Dalla globalizzazione alla deglobalizzazione
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Ven, Apr

Dalla globalizzazione alla deglobalizzazione

Il senso della vita
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Gli annali di Eumeswil - Oriente & Occidente
Gli annali di Eumeswil - Oriente & Occidente

 

Per chi trova piacere a dar conforto, calore e vivacità allo spirito, accarezzarlo attraverso la bellezza, una camminata in un bosco, in un luogo panoramico da dove si vede il verde, non può che arrecare gioia.

Tante sono le scale cromatiche che si parano a festa dinnanzi ai nostri occhi. Macchie degradanti ed accentuate di toni di giallo, rosso e di marrone. Alcune foglie contro luce ci mostrano la loro forma più intima, la loro nervatura, la loro filigrana. Alcune foglie si posano con dolcezza infinita lungo le balaustre in legno che recingono alcuni spazi verdi e talvolta sono ancor più impreziosite da una goccia di brina o di pioggia, una gemma del cielo che le incornicia e le corona. Il manto erboso è verde intenso così come il muschio ha ripreso nuova vita. Alcuni alberi mostrano il loro scheletro e par essere disegnato a china. La corteccia ci mostra i suoi disegni, i suoi intrecci e fitti legami e notiamo di quanti colori e composta. Alcuni piante, arrapincanti, edere, dalla base cingono stretto il fusto dell’albero. Talvolta il paesaggio della natura è racchiuso nella nebbia, più fitta, men fitta e dona una sensazione di sogno, di quieta intimità sommessa. Gli uccelli si posano al suolo spesso in gruppo a beccare ciò che trovano nel terreno che è diventato ricco di cibo. In gruppo si appoggiano e planano a terra e in squadra si rialzano in volo giocosi e giocando. Altri uccelli li notiamo stare sulle cime più alte di alberi e paiono contemplare il paesaggio ed i passanti. Teneri passerotti rigonfi giocano su spogli e sparuti rami, paiono dondolarsi in alto nei cieli. Il pomo arancio opaco colora ancora il giardino coi suoi cachi zuccherini, mentre nel nostro sud, il giardino delle delizie, del paradiso che è sempre vivo nel nostro cuore e addobbato di giallo e arancio vivo. Gli agrumi mostrano il loro splendore, la foglia dell’albero è intensa di verde così come la buccia dei copiosi frutti e gialla e arancio brillante. Mentre la na tura ci porta conforto allontanandoci dal mondo degli umani e ricordandoci la bellezza del creato e del creatore non possiamo fare a meno di presentarvi il video con Marcello Bussi! Il tema del nostro incontro: “Dalla globalizzazione alla deglobalizzazione".

Per quarant’anni la globalizzazione è stata un dogma. All’improvviso tutto è cambiato. Da un inganno all’altro? Una serata intrigante, scoppiettante ed allegra. Il video è stato in realtà un dialogo aperto, vivo, brioso nonché stimolante, dove Marcello Bussi, incalzato da un fiorire di domande da parte dei pochi presenti alla serata rispondeva ed approfondiva i temi sollevati di volta, in volta, di momento, in momento.

Marcello Bussi, lomellino, vive a Milano da troppo tempo. Laureato in Scienze Politiche all'Università Cattolica, dove ha seguito i corsi di Gianfranco Miglio, è giornalista di MF/Milano Finanza. Autore del saggio narrativo "Mondo Cane Addio - Un delirio su Gualtiero Jacopetti", ha partecipato ai film del regista filippino Khavn de la Cruz "Misericordia" e "Ruined Heart". Da oltre un ventennio scrive su Milano Finanza e si occupa di Macroeconomia. Lo si potrebbe quasi definire un filosofo dell’economia. Non usa il linguaggio tipico e spesso noioso e sonnacchioso di molti degli addetti ai lavori parlandoci coi quei termini che tutti fingono di sapere i significati e loro valenze economiche, ma bensì tenta di analizzare cosa avviene sotto i nostri occhi e neppure ci rendiamo conto.

Leggere e decifrare il momento è un arte tant’è che gli antichi preferivano osservare il volo degli uccelli e attraverso di quello avrebbero saputo orientarsi sul corso degli eventi. La conversazione di Marcello Bussi è stata incentrata su Fu-Manchu. Il pericolo giallo che sta sotto casa mia… Se Fu Manchu è stata un importante personaggio immaginario escogitato dalla penna sagace di Sax Rohmer, che personificava il genio del male, non possiamo non temere ed analizzare il pericolo giallo che sta conquistando il mondo intero… Cosa è successo in realtà col Covid? Ascoltate il nostro video con Marcello Bussi e intanto guardate una cartina geografica e ponete attenzione come l’asse del mondo si tinga di rosso del dragone cinese… La vecchia Europa e l’America compatte, unite ed il resto del mondo sempre più rosso o meglio giallo… Nel nostro numero degli Annali su Oriente e Occidente si aprono proprio con una serie di articoli sul paese di Aurora… Il giallo del sole ci ricorda la tecnica, il mondo di lavoro preciso tipo termiti, l’assenza di cultura, una cultura antica cancellata: libri bruciati, una censura incredibile, la spiritualità annullata una rivoluzione culturale che ha annientato il passato, per non pensare a cosa è successo in Tibet… Un controllo violento, una assenza di libertà, di ideali alti e di spiritualità. La morte dell’uomo che cerca scopi superiori al vivere che non essere solo uomo che produce lavoro e neppure più figli perché vi è pure il controllo delle nascite…

Vi riportiamo l’articolo che apre l’Annale su: Oriente e Occidente di Mario Venturi. Può essere utile per ripercorrere la nostra storia a ritroso e avanti e indietro oppure a zig-zag a seconda l’estro, si spera non perduto, di chi legge ed ascolta con intelligenza sagace e vigile l’articolo ed il video.

L’Annale è del 2011 e ne è passata di acqua sotto i ponti, ma rileggere l’intero volume potrebbe essere utile per decifrare la cultura orientale ed i nessi con l’Occidente. Due poli sempre attivi che la tecnica tende a livellare e unificare… Il testo che vi presentiamo di Mario Venturi si intitola “Per ritrovare una chiave” anno di grazia 2011 …"L’antico Impero Romano nasce nel 27a.c., primo anno del principato di Ottaviano con il titolo di Augusto; e termina nel 395, quando viene suddiviso in pars occidentalis e in una orientalis alla morte di Teodosio I. È questa la prima divisione tra Oriente e Occidente. L’impero romano d’Occidente perdura fino al 476, anno in cui Odoacre depone l’ultimo imperatore legittimo, Romolo Augustolo. L’impero d’Oriente si prolunga nel tempo, invece, fino al momento della conquista di Costantinopoli, da parte degli Ottomani, nel 1453. L’invasione dei barbari pone fine con la catastrofe alla decadenza dell’Impero. In Oriente come in Occidente. Dall’invasione teutonica rinasce come Sacro Romano Impero; l’invasione dei musulmani comporta la sua traslazione da Costantinopoli a Mosca, la “Terza Roma“ degli Zar.

I tronconi imperiali vengono spazzati via nel sec. xx, durante il primo conflitto mondiale, con la caduta degli Asburgo e dei Romanov. Le guerre mondiali pongono in evidenza l’ascesa degli Stati Uniti d’America quale potenza egemonica dell’Occidente; ma l’impero non viene restaurato, bensì distrutto e sostituito da una sua contraffazione; l’imperialismo.

D’altronde gli Stati Uniti non sono altro, all’origine, che una colonia in rivolta, una scheggia impazzita dell’imperialismo britannico. Di che pasta fossero i felloni lo aveva capito subito il re d’Inghilterra, Giorgio III, che nel discorso al parlamento del 26 ottobre 1775 affermava: “la guerra sediosa ora iniziata è andata estendendosi ed è palesemente condotta allo scopo di fondare un impero indipendente”. Avrebbe dovuto dire, per l’esattezza, “un imperialismo indipendente”. L’impero non consiste nello sfruttamento di paesi coloniali, ma nella monarchia universale. Non può considerarsi tale la monarchia inglese; e nemmeno, a maggior ragione, il regime instaurato dai ribelli americani, ossia la repubblica democratica di Sua Maestà, il Dollaro.

Nel secondo conflitto mondiale gli americani sono alleati coi russi, per impedire l’unificazione dell’Europa intorno all’Asse Berlino-Roma. Anche in Oriente all’Impero zarista è subentrato l’imperialismo sovietico, benché la comprensione del fenomeno abbia tardato, presso molti intellettuali asimmetrici, a causa della dottrina marxista-leninista, che impediva loro di riconoscerlo. Ciò nonostante nel periodo denominato dalla cosiddetta “guerra fredda” tra i due imperialismi, la dicotomia concettuale di Oriente e Occidente viene a configurare per l’opinione publica una chiave interpretativa degli avvenimenti comunemente accettata. Con la fine dell’imperialismo sovietico questa chiave è stata gettata in un cassetto, ma forse è il momento di riprenderla, ponendo attenzione al fatto che si è prodotta una traslazione ulteriore della volontà di potenza imperialista da Mosca a Pechino. Se si dovessero indicare le due capitali attuali dell’Occidente e dell’Oriente, infatti, non sarebbe poi così difficile. Da un lato, Washington, dall’altro indubbiamente Pechino.

Tuttavia non si deve dimenticare che l’osservatore di una scena è parte integrante della scena che osserva. Un osservatore europeo si trova nella sfera d’influenza dell’imperialismo occidentale, sollecitato da due opzioni: mirare alla restaurazione dell’Impero d’Occidente oppure aderire in qualche misura al mondo in cui si vive, contrassegnato da tratti imperialistici. Poiché la prima, benché circonfusa da una bellissima aura romantica, allo stato dei fatti ha un sapore abbondantemente idealistico, non rimane, volenti o nolenti, che la seconda opzione. Ciò non significa però che si debba credere alle fandonie della propaganda di guerra o ai falsi miti dell’ideologia democratica. La filosofia dell’Occidente non è più l’illuminismo, ma il decostruzionismo.

Tale adesione all’attualità, comunque sofferta, può essere passiva o attiva. Un’adesione passiva porta a un’identificazione; se invece è attiva conduce a un’elaborazione critica e alla proposta di una strategia alternativa. In questo momento l’imperialismo occidentale è rivolto a combattere l’integralismo islamico e a mantenere buone relazioni con la Cina, che detiene la maggior parte del debito pubblico americano. Una strategia alternativa sarebbe forse quella di trovare un punto di raccordo con l’Islam per affrontare il vero nemico che si oppone all’Occidente. Infatti non è difficile riconoscere, tenendo della traslazione da Mosca a Pechino, quale sia il polo orientale della storica dicotomia tuttora in atto. Tra questi due poli l’Islam può essere considerato come l’ago della bilancia. Un ago che la politica estera degli Stati Uniti sta spingendo pericolosamente verso Pechino. Il compito più importante di un osservatore europeo attivo sarebbe quello di aiutare i centri decisionali degli Stati Uniti a superare le interferenze delle lobby finanziarie, che si oppongono agli interessi vitali dell’Occidente. Una mossa decisiva nello scacchiere internazionale porterebbe l’Europa a stringere con l’Iran un legame di amicizia, analogo a quello degli Stati Uniti con l’Arabia Saudita, in maniera da costituire una combinazione che possa ostacolare la marcia delle pedine cinesi, prima che sia troppo tardi.

L’Oriente una volta immobile si è messo in moto con il capitalismo, un morbo di provenienza occidentale. Ed ora l’Occidente dinamico sembra paralizzato dalla burocrazia orientale. In questa situazione altamente paradossale la Cina conquista i mercati occidentali con le sue merci a basso costo, mentre il parlamento europeo è impegnato a legiferare sulla dimensione delle prese elettriche e altre quisquilie.

La presa elettrica in cui l’Europa sta infilando le dita può essere mortale, e si chiama “terrorismo islamico”. Non si sa bene chi l’abbia fabbrica, ma sarebbe opportuno smontarla. O per dirla la cosa in modo più tecnico: decostruirla.

Chi si soffermi un momento sui due termini di questa formula, terrorismo ed islam, può rendersi conto agevolmente che designano due termini antitetici. Il terrorismo è un metodo di lotta che consiste nell’uccidere in modo indiscriminato chiunque, non importa se colpevole o innocente, venga a trovarsi nel proprio raggio d’azione; l’islam differisce radicalmente da questa raccapricciante propensione al crimine, poiché consiste nell’abbandono di sé a Dio, nell’accettare la volontà divina. Ora, se è vero che Dio non è il Diavolo, e quindi non può volere la strage degli innocenti, è evidente che il terrorismo non può essere islamico. Sarebbe quindi più sensato parlare di terrorismo arabo o semitico. Invece sì preferisce usare, per scansare la taccia di razzismo o antisemitismo, un’espressione che è in sé contraddittoria. Si chiama “ossimoro” la figura retorica che consiste nell’accostare le parole di senso opposto. Per esempio, “un morto vivente”: due maschere grottesche del genere orrorifico, il cui passaggio lascia una traccia insanguinata; e in entrambi i casi il regista rimane dietro le quinte.

Ma c’è un motivo più profondo della mera acquiescenza alle proibizioni del politically correct, alla base di quest’ossimoro, ed è il terrore inconscio della potenza divina. Poiché la società occidentale si è secolarizzata nel corso di un lungo processo iniziato con l’umanesimo, per cadere infine nell’ateismo, l’energia psichica del monoteismo si è trasformata in un angoscioso cupio dissolvi, che trova la sua rappresentazione storica più efficace nell’incubo del “terrorismo islamico”.

Quando l’incubo diventa insostenibile bisogna comunque svegliarsi, anche se non è l’alba. Si guarda l’orologio della storia e si dice che non è tanto presto.

No, no lo è affatto. La marea comincia a salire. L’uomo bianco deve chiedersi per quanto tempo ancora i regimi filo-occidentali, impiantati sulla sponda del Mediterraneo, potranno trattenere la forza propulsiva del continente nero, che urge alle loro spalle. Quando l’orda africana inizierà la scalata alle mura della fortezza europea, allora sarà venuto il momento che il partito comunista cinese attende. Gli eserciti del dragone rosso faranno saltare via come tappi gli Stati - cuscinetto costituiti dalle repubbliche asiatiche della ex Unione Sovietica e, se la Bielorussia e l’Ucraina non avranno la forza di opporsi, potranno dilagare fino alla Polonia in un futuro non troppo lontano. Eppure, allorché si fanno ipotesi sull’ampliamento dell’Unione Europea, si parla della Turchia o magari di Israele, mai della Bielorussia e dell’Ucraina, che sarebbero acquisizioni naturali, e di grande importanza in termini strategici. Ma la cosa più ovvia, senza la parola che la dice, rimane avvolta nell’oscurità più completa. Purtroppo è vero che l’Unione Europea non può parlare in termini strategici. In quanto non ha milizie proprie, non esiste ancora come soggetto di operazioni militari. La fortezza è vuota. Anzi, abitata da fantasmi.

Le notti in cui turbina il vento sembra quasi di udire Federico II, il re di Prussia, che suona il flauto, in si bemolle maggiore, dalla finestrella di una torre… mentre le ombre di Clausewitz e Guderian vanno dissertando, sugli spalti illuminati dalla luna, delle guerre che furono e di quelle che saranno."

Ed eccoci qui al termine quasi del 2022 ed abbiamo passata prima la paura del terrorismo in casa di stampo mafioso, poi di quello islamico, la paura dei virus, dei contagi, ora della guerra, energia, “sieri magici”, cambiamento climatico…

La fortezza è vuota, ma è vuota la fortezza interiore, soprattutto. A breve la festa della “Luce”, Santa Lucia, il solstizio d’inverno ed il Santo Natale! Forse all’uomo contemporaneo manca la luce della coscienza, la fiaccola accesa della conoscenza guidata da una Luce dall’Alto. Facciamoci guidare da un passo di Jünger su il mese in corso. Noi lèggeremo solo il finale: ...“Cade a dicembre il giorno più corto. La luce è minacciata, perciò la proteggiamo; il mese del rigore è anche il mese del Natale. Sull’abete addobbato le candele risplendono come le stelle sull’albero della vita. La luce illumina più calda e confortevole. Laddove si fa festosa, emana un raggio più intenso del bagliore della primavera, della brace dei giorni d’estate: non è soltanto la luce nuova, è l’altra luce. Il giorno più breve è anche quello a partire dal quale si riprende a risalire. È allora che il sole ricomincia il suo corso annuale. Abbiamo superato la notte invernale e speriamo in un nuovo tempo felice. Facciamo doni ai bambini, ai vicini: così come la Grande Stella ci ha fatto di nuovo il dono della vita. L’altra luce, però, porta in sé una speranza più intensa di quella che ciascun rivolgimento può offrire. In essa è vicinissimo ciò che altrimenti in vano cerchiamo, volassimo pure su Sirio: la chiara coscienza di sopravvivere non solo alla notte invernale, ma anche alla notte mortale. La luce che nel cosmo si rinnova e si sostituisce al buio è soltanto un riflesso della luce senza tempo che, nella rivoluzione e nel ritorno dei soli e delle stelle, è da sempre presagita è venerata dalle genti”.

(VIDEO) Dalla globalizzazione alla deglobalizzazione - con Marcello Bussi

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

 

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