Il mestiere dell'aria che vibra
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23
Mar, Apr

Il mestiere dell'aria che vibra

Il senso della vita
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Il mestiere dell'aria che vibra
Il mestiere dell'aria che vibra

 

William Blake “ CANTI DELL' INNOCENZA E DELL' ESPERIENZA " Che mostrano I due contrari stati dell’anima umana.

CANZONE RIDENTE
Quando i verdi boschetti son di gioia ridenti,
ed è ridente il rivo che lì scorre e s’increspa;
quando ride anche l’aria ai nostri lieti accenti,
ed al nostro vociare ridono i colli verdi;

quando ridono i prati di un così intenso verde,
e nel tripudio ameno la cavalletta ride;
quando Susan ed Emily e Mary insieme cantano
con le boccucce tonde: "Ah ah, ah ah, hi hi";

quando sgargianti uccellini ridon nell’ombra in cui
sparsa è la nostra mensa di noci e di ciliege,
vieni a viver qui lieto, entra con me nel coro,
dolce coro che fa: "Ah, ah, ah ah, hi hi".

IL GIGLIO
Mette una spina la modesta Rosa,
e minacciosi corni il Gregge umile;
finché godrà in Amore il Giglio candido
spine o minacce non l’offuscheranno

LO SCOLARO
Amo levarmi in un mattino estivo
al canto degli uccelli sopra gli alberi;
lontano il cacciatore suona il corno
e l’ allodola canta insieme a me.
Eh com’è dolce quella compagnia.

Ma in un mattino estivo andare a scuola,
questo tutti i piaceri porta via;
sotto un occhio crudele, che li logora,
i piccoli trascorron tutto il giorno
a sospirare di sconforto e noia.

Io alle volte mi accascio sulla seggiola,
ed ore ed ore passano smaniose
senza che riesca a prender gusto al libro,
né a stare assiso al desco dello studio
rovinato dal lugubre diluvio.

Un uccello, ch'è nato per la gioia,
può mai cantare se lo chiudi in gabbia?
Ed un bambino oppresso che altro può
se non chiudere le ali delicate,
scordando la sua verde primavera?

O babbo e mamma, se i boccioli gelano,
se l'uragano sfoglia e spazza i fiori,
se timore d'affanni e di dolori
spoglia la pianticella d'ogni bene
il medesimo giorno ch'è spuntata,

come potrà l'estate in gioia sorgere,
come potranno i frutti suoi venire?
nè si loda dell'anno l'abbondanza
quando l'inverno inaridendo avanza.

"Se si segue lo spirito di Blake nelle varie fasi del suo sviluppo poetico è impossibile considerarlo un naïf, un selvaggio, il selvaggio prediletto degli ipercolti. Svaporata la stranezza, la sua peculiarità si dimostra quella di tutta quanta la grande poesia: qualcosa che si trova ( non sempre) in Omero, in Eschilo, in Dante e in Villon, e un profondo e nascosto nell’opera di Shakespeare; e anche, sotto forma diversa, in Montagne e in Spinoza. Si tratta, semplicemente, di una peculiare onesta contro cui sospira tutto il mondo, perché è sgradevole. La poesia di Blake ha la sgradevolezza della grande poesia. Niente che si possa dire morboso o anormale o perverso, niente di tutto ciò che testimonia la malattia di un’epoca o una moda, ha queste qualità; la possiedono solo quelle cose che, dopo uno straordinario travaglio di semplificazione, rivelano l’essenziale debolezza o la forza essenziale dell’animo umano." A parlarci in forma scritta T.S. Eliot e così prosegue: "È importante che l’artista sia istruito al massimo nella sua arte; ma la sua educazione è tale da essere più ostacolata che incoraggiata dai comuni procedimenti sociali che sostituiscono l’educazione dell’uomo comune, poiché i procedimenti comuni consistono soprattutto nell’acquisizione di idee impersonali che oscurano quanto veramente siamo e sentiamo, quanto veramente vogliamo e quanto veramente sollecita il nostro interesse. Quel che risulta nocivo, naturalmente, non è tanto la reale quantità di informazioni acquisite quanto il conformismo che il cumulo di cognizioni può imporre…"

Ma perché un preambolo così lungo, vi potreste, forse, chiedere voi che leggete… Il video che vi proponiamo questa settimana è stato svolto in classe, con degli studenti del liceo scientifico Leonardo da Vinci di Firenze. Studenti particolari: fanno parte, alcuni di loro, della redazione di un giornale "LeoMagazine" e prendono parte al progetto di formazione della pubblica istruzione: scuola - lavoro. Alcuni di questi studenti sono abituati ad andare a teatro sia di prosa che di musica classica ed opera. Sono abituati a fare interviste, a scriverle nero su bianco.

Di recente abbiamo incontrato, presso il nostro centro studi, il loro insegnante e accompagnatore in questo itinerario formativo ed un ex studente modello - sotto ogni profilo - e ci hanno presentato il libro: "GEORGOFILI. Dalla strage alla verità processuale". Dopo la realizzazione del video ci è venuto in mente che il Maestro Marco Tutino ha composto musiche - un requiem- per le vittime della mafia. A quel punto ci siamo permessi di chiedere, per dare continuità al nostro discorso intrapreso, e, visto i loro ampi interessi, se fossero stati interessati ad un incontro con il Maestro a scuola.

Chi ha dimestichezza col teatro noterà che il pubblico è in diminuzione e manca il ricambio generazionale...

È un altro tipo di povertà, carenza a cui stiamo andando incontro - oramai - ahimè - da diverso tempo… Una desolazione vista l’immensa ricchezza che potrebbero donare questi luoghi all’essere umano e soprattutto a quello giovanile sia in termini di sensazioni, emozioni sia di possibilità di esperienze di volo interiori, di riflessione e pienezza del vivere…

Ma per non perdersi nei discorsi, il Prof. Domenico del Nero ed Eduardo Benelli, i nostri due ospiti, hanno gentilmente accettato di buon animo la nostra proposta insieme al direttore scolastico ed il Maestro Tutino è stato così garbato da accondiscendere al nostro invito che ci siamo ritrovati in classe e vi presentiamo: Il M. Marco Tutino dialoga coi ragazzi su "Il mistiere de l’aria che vibra".

Blake si è configurato nella mente - mentre in aula veniva realizzato il video- guardando ai visi innocenti, giovani, belli ed è apparso, sempre in mente, anche il versetto "io vi mando come pecore in mezzo ai lupi; siate dunque prudenti come i serpenti e semplici come le colombe"…

Non è facile essere insegnanti e non è facile essere studenti compito che in realtà dura tutta la vita in chi prende la "vita con filosofia" e a tal riguardo ci viene in mente uno Jünger che così incalza riguardo alla conoscenza e ci pare calzi a pennello in chi fa dell’apprendimento il proprio studio: "Ciascuno presta attenzione ad una diversa sfaccettatura della pietra della saggezza. Comune per tutti è la luce che si dischiude ed il piacere con cui la si percepisce. La scena è quella grottesca di un gruppo di astronomi che sanno poco l’uno dell’altro, benché le loro diverse prospettive siano orientate verso la medesima stella" e dato che l’avventura dell’apprendimento è come l’entrata in un pozzo senza fine, interminabile, e più ci si muove e più ci sentiamo allontanati da una qualsiasi destinazione finale, ma, solo il muoversi attraverso, rimane lo scopo, ecco un’ altra immagine che rapiamo al Maestro: "… L’avventura in cui vogliamo inoltrarci sembra quella di Aladino nella grotta del tesoro. Nell’ingresso trova calici colmi di gioielli d’oro, eppure, mentre li osserva, il suo sguardo cade sul giardino dove monili e non frutti, pendono dagli alberi, e il loro splendore fa impallidire la luce del sole del mattino". Mentre si riempie la borsa cogliendo i frutti dall’albero degli smeraldi, già divora con gli occhi quello che ha i rami carichi di opali, e poi sempre oltre, a perdita d’occhio. E non sono che i giardini esterni, quelli che portano al salone di gala, dove è appesa la lampada magica…

Ma districarsi ad apprendere non è facile! In che modo fare di fronte a tanta inesauribile ricchezza? Arthur Schopenhauer, ci offre una interessante considerazione al riguardo, nel suo "Sul mestiere dello scrittore e sullo stile": "Per poter effettuare una stima provvisoria dei prodotti dell’ingegno di uno scrittore non è propriamente necessario sapere su che cosa o che cosa egli abbia pensato; è sufficiente sapere come egli ha pensato".

Il nostro incontro col Maestro Tutino è nato principalmente perché ci siamo trovati tutti d’accordo che come compositore contemporaneo era tra quei pochi che sono "ascoltabili con piacere, gusto". A questi si uniscono i temi da lui trattati: fiabe, favole, Federico secondo di Svevia, pace, mafia e proprio di recente "In amoroso furore" Marco Tutino prende spunto, per la sua nuova composizione musicale, dalle suggestioni amorose e spirituali di Juan de la Cruz, poeta e mistico spagnolo del XVI secolo. Il suo canto e i suoi versi, così pieni di profonda religiosità e, nello stesso tempo, di magnetismo amoroso, vengono raccolti dal compositore milanese e trasformati in musica, dopo che il testo originale spagnolo è stato tradotto prima in italiano, da Giorgio Agamben, e poi in sardo logudorese, da Paolo Pulina (vicepresidente vicario del Circolo culturale sardo "Logudoro" di Pavia ed ex vicepresidente della FASI, Federazione delle 70 Associazioni Sarde in Italia), lingua nella quale viene presentato. Un sentito omaggio di Marco Tutino alla cultura sarda che intende così contribuire a difendere, valorizzare e diffondere.

L’incontro a scuola con uno dei più importanti compositori italiani a livello internazionale, tra i banchi, ci è parso scoppiettante, allegro, nonostante i molteplici temi trattati tutti di ampio respiro e profondità. Si sono messe in evidenza tante pecche e difficoltà nel veicolare la musica, ma anche nel comporla.

Crediamo che il video possa essere interessante da ascoltare sia per gli operatori del settore, ma anche per tutti coloro a cui piace la musica ed abbiamo a cuore che venga seguita e tramandata. Certo si dovrebbe puntare su come ascoltare la musica, formare un gusto ed un’estetica congiunta ad un’etica musicale. Sarebbe bello pensare ad aeree all’interno dei teatri dove poter portare e lasciare i bimbi a giocare coi musicisti in erba, (che probabilmente diventeranno insegnanti, solo pochi riescono a "sfondare") anziché vederli in alcune aeree squallide di centri commerciali.

Sarebbe piacevole che come esistono posti rosa assegnati alle "neo mamme" vi fossero palchetti per giovani mamme dove possono andare coi loro bebè e correre all’esterno all’occorrenza, scappare, se il piccolo inizia a gemere, piangere.

Non bisogna dimenticare che musica oltre ad aprirci alla bellezza,alla libertà, alle corde del cuore, è terapia contro l’ansia, lo stress, il cattivo umore, la scarsa concentrazione tutte problematiche della nostra epoca. Se la musica ed i teatri potessero divenire luoghi abituali, perché fin dalla nascita abituati ad ascoltare la musica e abitare i teatri e a prendere parte a ciò che si rappresenta, perciò fin da sempre paesaggi presenti nelle nostre vite, forse, queste note e luoghi potrebbero rimpiazzare le "vuote scatole di una tv" sempre più spazzatura che certo ci aiuta a dormire mentalmente, ma meglio sarebbe prendere sonno al suono di tante belle ninnananna, scritte da celebri compositori, che ci condurebbero sicuramente tra sogni beati… Certo dovrebbe intercorrere un reale interesse e dialogo tra enti, istituzioni e cittadinanza...

È importante ascoltare musica dal "vivo" è un suono reale non manipolato, non rielaborato… Si entra in contatto con la realtà del mondo e della sua vibrazione.

Sull' importanza dell’arte e della artista lasciamo ancora una volta la parola a Ernst Jünger:
"Per ciascuno vi è un’arte che dal momento che gli dà occasione di dar prova del proprio talento con buoni risultati, gli è per così dire congeniale."

Sarebbe ozioso domandarsi se tale inclinazione preceda quella religiosa o vi faccia seguito. Le due cose sono inseparabilmente connesse, come l’inspirazione con l’espirazione, come la gratitudine al dono.

Sotto questo profilo le religioni sono come opere d’arte più o meno riuscite. Nell’opera d’arte il tempo acquista spessore a un livello più alto, nonostante le appartenga una perfezione che avvertiamo al di fuori del tempo e che rimane irraggiungibile. È questa la ragione per cui la moda si consuma nel quotidiano, lo stile nei secoli.

Le immagini che decadono vanno sostituite con altre immagini, o lo smarrimento ci minaccia.

Ognuno è anche l’autore della storia della propria vita, il biografo di se stesso. Il proprio romanziere, consapevole di questo compito. Si spiega così come quasi tutti abbiamo iniziato almeno una volta a scrivere un romanzo.

Resta da domandarci come riesca a ciascuno tale rappresentazione. Il che non ha niente a che vedere con le circostanze esteriori o con il lieto fine del romanzo. La questione è piuttosto in che modo si sia riusciti a mettere a frutto il proprio talento, un talento che ci è dato in dote già prima di aver visto la luce del mondo.

"Così devi essere" - cogliere la qualità dell’uomo, il suo destino, sia esso tragico, eroico, comico o funesto, è compito dell’autore; ed il mondo costituisce tutto il materiale che ha a disposizione. Il Falstaff di Shakespeare, il Raskoilnikov di Dostoevsky, il Woyzeck di Büchner sono in tal senso perfetti, benché il primo sia un bevitore, il secondo un assassino, il terzo un idiota. Anche l’ insignificante, come nel caso di Oblomov, può brillare in questo spettro.

Se dicessimo che di un personaggio ben riuscito va ascritto il merito all’arte, non avremmo detto tutto. Vero è piuttosto che l’autore ha scoperto in un luogo qualsiasi il genio del mondo. Esso esige la nostra partecipazione, la nostra commozione e addirittura timore e spavento nel caso della tragedia.

Quella dell’autore è una vocazione, non una professione. Gli appartiene perciò, su valori di colpa ed innocenza, bello o brutto, uno sguardo più ampio del comune. E questo ingenera conflitti, come nel caso dell’avvocato, che deve attenersi alla legge anche se intimamente vi si oppone.

Zeus partecipa alla lotta tra uomini e dei come ad uno spettacolo; la scena lo avvince ed egli si rende conto: il destino è anche più forte di lui.

L’arte presenta orizzonti, ma non un orizzonte. In questo è come l’universo: l’arte è universale. Una considerazione che può far nascere una preghiera, uno sguardo che contempla la lontananza dei monti; i contorni si confondono. Si può appena distinguere che cosa è cielo, che cosa nuvola, roccia o ghiacciaio. Il sole prende congedo; rosseggia il suo ultimo bagliore. Il museo chiude, il concerto è finito.

Si scrisse sulla pergamena, si dipinse sulla tela. Il tempo cancellerà le lettere e la figura: pure è accaduto qualcosa di incancellabile. Il singolo può anche dimenticare il suo entusiasmo per una grande poesia o per la Monna Lisa. E tuttavia ne è stato trasformato, anche se il vigore di quel moto dell’animo è oramai diminuito, anche se, non ancora nato, ricevette quel moto infuso nel sangue della madre.

Forse ha dimenticato persino il proprio nome- invecchiare non significa solo rimuovere: è anche rinnovare.

La musica non è solo in grado di dare un’interpretazione strumentale ad una svolta storica: è capace di afferrare il nocciolo, nell’istante stesso del concepimento, molto prima dei dolori del parto. Quando la musica arriva ad esercitare il suo influsso sulla volontà, ha già fatto molta strada. Fu precorsa da segnali che si sottraggono ad ogni misurazione e, in quanto si trattava di elementi profetici, persino all’udito. La musica, in quanto “ puro movimento, emancipato da tutto ciò che è concreto” non ha, di per sé, alcuna finalità.

Ringraziamo il Maestro Tutino, il direttore scolastico del Liceo Scientifico Leonardo da Vinci, la redazione di "LeoMagazine" e gli altri studenti presenti per averci riportato a scuola e per la bella opportunità dataci in dono.

Marco Tutino è un compositore italiano.

Le sue opere sono state eseguite in Italia, tra gli altri, nel Teatro alla Scala di Milano, Teatro dell’Opera di Roma, Teatro Massimo di Palermo, Teatro Comunale di Bologna e anche in Paesi Bassi, Austria, Ungheria, Gran Bretagna, Francia, Germania con direttori d'orchestra come Roberto Abbado, Daniele Gatti, Riccardo Chailly, Giuseppe Sinopoli, Carlo Rizzi, Dino Scuderi.

Compositivamente ha scelto di seguire il filone compositivo cosiddetto neo-tonale e neoromantico, di cui è uno dei principali esponenti.

I suoi lavori teatrali sono Pinocchio, Cirano, Vite immaginarie, La lupa, Federico II, Il gatto con gli stivali, Pugacev, Dylan Dog, Peter Pan, La bella e la bestia, Le bel indifferent, The servant, Senso, Le braci, La Ciociara.
Tra le sue composizioni musicali spiccano il Requiem eseguito nella Cattedrale di Palermo il 27 marzo 1993 in memoria dei morti nelle stragi di mafia e Canto di pace per tenore composto su testo di Giovanni Paolo II e interpretato da Plácido Domingo il 28 aprile del 2003.

Dal gennaio 2002 al 2006 è stato direttore artistico del Teatro Regio di Torino, dall'ottobre 2006 al gennaio 2011 è stato Sovrintendente e Direttore artistico del Teatro Comunale di Bologna.

Nel 2007 è stato Presidente della Giuria del Concorso internazionale di composizione "2 Agosto"

Nel 2009 Tutino è stato nominato presidente dell’Anfols, l’associazione che riunisce tutte le fondazioni liriche italiane, ruolo che manterrà sino allo scadere del suo mandato. Marco Tutino ha fatto parte della commissione musica del Ministero dei beni e attività culturali, in qualità di consulente per la Lirica.

VIDEO. Il M. Marco Tutino dialoga coi giovani studenti de "Il mestiere dell'aria che vibra"

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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