L'immaginario mitologico e l'alba di una nuova spiritualità alla fine dell'Ottocento
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L'immaginario mitologico e l'alba di una nuova spiritualità alla fine dell'Ottocento

Invito all'Arte
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Gustav Klimt- Allegoria della medicina o Hygieia, particolare
Gustav Klimt- Allegoria della medicina o Hygieia, particolare

 

"Acconciare" significa aggiustare. Da qui derivano etimi come "acconciatura" e il calabrese "acconzare" o "cunzare". "S'è cunzato u tiempo" è una classica espressione dialettale. L'arte del cucito è stata anticipata da quella della conceria delle pelli, vera e propria attività che con la cura del bello non aveva nulla a che spartire.

L'uomo cacciatore aveva l'urgenza di vestirsi e di mimetizzarsi nella caccia indossando vere e proprie pelli di animale con la propria testa incastrata in quella dell'animale ucciso. Conoscendo i rischi che la pratica della caccia comportava, era lui a provvedere alla cucitura delle pelli tramite quanto trovasse a disposizione. Rametti ad uncino e steli erano l'ago e il cotone a disposizione. La donna provvedeva alla vestizione del resto della famiglia e all'utilità andò pian piano aggiungendo il senso estetico. Il termine "ago" deriva dal greco "condurre". È l'arnese che rende possibile la cucitura che rappresenta una vera e propria scrittura condotta dall'ago e dal filo anziché dalla penna e dall'inchiostro. I primi modelli che hanno ispirato l'uomo nella rifinitura di orli e cuciture sono stati quelli suggeriti dal firmamento. Le stelle prima che i fiori hanno ispirato la traccia eseguita da ago e filo portando a un discorso parallelo cucitura e scrittura. La cucitura nel tempo si è evoluta in forma di narrazione che ha accompagnato le serate famigliari dedicate a raccontare storie prima, prima che il sonno sopraggiungesse a chiudere le finestre su quella giornata.

L'arte della cucitura si è affermata con il Neolitico, avendo l'uomo i suoi campi da coltivare. La cura della terra ha portato all'applicazione dei motivi floreali sugli abiti che sono diventati da manti celesti a manti terreni. L'effetto cielo è stato nel tempo mantenuto presso le alte cariche all'apice della società e delle religioni. Indossare il manto dorato con applicazioni che rimandano alla geografia del cielo è delle istituzioni sacerdotali in allineamento con la dimensione dell'Universo, sede del principio ispiratore di tutte le cose. Ritornare all'osservazione del cielo è quanto di verifica parimenti nel passaggio tra un'epoca storica all'altra, anticipata da una crisi interiore e anche sociale, e la fine dell'Ottocento non fa eccezione. I quadri di Klimt e una certa espressività Liberty ne sono la dimostrazione. C'è bisogno di intravedere una nuova luce attraverso una nuova visione del Cosmo che riporti l'uomo sulla strada della spiritualità sempre più compromessa dalle disuguaglianze prodotte dal sistema capitalistico industriale. Se il treno ha portato ha scoprire nuovi luoghi attraverso i paesaggi in fuga e una nuova luce attraverso l'effetto della velocità, la nave, le nuove rotte imprimono il bisogno di afferrare una nuova struttura mitologica con cui edificare la nuova incombente epoca. Siamo lontani dal sentimento romantico della percezione dei corpi celesti a cui ispirarsi. L'uomo ha bisogno di sentire l'energia pulsante dell'Universo su di sé e lo fa attraverso i nuovi impulsi conferiti alla cultura marinara.

Chi trascorre lunghe notti per mare è come se morisse ad ogni tramonto e risorgesse ad ogni alba. Ogni giorno è come se morisse la sua natura ctonia e risorgesse quella divina. È proprio questa la sensazione che in Calabria avranno provato sullo Stretto e lungo la costa in particolare del reggino le persone all'epoca, nutrendo vivo dentro di sé il mito di Dioniso, colui che muore come semidio e rinasce Dio per volontà di Zeus suo padre. La costa Viola nella configurazione del colore delle rocce porta a rivivere con gli occhi questo rito sacrificale di morte e rinascita che si ripercuote sull'immagine dei pescatori. Lo Stretto, luogo di magia e di miti, stimola il miraggio di un'illusoria sponda attraverso l'effetto Fata Morgana. I due mondi Calabria e Sicilia si abbracciano in un sordo richiamo attraverso i personaggi di Scilla e Cariddi.

La figura del pescatore è associata a quella di un vero e proprio eroe se non dio. Conosce i venti, la direzione di grumi di stelle, sa leggere e interpretare il firmamento e il suo riflesso acqueo. È una creatura superiore che sfida ed è pronto a rinascere.

Alla barca è legata oltre all'immaginario di Dioniso quello di Gesù che va a pesca con i suoi apostoli e compie il miracolo davanti agli occhi sbalorditi degli altri. È colui che chiama Simon Pietro e da figlio della terra e del mare lo renderà figlio del Padre Celeste, invitandolo a seguirlo e a diventare pescatore di uomini. Gesù che cammina sulle acque, che doma i venti e moltiplica i pesci e i pani, simboli della realtà femminile e ctonia, e ascende al Cielo tramite la morte di croce. È lui l'albero maestro, il punto di forza e il faro. Ad ogni croce che compare a sormontare le vele, si rivive questo episodio di sacralità che è incrocio della vita con la morte e infine, del superamento delle stesse.

 

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Ippolita Sicoli
Author: Ippolita SicoliWebsite: http://lafinestrasullospirito.it
Responsabile del Supplemento di Cultura "La finestra sullo Spirito" del quotidiano online "ilCentroTirreno.it"
Docente della Federiciana Università Popolare, Specializzata in Discipline Esoteriche, Antropologia, Eziologia e Mitologia, ha partecipato in qualità di relatrice a convegni e conferenze. Ha pubblicato le seguenti opere: “Il canto di Yvion - Viaggio oltre il silenzio” prima edizione Wip Edizioni 2003, seconda edizione Ma.Per. Editrice 2014. Il romanzo “Storia di Ilaria e della sua stella” Edizioni Akroamatikos 2008. La raccolta di racconti per ragazzi “Storie di pecore e maghi” Ed. Albatros 2010. Il romanzo “Il solco nella pietra” Editore Mannarino 2012. Il saggio antropologico “Nel ventre della luce” Carratelli Editore 2014.

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