Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica?
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Sab, Mag

Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica?

Il senso della vita
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Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica?
Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica?

 

"Cara cosa fai stasera? Giungo a prenderti con la mia torpedo blue?"

Le auto! Il sogno dell’immaginario della gran parte degli uomini! Auto scintillanti... il boato, il rombo, lo slancio del motore! E la forma dell’auto! Signorile, sportiva, familiare. Ognuno si identifica con un modello, uno stile che designa il proprio modo di essere e di sentirsi appartenente alla vita, alla società.

Un gruppo di intellettuali negli anni '70 vide l’auto come emblema di solitudine, un uomo che si sarebbe rinchiuso in abitacolo scemando dai contatti umani. Un abitacolo che avrebbe cambiato - con il suo proliferare - l’immagine, la silhouette delle città e dei paesaggi di ogni Stato, non solo urbani, ma la morfologia del paese stesso ed il suo impatto acustico avrebbe modificato il modo di percepire ad accostarsi ai suoni. Non più uccellini e profumi di fiori, di alberi, ma ronzii di motori con i suoi odori!

Non dobbiamo - però- dimenticare che il suo avvento fu celebrato dai grandi poeti del primo ‘900. Come è ben noto ai più, sia Marinetti che D’Annunzio, dedicarono poesie alle auto e loro attenzioni.

Marinetti considerava l'automobile al maschile! Si, perché inizialmente, lo stesso termine, provenendo dal francese, non si sapeva se declinarlo al maschile o al femminile, mentre D’Annunzio la considerava donna, una donna migliore della donna in carne ed ossa, perché accondiscendente, disponibile e servizievole e dissipò il dubbio con questo scritto che volentieri riportiamo. D'Annunzio, nel 1920, scriveva al sen. Giovanni Agnelli: "La sua macchina ha risolto la questione del sesso. L'Automobile è femminile: ha la grazia, la snellezza, la vivacità d'una seduttrice". D’Annunzio era a tal punto invaghito delle auto che trascorse una giornata con Tazio Nuvolari regalandogli un monile che rappresentava una tartaruga: all’uomo più veloce, l’animale più lento. Ma se inizialmente le auto seducevano solo gli uomini ben presto però riuscirono anche a trovare il consenso delle stesse donne ed oggi più o meno tutti guidano e devono una parte del loro status symbol e realizzazione alle auto che posseggono!

Le prime auto, però, al contrario di quanto si possa credere furono elettriche. Ed oggi che la nostra mobilità è chiamata al cambiamento con la vettura di auto ibride, elettriche abbiamo pensato di proporvi un video dal titolo: "Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica?" Nel corso del video sarà ripercorsa la storia dell’auto elettrica, da dove provengono le risorse per la costruzione della sua batteria, i pro ed i tanti contro, come va guidata… Sarà un lungo excursus e riflessione sul tema. A proporci il discorso in modo accurato e fluido sarà Gianni Bellandi.

Gianni Bellandi, pilota FIA ACI Sport, Istruttore Guida Sicura. Vincitore di numerosi trofei automobilistici. Per tre anni è Istruttore alla Scuola Pilota Ferrari ed a quella Alfa Romeo Marlboro di Andrea de Adamich. - È uno dei fondatori di ANIGS ed istruttore di Guida Sicura (Ass. Naz. Istruttori Guida Sicura) collaborando come istruttore, pilota, tester e formatore in aula per una serie di Case quali Audi, Alfa Romeo, Ferrari, Fiat, Citroen, Kia, Lancia, Honda, Jaguar Jeep, Lamborghini, Maserati, Mercedes AMG, KIA, MG Rover, Nissan, Peugeot, Renault, Seat, Skoda, Subaru, VW, Michelin, Bridgestone, Continental, LASSA, ASCQuattroruote.

Giornalista Pubblicista e Speaker in Radio e TV fra le quali: Radio Monte Carlo, Rai Isoradio, Nuvolari, Panorama Auto, AUTO, Pista, Notiziario Motoristico, DINAMICA Channel, Vroom e Linea TV.

Ma, se Gianni Bellandi ci introduce al mondo delle auto e della loro guida e all’importanza per la propria e altrui incolumità guidarle bene e ci spiega il modo per renderle efficienti al massimo noi uomini abbiamo mai pensato di come guidare noi stessi altrettanto bene? Abbiamo mai pensato alla guida di noi stessi? Molti secoli addietro Platone ci parlò del mito dell’auriga, dei due cavalli da saper guidare anziché da loro essere trainati, vi è anche chi sostiene che ogni essere umano è invitato a costituire l’io egemonico solo in questo modo l’essere umano può condurre se stesso e non essere condotto da tutte le forze esterne che si presentano al proprio cospetto.

L’io egemonico denota il processo di individuazione, mediante il quale il soggetto esce dalla gabbia in cui lo imprigiona la personalità acquisita, e riscopre se stesso. Questo è il processo attraverso il quale si fa anima, si costituisce ed entra in contatto con la propria anima. Questa è la manopola del timone nel senso che si entra in contatto con la possibilità di smettere di essere nella forca dell’impiccato (incoscienza) per poter divenire il timone del pilota (consapevolezza esistenziale, controllo). Il pilota, che corrisponde alla volontà illuminata dalla ragione, o alla parte attiva dell’intelletto, era denominata "l’egemonico" dagli stoici; ed è la scintilla dell’anima, che si risveglia e passa a sperimentatevi modi di esistenza possibili, per tramutarsi in fiamma, quella fiamma che ci consente di riconoscere la presenza invisibile, di Dio nel mondo ed operare come veri soldati di Dio.

Lo stesso essere cristiani è un invito a farsi tali e non si diviene cristiani solo avendo ottenuto i sacramenti e partecipando alla messa alla domenica, ma è un qualcosa di ben diverso.

Se Gianni Bellandi ci porta a considerare, se la rivoluzione proposta delle auto sia frutto di demagogia o di vera rivoluzione ecologica, noi vi invitiamo a riflettere se la vostra vita è trainata effettivamente da voi stessi o dai molteplici io, imposizioni sociali che si innescano in automatico. Perché che senso ha essere liberi esteriormente se non si è liberi all’interno del proprio essere e da noi stessi? Che senso ha guidare bene un’auto, se non si sa guidare se stessi? Ma cosa può succedere al buon guidatore? Vi riportiamo due passaggi poetici al riguardo di Jünger, ma ancor prima, secondo Saint - John Perse esiste anche una fortuna alta, che riguarda le cose dello spirito. Essa consiste nello scoprire il senso della vita, se si ha l’audacia di porre la domanda.

"Ed è tempo d’alta fortuna quando i grandi avventurieri dell’anima / sollecitano il passo sulla strada degli uomini interrogando la terra interra / sulla sua area, per sapere il senso di questo grandissimo disordine".

Ernst Jünger, L’eco delle immagini:

Rio

Fin dall’alba avevo vagabondato in questa resistenza del dio solare, il cui portale di roccia accoglie il forestiero apparendogli come le nuove colonne d’Ercole, varcate le quali egli dimentica il Vecchio Mondo. Avevo attraversato i mercati e i quartieri vicini al porto, e avevo percorso le strade dagli alti e lussuosi edifici, fino agli estremi sobborghi in cui il colibrì vola nei grandi fiori dei giardini. Poi avevo percorso di nuovo viali fiancheggianti da palme reali e poinciane regie, ero ritornato nei quartieri popolosi, e avevo spiato la vita nei suoi movimenti guidati dall’operosità e dall’ozio.

Solo nel tardo pomeriggio mi destai come da un sogno nel quale avevo dimenticato di mangiare e di bere, e sentivo che lo spirito cominciava ad affaticarsi sotto la profusione delle immagini. Eppure non riuscivo a separarmene, e mi comportavo da spilorcio col mio tempo. Senza concedermi sosta svoltai in strade e piazze sempre nuove.

Ma presto mi parve che i miei passi divenissero più leggeri e che la città mutasse aspetto, stranamente. Nello stesso tempo, mutò il mio modo di vedere: mentre fino a quel momento avevo dissipato gli sguardi nella visione del nuovo e dell’ignoto, ora le immagini penetrarono in me senza sforzo. Ora, poi, mi erano note; mi sembrarono ricordi, composizioni di me stesso. Strumentai il mio umore a piacere, come uno che vada a passeggio con la bacchetta direttoriale e, gesticolando con essa in questa o in quella direzione, faccia musica col mondo.

Ebbi allora la sensazione di essere ospite nella casa del ricco e in quella del povero, e l’accatone che mi rivolse la parola mi rese un servizio, dandomi l’occasione di confermarlo. In punti dai quali lo sguardo abbraccia la città come un anfiteatro, mi venne in mente che quella città era come un edificio cementato con la malta di molte razze, fitte come sciami di api, e che tuttavia uno spirito aveva fatto sorgere quell’edificio come il sogno di una notte, e non soltanto come dimora di esseri umani. Anche le ostriche perlifere vengono costruite faticosamente da stratificazione, ma non è in questo il loro valore.

La sera, in un caffè presso Copacabana, meditavo su queste relazioni. Pensai che esiste un’eco non soltanto per l’orecchio, ma anche per l’occhio: anche le immagini che osserviamo richiamano una rima. E come per ogni eco esistono relazioni sonore particolarmente favorevoli, così qui è la bellezza che risuona con maggiore forza.

Ma, in formula più semplice e precisa, le cose si presentano in questo modo: con lo sguardo profondo e gioioso che rivolgiamo alle immagini, noi offriamo un sacrificio, e ogni volta siamo esauditi secondo il valore della nostra offerta.

Ed al termine di Eumeswil, il grande romanzo di Ernst Jünger, che si colloca dopo il crollo dello Stato Mondiale, il suo protagonista, si prega di far caso al nome, "Manuel Venator", (Manuel: Dio sia con te, Venator cacciatore sottile -Jünger…) prima di partire per la caccia grande nella "foresta", non più bosco, dove è stato convocato dallo stesso tiranello dello staterello a cui appartiene, ha questa esperienza: 

In questi giorni, per prepararmi alla foresta, ho lavorato davanti allo specchio. Sono così riuscito a raggiungere ciò che ho sempre sognato: il completo distacco dall’esistenza fisica. Mi scorgevo allo specchio come aspirante alla conoscenza sovrasensibile - - - me stesso, in confronto, come un fugace riflesso. Tra noi due ardeva, come sempre, una candela; mi chinai su di essa finché la fiamma mi ha bruciato la fronte: vidi la ferita, ma non avverti il dolore...

A tutti i trepidi cuori avventurosi, ai ricercatori dello spirito, l’augurio più sentito di apprendere a guidare rettamente, felicemente la propria vettura data come dono fin dalla nascita ed anche naturalmente le auto su strada!!!

Vi informiamo che quando abbiamo realizzato il video con Gianni Bellandi era presente con noi Claudio Bigiarini, direttore dell’ACI Automobile Club di Prato. ACI club di Prato si sta adoperando per la creazione di uno sportello per l’automobilista affinché possa ricevere informazioni appropriate per l’acquisto dei veicoli "green" e dove poter dissipare i vari dubbi... 

(VIDEO) Mobilità oggi: demagogia o vera risoluzione ecologica? Con Gianni Bellandi

 

Leggi anche: Associazione Eumeswil


 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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