Ricordo gli Alpini quando vennero a Bari, trent'anni fa orsono. Non ho mai visto la mia città gioiosa come in quel periodo. Ricordo Le loro sfilate per nulla folklore esibizionistico, la passione per la vita attraverso anche i loro cori, che seppero in noi giovani infondere congiunti ai valori di semplicità e onestà.
Molti di loro non erano mai stati tanto a Sud ed erano partiti con una punta di acida perplessità. A contatto con la vera realtà meridionale si rimangiarono pregiudizi e quanto altro legati a una città tristemente conosciuta prevalentemente per gli scippi e la maleducazione. Ricordo che un arzillo vecchietto mi chiese scusa con le lacrime agli occhi per aver associato il Sud alla mafia e ad altre simili brutture. Non lo dimentico, così come non dimentico la sana allegria che hanno portato a noi giovani malati troppo spesso di fatuità e incapaci già allora di stringere veri rapporti umani. Non ricordo che qualcuno con me o con le mie amiche sia mai andato oltre l'apprezzamento garbato di cui solo i nostri nonni sarebbero stati capaci. Non ricordo di aver mai sentito di episodi ďi stupro anche solo verbale. Mi chiedo dove sia finita l'Italia. Dove sia più il rispetto. Me lo chiesi già allora mentre andavano via, presentendo che quel modo bello ed educato di porsi verso gli altri e di gioire fosse in procinto di scomparire inghiottito da un vortice di finzioni e nefandezze in cui sia precipitati tutti.
Partirono gli Alpini e la mia città si spense.