Immagini di tranquillità. Far discendere la mente nel cuore: l'esicasmo
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Ven, Apr

Immagini di tranquillità. Far discendere la mente nel cuore: l'esicasmo

Il senso della vita
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Immagini di tranquillità. Far discendere la mente nel cuore: l'esicasmo
Immagini di tranquillità. Far discendere la mente nel cuore: l'esicasmo

 

Guardare il tramonto par semplice! Una cosa da niente che sempre può essere fatta… Ma in realtà occorre tempo, aver tempo oggi è una rara e grande ricchezza. Occorre poter contemplare, osservare, rallentare, fermarsi, sostare. Occorre avere un atteggiamento di attenzione verso ciò che sta avvenendo ed occorre un luogo d’osservazione.

Vi è un posto particolare, in Portogallo, che raduna molte persone a guardare il tramonto e par essere invitati ad uno spettacolo non solo del tramonto, ma anche di tutti coloro che vi assistono e che arrivano in auto, in moto, motorino. È un luogo quasi sempre ventoso e si colloca sull’estrema propaggine dell’Occidente d' Europa! Questa estate, la scrivente si è recata, nuovamente, in quel luogo, ma anche appositamente, in un momento che viene indicato da molti come "Il tramonto dell’Occidente" calcando il testo di Spengler. Essere in quel luogo assume quasi una enfatizzione di ciò che sta avvenendo, si sta compiendo.

Andata a Cabo de Sao Vicente, in attesa del tramonto, in una bella e ventosa giornata di sole di luglio, aspettare, aspettare, con gente che si fa foto in continuazione, il tramonto che non giunge, se non da ultimo, cogliendo all’improvviso e di sprovvista tutti. Le nubi -infatti - avevano coperto, improvvisamente, il sole mentre calava nel mare… Un sole dispettoso… Solo sul finale ha fatto capolino, mostrandosi e facendo spostare le pesanti tende, coltri di nubi che lo nascondevano alla vista.

Un’altra, volta, invece, arrivata di corsa, trafelata, ansante, in ritardo, il sole venne ricoperto dalle nuvole proprio negli ultimi istanti della sua discesa nel vasto oceano atlantico e persi perciò il momento più atteso...

Di fatti stare di fronte ad un tramonto è essere di fronte all’inaspettato! Non sapremo mai con certezza a cosa assisteremo, ai colori che vedremo durante e dopo il tramontar del sole. Vi sono tramonti che ricordano pitture, vi sono tramonti che ricordano il "Paraclito" che benevolmente effonde la sua essenza al mondo.

Per lunghi, lunghi anni, nei mesi di vacanza, ho assistito giornalmente ai tramonti, talvolta estasiata, talvolta con minore attenzione, alla ricerca del "raggio verde", condizionata da un film mai visto, ma di cui mi avevano parlato e da una lettura fatta, che indicava che, chi avesse visto il raggio verde, sarebbe stato - per sempre - felice.

Ferma nella mia posizione interiore, desiderio, volontà, ogni qualvolta possibile, dentro di me scatta - in automatico - una volontà che mi comanda, impone di pormi in osservazione, niente e nessuno può distogliermi da tale proposito di cercare di scorgere il raggio verde.

Fu così che, una volta, la persona più influente sulla mia esistenza interiore, sulla mia vita reale, quella spirituale, si pose di fronte a me parandomi il sole! Ed io dissi: "Spostati, mi pari il sole!" È costui che, sapeva di interpretare un ruolo importante per me, mi rispose: "Cosa dici?" Ed io replicai: "Spostati, mi pari il sole". Mi venne in mente, a quel punto, un dialogo, un aneddoto - tramandato- tra Alessandro Magno e Diogene che suonava pressappoco in quel modo. Io purtroppo non ero Diogene, ma vi sono momenti che solo il nostro proposito e solo la realtà in atto, che viviamo, contempliamo assume la massima e totale importanza. Null’altro, anche se il mondo stesse finendo, in quel momento.

Ebbi modo di vedere il raggio verde, per caso, in maniera del tutto inaspettata, durante un viaggio in un’isola che potrei definire, per i suoi influssi dolci come il miele, baciata da Venere. Era su un’isola ai Caraibi. Il raggio verde, tanto cercato, agognato si era presentato, fugace! L’ultima goccia di un sole che si disperde nel mare. Una sorpresa, un dono, un miracolo si era compiuto, mentre camminavo e non pensavo all’incontro! Posso dire che l’entusiasmo si impossessò di me, lo comunicai, poco dopo, a tutte quelle poche persone che avevo reso complici della mia ossessione. Mi è, poi, ricapitato di vedere il raggio verde anche sulla costa tirrenica del nostro stivale.

Qualcosa a livello fisico, nell’aria, ha reso possibile vedere questa rara manifestazione.

Ma ciò che mi piace pensare è che in un tramonto, cioè, in un momento di passaggio, talvolta conclusivo, di fine, risieda, possa risiedere la felicità a chi si lascia andare ad essa! Ricorda l’ultima fragola, di una parabola zen, ma anche un’apertura dell’animo e dell’anima ad un compiersi, ad un passo verso l’ignoto che si compie, non col terrore, ma con la gioia piena e la fiducia verso ciò che avviene e non sappiamo.

Un tramonto è anche lasciarsi andare a vivere un’esperienza propria col colore, con le sue tonalità, riflessi, intensità. Colore che non è visto da tutti in modo uguale! Esiste infatti una memoria del cervello nell’accoglierlo ed elaborarlo! Esiste anche un modo proprio di sentire il colore come frequenza interiore! C’è pure chi riesce a vedere da che colore una persona è circondata.

Chi si sofferma a guardare le antiche pitture noterà che i alcuni "esseri speciali" hanno il capo adornato, da una corona colorata con colori lievi e aggraziati e che non poggia direttamente sulla testa...

Un testo interessante da leggersi, per fotografi, ma anche per i curiosi è: Andreas Feininger: Il libro della fotografia a colori. Così si legge nel retro di copertina: "La fotografia a colori non è una semplice appendice della fotografia in bianco e nero. Soprattutto non è la fotografia "dei" colori, riconducibile ad una formula sicura: sole alle spalle, 1/60, f:8. La fotografia a colori è un’altra dimensione della fotografia, un "modo" completamente diverso di vedere e interpretare la realtà. Come dice Feininger, "il successo della fotografia a colori incomincia quando ci si rende conto che tra il bianco e il nero esistono differenze fondamentali e che queste differenze sono di un duplice ordine: tecnico e psicologico". Partendo da questo principio, l’autore dipana i facili misteri del colore e della luce, delle attrezzature e dei materiali sensibili, della tecnica di presa e del trattamento, coinvolgendo il lettore in una serie di esperimenti rivelatori che lo renderanno padrone della fotografia a colori".

Ma anche la nostra visione del mondo può essere in bianco e nero o a colori! Colori sfumati, a pastello, brillanti, accesi, a olio, ad acquerello.

Un raggio verde può spingere a vedere tramonti… In passato, un gruppo di ricercatori dello Spirito decisero di uscire dal deserto interiore movendosi nel deserto esteriore, vero, alla ricerca della serenità! Alla ricerca della vera "Luce".

Ed ecco che vi proponiamo il video di oggi: Immagini di tranquillità: far discendere la mente nel cuore. Il raccoglimento silenzioso nel cristianesimo ortodosso. Esicasti cioè "silenziosi"sono quei mistici che hanno elaborato un particolare metodo di raccoglimento, concentrazione e preghiera. Chiamato esicasmo (che significa calma, silenzio, quiete), questo metodo opera attraverso la cosiddetta "discesa della mente nel cuore" e invoca la grazia divina per ricevere la pace, la chiarezza mentale, la visione beatifica della luce di Dio. Centrato sulla fede assoluta in Gesù, l’esicasmo propone una forma di meditazione che però, proprio per la sua straordinaria ricchezza, può almeno in parte essere fatta propria anche da chi non crede. Nel nostro incontro verrà raccontata prima la storia dell’esicasmo (una vicenda di grandissimo fascino), per poi presentare alcuni esercizi pratici, rivolti a credenti e non credenti. Paradossalmente noi siamo più abituati a confrontarci con le tradizioni del lontano Oriente (induismo, buddhismo, taoismo) o con il mondo ebraico e musulmano. Mentre il cristianesimo ortodosso, vale a dire il nostro immediato Oriente, rimane per noi un’entità ancora troppo poco conosciuta. L’incontro vorrebbe quindi presentarsi anche come un’ occasione per scoprire il mondo dell’ortodossia e si porrebbe in ideale continuità con il precedente incontro che avevamo dedicato al silenzio nella tradizione dei Padri del Deserto e nel Buddhismo Theravada.

A parlarci Giampiero Comolli scrittore, giornalista e reporter di viaggi, ha condotto ricerche sui fenomeni religiosi contemporanei e ha insegnato pratiche meditative presso l’Accademia del Silenzio e la Libera Università di Anghiari. È presidente del Centro Culturale Protestante di Milano. I suoi ultimi due libri sono: La malinconia meravigliosa. I discorsi di Commiato del Buddha e di Gesù (Claudiana, 2019) e Memorie di un bambino in preghiera. Nell’Italia religiosa degli anni Cinquanta, Claudiana, 2021.

Giampiero Comolli ci guiderà in un viaggio di grande impatto interiore, di infinita bellezza attraverso un’esposizione offerta con brio, dolcezza in cui affluiscono momenti di gran pathos, intensità interiore.

Le immagini di quiete, di silenzi mentali, di distensione del corpo, di apertura del cuore! Di un muscolo che noi teniamo, quasi sempre, involontariamente contratto, chiuso, serrato che non lo lasciamo e non sappiamo tenerlo rilassato e farlo vivere con la pienezza sua propria.

Non viviamo assolutamente nel modo in cui siamo stati invitati a vivere: nella pace! Nostro Signore ci disse: "Vi do la mia Pace"…

La narrazione proposta è nell’augurio di ritrovare quella Pace e quella prima "Luce"… la luce di un sereno senza nubi! La "Luce" che vi è già da prima della creazione del mondo… Di un azzurro, celeste che parla di tranquillità interiore, Pace e appacificamento

Coloro che andarono nel deserto, costituirono una comunità, lasciando una vita arida, per la ricerca di una vita ricca interiormente, protesa all’ Alto!

È una sorta di invito a lasciare alle nostre spalle, uno stile ed un modello esistenziale che rende noi stessi aridi così come il pianeta Terra e ricercare ciò che ci conduce a sbocciare.

Nel deserto mutevole, delle mille luci diverse, dove vi sono oasi ricche di acque e datteri dolci, oasi di tranquillità interiore ed esteriore.

Concludiamo questo viaggio con Jünger:

IL COLORE AZZURRO

Überlingen

Noi siamo le piccole cesene che la madre terra incanta col colore rosso. Rossa è la materia interna, che essa nasconde sotto il suo verde vestito, sotto le sue candide cime montane intessute di gelo dei ghiaccia, e sotto le grigie balze con cui l’oceano orla i suoi litorali. Ci piace molto che nostra madre ci sveli un po’ dei suoi rossi segreti, amiamo il luccichio dell’antro di Fafner, amiamo il sangue nei caldi giorni della battaglia, amiamo le labbra turgide che ci si offrono semiaperte.

Rossa è la materia della nostra vita terrena; di essa siamo completamente rivestiti. Perciò il colore rosso ci è vicino - così vicino, che tra esso e noi non c’è spazio per la meditazione. È il colore del puro presente; sotto il suo segno c’intendiamo l’un l’altro senza parlare.

Nello stesso tempo, tuttavia, per nostra fortuna saldi sigilli sono apposti a questo colore. Lo salutiamo con veemenza, e con la stessa veemenza indietreggiamo spaventati dinanzi ad esso. Il rosso dà al respiro vitale un soffio più rapido ma anche più ansioso. Altrimenti, se non fosse così sigillato, il mondo ci apparirebbe come la camera di Barbablù, e si mostrerebbe alla luce come teatro o scenario percorso disordinatamente dal bagliore di interrotti incendi. Contro questo pericolo custodiamo le potenze protettrici e ordinatrici, la porpora del principe e la pura fiamma nel focolare delle Vestali.

Questa parsimonia che torna a nostra gloria presuppone, d’altra parte, il principio di un nobile spirito legislatore cui è correlato il colore azzurro. In questo colore si manifestano le due ali con cui vola lo spirito: il meraviglioso e il nulla. Esso è lo specchio delle misteriose profondità e delle infinite lontananze.

Innanzi tutto, l’azzurro ci è familiare come colore del cielo. Più pallido e più fresco, tale da sfiorare spesso il grigio o anche il verde, esso richiama nelle nostre latitudini il sentimento dello spazio vuoto e illimitato. Solo in prossimità dei Tropici s’irradia l’azzurro atlantico, eternamente sereno, di cui si può veramente parlare come di una cupola o di un padiglione. Ma al di là dei vapori terrestri la grande volta risplende nel suo profondo fulgore prossimo al nero, ed è possibile che l’immane potenza del nulla si sveli lassù compiutamente. In essa si librano le stelle come il cristallo si libra nell’acqua madre.

I mari profondi catturano questo colore, lo fissano in sé e lo riflettono in molteplici gradazioni, dall’opaco cobalto all’azzurro lucente. Vi sono distese marine dallo scuro splendore serico o di color zaffiro, alternate a superfici di lucentezza cristallina sopra il fondo luminoso e a vortici presso le scogliere, in cui il flusso sgorga dalla profondità con riflessi variopinti come calici di fiori o pupille incastonate nell’iride, allargandosi in mirabili sfumature. Chiunque ami il mare ricorda istanti di sgomento e poi di limpida serenità spirituale vissuti dinanzi a simili spettacoli. Né l’acqua né l’infinità dell’acqua suscitano quella serenità, bensì la divina forza che è nell’acqua, forza nettuniana, che dimora anche nella più piccola onda.

Azzurro è il colore dei luoghi estremi e degli ultimi gradi che segnano i confini della terra, come la caligine che svanisce nel nulla, la neve granulosa sotto il ghiaccio, il nucleo che vediamo nel bulbo della fiamma. In modo analogo, l’azzurro penetra nelle ombre, nei crepuscoli e nelle lontane linee dei remoti orizzonti. Esso si avvicina all’elemento in quiete e retrocede dinanzi all’elemento in moto.

Quando appare il colore rosso, avvertiamo un ravvicinamento e un’accelerazione nei rapporti tra le cose. L’azzurro, invece, suscita il sentimento della lontananza e del rallentamento. Una stanza con le pareti azzurre ci sembra più grande, più silenziosa, ma anche più fredda. Il colore azzurro possiede una forza risanatrice che agisce sul cuore. Nel linguaggio popolare, esso indica le situazioni strane, irreali, ebbre, in particolare come colore dell’aria; oppure, in alternativa, è la metafora dell’elemento magico e anche della perseveranza fedele. Infatti l’azzurro, in contrapposizione al suo opposto, il rosso, appare il colore convenzionale delle alleanze, come il colore universale per eccellenza. Per simili motivi esso indica la vita spirituale e intellettuale, e, specialmente nelle sue sfumature violette, quella parte della vita che nella carne è sterile.

Il colore azzurro addita la via per giungere allo stato di più alta spiritualità, ma non allo stato più nobile, indicato piuttosto dalla porpora, livello in cui culmina la gamma dei rossi. L’azzurro non prende parte agli eventi in cui si distribuiscono i gradi gerarchici; si può supporre che il suo luogo naturale sia là dove la legge è implicita e familiare alle cose, non là dove essa governa. Il rapporto tra azzurro e rosso offre materia di alta meditazione: nella sfera cosmica, è una meditazione tra cielo e terra; nella sfera umana, sul potere religioso e il potere regale.

VIDEO. "Immagini di tranquillità" - Far Discendere la Mente nel Cuore: l'esicasmo. Con Giampiero Comolli

 

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 L'ASSOCIAZIONE #EUMESWIL​ è un’associazione culturale non-profit, sorta a Firenze e Vienna con lo scopo di studiare e diffondere l’opera, il pensiero e lo stile esistenziale di #ErnstJünger​.

L’Associazione si fonda su tre pilastri:

CULTURA - Intesa come coltivazione di sé.

TRADIZIONE - Come l'eredità spirituale dei nostri antenati.

RETTITUDINE - Come modo di essere e non di apparire.

Visita il Sito: Associazione Eumeswil

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