Le cose accadono improvvisamente, inaspettatamente. È così che germoglia la vita, o al contrario, la morte. L'essere fatalisti rientra in un gioco sottile per cui ciò che subiamo, quanto incontriamo e ci viene portato dagli altri agisce sulla nostra vita modificandone il corso.
È così che si esce dal cerchio delle proprie possibilità e della propria esistenza per poi ritornarvi cambiati e non sempre felici. La rottura del cerchio è quanto ci viene proposto dalla letteratura romantica ponendo un distinguo tra fato e destino. Il fato è l'impronta dell'avvenire del soggetto incisa prima della sua nascita. È l'immutabile predestinato. Il secondo invece è dato dall'interferenza degli altri nella vita del soggetto, una sorta d'intromissione che ne cambia inesorabilmente il corso. Nella letteratura romantica si assiste a una danza tra l'uno e l'altro che mette in ombra la responsabilità dell'individuo. Gli accadimenti piovono addosso al protagonista come un fulmine durante un violento temporale e lo disarmano.
L'uscita dall'ambito del cerchio non solo introduce il passaggio dal mito alla tragedia ma rappresenta l'intervento dell'Assoluto nella microstoria di tutti. È qui che troviamo il respiro di Dio altrove sopito o non riconosciuto. A differenza di quanto accade con la teoria del ricordo secondo cui l'eternità è vista come una continua riproposizione degli eventi nel ciclo storico.
Il destino è un elemento determinante che anche dopo il Romanticismo e in pieno Positivismo ritroveremo e non come incidente narrativo, ma come presenza dell'ineffabile che interviene sul controllo della realtà mettendolo in discussione. È quanto si verifica nella narrativa francese e russa di fine Ottocento e ben rappresentata dalle protagoniste, eroine malaticce che soccombono al loro destino.
Nel romanzo di Tolstoj "Anna Karenina" la premonizione interviene nella rappresentazione di un treno e di un suicidio che lascia frastornata la protagonista. L'accadimento improvviso nella sua raffigurazione tetra getta un'ombra sulle teorie del Positivismo e costituisce l'elemento introduttivo al Decadentismo. In tutta Europa le nuove teorie della psicanalisi intervengono ponendo un freno e mettendo in discussione quanto già sperimentato e conosciuto e cambiando prospettiva d'indagine sulla vita del singolo. Dall'interazione del destino con la scelta dell'individuo nasce il senso della responsabilità dell'agire umano con Rousseau e Voltaire limitato alla sfera sociale durante l'Illuminismo. Sul finire dell'Ottocento la sfera sociale viene vista in relazione alla dimensione interiore dell'individuo, come una esternazione dei contenuti interiori risolti o meno. È questo un tema delicato sul quale in diverse direzioni insisteranno pensatori e filosofi del Novecento e proprio questo tema porterà allo scontro interventisti e neutralisti a proposito dello scoppio della Prima Guerra Mondiale.