Siamo figli dell’oralità di chi ci ha preceduti. L’oralità è preghiera, è ringraziamento e devozione. È trasmissione della passione di un popolo che attraverso la donna e la sua forza spirituale si esprime.
In quest'epoca fortemente condizionata dall’impoverimento delle relazioni umane, l’oralità diviene oggetto di studio e di analisi e prima ancora mezzo di recupero con cui preservarci da una sempre più invasiva cultura cibernetica. L’oralità, dalla cui radice deriva l'equivalente latino "pregare", è più di una forma di trasmissione culturale. È un vero e proprio rientro in se stessi e il canale energetico attraverso cui il cielo viene convogliato nella vibrante dimensione della terra. Veicolo di questa operazione di incontro che non è assolutamente azzardato definire alchemica, è proprio la donna impersonata dalle antiche figure delle comunità agricole territoriali che ahimé vanno scomparendo, e che costituiscono la radice di un patrimonio di inestimabile valore che va a tutti i costi salvaguardato.
In questa pubblicazione, una vera e propria summa di sentimenti e canti devozionali, si esprime l’alto impegno delle socie dell’associazione belmontese Mateseo convinte che la voce della loro terra debba proseguire e raggiungere l'anima dei più sensibili, andando ben oltre le singole e transitorie esistenze. A tal scopo la pubblicazione è corredata di un CD che contiene i canti raccolti dalle socie durante il lavoro di ricerca e intonati dalle anziane depositarie del patrimonio identitario del luogo, tre delle quali decedute.
Il carattere carismatico dell’oralità risiede proprio nella straordinaria energia che la muove, libera e vera, al di sopra di ogni segno o alfabeto scritto.
L’oralità ha inciso la storia dell’uomo nell’azione del tempo tesa a scompaginare le singole esistenze e a travolgerle con un'indefinibile spinta verso l'Assoluto che nei testi orali qui riportati si coglie. Passione e Fede s'intrecciano nella semplicità dei singoli cammini che hanno permesso nell'avvicendarsi dei secoli di condurre ed essere condotti da questa ancestrale sapienza. La donna è cardine e veicolo di una fede innanzitutto riposta nella vita, che ha nel tempo intercettato la presenza del divino. La fede in se stessa diviene richiamo e conservazione di una religiosità molto vicina e per questo autentica e umana. I Santi sono fratelli maggiori, le Sante amiche da ricordare e venerare, esempi capaci di frenare la Natura nei suoi impeti.
Che senso può avere la cultura se non quello di trasmettere e coltivare ciò che siamo dentro? E questo è possibile solo prendendo in considerazione la terra come insieme di relazioni tra il singolo e il molteplice, tra il finito e l'infinito e ciò la rende fertile culla. La radice non è cosa a sé stante ma ricettacolo di convergenza, di espansione, e detonatore del luogo e del vento che l'accarezza. Cosa potrebbe esservi di più sacro di questo? Sembrano chiederci nenie e preghiere nella raccolta presenti. Sacro non è forse il legame che tiene in piedi le singole parti? Averne consapevolezza apre le strade a una percezione diversa del proprio territorio, e alla comprensione che il Sacro si esprime nella semplicità di cui sono manifestazione i Santi, le Sante e la Madonna nella loro verginità.
A rimarcare il legame oralità e territorio fornendo così una visione approfondita dei luoghi, tutto un repertorio fotografico che insieme al CD completa e dona immediatezza ai testi riportati che di per sé con l'ausilio di rime e richiami e assonanze sono di supporto immaginifico alla struttura dei luoghi. Una raccolta unica nel suo genere, che rende testimonianza a un patrimonio immane che sarebbe triste e una sconfitta per tutti, se andasse perduto.