Transizione energetica e mito della mega-tecnologia
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Sab, Mag

Transizione energetica e mito della mega-tecnologia

Il senso della vita
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Transizione energetica e mito della mega-tecnologia
Transizione energetica e mito della mega-tecnologia

 

È mattino presto ed è già caldo! Le giornate hanno raggiunto il massimo della luce e le temperature sono alte! L’energia del sole si irradia in ogni dove! Si ha delizia a camminare a l’ombra di un filare di tigli ricoperti di infiorescenze gialle che arricchiscono l’aria di dolci note che giungono alle narici come elargite da un mantice che sa ben scandire il tempo in cui effondere il profumo e segnar la pausa!

Ricorda il respiro il modo in cui l’odore viene percepito dal nostro olfatto. Si carpisce l’essenza della pianta!

Polvere di oro in forma vorticosa e lenta scende a terra dalle piante! Par l’oro tramutarsi in coriandoli e i raggi del sole, che entrano tra le fessure del fogliame, rendono ancor più lucente le pagliuzze d’oro del tiglio!

Camminando sotto questo delicato getto par di essere rivestiti d’oro ed anche il selciato diviene prezioso! È proprio vero il giallo del disco solare e il giallo del tiglio ci rendono ricchi di una ricchezza nn quantificabile, intramontabile e che non trascolora nella nostra memoria! Per un attimo siamo re e regine di un mondo delle origini.

È caldo! Il mare è piatto! È quieto! Ci dona calma. L’acqua è limpida, trasparente, azzurra e laggiù, laggiù all’orizzonte quasi blue!

Si alza lo sguardo al cielo: è terso! È azzurro. Privo di nuvole. Si guarda in alto, in basso e ci viene a mente come in alto così in basso! Ermete Trismegisto le sue talvole! L’uomo pertanto si presume un universo in miniatura! Ma quale uomo? A quale tipo di uomo pensiamo? Un universo in miniatura in potenza! L’uomo necessità, attraverso il dolore, la sofferenza volontaria di accrescersi. Può accadere meccanicamente? Pare impossibile…

L’uomo che avverte una perdita, una mancanza, una distanza da casa, di non conoscersi, comprendere…

L’uomo cambia. Non siamo più gli umani dell’epoca del mito e già un nuovo tipo umano si è affacciato all’orizzonte. Lo notiamo vedendo che le categorie del bello, brutto, dell’etica passata per molti son cadute. Infatti ci chiediamo, in piccoli ambiti, circoscritti che fine abbia fatto l’umanità. Vediamo persone sempre più meccanizzate, robotizzate, lavorare, lavorare ignare se il loro operato sia giusto, corretto, lecito. L’importante è il risultato tecnico della loro disciplina. Privi di una cultura generale classica non si pongono problemi. L’importante è il raggiungimento del loro fine al massimo grado di sviluppo tecnico. Un esempio è in musica. Alcuni musicisti non si pongono il problema se ciò che suonano sia godibile o meno per l’ascoltatore ed anche per se stessi, cosa volesse e voglia esprimere il compositore,cogliere il suo spirito e quello del tempo, ma è importante il massimo grado di tecnica, perfezione, virtuosismo che si puù raggiungere nell’esercizio della propria "arte".

L’essere umano diviene sempre più una macchina da guerra priva di consapevolezza e coscienza. Va tutto bene, se eseguito bene. Vediamo che il far l’amore, un atto di amore, si è trasformato in una performance a carattere sessuale.

Andare in bicicletta, a nuotare vuol dire quanti km ed in quanto tempo. È il momento dei record da battere! Stesso i giochi in tv seguono questi parametri.

La bellezza e l’etica non contano per il nuovo tipo umano dal volto freddo, calcolatore, egoico. È molto freddo, staccato dal mondo degli affetti. È un essere meccanizzato. Soffre solo se vengono ignorate le sue prestazioni a cui sacrifica il suo essere. Disciplina costante.

Vediamo, in tanti individui, un consumo altissimo di energie per essere sempre più performanti. Anche il passo, il movimento del corpo in tali esseri è rigido, privo di sinuosità.

Tutto è modellato sul tempo da cronometro, ma non esiste il tempo del cuore. Simili tipi non si pongono il problema se il mondo, la natura piange, soffre, se chi vi è accanto prova dolore. Non se ne accorgono. Non lo notano. Non hanno la consapevolezza esistenziale, la coscienza. L’energia celeste par non potersi connettere, entrare ad alimentare simili persone. Rimangono estranee, staccate, insensibili all’universo. Al contempo notiamo persone che necessitano sempre più di fare meditazione, ricerca interiore perché si trovano isolate in un mondo dal volto insensibile.

Avvertiamo sempre più una marcata divisione umana. In questo cambiamento si instaura anche il cambiamento di paradigma che vuol essere dato al mondo occidentale e non a tutto il mondo: "la transizione energetica"

Abbiamo invitato Lorenzo Battisti ed il video che vi presentiamo quest’oggi si intitola: "TRANSIZIONE ENERGETICA E MITO DELLA MEGATECNOLOGIA". Il legame tra i bisogni di mantenimento o di miglioramento del benessere personale e gli effetti che potenzialmente questi bisogni creano nella biosfera, è un aspetto relativamente recente nella storia dell’umanità. In relazione alla tematica energetica, data la debole percezione tra cause (tasso di sfruttamento delle risorse naturali) ed effetti (cambiamenti climatici), dovuta spesso alla distanza spaziale degli eventi e dello sfasamento temporale, spesso dell’ordine di decenni, con cui questi si manifestano, l’attuale stato di squilibrio non viene percepito o viene addirittura negato. Esso andrebbe indagato e compreso per allontanare i rischi di un degrado futuro della qualità di vita, sia dal punto di vista della riduzione delle risorse a disposizione dell’individuo, che da quello della fruibilità personale e collettiva dell’ambiente.

Il pubblico dibattito sulla transizione energetica fornisce due ottime vie di fuga alla presa di coscienza del problema reale. La prima sta nel ritenere che le attività umane, al livello di sviluppo attuale, possano essere sostenute con le sole fonti rinnovabili, in sostituzione di quelle fossili, evitando il declino della civiltà e preservando al contempo l’ambiente. La seconda via di fuga consiste nel ritenere che lo sviluppo tecnologico possa agire come ente compensatore dei bisogni crescenti di energia e del depauperamento ambientale. Questa illusione, che si sintetizza nel termine megatecnologia, è stata in parte alimentata dagli strabilianti risultati recenti dell’informatica, della digitalizzazione e della computer-science, inducendo a pensare che ogni settore della tecnica possa fornire gli stessi avanzamenti e garantire gli stessi margini di miglioramento, mentre le tecnologie dell’ingegneria energetica e ambientale hanno tempi di sviluppo e maturazione di decenni. Informatica e computer science sono quindi solo una parte del problema tecnologico e scientifico che riguarda il problema energetico-ambientale. Quindi si propone il tema del reale impatto della tecnologia sulla sostenibilità dello sviluppo della comunità umana e animale.

Utilizzando queste chiavi di lettura, la conferenza analizza il tema della transizione energetica e il ruolo che la tecnologia dovrebbe svolgere in questo processo. Il modo di gestire il potenziale limitato della Terra è la sfida chiave per la nostra società. Alla luce di questo problema energetico globale, sorprende che le grandi discussioni sui temi energetici, soprattutto nei paesi sviluppati (peraltro non solo dai mass media, ma anche nelle pubblicazioni scientifiche), pongano l’enfasi sulle cosiddette fonti energetiche chiamate ‘erroneamente’ alternative, che rappresentano tuttavia una parte, significativa ma non risolutiva, del problema, diffondendo la convinzione che la transizione ecologica verso le fonti rinnovabili, ambientalmente favorevoli e verdi per definizione, risolverà non solo gli attuali, ma anche tutti i futuri problemi energetici e ambientali dell'umanità sotto l’egida di uno sviluppo sostenibile.

Nel corso del video verranno sfatati molti falsi miti, verranno messi in luce molti errori commessi dai nostri politici nell’uso inappropriato di terminologie scientifiche che denotano scarsa conoscenza del problema a cui fanno riferimento. Si pongono problemi di ordine etico, ma anche se stiamo sfruttando il nostro ambiente naturale, inquinandolo. Vengono affrontati i grandi temi del momento. Stiamo peggiorando o migliorando il nostro benessere? Ma in realtà cosa si intende per benessere? In base a quali modelli? Di comfort, benessere psico-fisico? Si entrerà a parlare del problema della natalità…

Lorenzo Battisti: docente Associato di Macchine a Fluido presso l’Università di Trento dove dirige il Laboratorio di Macchine. Si è laureato in Ingegneria Meccanica a Padova nel 1988 e ha conseguito un master post-laurea presso il von Karman Institute for Fluid-Dynamics nel 1996.

L’attività scientifica è focalizzata nel settore turbine a gas, turbine idrauliche ed energia eolica, con particolare attenzione alle analisi sperimentali. Con riferimento al settore eolico si è occupato di sistemi antighiaccio e gestione delle turbine nei climi freddi nell’ambito di una quasi decennale collaborazione scientifica e didattica con il Politecnico di Copenhagen.

Recentemente sta sviluppando la modellistica fluidodinamica nelle turbine di piccola taglia presso la struttura del campo eolico sperimentale di Trento (CEST). È autore di numerosi testi, articoli scientifici e brevetti.


Noi vi riportiamo la parte finale del saggio "Sul dolore" di Jünger che fornisce un’ottima analisi di ciò che stiamo vivendo. È un saggio breve, ma acuto, perforante nel mettere in luce la nostra attualità…

“A un'età di grande sicurezza ne è seguita con sorprendente rapidità un’altra in cui a predominare sono valutazioni di ordine tecnico. La logica e la matematica che tengono banco sono straordinarie e degne di ammirazione; si intuisce che il gioco è troppo fine e troppo rigoroso per essere nato da una mente umana.

Ma tutto ciò non esime dalla responsabilità. Se si osserva l’uomo nella sua condizione solitaria, esposto al pericolo e disponibile al sacrificio, viene spontaneo domandarsi a che cosa questa disponibilità sia rivolta. Grande deve essere “quel” potere capace di piegare l’uomo ai compiti di una macchina. E tuttavia sarebbe inutile cercare con lo sguardo un luogo che domini dall’alto, e al riparo da qualsiasi dubbio, il puro progredire della macchina bellica. Quel che è indiscutibile è piuttosto l’azzeramento degli antichi culti, l’impotenza creativa delle culture e la grigia mediocrità che contraddistingue gli attori sulla scena.

Ne possiamo trarre la conclusione che ci troviamo in un’ultima, e singolarissima, fase del nichilismo, contraddistinta dal fatto che nuovi ordini si sono già spinti molto avanti, mentre i valori corrispondenti a tali ordini non sono ancora visibili. Se si è colta la peculiarità di questa condizione, allora il ruolo apparentemente contraddittorio che l’uomo svolge si chiarisce. Si comprenderà come un’alta capacità organizzativa possa coesistere con la più totale cecità nei confronti dei valori, si comprenderà la fede senza contenuti, la disciplina senza legitimazzione, in breve: il carattere vicario delle idee, delle istituzioni e delle persone in genere. Si comprenderà perché in un epoca così strumentale non si voglia vedere lo Stato come lo strumento supremo ma come una grandezza di natura culturale e perché tecnica ed ethos siamo divenuti sorprendentemente sinonimi.

Tutti questi segni indicano “quel” lato del processo che si fonda sull’ obbedienza, sull’esercizio e la disciplina, in altre parole sulla volontà, sia stato percorso sino in fondo. E mai si diedero condizioni più favorevoli per accogliere la parola magica che comanda la volontà pura, quella che conferisce il suo senso alla virtù delle formiche, e non è una virtù da poco. Che l’ uomo stesso nel suo intimo sia consapevole di questo stato di cose, è un segno del suo rapporto con la profezia; in tutti gli Stati l’ordine costituito gli si presenta come la base di un regime futuro o come il passaggio ad esso.

In una situazione del genere, tuttavia il dolore è l’unico criterio che prometta risultati sicuri. Dove nessun valore regge alla prova, il movimento che porta al dolore rimane un segno mirabile: in esso si ri rivela l’impronta di una struttura metafisica.

Da ciò risulta sul piano pratico la necessità, per l’individuo, di prendere parte malgrado tutto alla macchina bellica: sia che egli veda in essa una preparazione al tramonto, sia che, sulle alture dove le croci marciscono e i palazzi vanno in rovina, egli crede di riconoscere l’inquietudine che suole precedere la nascita di una nuova signoria.”

A tale proposito menzioniamo ed incitiamo a leggere di Grazia Marchianò “INTERIORITÀ E FINITUDINE: LA COSCIENZA IN CAMMINO” che ha ricevuto lo scorso 10 maggio il premio Montale fuori porta. Come si legge dal risvolto di copertina: “In questo libro l’autrice compie il tentativo disarmante di ripensare la condizione umana assediata dalla finitudine e dalla imperfezione, alla luce dei contributi formidabili ma divergenti negli scopi e nei metodi che le scienze fisiche, per un verso, e le antiche discipline spirituali, per l’altro, hanno dato alla costruzione di una società planetaria. Nella prima parte, a fisici di vaglia, convinti che la scienza "salverà" il mondo e impegnati a puntare alle strabilianti conquiste tecnologiche di un futuro alle porte, esperti tibetani di meditazione profonda tra i quali il XIV Dalai Lama e ricercatori buddhisti di vari paesi mostrano a loro volta in teoria e in pratica che i metodi di coltivazione interiore testati nei millenni vigilanza del respiro, risveglio alla consapevolezza silenziosa, immersione contemplativa, concorrono ad avviare un’esperienza interiormente trasformativa giovevole a non “uscire dal mondo” ma entrarvi più a fondo. Ne offrono una vivida testimonianza i temi degli scritti orientali raccolti nella seconda parte. All’epilogo un cambio repentino di atmosfera dirige lo sguardo sulle remote distanze galattiche in compagnia dell’astrofisico vietnamita Trinh Xuan Thuan.

Un testo di ampio respiro che abbraccia le culture passate di Oriente ed Occidente e unisce il pensiero dei contemporanei filosofi e scienziati. Un libro rivolto alla consapevolezza esistenziale a prescindere dai credo religiosi, rivolto ad atei, gnostici a tutto il genere lumano. Un libro in cui si tiene conto del famoso “nodo di Gordio” e non si tralascia mai di far riferimento ai termini “limen e limes”. La prosa è chiosata, poetica e seducente e l’autrice guarda curiosa all’avvenire senza mai perdere fiducia in un respiro cosmico e in un cercare al di sopra delle dicotomie Oriente ed Occidente, al desiderio umano rivolto a pratiche di arricchimento meditativo. Un libro da leggersi e da riflettere in cui l’Oriente offre tanto da insegnare all’Occidente.

Altro testo interessante per chi si interroga è di Carlo Rovelli “BUCHI BIANCHI” si legge nel risvolto di copertina: “Non lo so se l’idea che i buchi neri finiscano la loro lunga vita trasformandosi in buchi bianchi sia giusta. È il fenomeno che ho studiato in questi ultimi anni. Coinvolge la natura quantistica del tempo e dello spazio, la coesistenza di prospettive diverse, e la ragione della differenza fra passato e futuro. Esplorare questa idea è un’avventura ancora in corso. Ve la racconto come in un bollettino dal fronte. Cosa sono esattamente i buchi neri, che pullulano nell’universo. Cosa sono i buchi bianchi, i loro elusivi fratelli minori. E le domande che mi inseguono da sempre: come facciamo a capire quello che non abbiamo mai visto? Perché vogliamo sempre andare a vedere un po’ più in là…? “Il testo si apre con la presente citazione:

“L’esperienza più bella che possiamo avere è il senso del mistero. È l’emozione fondamentale, la culla della vera arte e della vera scienza. Chi non lo sa e non può più meravigliarsi, è come morto, i suoi occhi sono offuscati”. Albert Einstein.

Dante Alighieri ci insegna tutt’oggi: “Considerate la vostra semenza: fatti non foste a viver come bruti ma per seguir virtute e canoscenza". Ma è tempo di chiedersi quale virtute e quale tipo di conoscenza e mossa da quali menti e quali mani… Ma Dante ci ricorda anche L'amor che move il sole e l'altre stelle (Paradiso, XXXIII, v. 145) è l'ultimo verso del Paradiso e della Divina Commedia e per questo a noi che ci sentiamo occidentali e legati alla tradizione ricordiamo un libro curato da Hannah Arendt: “IL CONCETTO D’ AMORE IN AGOSTINO”. Il libro è interessante non solo per i contenuti, ma pensando all’autrice e alla sua provenienza culturale che cerca di far luce nei punti lasciati oscuri dal Santo. Un’autrice la cui opera fondamentale è "Origini del totalitarismo", allieva di Heidegger e qui il tempo presente del filosofo di riferimento viene trascurato a favore del “Futuro Anteriore” e per quel "Sommo Bene" per cui ha senso il vivere.

È interessante, inoltre, pensare alla complessità dell’opera di Sant’Agostino, pensatore in bilico tra due mondi, quello greco e quello cristiano, pensatore sommo e originale, impegnato in uno “sforzo tremendo”, di cui sono segno le linee interrotte del suo pensiero, credente per il quale non si trattò di “abbandonare le incertezze della filosofia a favore di una verità rivelata, ma di scoprire le implicazioni filosofiche della sua nuova fede”.

Sant’Agostino grazie a San Paolo intraprende un nuovo cammino spirituale e filosofico. L’amore che ci viene esposto è un amore che ci rende liberi ed eterni. Ci toglie dalle paure, dalla cupidigia, dal terrore della morte e ci pone ordine, ci leva dall’essere schiavi dalle passioni, dai desideri materiali che ci offuscano la vista, per renderci partecipi di un "amor - caritas" eterni che divengono quite e tranquillità dell'anima perché mai avranno fine e si potranno gustare nella loro pienezza. Non vi saranno più tramonto né alba a cui assistere, ma pura partecipazione all'eterna bellezza, quiete e serenità!

La vera transizione energetica sarà compiuta e non avremo sciupato nessun pianeta, ma portato a compimento e piena destinazione la creatura. La creatura sarà unita al suo creatore. E si può esprimere per noi che siamo sulla terra: “apprendete ad amarvi come io ho amato voi”. Ma il Santo ci insegna ad “amare gli altri come noi stessi”.

Dio ha creato l’uomo essere umano e non il suo antagonista, l’uomo meccanizzato, robotico privo di coscienza consapevole, una macchina da guerra!

Dovremo imparare come non essere dei robot...

Ci vorrà amore, comprensione e compassione…e tanta voglia di apprendere!

VIDEO. Transizione energetica e mito della megatecnologia. Con Lorenzo Battisti, DICAM, Università di Trento

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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