Lo Spirito Santo come Maestro di vita luminosa
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Sab, Mag

Lo Spirito Santo come Maestro di vita luminosa

Il senso della vita
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Lo Spirito Santo come Maestro di vita luminosa
Lo Spirito Santo come Maestro di vita luminosa

 

Non sempre le cose filano lisce come l’olio e talvolta gli imprevisti ci attendono dietro l’angolo. Questa domenica il tema che desideravamo condividere con Voi, sarebbe stato un altro, ma la "tecnica" ci ha giocato un tiro mancino! Il computer del nostro socio austriaco, si è guastato mentre era in viaggio, e non ha consentito di editare il video che desideravamo mandare - nonostante- abbia provato a farlo riparare nel luogo in cui si trovava.

Noi, adesso, dobbiamo attendere che a Vienna, riparino il computer. I nostri video fanno un lungo giro per pervenirvi. I video vengono realizzati presso il nostro centro studi o in un luogo scelto a discrezione dell’ospite.

Accanto al relatore vi è una socia, a riprendere il video altra socia, a inviare il video al socio a Vienna altro socio. Tutto lavoro e passione volontaria. Nessuno di noi è retribuito, l’associazione di Vienna e di Firenze non riceveno alcun finanziamento ed aiuto esterno…

Un lavoro appassionato che dura da circa trenta anni, un lavoro che cerca di essere più autonomo che mai nella diffusione del pensiero libero. È così che l’associazione
con grandi sforzi, ma anche grandi gioie, prosegue di anno in anno la sua attività.

La tecnica si direbbe in "gergo" ci ha dato buca! Ma proprio questa settimana alcuni avranno letto l’interessante lettera di Musk di bloccare per sei mesi l’intelligenza artificiale. Nella stessa settimana a Firenze al Teatro della Pergola sta andando in scena "Perfetti sconosciuti" una rielaborazione teatrale del film di Paolo Genovese dove in tono ironico, denuncia come le nostre vite più intime siano nelle mani dei nostri cellulari, ma di come siamo sconosciuti tra di noi.

Il cellulare è al corrente di tutti i nostri rapporti, reali, immaginari. Certamente tanti dei messaggi che vengono scambiati, non troveranno mai una loro realizzazione nel piano della realtà, ma ci investono emotivamente e nella nostra sfera immaginativa, altri invece trovano il loro sbocco nel mondo del reale.

Guardando il giornale, non soffermandosi sul sapere, se la notizia è autentica o meno, si riporta della dipartita di un grande musicista, ma nessun parente, caro è andato a reclamare la salma all’obitorio. Un essere famoso che giace solo, dimenticato nonostante la fama, celebrità che avrà richiesti grandi sforzi continuativi...

Un mondo dove tutti coloro che sono iscritti su FB hanno miriadi di amici… In realtà appare sempre più un mondo di solitudine…

Ci è venuto pertanto in mente un testo di Osvald Spengler "L’uomo e la tecnica" e così si legge dalla descrizione del saggio: "In queste pagine", scrive Spengler, "ho voluto verificare la tenuta dell’approccio applicato nel "Tramonto dell’Occidente", applicandolo alla storia dell’uomo a partire dalle sue origini". In questo breve, ma densissimo saggio del 1931, che dunque si collega strettamente, anzitutto sul piano del metodo, all’opera maggiore, Spengler affronta storicamente il rapporto dell’uomo con la tecnica.

"Per Spengler", scrive Stefano Zecchi nell’introduzione "nella tecnica si rappresenta il destino dell’uomo occidentale, cioè dell’uomo "faustiano" che ha assegnato al logos il significato di azione e che ha fatto dell’esperienza vissuta - del bisogno di amore e di potere, del desiderio di infinito e di eterno - il principio stesso della conoscenza e della propria formazione. La tecnica è destino: ciò significa che non possiamo sottrarci ad essa e che la sua storia è antica quanta quella dell’uomo". Nel Tramonto dell’Occidente, vi erano pagine piuttosto centrali sull’origine magica e culturale della tecnica. Ora, di questo non c’è più traccia. La tecnica assume, nel pensiero splengleriano, una dimensione eroica, perché è eroico il rapporto che l’uomo faustiano stabilisce con la natura. "Da un lato è sottolineato l’imporsi della tecnica sulla natura come norma della modernità, dall’altro viene messo in evidenza l’aspetto eccezionale di queste imposizioni, con l’evocazione della figura dell’eroe".

È un testo interessante da leggersi soprattutto in questo momento storico, noi vi riportiamo soltanto il finale, ma importante sarebbe seguire il ragionamento dalla sua genesi al punto riportato.

Apriamo una parentesi, per Ernst Jünger, il pensiero e l’opera di Spengler avranno ampia inflluenza, ma Jünger troverà una differente via di svolta, di uscita...

Una interpretazione viene fornita da Manuela Macelloni col suo saggio su: "Splengler e Jünger" pubblicato sul nostro annuale dedicato a "Tempo e destino".

Il testo di Spengler su "L’uomo e la tecnica" dopo una lunga analisi si conclude in questo modo:

"Il terzo e più importante sintomo del crollo oramai imminente (dell’Occidente) consiste però in ciò che definirei tradimento nei confronti della tecnica. Si tratta di fatti che ciascuno conosce, ma che non vengono mai posti nel dovuto rapporto, e che soltanto ora rivelano il loro senso funesto. L’assoluta preminenza dell’Europa occidentale e del Nordamerica nella seconda metà del secolo scorso, preminenza concernente ogni tipo di potenza, da quella economica a quella politica, militare e finanziaria, si basa su un innegabile monopolio dell’industria. Le grandi industrie esistevano soltanto in connessione ai giacimenti di carbone presenti in queste terre nordiche. Il resto del mondo era soltanto un mercato di sbocco, e la politica coloniale ha sempre funzionato nell' intento di aprire nuovi mercati e nuove riserve di materie prime, ma mai nuovi luoghi di produzione. Il carbone c’era anche altrove, ma soltanto l’ingegnere "bianco" avrebbe saputo scoprirlo. Noi eravamo gli unici proprietari non solo dei materiali, ma anche dei metodi e dei cervelli necessari alla loro utilizzazione. Da qui trae origine il lussuoso tenore di vita del lavoratore bianco, il quale, a confronto del lavoratore di colore, riceve introiti principeschi, circostanza questa che il marxismo, con gravi conseguenze negative, ha tenuto sempre nascosta.

Gli alti costi di questa situazione divengono oggi evidenti, dal momento che proprio a partire da essa il problema della disoccupazione emerge nel cuore dello sviluppo. Il salario del lavoratore bianco, che ora costituisce un pericolo per la sua vita, nella sua preminenza sugli altri salari si basa esclusivamente sul monopolio che i dirigenti di industria avevano innalzato attorno ad esso. Alla fine del secolo la cieca volontà di potenza comincia a commettere errori decisivi. Invece di tenere segreto il sapere tecnico, e cioè il tesoro più prezioso posseduto dai popoli "bianchi", essa si impegna ostentatamente a diffonderlo con parole e scritture in tutte le università, e si è assai fieri dello stupore suscitato su indiani e giapponesi.

La tesi della "diffusione dell’industria", basata su un’adeguata riflessione, presuppone che la produzione vada avvicinata al consumatore, al fine di ottenere guadagni superiori. Anziché esportare solamente prodotti, si comincia ad esportare anche segreti, procedimenti, metodi, ingeneri e organizzatori. Gli stessi inventori emigrano, e il socialismo, che vorrebbe costringerli a lavorare al proprio servizio, finisce per allontanarli da sé.

Tutti i popoli di "colore" hanno potuto appropriarsi del segreto della nostra forza, ne hanno capito l’importanza e lo hanno utilizzato a proprio vantaggio. In poco più di trent’anni i giapponesi sono diventati esperti di procedimenti tecnici di primo rango, dimostrando, nella guerra contro la Russia, di possedere una superiorità in fatto di tecnica bellica, dalla quale i loro stessi maestri avrebbero un qualcosa da imparare. Dappertutto, oggi, in Asia orientale, in India, in Sudamerica e in Sudafrica, sono sorte, o sono in preparazione, zone industriali che grazie ai salari minimi pagati agli operai costituiscono una concorrenza mortale per le industrie dei popoli "bianchi".

Le invidiabili prerogative di questi ultimi sono state sperperate, dissipate, tradite. Gli avversari hanno raggiunto i loro modelli, grazie forse alla scaltrezza tipica delle razze di colore e all’intelligenza fin troppo matura di civilizzazioni antichissime. Ovunque ci sono carbone, petrolio ed energia idrica può venir forgiata un’arma pronta ad essere diretta contro il cuore della civiltà faustiana. È giunto il momento della vendetta del mondo sfruttato contro i propri sfruttatori.

Le innumerevoli mani degli operai di colore, capaci di lavorare in modo altrettanto abile ma con pretese salariali molto minori, giungono a scuotere le fondamenta dell’organizzazione economica dei bianchi. Il lusso abituale dei lavoratori bianchi, che risulta tale se confrontato con il tenore di vita dei lavoratori di colore, diventa la loro sventura. Il lavoro dei bianchi in quanto tale appare superfluo. Le poderose masse operaie dei bacini carboniferi del Nord, gli impianti industriali, il capitale investito, nonché città e regioni intere minacciano di soccombere alla concorrenza. I centri della produzione si spostano inesorabilmente, anche in seguito al fatto che, con la guerra mondiale, è venuta meno la deferenza che i popoli di colore tributavano a tutti quelli di razza bianca. Ecco quindi la ragione di fondo della disoccupazione nelle terre dei bianchi, che non è soltanto una crisi, ma l’inizio di una catastrofe.

Tuttavia, per i popoli di colore - nei quali si intendono inclusi i Russi - la tecnica faustiana non costituisce un bisogno interiore. Soltanto l’uomo faustiano pensa, sente e vive all’interno della sua forma; essa gli è spiritualmente necessaria, non tanto per le sue conseguenze economiche, quanto per le sue vittorie: navigare necesse est, vivere non est necesse. Per le genti "di colore" la tecnica rappresenta soltanto un’arma nella lotta contro la civilizzazione faustiana, un’arma paragonabile al ramo di un albero nella foresta, che si getta via dopo che ha assolto il proprio scopo. La tecnica meccanizzata giunge a fine con l’uomo faustiano; un giorno essa sarà annientata e dimenticata: accadrà alle ferrovie e ai battelli a vapore ciò che è accaduto alle strade romane e alle muraglie cinesi; scompariranno le nostre metropoli gigantesche con i loro grattaceli, così come sono scomparsi i palazzi di Menfi e di Babilonia. La storia della tecnica si avvicina rapidamente a una fine inevitabile. Essa di disgregherà dall’interno com’è accaduto a tutte le grandi forme di qualsiasi civiltà. Quando e come non lo sappiamo.

Di fronte al destino c’è soltanto un atteggiamento degno di noi, e cioè quello già ricordato di Achille: meglio una vita breve e ricca di imprese e di gloria che una vita lunga e senza contenuto. Per ogni singolo, ogni strato sociale e per ogni popolo, il pericolo è diventato talmente grande, che sarebbe un atto meschino mentire allo stato delle cose. Il tempo non può essere arrestato: non esistono nè una saggia inversione di marcia, nè una giudiziosa rinuncia. Soltanto i sognatori credono ancora ad una via di uscita. L’ottimismo è vigliaccheria.

Siamo nati in un’epoca e dobbiamo percorrere valorosamente fino alla fine il cammino che ci è stato assegnato. Non ci sono altre vie. È nostro dovere mantenere le posizioni perdute, anche se non c’è più speranza né salvezza. Mantenere il proprio posto, come quel soldato romano le cui ossa furono trovate davanti ad una porta di Pompei, e che morì, poiché al momento dell’eruzione del Vesuvio ci si dimenticò di scioglierlo dalla sua consegna. Questa è grandezza, questo significa avere razza. Una fine onorevole è l’unica cosa che all’uomo non può essere tolta".

All’esterno del luogo in cui si è finito di trascrivere il passo di Spengler il sole brilla e predispone l’animo ad essere positivi sull’esistenza.

Quale esistenza e quale destino? Vi è il destino di una civiltà, di un’epoca storica, di una razza, ma vi è anche il destino del singolo. Da chi è determinato il destino?

Vi è anche un conseguire il proprio destino. Se l’Occidente è determinato dall’uomo faustiano ancor prima, se in quest’uomo ha sede la spiritualità, c’è un sentire la propria vita non legata alla evoluzione di un luogo, della tecnica, della specie, ma evoluzione, crescita, della propria spiritualità di crescere non solo come mammifero, ma come essere umano e come anima.

Proprio nella settimana a cui andiamo incontro si schiude una delle più grandi possibilità date in sorte all’uomo e all’umanità di rinascere e rinascere grazie all’amore. Se l’Occidente può chiamarsi o meglio si è chiamato Cristiano ancor meglio può pensarsi come un cammino e un camminamento di amore verso l’eternita. Ne sono testimoni i percorsi da potersi fare a piedi in tutta Europa fino a Roma o in Terra Santa

Forse, se il destino dell’Occidente, può essere già segnato il destino del singolo uomo, non è ancora stato assegnato fintanto che non esala l’ultimo respiro

La vita è percorsa da tappe e da una propria visione esistenziale, una propria immagine del mondo e dell’universo. Tradire e non conseguire quella immagine e quell’auto realizzarsi sarebbe andare contro il proprio destino.

In questa settimana di passione sarebbe bello che ognuno pensasse ai propri goal esistenzial, in che modo si vede nella storia del mondo, propria e dell’universo.

Vi è un piccolo libello intitolato: "QUADERNO DELL' AMORE" di Luigi Gaspari


Il Prologo:

"LA SACRA BIBBIA È Il TESTAMENTO DETTATO DA DIO ALL’UOMO"
La voce di Dio si fece udire attraverso l’orecchio sensibile di uomini scelti per scrivere le volontà testamentarie del "Padre Dio" per il bene dei figli uomini viventi sulla terra.

Il testamento di Dio è la verità una e trina della volontà di giustizia, di misericordia e d’amore delle tre uguali e distinte Persone dell’Uno Dio, Creatore e Padre degli uomini.

La terza Persona della S.S. Trinità - Lo Spirito Santo - è la vita d’amore del trino Dio che si fa voce e Parola di Dio nel cuore dell’uomo, figlio della S.S. Trinità di Dio.

La voce del Santo Spirito sceglie il cuore di un uomo per donare le grazie di vita nell’amore a tutti i cuori dei figli uomini che accolgono il dono della sua viva voce fatta "Parole".

Il trino Santo Spirito vuole donare la sua voce a tutti gli uomini di buona volontà, per offrire alle vite mortali l’eterna vita di Dio fatta voce che può, vuole riunire tutto e tutti in un solo corpo vivente nella armonica unità della Santissima Trinità.

Il testamento di Dio è l’immutabile Parola scritta nella Sacra Bibbia. I "Quaderni dell’Amore" sono stati scritti dalla mia mano per volontà testamentaria espressami a nome di Dio dalla viva voce di Padre Pio.

Egli mi diceva: "I Quaderni sono,saranno la voce di giustizia e d’amore della immutabile volontà di Dio espressa nel suo unico eterno testamento".

Sulla Terra regna la discordia perché nei cuori degli uomini figli di Dio non si è fatta unica la voce d’amore che deriva dalla conoscenza della volontà di Dio (Sacre Scritture).

Per tale ragione Padre Pio mi assicura che è volontà di Dio che i "Quaderni dell’Amore" entrino nelle case di tutto il mondo, per aiutare gli uomini ad amare la verità nella conoscenza delle Sante Scritture.

Le parole dei "Quaderni dell’Amore" saranno la luce che illumina per accrescere la conoscenza della verità. L’ accresciuta conoscenza della verità di Dio riporterà all’orecchio degli uomini la voce dell’eterno amore di Dio.

L’amore di Dio si stabilirà, attraverso la sua voce, nel cuore degli uomini per unirli nella sua pace. La voce di Dio disperderà le "nere nubi" addensate sulle menti degli uomini che impediscono alla luce di vita del pensiero, sole di Dio, di portare alla sua vita che è amore, salute, gioia e ricchezza per tutti gli uomini.

Se la voce di Padre Pio non mi avesse chiamato mi domanderei: "Perché sono qui con voi?" Lo Spirito Santo mi ha chiamato per mezzo di Padre Pio per dirmi della sua vita in noi. Io devo dirvi tutto ciò che Egli dice a me per voi.

Lo Spirito Santo è uno e parla in ognuno nel quale è il Padre.

Il Padre dice le stesse Verità a tutti i veri figli suoi. Egli parla a me per farvi conoscere il suo amore per voi.

A noi non ci resta che arrenderci al nostro destino dove nella nostra mente lo abbiamo collocato, ma non dimentichiamo che la vita è permeata di "Mistero" non volerlo notare è cecità assoluta…

VIDEO. Lo Spirito Santo come Maestro di vita luminosa - con Don Curzio Nitoglia

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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