L'Italia, terra di intrallazzi e di una insana quiescenza
Il sito "il Centro Tirreno.it" utilizza cookie tecnici o assimiliati e cookie di profilazione di terze parti in forma aggregata a scopi pubblicitari e per rendere più agevole la navigazione, garantire la fruizione dei servizi, se vuoi saperne di più leggi l'informativa estesa, se decidi di continuare la navigazione consideriamo che accetti il loro uso.
19
Mar, Mar

L'Italia, terra di intrallazzi e di una insana quiescenza

Cultura
Typography
  • Smaller Small Medium Big Bigger
  • Default Helvetica Segoe Georgia Times

L'Italia, terra di intrallazzi e di una insana quiescenza

L'Italia, terra di intrallazzi e di una insana quiescenza

 

Spesso situazioni che si creano oltre la porta accanto danno luogo a interpretazioni o a deduzioni distorte. È  quanto é accaduto a noi con la vicina Francia che ha di fatto condizionato i nostri presente e futuro.

La Francia, terra di proteste che spesso hanno reintrodotto situazioni fallimentari  pregresse, non cambiando alcunché  se non nomi e protagonisti, insegna quella capacità  di riuscire a gestire, impegnandosi, quadri  e assetti politici. Ciò  in virtù  della matura convinzione che nulla sia immutabile. Il popolo è  il popolo e la moltitudine regna sovrana, specie se abbracciata da alti ideali che la convertono in fratellanza. Storia diversa per l'Italia da sempre abituata o meglio, avvezza agli intrighi sottobanco. Qui in Italia il popolo non ha mai deciso nulla, se non per mano di chi gli ha affidato il lavoro sporco. Pensiamo agli Anni di Piombo. Qui in Italia si è  sempre andati avanti con la convinzione che a ribellarsi è sempre il violento più  che l'ingiusto, dietro la speculazione ovvia condotta dal Vaticano. La Francia a un passo da noi ha di fatto sempre smentito gli intrighi che qui in Italia sono sempre apparsi come fantasie montate a castello da chi aveva in mente di dirottare a proprio piacimento il corso delle cose. L'esatto opposto della realtà. I valori futuristici di Patria, Famiglia e Dio sono sempre stati visti come retaggio di una cultura nella sua costituzione sconfitta. Retrograda e avversa al cambiamento che mirava alla sprovincializzazione dei contenuti. Lo vediamo a proposito dei Porti Aperti e con la conduzione e applicazione del piano pandemico. Chi è  contro lo Stato è  il nemico perché  assente è la capacità  critica che permette di fatto di entrare nei fatti. Non che qui da noi manchino i grandi pensatori. Esistono eccome! Ma rimangono confinati nei salotti mediatici e televisivi, senza produrre grosse reazioni. Il servilismo a cui siamo indotti è  l'opposto di quanto da sempre vogliono farci credere. Il procedere secondo la volontà dell'esecutivo vigente crea quella forma di statico assenso complice del disastro attuale. Il non contrapporsi alle direttive dei nostri governanti è  indicativo di una forte collusione tra il dominato e il dominante, reiterando lo stesso meccanismo che abbiamo conosciuto a proposito della realtà  mafiosa. Manca l'impegno che agisca sulla responsabilità,  a sconvolgere lo stato di cose. Impugnare una decisione prevede a monte quell'impegno civile montato su una adeguata conoscenza dei fatti che si traduce in responsabilità. In Italia la conoscenza è  sempre stata un'assurda chimera. Si pensi al caso Ustica, un intrigo fra tanti e alla forte  inaffidabilità  etica e costituzionale dei servizi segreti che conducono in totale silenzio un lavoro indipendente da ogni qualsivoglia meccanismo di controllo. Dovrebbero servire lo Stato, in realtà  sono un covo spietato di intrallazzi dai tentacoli durissimi. L'arrendevolezza che stiamo dimostrando anche in questo torbido presente illustra appieno quanto gli interessi del singolo abituato alle briciole prevarichino sulla logica della giustizia madre di ogni sana istituzione.

Ho scritto e condiviso questo articolo
Author: Ippolita SicoliEmail: Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.