Le nuove armi da guerra invisibili, dall’Ucraina all’Italia
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20
Sab, Apr

Le nuove armi da guerra invisibili, dall’Ucraina all’Italia

Il senso della vita
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Franco Fracassi e Pier Paolo Lunelli: Biolab: le nuove armi da guerra invisibili, dall’Ucraina all’Italia
Franco Fracassi e Pier Paolo Lunelli: Biolab: le nuove armi da guerra invisibili, dall’Ucraina all’Italia


Per chi è consapevole del pericolo che ci circonda a tout court, pare che questa sia l’epoca in cui i giganti ed i titani si stiano impossessando della terra e degli umani. Ma è utile ricordare ancora una volta Ernst Jünger, nell’epoca in cui le chimere stanno divenendo realtà! In un'epoca in cui scienza e tecnica stanno camminando a braccetto.

In un’epoca in cui il progresso della tecnica pare fagocitare l’uomo e rendere vero l’immaginabile Jünger ci dice: "Il mondo perfetto si rifiuta alla raffigurazione. Qualcosa di esso deve tuttavia filtrare, o non sarebbe possibile pensarlo, sentirlo e, soprattutto, avvertirne la mancanza. Tale mancanza è dolorosa. Gli animali e le piante non vi partecipano con coscienza, ma certo con dolore. Essa attraversa la storia e si acuisce con il progredire della conoscenza…", ed è con dolore che vi proponiamo il video di oggi con Franco Fracassi e Pier Paolo Lunelli: "Biolab: le nuove armi da guerra invisibili. Dall’Ucraina all’Italia".

Dopo l’Ucraina, l’Italia sta ospitando i laboratori dove si creano e testano le nuove armi invisibili, ma assai nocive. A Sigonella abbiamo già un laboratorio così come a Trieste. I prossimi dovrebbero essere a Pesaro, all’Aquila a Pisa.

Vi preghiamo di ascoltare con attenzione cosa ci dicono Franco Fracassi e Pier Paolo Lunelli. Al termine dello scritto porremo le loro qualifiche per evidenziare la competenza di chi parla.

Dato che il video è assai eloquente non desideriamo trattenerci- noi - al riguardo, ma ancora una volta vi invitiamo all’ascolto e a far conoscere tale realtà.

Per maggiori approfondimenti potete leggere il testo di Franco Fracassi: "BIOLAB La guerra del futuro passa attraverso l’Ucraina e l’Italia". Non solo si parla delle nuove armi invisibili, ma anche dei nuovi soldati. Non solo i virus vengono potenziati, ma anche si cerca di potenziare, rafforzare i soldati, i militari affinché possano avere occhi che vedano meglio, essere più forti, più, più…

Chi scrive questo testo, ha ricordato una passeggiata in un parco cittadino fiorentino, che costeggia l’Arno. Un parco dove le strade son bianche, i cani giocano ed i padroni passeggiano mentre pappagalli e vari tipi di uccelli volteggiano in aria, planano sul fiume, si riposano sulle sommità arboree.

La passeggiata risale al periodo subito dopo le chiusure per il Covid.

Mentre discorrevo con un amico delle vicende che avevano cambiato le nostre vite, non solo esteriormente, ma anche interiormente, aprendo ad un nuovo sentire, percepire il mondo, il mio compagno di passeggiata ed io vediamo un drone che muta spesso di velocità ed altezza e vola sull’acqua. Ci voltiamo per individuare chi dirigesse il drone e scorgiamo un giovane liceale. In automatico, semplicemente scambiandoci uno sguardo di consenso, ci avviamo verso il ragazzo che di primo acchito par chiudersi in se stesso e farsi reticente, mentre noi ci accostiamo. Noi però, non curanti, ma anzi assai curiosi, iniziamo a chiedere, a fare domande riguardo al suo drone. Domande generiche, domande specifiche. Lui piano, piano si apre. Ci spiega le tipologie di droni, ci mostra i comandi. Richiama il drone sulla sua mano dal volo. Il drone pare tramutarsi in un rapace dalla vista acuta, invitato dal suo falconiere a tornare a casa. Non solo, quando il drone plana sulla mano del ragazzo, lui, accogliendolo, pare quasi accarezzarlo. Ci raccontò anche che facendolo volare in casa, una volta, il suo  "falco" aveva urtato contro la parete, e lui si era assai preoccupato che l’ala del drone avesse accusato dei problemi. Quel dispositivo, non era una macchina tecnologica, ma un essere vero e proprio con cui il ragazzo interagiva. Prima di lasciarci ci mostrò -come attraverso questo rapace tecnologico - lui potesse osservare bene la natura, gli steli dell’erba, un fiore e quant’altro desiderasse. Come poteva insinuarsi dentro un appartamento e vedere.

Quando ci lasciammo, restai perplessa. Il ragazzo vedeva attraverso il drone. Gli occhi meccanici diventavano i suoi occhi, il mezzo attraverso il quale entrava in contatto con la realtà. Mi parve assai strano. Mi venne subito in mente se, in realtà, non stesse perdendo se stesso. Io e non solo io, ma tutti gli avventurieri dello spirito, coloro che hanno un cuore avventuroso, cercano di potenziare il loro vedere, percepire, attraverso la meditazione, la presenza di sé cercare di ridestarsi alla vita. Ed ecco che proprio per tale proposito, ci pare che nel mondo vada rispolverato e fatto nuovamente risplendere anche con un linguaggio quasi del tutto perso: "Estasi, il linguaggio dimenticato" è un libro di Osho! Ma l’estasi ed il suo linguaggio possono veramente esistere in terra. È un invito alla gioia! Ma insieme ad Osho vi è un mistico e poeta orientale Kabir che intona questi canti:

mo ko kahan dhunro bande

O Amico, dove Mi vai cercando?
Guarda! Sono accanto a te.
Non sono nei templi o nelle moschee non
sono nella nella Kaaba o sul Kailash:
né sono nei riti o nelle cerimonie, né nello
Yoga e nella rinuncia.
Se sei un vero ricercatore, Mi puoi vedere in
un istante: puoi incontrarMi in un attimo
fugace.
Dice Kabir: "O Amico"! Dio è il respiro di
ogni respiro."


Sadho bahai, jivat hi karo asa

O Amico! Spera in Lui finché sei vivo,
conoscilo finché sei vivo, comprendiLo
finchè sei vivo: poi che la liberazione dimora
nella vita stessa.
Se non spezzi le catene finché sei vivo,
quale speranza di salvezza potrai riporre nella
morte?
Non è che un vuoto sogno, che l’anima tua
s’unirà a Lui perché hai lasciato il corpo:
Se Lui viene trovato ora, verrà ritrovato in
seguito, altrimenti non potremo che prender
dimora nella Città della morte.
Se a Lui ti sei congiunto ora, lo sarai anche
nell’ aldilà.
Immergiti nella verità, conosci il vero Guru,
abbi fede nel vero Nome!
Dice Kabir: "È lo spirito della ricerca che
aiuta. Altro non sono che lo schiavo di questo
Spirito di ricerca."

Ma se all’inizio di questo testo Jünger ci parla di una nostalgia di un mondo paradisiaco ancor qui ha qualcosa da dirci: "La seconda vista, soprattutto nell”area celtica, è un fenomeno non insolito; se ne ritrovano tracce, per così dire l’estratto sostanziale, nei romanzieri irlandesi. Sarebbe arduo ridurla a un processo cerebrale. In quanto si tratta di una forma di previsione, essa è simile alla profezia, benché l’elevato non abbia in essa alcun ruolo. Come la profezia, anche la seconda vista è preceduta dall’assenza, dall’estasi. Più stretta è la sua parentela con gli attacchi epilettici. L’estasi sopravviene inattesa; in essa compaiono particolari di secondaria importanza, anche incidenti, sepolture, "pre-incendi". I soldati in uniforme straniera non vengono percepiti come nemici, ma come li vedrebbe un bambino dal ciglio della strada. Tali visioni arrivano ad anticipare solo pochi anni, hanno carattere locale, possono avere conferma già il mattino seguente. Corazzieri francesi cavalcavano già attraverso la Westfalia quando Napoleone era ancora allievo soldato…"

Ma per chi non desidera e non vuol sentire parlare del linguaggio dimenticato, dell’estasi, di rafforzare i propri sensi, percezioni e di vedere il mondo così per la bellezza che è, perché uno si radica sulle idee distorte maturate che ci portano alla sofferenza dell’essere, ecco sempre di Jünger:

"NELLE SERRE"
Dahlem

"Nel pomeriggio feci il consueto giro nelle serre, per arricchire di ulteriori annotazioni la mia "Critica delle orchidee". Alla base di questo libro, come regola del gioco, ho proposto la seguente chiave di lettura: l’autore tratta di questi fiori come se parlasse di attrici teatrali. Il mio esercizio consiste nel considerare le orchidee a lungo e con svagata fissità, fino al momento in cui la parola che ad esse perfettamente si adatta, spuntata direi quasi per generazione spontanea, si colloca al posto giusto.

Così, ho scoperto che la cattleya somiglia alla creolina, mentre nella vanda è palese la fortissima analogia con la malaiina. Le dendrobie sono lanterne magiche della gaiezza e le cimbidie sono maestre nell’arte crittografica, iniziate nella scrittura segreta che si ripete nel marezzo del legname. Le più belle, le vidi a Santo’s, nel parco nazionale indio, ma non erano tanto vicine al mio occhio da permettermi di distinguerle nei dettagli. Fra tutte, è la stanhopea quella che invita a soffermarsi in contemplazione; in essa, come nella tigridia, la bellezza è intrisa di pericolo, anche se della tigridia le manca l’altezza.

Mentre ero impegnato in queste considerazioni, una schiera di bambini ciechi, i quali si tenevano per mano a due o a tre a tre, fu condotta attraverso le serre. Mi unii ai nuovi arrivati, e notai che venivano dati loro in mano vasi di fiori le cui efflorescenze essi odoravano e tastavano. Le piante su cui essi indugiavano erano, per chi avesse l’uso della vista, in genere poco appariscenti. Così, essi si scambiavano l’un l’altro, con molto interesse, uno pseudopanax della Nuova Zelanda, dalle foglie dure e dentellate come punte di lancia. Mi colpì soprattutto il fatto che essi si soffermavano nella sezione delle piante australiane più a lungo che altrove, probabilmente perché la secchezza con cui quelle forme vegetali erano scolpite li aveva conquistati.

Ebbi subito la vivida intuizione che il cieco deva avere uno speciale rapporto con la secchezza. Egli percepisce il sole non come luce ma come calore; sente come arte sua propria la scultura, non la pittura; il noto quadro di Bruegel in cui i ciechi precipitano in acqua come in un elemento nemico ha così una particolare profondità, ed ha molto senso che l’Egitto sia la terra delle malattie degli occhi.

Ma la cosa più sorprendente era il comportamento di quei bambini nella sezione dedicata ai cactus; qui essi scoppiavano in risate rumorose, come facevano i coetanei dotati di vista dinnanzi alle gabbie delle scimmie. Il loro riso mi procurava una straordinaria allegria - in una simile circostanza provavo un sentimento analogo a quello di chi in un luogo impervio e inaccessibile, per esempio sulla cima di un merlo svettante da una torre o da una muraglia, veda ancora crescere erba e fiori."

Franco Fracassi: sono un reporter esperto di geopolitica e di comunicazione.
 Ho iniziato a svolgere la professione di giornalista nel 1988, lavorando per testate italiane e internazionali: quotidiani, settimanali, mensili, agenzie di stampa, radio, tv e internet.
 Per sedici anni sono stato inviato di guerra (Bosnia, Kosovo, Angola, Iraq, Afghanistan, Ucraina), ho svolto inchieste su corruzione, mafia, terrorismo e servizi segreti e ho coperto i principali eventi mondiali (la caduta del Muro di Berlino, il colpo di Stato in Russia, le Olimpiadi, i vertici internazionali, tra cui il G8 di Genova).
 Molte delle inchieste che ho realizzato si sono trasformate in libri o in film, alcuni dei quali hanno avuto ottimo successo di pubblico e di critica, vincendo premi in tutto il mondo.
Come regista ho diretto quindici documentari d’inchiesta (di cui sono stato anche autore e produttore), tutti distribuiti in Italia e all’estero. Tre di questi sono stati finalisti al premio "Ilaria Alpi", uno è stato in concorso al Festival di Berlino e ha vinto il Nastro d’Argento come miglior documentario italiano, un altro è stato visto in 87 Paesi da oltre 250 milioni di persone, un altro ancora ha vinto il premio come miglior documentario di tutta Europa e Asia.
Come scrittore ho pubblicato ventotto libri, tra cui: ventuno di inchiesta (anche storica), un libro di viaggi, tre fotoreportage, un libro di favole, una collana di Storia e un atlante geografico.
 Come fotografo ho pubblicato su alcune delle principali testate internazionali, ho partecipato per tre volte al World Press Photo.
 Ho iniziato a insegnare nel 1998. Da allora ho tenuto corsi, workshop e master per scuole elementari, medie e superiori, per università italiane e straniere e scuole post universitarie. Inoltre, ho tenuto conferenze in tutto il mondo.

Pierpaolo Lunelli è un generale dell'esercito in riserva. Ha diretto la scuola interforze per la difesa nucleare, biologica e chimica. Ha lavorato per la Nato. Cavaliere Ordine al Merito della Repubblica Italiana. Ha avuto tante esperienze all’estero con missioni militari e collaborazioni. Nel 2015 prende una seconda laurea in Filosofia. Vari giornali e Tv si sono dedicati a Pier Paolo Lunelli e al suo rapporto di 65 pagine in cui accusa le autorità italiane di gravi errori nella gestione dell’emergenza sanitaria che se non fossero stati commessi avrebbero evitato all’Italia 10mila morti.

VIDEO. Biolab: Le nuove armi da guerra invisibili, dall’Ucraina all’Italia

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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