivismo e della Belle Epoque si avverte l'esigenza di porre un freno ai conflitti che hanno insanguinato il vecchio continente e di dare impulso a nuovi equilibri che mettano in primo piano l'incolumità dei cittadini.
La delicatezza è profondità. Sembra un ossimoro ma così non è. Le parole ci educano a concepire la realtà non come un cubo dotato di solida stabilità, ma come una forma estremamente elastica e plastica che si deforma di continuo sotto la nostra spinta.
Moriamo per rinascere ogni volta che Dio ci chiama. Nei passaggi decisivi incontriamo la morte che slancia a una nuova vita compiendo di fatto il sacrificio. Anche laddove Dio è ignorato o non si rende manifesto, l'elemento di rottura giunge come un fulmine a ciel sereno, portandoci a intraprendere un percorso opposto al precedente.
Con l'avanzare del progresso tecnologico tutto si fa più domestico, anche l'irrequitezza selvaggia. L'uomo percepisce il senso della misura oltre se stesso, nella realtà che assume fattezze oggettive che danno vita a caratteri di docilità. Col Positivismo l'uomo sembra avere la meglio su tutto. Si carica di un nuovo coraggio che si converte in bramosia.
Il Romanticismo ha educato l'uomo ad andare oltre le apparenze. Lo ha fortificato attraverso il confronto con la Natura che lo ha portato a seguire il vento degli accadimenti, andando ben oltre le apparenze, e a curare il rapporto con la sostanza.
Chi è Dio se non Ordine? Il principio del Cosmos fattosi realtà. Dio ha bisogno dell'uomo per guardarsi allo specchio e riconoscersi. Per questo li chiamò e li chiamò col loro nome: Adamo ed Eva. Perché loro con quel nome esprimevano l'unità del principio.
La distanza dal mondo si esprime in purezza. La distanza dal mondo è la vera eleganza. Quanto più una società si attacca al materialismo e concepisce il progresso e l'elevazione sociale in sua funzione, tanto più attraverso i costumi e la moda andrà incontro a forme di severa degenerazione.
Alla fine dell'Ottocento si verifica un cambiamento di cui sembrano risentire anche i simboli che hanno contraddistinto l'Età Romantica. Con la Belle Epoque si affaccia un nuovo dinamismo incalzato dalla frenetica civiltà capitalista che va consolidandosi. Per tutto l'Ottocento a iniziare dalla seconda metà del Settecento il tempo subisce un rallentamento che si ripercuote sulla percezione delle immagini che appaiono ben illustrate.
Siamo nuvole di passaggio nel cielo. La vita è questo. All'improvviso si disfano sotto la spinta di una causa che anche loro ignorano. Siamo niente e siamo tutto. Come le nuvole che lasciano piovere la ricchezza sulla terra che l'accoglie e rigogliendo ringrazia. Si raggomitolano, si espandono addolcendo il cielo, ottenebrandolo a seconda.
La profusione è altro dalla confusione. La profusione mantiene vivo il diritto delle forme di rivelarsi mantenendo l'impronta di sé espressa attraverso un accurato senso estetico. La confusione è il caos che scalza la forma che contiene l'identità dell'oggetto il quale, in quanto è, è anche soggetto.
È ritmo tutto ciò che reca impresso il timbro della variazione. La ripetitività è l'assenza del ritmo stesso, in quanto produce assuefazione. Il ritmo è la canzone del tempo, la sua scansione imposta o interpretata dal compositore che nel primo caso si scopre demiurgo del mondo attraverso la musica.
Appassiscono le mimose e fioriscono gli oleandri. È come se si spegnessero tante lampadine gialle, a grappoli e silenziosamente, senza scompaginare nulla, né gli occhi di chi guarda. Eppure, quanto rumore fa un'anima che sbiadisce fino ad assentarsi e a diventare niente. Dove va a morire il corpo e cosa diventa poi? Nulla può scomparire e tutto deve inevitabilmente trasformarsi. È questo avere fede e questo porta a soffocare ogni intenzione di superbia.
A differenza del resto d'Europa, in particolare dell'Italia, Francia e Germania, L'Inghilterra non esprime esempi significativi nell'ambito della musica lirica. Questo stupisce, se rapportiamo L'Inghilterra dell'Ottocento a quella di fine Novecento che ha espresso dai Beatles in poi grandi geni e nuovi generi che hanno segnato un'epoca e ispirato mode.
Sono nato a Rapolano Terme il 29 aprile 1960 e abito a Cavriglia in provincia di Arezzo. Dopo aver conseguito il diploma di ragioniere ho frequentato la facoltà di Scienze Politiche di Firenze. Attualmente lavoro come consulente presso BNL- BNP Paribas.
Siamo portati a confondere lo svago con la superficialità, quasi il primo fosse la negazione dei significati in seno alla vita. Lo svago, la leggerezza sono parte della grazia che la vita ci dona senza rinnegare il valore più profondo che essa comprende e ci rivela. Associare la narrativa di evasione a una narrativa matura e nutrita di valori non è un ossimoro. È quanto ci propone la scrittura creativa e altamente immaginativa di Marco Del Pasqua.
Adorare, mettersi con le mani giunte verso il proprio figlio è un'assurdità imbarazzante se confrontato con i comportamenti e i costumi odierni. Siamo arrivati al punto che le madri maledicono e uccidono i loro figli perché oppresse, condizionate o semplicemente per vendetta verso l'ex marito.
E' attraverso gli altri che cogliamo noi stessi.
L'uomo si aggrappa alla vita che è l'immagine prorompente della madre che ascolta e tutto perdona. Come il mare abbraccia la nuda roccia, ricevendo sostentamento e donando protezione, porgendole riparo. Velo, velluto ruvido che sia, in amore assistiamo al trionfo delle parti e alla denudazione attraverso l'atto, dei due mondi.
L'odio come l'udire sono caratterizzati dalla persistenza. L'udire è il sottofondo della vita che ci fa sentire in vita. Udiamo senza ascoltare, sentendoci immersi in un flusso continuo che permea l'esistenza.
L'Ottocento è stato il secolo delle invenzioni importanti impostate sullo stile di vita dinamico acquisito. Se il Quattrocento e il Cinquecento furono contrassegnati dalle grandi scoperte geografiche, L'Ottocento vede l'esplodere del Colonialismo e dei fenomeni immigratori che designano l'esigenza di velocizzare gli spostamenti.
Dell'odio ciò che colpisce è la persistenza. Questo è un aspetto che gli antichi avevano bene in considerazione ed è alla base della legge del taglione come anche dello sviluppo della cultura mafiosa.
Le cose nuove in realtà sono quelle che esistono da sempre. Noi diventiamo nuovi nella saggezza ogni qualvolta vediamo il già conosciuto come fosse la prima volta. Allora vuol dire che seguiamo la lettura del mondo con il flusso delle emozioni, l'alfabeto dell'anima.
Non si è mai soli a guardare qualcosa verso l'alto. Nella notte i più sensibili si ritrovano a guardare e a vedere. Vedendo si vedono e si ritrovano. Guardare il cielo stellato ci avvicina alle persone che amiamo trapassate o che sono a noi lontane in questa vita. Guardare il cielo è già di per sé un "sentimento" romantico che riconduce all'alveo della vita.
È risaputo che oggi sprechiamo molto del nostro tempo. A mio avviso, il tempo non è mai sprecato se non quando ci si sofferma troppo e a lungo sulle preoccupazioni. Oggi l'ansia divora noi con il timore che il tempo ci scivoli via inutilmente. Rispetto al passato, la vita di oggi comoda, conquistata col progresso, dovrebbe alleggerire il timore che il tempo ci sfugga. Invece accade il contrario. Più comodi siamo e più il tempo diventa nostro nemico.