Come il giorno e la notte
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Sab, Mag

Come il giorno e la notte

Il senso della vita
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Come il giorno e la notte
Come il giorno e la notte

 

A breve il Natale. Alcuni saranno tentati ed altri lo faranno di trascorrere le festività natalizie in luoghi caldi alla ricerca di isole felici, ridenti, gaie. Isole dei Caraibi, isole thailandesi o di quei luoghi sui quali indugia e fantastica la mente alla ricerca di una momentanea e apparente felicità.

Ma si dice pure che ciascun uomo è un isola, un mondo a sé; finché dentro di noi non si apprenderà a stare bene, non si starà bene, in effetti, da nessuna parte.

Non esistono epoche felici, ma attimi di felicità.

Indispensabile è trovare il modo di raggiungere una tranquillità, serenità interiore, dello spirito. Per chi è centrato, per chi vive ed ha acquisito a risiede nell’occhio del ciclone, non esistono catastrofi. Al loro arrivo uno non si scompone, rimane imperturbabile, se si hanno i mezzi e interiori e la forza d’animo per sostenere le calamità.

Oggi presenteremo l’anima di Aspis edizioni: Camilla Scarpa, classe '91, nata a Venezia, e dopo una parentesi al liceo classico Foscarini si è trasferita a Milano per studiare giurisprudenza (anche se la sua prima passione è la filosofia). Le piace disegnare, la fotografia, la politica, il diritto internazionale… Aspis, si legge sul sito che pubblica: libri che mordono! "Perchè ASPIS? Se l'idea di gettare il cuore oltre l'ostacolo e di provare a fare della propria passione un lavoro ha richiesto tempo e ponderata riflessione, il nome invece è nato un pò per caso, strisciando fuori dalle pagine polverose di un volume degli anni '30, aperte sul riferimento all'aspadistra, la pianta che celava il serpente che con il suo morso uccise, Cleopatra regina d'Egitto…"

Oggi pertanto vi presentiamo il video: Come il giorno e la notte di Hans Schmid Guisan. Analisi della modernità e psicopatologia della postmodernità. Presenti Camilla Scarpa, come anima di Aspis e traduttrice del testo in questione e Roberto Cecchetti che ha curato la prefazione del libro mentre l’introduzione è di Carl Gustav Jung.

Roberto Cecchetti, psicologo ed analista ad orientamento filosofico oltre che saggista, scrittore. Lavora come psicologo clinico e come analista filosofo ad indirizzo filosofico ed umanistico. Accompagna il paziente in un percorso di cura e di consapevolezza nella convinzione che la ricerca di senso costituisca la via fondamentale verso un'esistenza più piena ed autentica. Lavora con adulti e adolescenti aiutandoli ad affrontare le proprie difficoltà.

Il video che vi presentiamo nasce dal testo di Hans Schmid-Guisan (1881-1932). Studiò medicina a Basilea e psichiatria a Losanna. Nel 1911 incontrò Jung a un convegno e, in breve, gli scambi tra loro divennero così frequenti da esigere un trasferimento a Zurigo per approfondire alcuni temi di psicologia analitica, in particolare quella dei “tipi psicologici”, di cui i due rappresentavano, schematicamente, gli estremi: Schmid l’estroverso, Jung l’introverso. In seguito Schimid aprì un suo studio, e, grazie alla bonomìa e al carattere aperto all’ascolto e creativo, si guadagnò il soprannome di “Seclen-scmied”, fabbro delle anime. “Tag und Nacht”, edito e apprezzato da Jung e Corbin, è un romanzo allegorico che, attraverso una metafora politica distopica ma gravida di risvolti esoterici, mira a tradurre in narrazione alcune delle conquiste professionali riguardanti l’anima umana ottenute sul campo dall’autore. Così si è potuto leggere dal risvolto di copertina.

Il libro si dispiega su un’isola divisa in due parti, collegate da piccoli passaggi: colletivopoli ed individua. Il linguaggio assunto nel corso dell’esposizione del testo è di tipo e tono oracolare, vaticinante e si apre ad esaminare i casi plurimi dell’esistenza a seconda l’individuo, la coppia, il babbo, la mamma, l’artista, l’avvocato, il giudice, medico…, in questione.

In questo viaggio alla ricerca dell’anima si è guidati verso l’osservazione interiore e a gettare uno sguardo al rapporto che lega il singolo alla società. È anche un viaggio iniziatico per ricercare la salute fisica e psicologica.

Nel corso del video si parla di come l’essere umano può arrivare a realizzare il suo proprio vero benessere.

È anche un momento di riflessione sull’epoca pandemica di come ci ha privati di libertà di movimento, quando credevamo di avere-oramai - il mondo in pugno.

Il video non ha potuto, per una questione di assenza tempo materiale, prendere che solo spunti di riflessione così come tanto vi sarebbe ancora da aggiungere a quanto è stato detto nel video alla ricerca di un senso della vita portatore di significati sostanziale e non effimeri, volatili.

Aggiungiamo, noi del mondo di Eumeswil, un’analisi, un punto di vista non pervenuto nel corso dell’incontro che prende mossa da individua e colletivopoli a livello del soggetto singolo. Questi due luoghi possono leggersi e soprannominarsi anche come “essenza e personalità“ e sentiamo cosa ci dice un Maestro di nome Gurdjeff. A parlare e scrivere Ouspensky: “Ricorderemo che l’uomo è costituito da due parti: essenza e personalità. L’essenza è ciò che è suo. La personalità è “ciò che non è suo”. Ciò che non è suo significa: ciò che gli è venuto dall’esterno, quello che ha appreso, quello che riflette; tutte le tracce di impressioni esteriori rimaste nella memoria e nelle sensazioni, tutte le parole e tutti i movimenti che gli sono stati insegnati, tutti i sentimenti creati dall’imitazione, tutto questo è “ciò che non è suo”, tutto questo è la sua personalità.

“Dal punto punto di vista della psicologia ordinaria, la divisione dell’uomo in personalità ed essenza è difficilmente comprensibile. Sarebbe più esatto dire che questa divisione, in psicologia, non esiste del tutto".

“Il bambino non ha ancora personalità. Egli è ciò che realmente è. Egli è essenza. I suoi gusti, ciò che gli piace, che non gli piace, esprimono il suo essere così com’è”.

Ma allorché interviene ciò che si chiama “educazione”, la personalità comincia a crescere. La personalità si forma in parte sotto l’azione di influenze intenzionali, vale a dire dell’educazione, e in parte dell’imitazione involontaria degli adulti da parte del bambino. Nella formazione della personalità, hanno una parte importante anche la “resistenza” del bambino all’ambiente e i suoi sforzi per dissimulare ciò che è “suo”, ciò che è reale.

L’essenza è la verità nell’uomo; la personalità è la menzogna. Ma, man mano che la personalità cresce, l’essenza si manifesta sempre più raramente, sempre più debolmente; sovente l’essenza si arresta nella sua crescita ad un’età molto tenera e non può più crescere. Accade spesso che lo sviluppo dell’essenza di un uomo adulto, anche di un uomo molto intelligente o, nel senso corrente della parola molto colto, si sia fermata come sviluppo al livello di un bambino di cinque o sei anni. Questo significa che tutto ciò che vediamo in quest’uomo, in realtà non è suo. Ciò che è suo, ciò che gli è proprio, ossia la sua essenza, si manifesta normalmente soltanto nei suoi istinti e nelle sue emozioni più semplici. In certi casi, tuttavia, l’essenza può crescere parallelamente alla personalità. Tali casi rappresentano eccezioni rarissime, specialmente nelle condizioni di vita di uomini colti. L’essenza ha maggiori possibilità di svilupparsi in uomini che vivono a stretto contatto con la natura, in difficili condizioni, in costante lotta e pericolo. Ma come regola generale, la personalità di tali uomini è assai poco sviluppata. Essi hanno molto di ciò che “è veramente loro”, ma sono quasi del tutto sprovvisti di ciò che “non è loro”, in altri termini, mancano di educazione e di istruzione, mancano di cultura. La cultura crea la personalità; e nello stesso tempo è anche il prodotto ed il risultato.

Non ci rendiamo conto che tutta la nostra vita, tutto ciò che chiamiamo civiltà, la scienza, la filosofia, l’arte, la politica, sono creazioni di personalità, cioè di tutto ciò che nell’uomo non è suo.

L’elemento che, nell’uomo, “non è suo”, differisce molto da ciò che gli è proprio per il fatto che può essere perduto, alterato o tolto, con dei mezzi artificiali"…

Il tema dell’essenza e della personalità è stato appena pennellato, abbozzato, ma varrebbe la pena soffermarsi ad analizzarlo potrebbe spiegare molte cose all’attento osservatore, all’osservatore incallito dell’umano…

Ma ancor più per ampliare questo mosaico sull’anima lasciamo descrivere due esseri molto dissimili ad Ernst Jünger: due temperamenti ed attitudini totalmente divergenti di modi di essere anomali:

Uomini meticolosi e suonatori di tromboni

Uberlingen

Il lato minuzioso e microscopico delle tendenze umane fa parte dei primi sintomi che rivelano il danneggiamento della naturale sanità di carattere. Il nostro strumento sensorio è predisposto a trattare in maniera agevole le cose e gli uomini. Quando siamo in ordine con noi stessi il nostro piacere è avuto, l’intervento deciso e l’appetito non troppo schizzinoso. Comunemente, i pori della pelle non sono visibili ad occhio nudo.

In uno stato di crescente debolezza, invece l’impressione generale si affievolisce, e i dettagli s’impogono all’attenzione. Il ribrezzo spirituale e corporeo si acuisce, e i sensi vengono affinati e affiliati fino ad limite malsano. I rumori, gli odori e i colori ci aggrediscono più facilmente, i cibi ci vengono a noia. Soprattutto la carne diviene sgradita al palato, e così pure il tabacco e le bevande forti. Questa ripugnanza si estende fino ad investire i rapporti che abbiamo con chi invece gode di quei piaceri. Si sviluppa quella singolare intolleranza che rende sobri ed astemi.

L’intelletto si mostra incline agli scrupoli, ai dubbi e alle cavillosità. L’aspetto recondito del linguaggio, il doppio senso e il polinsenso, balzano con forza in primo piano. I contesti, invece, sfumano in secondo piano: lo spirito afferra le frasi e i periodi sintattici meno delle singole parole. Ne deriva una tendenza all’obiezione e alla precisazione che si concentra sui minimi punti, tende a spaccare il capello in quattro e si sviluppa in argomentazioni contorte, turbando e ostacolando tutto ciò che si intraprende. Nello scrivere detta legge un purismo esasperato; il pensiero insegue concetti sempre più sottili, lo scrupolo grammaticale comincia a bloccare il libero fluire delle idee e finisce per trastullarsi con le sottigliezze. Ne nasce uno stile filtratissimo che a volte sbalordisce per la sua infruttuosa bellezza e la sua artificiale vigoria: una prosa per vegetariani. Ad esso corrisponde, nelle arti visive, un vuoto classicismo.

A questa fisionomia generale appartiene inoltre un tipo di sensibilità capace d’individuare i lineamenti morali come attraverso una lente d’ingrandimento: la malsana acutezza visiva di colui che, nel trattare con gli uomini, si è rovinato l’appetito. Appaiono sui volti i segreti contrasti, il ridere diviene sgradevole, il tono della voce tradisce gli stratagemmi e le recondite intenzioni che si agitano nella mente di chi parla. Questa ipersensibilità si estende facilmente anche all’osservazione riflessa, all’indagine su di sé, all’introspezione: tali sono, fra gli altri, i penitenti che accedono pieni di scrupoli alla confessione, un tipo umano che non manca neppure nei paesi protestanti.

Alla categoria dei meticolosi, di coloro che pesano le cose usando le minime e più minuziosamente esatte unità di peso, corrisponde, per contrasto, quella di coloro che maneggiano soltanto pesi grevi come montagne. Possiamo darle un nome: i suonatori di trombone. Questa seconda categoria fa quasi paura: mentre il granello di polvere da ancora parte della terra, di cui è un minuscolo frammento, qui abbiamo a che fare con un elemento tutto incerto ed imprevedibile: l’aria. Le cose assumono un carattere ventoso, e sono percorse come dal suono di un corno che annunci l’abbattimento di una fiera; incombono inclinate come una torre pendente,si gonfiano minacciose. Oscillano come banderuole sotto la bufera degli umori e delle opinioni mutevoli.

Mentre ci accorgiamo che i meticolosi sono inclini al pessimismo, fra i suonatori di trombone domina l’ottimismo. Gli uni hanno qualcosa di stabile e irremovibile, sono ripiegati in se stessi, gli altri hanno qualcosa di instabile e volubile. Nei primi, lo spirito alloggia in astucci sempre più piccoli e raffinati come quelli degli orologiai; nei secondi, esso gonfia nell’aria come in un vetro, con soffi impetuosi e potenti, una serie di immagini mutevoli. In quelli, vediamo lo spirito all’opera secondo cerchi concentrici; in questi, lo vediamo lavorare in sfere eccentriche. Il primo tipo s’incapsula volentieri in settarie conventicole, l’altro preferisce le grandi adunanze e la pubblica piazza. Chi seguisse da vicino un suonatore di trombone per un anno, potrebbe compilare un catalogo delle sue diverse tendenze- se è un filosofo, il suo respiro ha bisogno di interi e compiuti sistemi.

Se il suonatore di trombone ci fa visita, ne udiamo già la voce mentre è ancora giù, nell’atrio; fa il suo ingresso con vivacità, entra nella conversazione cogliendo subito la palla al balzo. Se nascono contrasti, egli vi si getta con maniere grossolane. Ma il suo rancore non dura a lungo: simili scenate si ripetono almeno due volte l’anno. È probabile che, in una sua nuova ricomparsa, quelle opinioni per cui era stato accalorato la volta precedente si siano rivelate, nel frattempo, vere bolle di sapone. Ma sarebbe inutile farglielo notare:gli manca il pudore intellettuale, e, di conseguenza, una responsabilità lineare e continua.

Il meticoloso, invece, d’introduce sommessamente, possibilmente nell’ora del crepuscolo. Spesso si è quasi sorpresi e incantati da una maniera così raffinata e peregrina di vedere le cose. Ma presto qualcosa di deforme nel suo ragionamento ci urta come lo zoccolo di un cavallo: egli dà per scontato che noi assecondiamo qualsiasi sua insensatezza. Se ci trova inaccessibili, si congeda con frasi taglienti e non si fa più rivedere. Questo comportamento si riproduce puntualmente in tutti quelli come lui: simili spiriti possiedono spesso una forza di proselitismo settario.

Ecco le due fondamentali anomalie con cui si viene a contatto. Esse somigliano allo specchio concavo e allo specchio convesso, ciascuno dei quali deforma l’immagine in un senso completamente diverso. Potrebbe sembrare, talvolta, che tali irregolari deviazioni non siano più rare dell’intelletto sano e fattivo. Quest’ultimo però è il solo che, in proposito, sappia collocare le cose al posto giusto. Capaci di conficcare il chiodo non sono gli innumerevoli colpi che gli vanno vicino cadendo sul muro, ma quell’unico che lo colpisce.

Quello che il mondo di Eumeswil vi incita a fare è a guardare, scrutare ogni essere che la vita vi pone di fronte. Vi sono così tante cose da poter apprendere. Ogni essere ha infiniti aspetti, caratteristiche da mostrarci, rivelarci se solo iniziamo ad aguzzare la vista ed affinare l’udito e al contempo i loro aspetti mettono in risalto come siamo noi.

Voler allontanare a tutti i costi il dolore, la malattia, inoltre, può divenire nefasto per chi ricerca l’anima, la propria strada. Il dolore, la malattia possono essere vie anch’esse per invitare ad uscire dal buio e avviarsi alla ricerca della Luce: Santa Lucia, quando ancora l’energia vitale alberga in noi e ci scuote con forza al risveglio esistenziale.

Di seguito il video con Camilla Scarpa e Roberto Cecchetti: Come il giorno e la notte di Hans Scmhid - Guisan. Analisi della modernità e psicopatologia della postmodernità

(VIDEO) "H. SCHMID GUISAN. Analisi della modernità e psicopatologia della postmodernità"

 

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